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DIARIO DI BORDO
Lunedì 19 marzo 2001
La migliore espressione del sud teatrale sotto le alpi

Siamo tanti di più dell’altra volta, Gianluca è arrivato con un gruppo di ragazze del Liceo Sociale (ex magistrale) e, dopo aver ripreso il filo del discorso sull’”arte dello spettatore” per ambientarli nel nostro laboratorio, entriamo dentro lo specifico teatrale dello spettacolo “Acido fenico” che andrà in scena stasera.

Salvatore Tramacere, il regista, m’ha appena telefonato per avvisarci che non ce la farà ad arrivare all’incontro, l’autovettura l’ha mollato. Lo incontreremo a teatro.

Ci confrontiamo sul valore dell’hip hop che con i Sud Sound System svolge la funzione di “coro” d’assoluta contemporaneità ed evocazione di quella “violenza” che, esorcizzata, arriva a farsi poesia brada, selvatica ed autentica.

Parliamo dell’importanza delle emozioni associate alle percezioni teatrali, così poco abituali, così rare. Anche perchè, come ci fa notare Simone, è difficile che il teatro “riesca a rappresentare l’azione”.

Cerchiamo di individuare in quali situazioni sono emersi i “brividini” a teatro, per arrivare  cioè a cogliere  quel senso intimo di soddisfazione coniugato allo stupore.

Valeriano è con noi e tira fuori la sua grinta teatrale per sviscerare il gioco che fa del teatro e affascina i ragazzi. Dopo l’incontro e dopo lo spettacolo, ecco che arrivano via e-mail gli scritti dei nostri spettatori attivi, contenti d’aver visto sotto le alpi una delle  migliori espressioni del sud teatrale in circolazione.

La Sagra della Primavera di Fine Secolo

- il "messaggio" (o il suo senso generale) passa comunque, nonostante la difficoltà nel decifrare le parole; anzi, tentare di comprendere il messaggio verbale, decrittando le raffiche di parole, rischia di distogliere dall'ascolto della musica (che per me, anche nel caso del rap, è prioritario);

- il ritmo è coinvolgente, eccitante, e la musica suona ricca - proprio dal punto di vista strettamente musicale - e valida in sé, non solo come supporto alle parole - soprattutto quando impiega campionamenti inusuali, o quando mescola campionamenti e strumenti davvero, e si avvicina a certi moduli jazzistici, soprattutto nell'armonia;

- la voce è usata come uno strumento percussivo, non melodico - il che fa apprezzare in modo particolare ogni squarcio melodico, anche appena accennato, ogni momentanea intonazione - come nel ragamuffin, che in effetti è rap intonato su un numero limitato di note;

- la vera "violenza", più che nei messaggi, sta nell'impatto sonoro, nell'incalzare ritmico, nel fatto che non lascia spazio alla replica, e a volte quasi non lascia respirare, nel pompare dei bassi, nella visceralità - nel senso che li senti pulsare nelle viscere - il funk, di cui l'hip hop è figlio, o nipotino, è la "Sagra della primavera" della fine del secolo. (Claudio)

Essere presi

Veramente bello, il bello che ti piace, non quello che rimane lontano e con il quale non ti puoi rapportare.

Nonostante la musica non fosse il genere che ascolto solitamente è stato un elemento che mi ha entusiasmata, ok le scelte scenografiche, ok quelle sonore… per non parlare di lui, il protagonista, veramente “un grande”, direi che ha interpretato perfettamente il personaggio, be’ ecco è stato proprio lui quello che mi presa di più.

Non posso dire che mi ha provocato il “brivido” di cui abbiamo parlato ieri al laboratorio, però è stato uno spettacolo piacevole. (Stefania)

La libertà dell’interpretazione

In seguito al laboratorio dello spettatore del 19-3 al liceo scientifico, ho pensato a quali possono essere i "brividini di teatro" per me e qual è la mia domanda di teatro.

Ho sempre provato dei brividi vedendo un ballerino (soprattutto di danza classica) mentre danza. Infatti mi è piaciuto molto lo spettacolo "Balocco" "E La tua veste bianca" dello Scenario Sensibile. Ho sempre amato la danza, la pratico da 9 anni e mi piace moltissimo vedere il ballerino che si muove con tanta leggerezza e passione.

Per quanto riguarda la mia domanda di teatro, penso che ciò che mi aspetto di ricevere sia di imparare qualcosa di nuovo, che mi venga insegnato dagli attori e dal loro messaggio, e ciò che amo del teatro è che offre una libera interpretazione di ciò che mostra.

Mi aspetto anche di essere colpita dallo spettacolo, che deve avere quindi un significato profondo, e dagli attori, che devono essere coinvolti emotivamente nello spettacolo e nella parte che recitano.

Infine, ho trovato molto interessante "Acido fenico", anche molto istruttivo per quanto riguarda il problema della violenza. L'attore è stato molto bravo, ha recitato con molto sentimento. E molto bravi anche i Sud Sound System! Penso che questo spettacolo mi abbia dato ciò che mi aspetto dal teatro! (Joa Grip)

L’azione che il teatro non riesce a rappresentare

L’incontro al quale ho partecipato a scuola è stato interessante però anche un po’ noioso per un ragazzo come me che non ama il teatro. Ti chiederai come mai allora ho aderito a questa iniziativa, ti rispondo dicendoti che volevo conoscere la ragione per la quale il teatro non mi interessa. Io adoro i film d’azione e trovo che l’azione il teatro non la riesca a rappresentare.

Tuttavia ho trovato lo spettacolo “Acido fenico” molto bello e molto moderno per le musiche e la bravura dei cantanti e, soprattutto, ho trovato determinante la simpatia e la disinvoltura dell’ attore che ha interpretato Domenico Carunchio: “Mimmo”. Quest’ attore è stato fenomenale. (Simone)

Uno sguardo obliquo sulla realtà estrema

Lancio un mio piccolo contributo all'esegesi dello spettacolo "Acido fenico". contravvenendo ai tuoi consigli, ci ho pensato un po' su, prima di scriverlo (più di una settimana): non per volare più alto, ma perché talvolta mi è difficile andare al di là del "mi piace-non mi piace". dunque, cominciamo...

Lo spettacolo mi è piaciuto molto, per i colori accesi, l'assenza di mezzi toni, il volume alto della musica, la recitazione che sfiorava senza vergogna il macchiettismo, l'efferatezza fumettistica di certi momenti, il glamour provinciale da poveri, il gioco con i luoghi comuni legati all'immaginario mafioso (o più genericamente criminalpoliziesco) e alimentati dai film di serie B, il surrealismo (o meglio l'iperrealismo) di alcuni momenti... e per il sospetto che sì, allo stesso tempo, tutto fosse davvero la rappresentazione di un pezzo di realtà, di quella che attraversa la cronaca di certi giornali o di certe rubriche televisive. Lo spettacolo mi è piaciuto anche perché, senza voler fare prediche, mantiene una sua forza etica, e perché, senza voler fare della sociologia o dell'antropologia, permette di lanciare uno sguardo obliquo su una realtà estrema, che non conosciamo se non, appunto, sui giornali, dove solo la sensibilità e la professionalità del giornalista ci garantisce che si tratta di realtà.

Certo, un pezzo di teatro così coinvolgente, sia per impatto visivo che per la forza delle parole che per l'incalzare della musica che per certe sorprendenti trovate sceniche, non è riuscito a smuovere il pubblico del De la Ville, fin troppo compassato e restio perfino a battere i piedi a ritmo: non si percepiva l'effetto catartico, la sorpresa, l'indignazione, l'abbandono (sto esagerando?), ma solo (in ogni caso è già qualcosa) una seriosa attenzione. (Claudio)

La prima volta al “Delle Alpi”

Lo spettacolo Acido Fenico ci ha colpito. Forse ci aspettavamo uno spettacolo più "canonico" con almeno due attori ad interagire.

In realtà si è rilevato un monologo nel quale l' unico intervento esterno era affidato alla musica che di tanto in tanto interrompeva il racconto del protagonista.

Questo è un genere che mi ha sempre affascinato: uno spettacolo completamente basato sulla capacità espressivo-vocale dell'attore (nel caso di "Mimmo Carunchio" questa era strabiliante).

Ed ora la musica: visto lo spettacolo, abbiamo finalmente capito il perché degli incontri per parlare del "linguaggio della violenza". Sebbene non si capisse assolutamente nulla dei testi delle canzoni, il messaggio "violento e non" è arrivato lo stesso: questo infatti era trasmesso dal ritmo e dai pochi "fonemi" capiti.

Questa è la nostra impressione sullo spettacolo visto.

La nota dolente è stata la posizione dei tecnici che intralciava lo "Sguardo" di alcuni spettatori.

Per quanto riguarda quei famosi "brividini", questo spettacolo non è stato, almeno per noi, una fonte di emozioni di questo tipo.Di certo non ha suscitato in me emozioni come il fatto di assistere ad un bel "live" del proprio cantante preferito o il fatto di entrare per la prima volta al "Delle Alpi". Come brividini questi sono certo diversi da quelli suscitati dal teatro, ma era comunque interessante comunicarglieli. (Jago e Goldrake)

L’incrocio follia-realtà-finzione

Lo "scenario sensibile" é una rassegna teatrale nell'ambito di un progetto dell' E.T.I., inizialmente nato per portare il teatro nelle aree disagiate.Perché dunque qui in VDA?

La nostra regione non é disagiata ma per quanto riguarda il teatro essa figura tra le meno sensibilizzate. Infatti manca di infrastrutture e culturalmente "non é girata aria". Questa rassegna rappresenta una ventata di aria fresca in un ambiente in cui il teatro fa presa solamente a livello popolar-dialettale. Questi spettacoli "escono dalle righe", si staccano dal teatro fin troppo rappresentato, degli attori "tromboni" (vedi Gassman), teatro che non attira i giovani, tanto più in VDA in cui non é rappresentato nemmeno quest'ultimo genere.

Ma cos'è il teatro? Etimologicamente deriva dalla parola greca 'theatron' che significa sguardo. Questo la dice lunga. Nel teatro infatti lo sguardo, a differenza del cinema, é parte integrante della rappresentazione. Il punto di vista cambia radicalmente da spettatore a spettatore. In questo il teatro é strettamente legato ad Internet : lo spettatore/utente sceglie in modo personale il particolare che gli interessa senza un punto di vista coatto. Dal momento che lo spettatore attivo é parte integrante dello spettacolo, attorno a questa rassegna é nato, su Internet, l'orecchio mancante : uno 'sportello' che ospita le opinioni del pubblico che assiste alle rappresentazioni. L'orecchio mancante porta subito alla mente V. Van Gogh che, preso dalla follia,si tagliò un orecchio. La follia gioca un ruolo importante sia nella realtà che nella finzione;ed in questo incrocio di follia/realtà/finzione,nasce lo spettacolo "Acido Fenico".

Acido Fenico mette in scena una realtà del Mezzogiorno molto sentita e temuta: la mafia. Scritta da un magistrato, la pièce racconta la vita di Mimmo Carunchio, un camorrista.La storia non è solo raccontata dagli attori, ma la parte musicale non fa solo da cornice e integra il testo originale. Per questo è fondamentale la partecipazione del Sud Sound System, gruppo musicale proveniente dal Salento, un' area che conosce la mafia relativamente da poco tempo.

Questo fattore è importante nel significato del loro lavoro: infatti con il loro Ragamuffin (misto fra HipHop e Raggae) esorcizzano la violenza attraverso il racconto musicato, sfogo analogo a quello dei Rave Parties a base di musica techno. (DIARY TEAM: Jago, Uddì -shifty boy, Goldrake, Ramsey)

La scintilla interiore

Dopo aver guardato con attenzione lo spettacolo “ACIDO FENICO” sono giunto ad alcune osservazioni: Innanzitutto il “brividino” di cui avevamo parlato c’è stato. In secondo luogo mi volevo complimentare con tutti gli interpreti dello spettacolo   ma in particolare a l’attore Ippolito Chiarello grazie al quale, con la sua fantastica   interpretazione, mi ha fatto scattare la “scintilla” interiore verso il teatro. Infine, ritornando al “brividino” , le altre volte che ho provato delle sensazioni simili  e sempre stato grazie alla musica, ma devo dire che la sensazione più forte l’ ho avuto ascoltando per la prima volta il CARMINABURANA  che mi ha dato una sensazione unica. (Jimyi ’43)

Il momento dello spettacolo che mi è rimasto più impresso è quello in cui Mimmo Carunchio fa zapping alla TV passando tra film di Al Capone e il film erotico. Mi ha colpito per come attraverso questa scena, il regista è riuscito a descrivere lo stato d’animo e il comportamento di Carunchio (Jimy ’43)

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