| PRIMAVERA 
      DEI TEATRI 
      2mila1 Laboratorio d'arte dello spettatore 
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              nel forum!  Inizia la rassegna a tutti gli effetti, con unintensa 
              tavola rotonda sul teatro della diversità e una serie di 
              spettacoli che vedono protagonisti giovani handicappati e anziani 
              goduriosi e un video realizzato in un carcere calabrese. Le nostre scritture sono veloci, poco mediate, addirittura 
              "barbare"... PROGRAMMA |  Lo sguardo teatrale come preghieraÈ domenica mattina, bella luce e bella atmosfera nel protoconvento 
        dove sapre di fatto la primavera dei teatri con una tavola rotonda 
        bella densa: "il ruolo sociale del teatro". Emergono dei concetti 
        che vale la pena rilanciare: il teatro è necessario per chi lo 
        fa ma anche per chi vi partecipa, condividendo cioè l'esperienza 
        creativa di una comunità che trova la forma per comunicare di sé. 
        Apre Marisa (Urso), assessore alle politiche sociali del comune di Castrovillari, 
        e ci colpisce per la lucidità di unanalisi che trova nel 
        teatro ciò che è capace di far uscire qualcosa che si annida 
        nel profondo. Questa è esperienza educativa: educare infatti significa 
        tirar fuori. E dice, attenti ai blabla di chi spesso si parla addosso. 
        Bene, lincontro parte bene, tende a concentrarsi sulle esperienze 
        e a non sciorinare buonismi e coperture istituzionali. Saverio passa il 
        testimone a Vito (Minoia) che con la rivista "Catarsi/teatri delle 
        diversità" sta di fatto creando la piattaforma principale 
        per il confronto su queste tematiche. Ci parla de "il recupero dell'identità 
        di una persona" e descrive una situazione, un evento in cui ha visto 
        come sono cambiati i codici dellapplauso teatrale con i sordi che 
        agitano le mani aperte. Lina (Grisolia) del comitato delle famiglie dei 
        disabili, sostiene quanto sia importante far venire fuori la sicurezza 
        di sé e principalmente come si debbano trasformare in impegno costante 
        queste occasioni. Dice poi una cosa che mi fa scattare a raffica tutta 
        una serie di pensieri: "quelle volte che ho visto lo spettacolo è 
        stato come sé stessi pregando". Lo sguardo teatrale come preghiera 
        laica! In questa idea risiede un valore profondo di condivisione, arriva 
        fino a quello di compassione, nel senso più buddista che cristiano. 
        La sua riflessione 
        è accurata.
 Giovanni con il mio palmare scrive tanto, tantè che dentro questo 
        diario ho inserito un po dei suoi appunti.
 E poi in quella tavola rotonda parlo anchio, mi chiamano, non lo 
        avevo valutato, dico le mie cose (sono curioso di vedere cosa vanno a 
        rilevare gli altri miei compagni dello spettatorelab), e in particolare 
        faccio riferimento allalterità 
        come risorsa di cui parlai anni fa con Renato Curcio in una densa 
        ed emozionata conversazione, una riflessione che espande la questione 
        oltre il fenomeno dei "teatri della diversità" ma, sono 
        convinto, contribuisce a trovare la chiave più particolare dellintera 
        questione. (carlo con laiuto di giovanni)
  Il disagio visto da uno spettatore 
        professionistaLo spettatore professionista e non critico, così ci tiene a precisare 
        Facchinelli, deve entrare nei meandri dellanima umana e cogliere 
        il mezzo che abbatta le barriere create da noi per difenderci. Riprendendo 
        il concetto del fool di Shakespeare che era un diverso guardato con altri 
        occhi alla fine del 500, con una voglia di cancellare la diversità 
        trasformandola in ricchezza. Ecco perché lintervento della 
        scuola che è prima forma sociale, attraverso i suoi operatori, 
        è fondamentale.
 Si vuole sviluppare il senso sociale di educazione civica in questo trova 
        conforto nellopera del Kismet 
        che tende ad una valorizzazione delle diversità, affinché 
        il mondo si accorga di loro, perchè i gesti del teatro altro 
        hanno un fortissimo codice espressivo. (checca)
 Su ciò che vediamo cè 
        qualcosa che ci riguardaCarlo introduce le sue considerazioni su una frase detta dalla signora 
        Grisolia presidentessa dellassociazione disabili e cioè che 
        lo sguardo teatrale è come una preghiera. Si, una preghiera, un 
        momento di riflessione nella propria debolezza umana, un momento per cui 
        lanimo si mette a nudo e proietta ciò che è sepolto 
        nella propria memoria nelle percezioni visive prodotte da uno spettacolo. 
        Quindi il teatro non è solo arte e forma dello spettacolo, ma è 
        riscoprire le nostre verità scambiando energie con gli altri. Ecco 
        perché le nuove tecnologie favoriscono questo processo, perché 
        esse stimolano lo scambio, linterazione con le memorie nascoste 
        degli altri, sono mezzi più veloci, più informativi, che 
        aiutano lindagine sulla nostra persona.
 Nei nostri giudizi, nelle nostre impressioni su quello che vediamo cè 
        sempre qualcosa che riguarda noi stessi. (checca)
 La maschera di Pinocchio e le 
        maschere dei giovani diversiDopo il confronto della mattinata entriamo nel merito di quel teatro che 
        si misura direttamente con la questione: in che modo realizzare uno spettacolo 
        con ragazzi handicappati?.
 Dario di Scena Verticale ci da la prima risposta componendo una 
        scena in cui la maschera di Pinocchio viene assunta da tutti i ragazzi: 
        ovvero dalle tante "maschere" di quei ragazzi che finalmente 
        godono e giocano con leggerezza la loro anormalità. I loro visi 
        sono già maschere espressioniste e una volta tanto gli danno ciò 
        che gli serve. Senza imbarazzi. Anzi.
 Capisci come il teatro possa potenziare lautostima, semplicemente 
        valorizzando la tua particolarità, il tuo deficit.
 In quel lavoro cè tutto il valore di unesperienza pedagogica 
        ma anche quella qualità teatrale a cui basta pochissimo per raggiungere 
        una compiutezza formale affascinante (dovrebbe stilizzare ancora di più 
        sui quadri scenici
 lentrata del funerale è strepitosa
).
 Dal nostro laboratorio vengono lanciati sguardi a ripetizione, sè 
        aggregata anche giulia che con i suoi 9 anni 
        sta abbassando la media delletà del gruppo (non ci bastava 
        giovanni con i suoi 14 anni!).
 No, non ci bastava. E ci piace proprio questo fatto. Non cerchiamo risoluzione 
        delle scritture, ci va di creare clima più armonioso e partecipativo 
        possibile intorno al teatro che accade, per portarne leco nel web. 
        (carlo)
  Il 
        problema dellalterità e disabilità Socialità, handicap, teatro, retorica, scuola, carceri, catarsi 
        per entrare addentro alle cose, queste le tematiche ricorrenti allincontro 
        di oggi sulle politiche sociali e il teatro.
 La lunga presentazione dellAssessore alle politiche sociali ha voluto 
        introdurre, a somme righe, lo specifico dellincontro e cioè 
        la presentazione dei lavori compiuti con le c.d. categorie altre.
 Lalterità è, alla fine, risultato largomento 
        principe della giornata. Toccante lintroduzione al lavoro da parte 
        del presidente della Associazione disabili Grisolia, impegnata in prima 
        persona, come madre poi come cittadina, nel portare avanti laiuto 
        verso ragazzi portatori di handicap. Amore nelle sue parole, soddisfazioni 
        alla propria impotenza nel risolvere problemi così grandi, voler 
        lenire il proprio dolore vedendo che, anche se con sforzo, i ragazzi riuscivano 
        in unimpresa così da normali. Mi rendo conto 
        di quale piacere possa provocare in una madre vedere suo figlio realizzato 
        nel suo piccolo, e gioire come tutti gli altri ragazzi della sua età, 
        ma , come al solito, mi soffermo e penso che siamo arrivati nel terzo 
        millennio e parliamo ancora di diversità. Un vecchio e sano 
        proverbio dice che gli anormali sono i normali. Dario, regista e operatore 
        di uno spettacolo di teatro sociale, Pinocchio, mi pare che ci 
        si sia impegnato attraverso unottica più costruttiva, di 
        sperimentazione su se stesso, ma con la voglia di apprendere da persone 
        che solo vivono diversamente da lui e da come le abitudini della globalizzazione 
        vogliono. È solo un pensiero, una constatazione di come siamo ancora 
        indietro nel risolvere questi problemi, prima costruiamo le barriere e 
        le categorie poi vogliamo superarle. Limpegno di ognuno di noi nellaffrontare 
        il problema e di viverlo come una delle tante forme della vita e non come 
        un altro da noi. I disabili sono aggravati nella loro sofferenza 
        dal nostro atteggiamento. Credo che ormai ciò sia una convinzione 
        comune, bisognerebbe essere solo un po più coerenti nella 
        vita di tutti i giorni. (francesca)
 Benessere nel rendersi utili"Il carcere ti chiude la porta della vita e vivi da morto; quando 
        la porta della vita si riapre e puoi essere vivo tu sei morto.", 
        queste le parole conclusive di una delle poesie di un giovane detenuto 
        che ha partecipato al laboratorio nella casa circondariale di Paola. Delle 
        poesie bellissime, mostrano tutte lenorme disagio sociale che vivono 
        quotidianamente questi ragazzi. La Presidentessa dellOsservatorio 
        sulla criminalità, fautrice del progetto approvato con la legge 
        309, che ha portato il teatro nelle carceri, mette in evidenza come tali 
        ragazzi mostrino una percezione negativa di se stessi e delle proprie 
        potenzialità. Pensano di essere privi di risorse perché 
        poveri o non istruiti, invece attraverso questo lavoro si sono rivelati 
        poeti, presentatori, burattinai, drammaturghi. Anche da questa considerazione 
        si rafforza la mia idea che continuando a costruire categorie sociali 
        e mentali, non si potrà raggiungere unumanità globale, 
        nel senso di possibilità per tutti allo stesso modo. Voglio dire, 
        le tecniche di rieducazione o riabilitazione sono ancora troppo vincolate 
        a regolamenti e strumenti che appartengono ad una visione del mondo del 
        passato. Tuttavia aprire una breccia di fattibilità per raggiungere 
        questo obiettivo è una fonte di benessere individuale. E 
        bello constatare che cè qualcuno che lo faccia. (francesca)
  Le 
        battute e le mosse buffe Io sono Pinocchio è uno spettacolo di cui io già conoscevo 
        il testo ed è stato interpretato molto bene. A me questo spettacolo 
        ha commosso molto, io credo che a tutti è piaciuto molto.Quei bambini 
        pur avendo unhandicap sono riusciti a fare uno spettacolo intero 
        molto bello,commovente e con tante altre caratteristiche.Questi bambini 
        oltre tutto hanno fatto molto ridere facendo battute e mosse buffe
 
        Ha fatto molto ridere limitazione del gatto e la volpe perché 
        facevano molte facce strane.Concludo scrivendo che questo spettacolo è 
        stato davvero appassionante. (giulia)
 Dettagli ed emozioniLa diversità non esiste. Da quando esiste la biodiversità 
        almeno: cioè il mondo che conosciamo. Allora perché il bisogno 
        di dirselo. E stato interessante come "spettatore" questa 
        mattina osservare come: anche in epoche come la ns.in cui tutti siamo 
        disabili. disabili anche gravi. con poche pochissime "abilità". 
        si sente il bisogno di dirselo, di dirselo ancora che nessuno è 
        diverso da nessuno.
 Perfino tra i teatranti si vuole cominciare col dirlo nelledizione 
        2001 di Primavera dei teatri che apre il suo cartellone con una tavola 
        rotonda su teatro e impegno civile.
 Ma parlare di "diversi" anche come "risorsa", "ricchezza", 
        "opportunità" non è forse ancora una coazione 
        a ripetere "positivista"? e la paura di parlare di metadiversità?
 come hanno saputo le parole e l emozione del poeta pittore, Luigi 
        Le Voci?
 Grazie Luigi. (kore01)
 Levasione del corpo attraverso 
        le ali della menteIl video del laboratorio con i detenuti di Paola per la regia di Antonello 
        Antonante è la prima visione del pomeriggio che mostra i volti 
        dei ragazzi che da dentro leggono le loro lettere damore e libertà.
 Ripresi. Direttamente dal "bosco 
        del Bistorco" il libro di Renato Curcio che quelle immagini 
        mi evocano; la torsione (il dolore troppo "totale") che si rovescia 
        su sé stesso per trovare la Via di fuga, levasione del corpo 
        attraverso le ali della mente, della memoria, dellanima che non 
        conosce muri.
 Poetica del bosco nel racconto dellappuntamento col Topo allora 
        del lancio quotidiano del formaggio dalle sbarre,
 Poetica del bosco nellattesa che la porta della cella si apra col 
        giorno
 per ri-accorgersi che anche uscendo si è sempre dentro,
 Poetica del bosco nel messaggio damore disperato a lei
 che è fuori,
 Poetica del bosco nel bisogno di pianto che non esce,
 Poetica del bosco del Bistorco nel ricordo come "evasione possibile". 
        (kore)
  La 
        semplicità sincera Lavorare con portatori di handicap è un compito molto difficile 
        e delicato. è importante riuscire ad assecondare le difficoltà 
        e le incertezze di persone che vivono una vita più difficile della 
        nostra. Lo spettacolo di questa sera è stata unesplosione 
        di freschezza e di tenerezza. Uno spettacolo che riesce a commuovere perché 
        gioca sulla delicatezza delle emozioni. Le carezze della fatina al suo 
        Pinocchio, il ballo in carrozzina delle fatine, lincontro di Geppetto 
        con il suo burattino
. sono tutte realizzate con la massima semplicità; 
        una semplicità,però, estremamente ricca e sincera.Il teatro 
        è finzione, ma davanti ad uno spettacolo come questo, cosa cè 
        di più vero?
 La consapevolezza di trovarmi di fronte alla sincerità più 
        pura degli attori è stata la gioia più grande. (paola)
 Il simbolo della metamorfosiIn mattinata interessante tavola rotonda sul ruolo del teatro sociale, 
        quello che cerca linfa vitale nelle cosiddette realtà "diverse", 
        quelle dei reclusi, degli emarginati, dei portatori di handicap. Tanti 
        gli interventi, qualcuno eccessivamente prolisso, degli addetti ai lavori, 
        critici, registi, attori e operatori sociali, riflessioni e spunti tendenti 
        a sottolineare la volontà di fare diventare almeno per una volta 
        i "diversi" attori e non soltanto spettatori passivi dellarte 
        scenica. Esperienze diverse, accomunate da un unico nobile scopo, quello 
        non di annullare la diversità ma di farla diventare ricchezza, 
        motivo di orgoglio e di una nuova visione dellarte non più 
        ancorata ai canoni del positivismo imperante, secondo alcuni il vero responsabile 
        della non accettazione della diversità dei cosiddetti normodotati.
 Nel pomeriggio la messa in scena diretta da Dario De Luca "Io sono 
        Pinocchio" con i ragazzi portatori di handicap e con gli operatori 
        del Centro di Appoggio Diurno di Castrovillari, molto bella e con originali 
        trovate sceniche. Pinocchio, burattino simbolo della metamorfosi, lessere 
        di legno come valore aggiunto nel mondo degli esseri umani, che accetta 
        i lati negativi della sua condizione e li fa diventare unarma vincente 
        per sopravvivere nel mondo degli adulti. Sulla scena nelle vesti del burattino 
        tutti i ragazzi, nellentusiasmo in questo lavoro teatrale, che rappresenta 
        per loro motivo di grande coinvolgimento emotivo e canale perfetto per 
        esaltare la loro ricchezza interiore.
 Napoli - Roma pari, bianconeri ad un passo dal trionfo finale. (michele 
        & mimmo)
 Incontro con un gruppo di anzianiLa cosa interessante del laboratorio svolto con gli anziani di Formia 
        è che si è assistito allincontro di persone che sebbene 
        giunte ad una certa età sono tuttaltro che alla fine di una 
        vita desperienze completamente diverse.
 Ognuno ha il suo passato di vissuto, ognuno con le proprie conclusioni 
        sulla vita. Ognuno potrebbe essere maestro, invece è bello rimettersi 
        in gioco, mettere a disposizioni di tutti le proprie esperienze e continuare 
        ad imparare. Nei loro sguardi intravedo la gioia di sentirsi viva la voglia 
        di divertirsi e di mostrare qualcosa di loro. (francesca)
 
         
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          |  |  Un teatro inutile come gli alberi 
        senza frutti indispensabili nelle città senza ossigenoSulla scena una ventina di giovani attori anziani di Formia. Stessi pantaloni 
        di raso nero, riproduzione grossolana dei capricci, delle presunzioni, 
        delle stravaganze che tratteggiano la terza età, stessi sogni.
 La realizzazione di "Stelle Galeotte" è stata poco convincente 
        dal punto di vista registico. La costruzione, poco armoniosa e troppo 
        piatta nel suo insieme, ha visto un indefinito posizionarsi sulla scena 
        degli attori; attori che per la prima volta si presentano come tali, ma 
        con un grande entusiasmo per la novità.
 Gli spettacoli proposti al Protoconvento Domenica 10 Giugno sono stati 
        definiti come forme di "Teatro Necessario". In questottica 
        il ruolo del Teatro trova un suo valore e un suo compito ben definiti.
 Diviene consequenziale così anche latteggiamento dello spettatore, 
        che si porrà diversamente nei confronti delloggetto da esaminare.Un 
        teatro che lavora nel sociale è un teatro che, presumibilmente, 
        si prefigge di regalare qualcosa sia allattore (con le sue varie 
        provenienze) che allo spettatore. Non si tratta, però, di voler 
        offrire il risultato di unesperienza artistica,come "può" 
        accadere nel caso di spettacoli con attori professionisti, ma il risultato 
        di unesperienza umana.
 Ci troviamo in unaltra dimensione, non prettamente teatrale, ma 
        che si serve di essa per inserirsi nel sociale. Un teatro necessario, 
        ma potremo anche dire, trasferendo in questo contesto un concetto di E. 
        Barba, un teatro "inutile"che è paragonabile agli alberi 
        senza frutti, proverbialmente inutili, ma indispensabili nelle città 
        senza ossigeno.
 Il problema resta dunque su come dare ossigeno anziché toglierlo
! 
        (paola)
 Le star del duemila: disabili, 
        anziani e detenutiLincontro con i vari coordinatori di alcune rappresentazioni teatrali 
        di stamattina è stato un interessante momento di scambio di idee. 
        Largomento di sfondo è stato: si può fare teatro con 
        persone disabili anziane o detenuti in cui nessuno riporrebbe un po 
        di fiducia ? E quindi il ruolo sociale del teatro.
 Sono intervenuti svariati personaggi tra questi Lina la coordinatrice 
        del lavoro svolto con i ragazzi handicappati. Essendo madre di uno di 
        questi ha partecipato molto attivamente al dibattito esponendo argomenti 
        abbastanza interessanti ad esempio durante il lavoro che a guidato il 
        teatro è stato per lei un momento di preghiera. Questultimo 
        è un concetto, almeno a mio avviso, molto interessante in quanto, 
        vedere una rappresentazione di qualunque genere essa sia, dovrebbe sempre 
        essere un momento di riflessione e di preghiera, ed è proprio su 
        questo che mi vorrei soffermarmi. Il teatro infatti, almeno per me è 
        un intenso momento di riflessione e appunto di preghiera. La cosa che 
        mi ha colpito di più, comunque, è stata vedere linteresse 
        e la cura che queste persone avevano verso i lavori stessi, ma soprattutto 
        sugli attori e quindi sui disabili sui detenuti e sugli anziani. Un teatro 
        che ha come scopo centrale trattare il sociale, secondo me, non fa altro 
        che comunicare qualcosa di profondo che non tutti riescono a recepire 
        ed ecco quindi come il teatro riesce a divenire momento di preghiera. 
        (giovanni)
 
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