I presagi di Artaud
Alterita' del corpo e mutazione, tra scena e virtualita'
Una ricognizione teorica attraverso repertori video

Teatro come luogo del
paradosso condiviso
Ancora una volta nell’ambito della ricerca artistica e della spettacolarita' sperimentale, superato l’ideologismo delle avanguardie, e' possibile cogliere indicazioni utili sugli "spostamenti progressivi" delle sensibilita' e quelle nuove opportunita' di condivisione sulle quali si fonda ogni misura umana di comunicazione. Si puo' quindi "rendere comprensibile il possibile" anche attraverso quei paradossi umani messi in scena da qualcosa che per convenzione chiamiamo teatro.

Il teatro nasce infatti su questo presupposto, quello di spostare il senso comune e la nostra percezione del mondo. Produrre paradossi e condividerli nello spazio-tempo che accomuna attori e spettatori.

Si tratta di rischiare (tutti), inventando sia linguaggi che percezioni e non solo conservare repertori culturali predeterminati (come sta accadendo anche per tanto "ex-nuovo teatro").

Il sistema teatrale oggi accoglie sempre meno la complessita' di questo rischio , tende infatti a stabilizzarsi sulle nuove consuetudini ed e' per cio' che quella funzione espressa cosi' bene dal teatro di ricerca per tanto tempo (in Italia ancor piu' che altrove) oggi viene in parte, solo in parte, trasmessa da una spettacolarita' ibrida, contagiata dalla multimedialita' digitale.

 

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Carlo Infante

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L’interattivita' stana il corpo

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Il nuovo paradosso dell'attore