Originariamente scritto da Tambouriner
RICAPITOLIAMO:
R o m e o C A S T E L L U C C I: "i corpi sono musica, il rapporto esiste anche quando non ci sono suoni. Io, molte volte, ho sperimentato proprio
questa dimensione di sottovuoto, di azioni nel silenzio, per acutizzare la percezione e far emergere ciò che di solito releghiamo in piani secondari
dell' attenzione. Gli scricchiolìi, i rumori delle ossa e della pelle degli attori diventano la colonna sonora."
S a b r y: “E' strano ed è contraddittorio, ma qui sorge un problema:in particolari azioni di suggestiva profondità si può cogliere, se pur
inconsciamente, questa speciale colonna sonora, ma nei momenti in cui risuona la musica come si possono cogliere i suoni dei corpi?”
T a m b o u r i n e r: “COLONNA SONORA […] A me dà quel senso di “accompagnamento” che francamente mi sta stretto. Non rende invece quello che è il
suono in campo teatrale.
In Antropologia Teatrale Eugenio BARBA parla di TESTO (quello che esprimi con la parola) e SOTTOTESTO (quello che esprimi con il corpo). Ma anche il
suono o la musica è espressione. Ampliando il concetto […] possiamo parlare di POLIFONIA ESPRESSIVA. Il corpo, la parola e il suono si possono
esprimere al contempo seguendo linee espressive che non sono all'unisono (nel senso che non dicono tutti e tre la medesima cosa), proprio come se
fossero tre linee melodiche all'interno di una polifonia di tipo contrappuntistico.
C a r l o: “tamb il concetto cardine è sinestesia e riguarda proprio gli aspetti che rilevi benissimo”
S a b r y: “Probabilmente Castellucci, parlando di colonna sonora, pur usando un termine che tu definisci inadatto, intendeva comunque la tua stessa
polifonia espressiva (anche perchè queste parole sono state pronunciate nel corso di una discussione, senza quella giusta concentrazione che si ha
quando si scrive).”
Il nesso esistente fra antropologia e teatro fu evidenziato per la prima volta dal critico, teorico e regista teatrale Richard Schechner, che allargò
la riflessione teatrale coinvolgendovi altre realtà di tipo performativo come il gioco, il rito e lo sport, per giungere infine alla concezione della
performance (uno spettacolo inserito nella realtà sociale e politica fino all’interazione con gli spettatori) in Ritual, Play, Performance (1970).
Diversamente dal testo drammatico scritto, che può essere letto e divulgato indipendentemente dallo spettacolo, la performance non si può trasmettere
né riprodurre. La registrazione, infatti, non può cogliere la simultaneità delle azioni che accadono nel corso dello spettacolo e comunque il punto di
vista della macchina è unico, e dunque può corrispondere tutt'al più a quello di un solo spettatore. Performance text (tessuto dello spettacolo),
invece, è tutto quello che succede durante lo spettacolo, compreso lo sguardo e le emozioni simultanee di tutti gli spettatori. (fonte Encarta 2003,
testo completo nel mio approfondimento sui Performing Media o Media Performativi)
Alla luce di tutta questa premessa, ritengo ke CASTELLUCCI ben sappia il significato di colonna sonora, inteso come qualcosa che “accompagna”. “Gli
scricchiolìi, i rumori delle ossa e della pelle degli attori” sono colonna sonora proprio xké non fanno parte dello spettacolo (performance), ma ne
sono una “risultante involontaria”, quindi rientrano nel tessuto dello spettacolo (performance text). Proprio come se fossero degli “armonici”
risultanti dal gesto degli attori. E proprio come tu ti kiedi: “ma nei momenti in cui risuona la musica come si possono cogliere i suoni dei corpi?”.
Già è difficile cogliere gli armonici di un singolo suono, figuriamoci mentre risuona una musica. Ma se grazie al Teatro si riescono ad aprire nuovi
canali di percezione, o punti di vita, allora, credo, che pian piano si riusciranno a scorgere questi armonici (colonna sonora involontaria) proprio
come riesce a fare CASTELLUCCI.
S a b r y: “volevo citare Ildebrando Pizzetti, […] nato nel 1880, che dice:"per dramma musicale io intendo... quel dramma nel quale alla musica sia
data la possibilità di rilevare continuamente la misteriosa profondità dell' azione, oltre i limiti che la parola non può e non potrà mai varcare".
Pizzetti dichiarò di temere l' invadenza della parola, che non dovrebbe spiegare tutto, ma dovrebbe solo suggerire, lasciando alla musica la funzione
di scandagliare le profondità dell' irrazionale.
ma se la parola non deve spiegare tutto per dar spazio alla musica, cosa devono spiegare i corpi degli attori?”
Per me Pizzetti è un estremista della Musica! Lo spartito sta al musicista come il testo drammatico scritto sta all’attore. Allora il musicista/attore
può essere un ESECUTORE dello spartito/testo drammatico scritto oppure essere un INTERPRETE cioè aggiungere il proprio punto di vita e varcare la
soglia del foglio scritto. Un buon attore di parola che sia un buon interprete, rende giustizia della musicalità della parola, non spiegandola tutta,
ma suggerendola dando innesco allo scandagliamento della profondità dell’irrazionale. Essere un buon interprete della parola è difficilissimo. Io
ammiro Cesar BRIE che riesce ad arrivare a questi livelli anche con lingue che non gli appartengono, memorabile è la sua Iliade. Lo stesso discorso
vale per la musica e per il gesto.
Quante volte ho assistito a “letture” di poesia accompagnate da una musica (qualsiasi) come se la poesia fosse noiosa. Noiosa è una pessima lettura!
Tragica è la musica che copre una pessima lettura. Ma se una poesia è “interpretata” e si interseca una interpretazione musicale otteniamo una
polifonia/sinestesia espressiva. Quindi Pizzetti è un estremista, ma solo xké vittima del suo secolo. Se avesse visto coi miei okki e vissuto nel mio
secolo sicuramente avrebbe avuto atri canali di percezione/punti di vita.
S a b r y: “come puoi definire una semplice soffermazione... un estremismo?”
Mi piace molto il tuo neologismo “soffermazione”. Penso ke lo userò ank’io!!!
S a b r y:” ma non credi che sia giusto lanciare degli input (come fa il nostro prof. Infante), all' interno del forum, per meglio dibattere i punti
focali del convegno?”
Gli “input” devono essere lanciati per produrre degli “output”. E’ questo lo spirito del Prof. Infante. Se all’interno del Forum vuoi “fare come il ns
prof. Infante” è una tua libera scelta. La mia libera scelta è portare il mio punto di vita ke certamente non è come il tuo o quello del prof. Infante
(ke stimo e considero mio CAPITANO nell’oceano della Rete).
Pensa, i ns punti di vita, se coincidono, restano un solo punto, se diversi, possono formare una linea! SINESTETICA!
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