Bisognerebbe chiederlo a Emanuele Luzzati dalla cui matita è uscito il logo che ha dato il nome a questa rassegna. Quello che si vede è un delizioso ibrido tra l'Arca di Noè e la stella di David, due simboli forti dell'ebraismo. L'Arcastella può dunque, per statuto, viaggiare in cielo e in terra: porta con sé le cose fondamentali, parte costretta da un disastroso diluvio e approda a un mondo nuovo, di pace. E' proprio questa l'ottica nella quale due piccole associazioni culturali, Solal e Il Laboratorio, hanno voluto proporre questa rassegna ed è questa la prospettiva nella quale un piccolo gruppo di persone, ebrei e no, ha lavorato.

Ci sono voluti due anni per costruire quest'Arcastella e, anche se non ha mai smesso di piovere, speriamo che il percorso che faremo nella settimana dal 30 settembre al 6 ottobre ci permetta di mettere in salvo alcune cose essenziali. In attesa di vedere la colomba con il ramoscello d'ulivo nel becco. Ci sono alcune idee base che percorrono il progetto e ci sono dei precisi limiti spaziotemporali che lo racchiudono.

Il viaggio di Arcastella parte da Torino, dalla punta aguzza della Mole, sinagoga mancata, e arriva a Gerusalemme. Il tempo è il nostro, è quello degli ultimi due secoli che, per l'ebraismo italiano, significano l'uscita dai ghetti, l'emancipazione decretata da Carlo Alberto, i diversi processi di integrazione, il forte sentimento di appartenenza che ne fa convinti protagonisti delle istanze nazionali post-risorgimentali, ivi compresa un'adesione al fascismo pagata a carissimo prezzo e riscattata dalla forte partecipazione alla lotta di Liberazione. E la Shoah, naturalmente, con la scia di lutto che fa ombra a tutto il secolo.

E l'oggi, travagliato e reso angoscioso da quanto accade nel Vicino Oriente. Israele non più sicuro rifugio né approdo ideale. Gli ebrei italiani come si pongono oggi, tra le due patrie, italiana e israeliana? Questa è la prima domanda che percorre la rassegna. L'altra, conseguente, è: che cosa succede alle identità quando si sentono minacciate? La terza infine, apparentemente più distante e astratta, è quella che pone Abraham Yehoshua in un piccolo libro del 1998, Il potere terribile di una piccola colpa: qual è, sul piano della cultura e dell'arte, il rapporto tra estetica e etica o, per usare il titolo di uno degli eventi in programma, tra Atene e Gerusalemme?
Una domanda che in realtà preme forte anche sul nostro agire quotidiano e sui principi che lo sostengono.


Maria Pia Simonetti


Saluti e interventi delle autorità

Approfondimenti sul progetto