II FASE: Tracce dal Forum “Laboratorio Libera Espressione a Lecce”

Con l’attivazione del nuovo forum “Tracce dal Laboratorio di Libera espressione a Lecce” si apre la II fase e si inizia a raccogliere le “scritture” (racconti e impressioni) di studenti e docenti universitari, insegnanti e ragazzi delle tre scuole coinvolte nel Progetto. Il Laboratorio nella Scuola Media “A. Galateo” è coordinato da Beatrice Chiantera, quello nella Scuola Elementare “L. Tempesta” è coordinato da Pinuccia Farilla, quello nella Scuola Superiore, infine, è coordinato da Rosa Farilla.

Ely - 8-11-2002 alle 12:32
finalmente una bella iniziativa!!! che bello lavorare insieme a prof., ragazzi delle medie e delle elementari. Non vedo l'ora di iniziare...........

nika - 8-11-2002 alle 12:32
Questo progetto è entusiasmante... è bellissimo potersi relazionare a ragazzi di elementari, medie e superiori, anche disabili, e ad adulti come genitori, professori ed esperti. Dovrebbero esserci più progetti simili che permettono a tante persone di esprimersi nel modo in cui ritengono più opportuno. E' bello essere... "LIBERI"

luperto - 11-11-2002 alle 10:15
Caro diario mipiace stare con gli altri compagni della 1 D perché mi piace ascoltare che cosa dicono i ragazzi. Noi il mercoledì andiamo in una grande aula al primo piano della scuola (il lunedì nonvado perché vado in palestra con la mia classe, la 1 B) e leggiamo tutti i diari dei ragazzi e pure quello delle insengnanti oppure ci mettiamo in cerchio a imparare le cose che dicono, giochiamo. quellochemi piace di piu e quando ascoltiamo. Le parole sono belle .

ocopaj - 11-11-2002 alle 11:29
Questa attività mi piace molto perché ti aiuta ad esprimere i tuoi sentimenti sia tristi che allegri e ti fa anche capire che ogni singolo essere è diverso da qualsiasi altro non solo fisicamente ma anche caratterialmente e mentalmente.

michael - 11-11-2002 alle 11:42
Michael faccio una lettera per tutti i compagni per giocare a dondolo che dondola michael.

Michaelb sto bene quando sono rilassato con antnio donolo

Cao a tuti.

triggiani - 11-11-2002 alle 11:43
sono nella sala computer della scuola. il laboratorio della aula magna è bellisimo perché mi fa piacere e mi fa leggere al microfono. Ho letto caro diario...

biancamaria - 11-11-2002 alle 11:47
Io mi sono emozionata perché ho visto Michael e sceso come un bruco . Però anch’ io volevo scendere come un bruco . Quando la maestra di S . G.S. mi ha visto fare la ruota s è meravigliata .

stefi - 11-11-2002 alle 12:00
Chiudo gli occhi ascolto il mare cosa sta dicendo il mio corpo? Cosa prova? Il mio cuore pensa al viaggio Il mio corpo prova allegria, poesia e racconta storie.

28 ottobre 2002 Lunedì siamo andati nell’aula magna. Una volta entrati ci siamo seduti a forma di un gran cerchio e abbiamo scritto sul nostro diario di bordo tre parole: ne dovevamo scegliere una, io ho scelto “storia”. Ho scelto questa parola perché in questo nostro viaggio forse entreremo nel cuore di ognuno e vedremo il passato quando eravamo piccoli e giocavamo con i giocattolini che schiacciandoli facevano pio pio. Quando li schiacciavo sorridevo con aria felice. Mi ricordo che quando mio padre toccava la pancia a mia madre io incominciavo a tirare calci.

8 novembre 2002 Mercoledì non siamo andati in aula magna ma siamo andati nel Laboratorio di cucina . La professoressa Chiantera ha unito i banchi a quattro a quattro. Ci siamo seduti intorno a uno dei quattro banchi . Io sono capitata con Arianna , con Iolanda e con Samuela. Insieme abbiamo fatto un cartellone bellissimo. Dovevamo scrivere "cosa ci piace" e "cosa non ci piace" del Laboratorio che stiamo facendo. Con questa esperienza ho capito che con l’aiuto degli altri si riesce ad affrontare i problemi e le cose escono meglio.

9 novembre 2002 Caro diario lo sai che voglio scoprire cosa faremo Lunedì !? Sicuramente andremo in aula magna a leggere con il microfono e faremo giochi divertentissimi . Sai diario è questo il mio desiderio, spero che si avvererà.

laura - 11-11-2002 alle 12:07
sono laura e ho otto anni mi sono divertita a fare a ripetere con beatrice antonio pinuccia le mie insegnanti e tuutti imiei compagni. mi è dispiaciuto per la terza F che non fanno le stesse cose nostre. mi sento felice quando facciamo queste cose divertenti.

met - 11-11-2002 alle 12:14
Carissimo diario quando abbiamo fatto per la prima volta “TEATRO”, tutta la mia classe era emozionata, oltre a noi c’erano altri bambini di altre classi insieme alle prof. Chiantera, Minonne, Rosato, Caracuta, Pantaleo. Appena saliti sulla nave della nostra scuola abbiamo incominciato a scrivere un diario di bordo. La professoressa Chiantera ci ha letto una pagina che la Preside aveva scritto per noi (forse anche lei aveva fatto il suo diario di bordo!), ci ha fatto stendere per terra, ha messo una Musica di sottofondo e ci ha fatto descrivere le sensazioni del nostro corpo. Dopo ancora ci ha fatto immaginare una sfera di cristallo intorno a noi. Ma la parte più bella è stata quando ci ha fatto formare dei gruppi di bambini che interpretavano con gesti le parole dei sentimenti che sentivamo nel nostro corpo. Ma le due ore finirono e quindi il mio diario continuerà domani.

ando - 11-11-2002 alle 12:19
andrea è felice quando scrive e legge e fa i compiti il teatrino mi piace perche faccio il sole con i miei compagi per tera con pinuccia e giovanna. oggi è la pima volta che scrivo a tutti.

gino santoro - 11-11-2002 alle 18:52
Cominciamo dai più piccoli che sono anche i più importanti. Carissimi Fabio, Laura, Ando, Michael, Biancamaria io mi chiamo Gino e insegno all'università. Faccio parte anch'io del progetto sull'integrazione. I vostri messaggi mi hanno colpito molto perché mi sono tornati alla mente gli anni lontani (1950 - 1953) quando anch'io incespicavo (ntuppavo) sulle parole e scivolavo sulle frasi che erano tutte sbilenche. Mi mangiavo le unghie e mi grattavo la testa per cercare di capire perché la E senza accento serviva per congiungere due parole - infatti si chiamava congiunzione - e poi bastava metterle quel segnetto sulla testolina pelata per farla diventare un verbo super importante. E quella mutina della H che fa diventare verbo importante la A e la O e invece schifa la I e la U e la E?! Luperto ha concluso il suo intervento con "Le parole sono belle", l'avete letto ? Ci sono anche parole brutte, parole pesanti, leggere, tristi, allegre, riposanti...Come il dondolo di Michael che va su e giù dolcemente. Mi piace immaginarlo appoggiato sulla schiena dell'arcobaleno; e quando si spinge avanti ruba il giallo e il verde e, quando va indietro, si bagna di rosa e ciclamino. Così si riempie anche di profumo. Intanto, però bisogna che anche Biancamaria possa salire e scendere come un bruco. Bisogna trovare una nuvola soffice, soffice e tutta piena di gallerie. In una galleria, di sicuro, troverà un quadro dove sono dipinti tanti bambini che giocano. All'ingresso c'è la piccola fiammiferaia. Non so quanti fiammiferi bisogna comprare per poter guardare tutti i giochi che il mago - pittore ha messo in quel quadro. Mi hanno detto che era parente del bruco di Michael e che si chiamava Bruegel. Insomma un po' di bruco e un po' di Michael... Ma ora, devo smettere perché la storia del bruco e di Michael che si abbracciano e si confondono e si fanno una passeggiata nel quadro di Bruegel, mi prende la mano. Provateci anche voi.

ritabortone - 11-11-2002 alle 22:51
è vero, ragazzi, le parole sono belle! E voi ditene sempre tante, sempre tante, così diventate più ricchi e potenti. Diceva un signore che era anche sacerdote e sapeva insegnare in un modo eccezionale, un signore che si chiamava Don Lorenzo Milani, che le persone sono potenti quando possiedono molte parole. Se poi queste parole sono anche belle, figuriamoci che forza! (questo lo dico io). Ma ditemi, secondo voi, le parole di una preside, sono belle o brutte?

stargate - 11-11-2002 alle 23:52
Ho "partecipato" per la prima volta ai vostri incontri e ne approfitto per fare una piccola osservazione su quello che ho visto, filtrato -senza ombra di dubbio- da una presentazione precedente (…) Ho "conosciuto" in anticipo il gruppo di studenti e alcune insegnanti del corso che avevano appuntato -come me in questo momento- i loro pensieri e le loro idee. Il mio intervento sta sembrando molto vago, ma lo faccio per farvi capire la sequenza di miei ragionamenti. Il mio obiettivo primo è quello di consigliare il gruppo che "lavora su Taurisano" (testuali parole) e appoggiare la realtà che NESSUNO ha avuto il coraggio di mettere in luce. Ho conosciuto questi ragazzi che già nel forum presentavano il loro ruolo in quel di Taurisano, in quel degrado all'ennesima potenza -per come lasciano trasparire i loro termini. La presentazione di ognuno di essi è stata poco felice. La prima che ho conosciuto è stata Ivonne, gli altri me li ha presentati lei. Il suo descrivermi l'angolo "spazio live" è stato un tantino affettato, il suo continuare a offrirmi l'opportunità di andare a trovarli e di portare amici mi spingeva -spontaneamente- ad allontanarmi da lei e, l'esser presentata come quella "di Taurisano" (ripetuto per ogni persona a cui stringevo la mano) mi ha definitivamente indotta a non considerare il loro lavoro. A queste persone che avrebbero l'opportunità di fare tanto con questo spazio a loro concesso mentre sembra vogliano cambiare una situazione che è già difficile da definire, assumendo - l'organizzazione- le sembianze di un recupero di persone disadattate più che un centro ricreativo dove si può crescere e accrescersi vicendevolmente. Il loro sbaglio -secondo il mio piccolo punto di vista- è il voler cambiare le persone e salvarle dal degrado quando oggettivamente nessuno è e sarà mai disposto a farsi salvare o recuperare. Provate a mettervi voi al loro posto, come ci state con un gruppo di universitari che credono di aver le capacità di salvare chi gli sta di fronte da qualcosa che quest'ultimo non sente affatto... lo sbaglio vero e proprio sta nel vostro prendervi troppo sul serio. (…) Questo è quello che ho imparato da un docente della mia facoltà -Carli- sperando che possiate trarne vantaggio (a voi ragazzi che avete l'opportunità di CRESCERE confrontandovi con realtà diverse dalla solita didattica),vi riporto un suo consiglio: "Non importa che voi sarete se psicologi, psichiatri, imprenditori o docenti, quello che conta veramente è non prendersi mai troppo sul serio e filtrare tutto con le emozioni da bambino”. (…) LA STRADA GIUSTA NON E' LA GUARIGIONE MA LA SENSAZIONE.

gino santoro - 12-11-2002 alle 00:17
Ringrazio Stargate per le considerazioni critiche. (…) Condivido pienamente quanto dice a proposito di Taurisano. Spero, ad ogni modo, che sia stato frutto di un equivoco: non fa parte dello stile e del costume dell'Oistros lavorare "su qualcuno" tanto meno su una realtà complessa come quella di Taurisano. Ho promosso e partecipato ad esperienze di lavoro in diverse realtà: a Maglie con Quartucci, a Cassano Murge con Scabia, a Carpignano con l'Odin Teatret... e posso assicurare che mai abbiamo pensato di lavorare su qualcuno, semmai insieme a qualcuno. Il compito del nuovo Oistros a Taurisano, come a Supersano, nella scuola, come in qualsiasi altro posto organizzato per separare, se vuole continuare sulla strada tracciata da oltre vent'anni di lavoro, è esclusivamente quello di fare teatro offrendo agli altri i risultati della propria ricerca. Diversamente, meglio che cambi nome.

peppe - 12-11-2002 alle 09:28
Sono un compagno di Luperto, la mia classe non partecipa a questo laboratorio. Scrivo perché il mio compagno Antonio Luperto ce ne ha parlato. Penso che l'ultima frase che il mio compagno ha scritto sia molto bella .

eleonora - 12-11-2002 alle 09:47
Sono una compagna di classe di Luperto. Mi ha colpito molto l'ultima frase che lui ha scritto e anche quando dice che nel laboratorio che lui frequenta a lui piace ASCOLTARE ciò che gli altri dicono. Vorrei puntualizzare che le parole hanno un senso espressivo. Cioè le parole emanano dei sentimenti, in base alla situazione uno può dire parole che esprimono gioia o tristezza, dolore o felicità, noia o allegria.

Paola - 12-11-2002 alle 14:09
Pensavo a G. Rodari e al suo "Libro degli errori" dove le parole, private del loro significato convenzionale, diventano la materia prima del "gioco", e proprio l'errore ortografico (o grammaticale) fornisce uno spunto, accende la miccia che fa esplodere la fantasia: "SBAGLIANDO S'INVENTA" diceva lo stesso Rodari. Sarebbe interessante provarci.

gino santoro - 13-11-2002 alle 23:28
Anch'io sono stato colpito dalla frase di Luperto "Le parole sono belle". Ho pensato: le parole sono belle…se traducono pensieri belli e producono azioni belle. Non è difficile intravedere i pensieri che stanno dietro quelle parole: leggiamo insieme, alunni e insegnanti, le storie dei nostri diari e, siccome lo facciamo stando in cerchio, sembra (forse è) un gioco. Pensieri belli che scaturiscono da azioni semplici (mettersi in cerchio, leggere insieme, imparare giocando) e belle. Anche Stefi è colpita dal mettersi in cerchio e dal gioco: “Una volta entrati ci siamo seduti a forma di un grande cerchio […] giocavamo con i giocattolini che schiacciandoli facevano pio pio”. Credo di aver capito che “mettersi in cerchio” è la traduzione di “mettersi in gioco” perché vengono accantonati gli strumenti, gli oggetti simbolo del potere e della schiavitù: cattedre e banchi. Pensate, un professore universitario è chiamato ‘cattedratico’ cioè uno che occupa una sedia (gr. hedra) molto alta (gr. katà), mentre gli attori che alla fine del XVI secolo si sono inventati le maschere di Arlecchino, Pulcinella, Pantalone, Capitan Fracassa…li chiamavano saltimbanchi o cantimbanchi. Beh, voi avete la fortuna di poter contare su insegnanti che per insegnare non hanno bisogno della cattedra – pensate che un tempo non molto lontano avevano bisogno anche della riga e dei ceci e delle orecchie d’asino! – e voi potete evitarvi di “stare a posto” nei banchi e godere (si fa per dire) la schiena dei vostri compagni per cinque ore filate. Io penso che vi sono molti insegnanti che sono capaci d’insegnare anche stando in cerchio. Il guaio è che forse è più facile adottare un ‘nuovo’ metodo d’insegnamento che trasformare una scuola fatta di classi in una fatta di laboratori. Eppure, credetemi, anzi verificatelo, i grandi insegnanti, quelli che hanno fatto la storia della pedagogia, hanno fatto a meno di cattedre e banchi, oppure hanno usato le une e gli altri per fare i ‘saltimbanchi’. Da quello che scrivete, sembra proprio che la vostra “scuola del cerchio” produca bei pensieri, belle parole, belle azioni.

bea - 17-11-2002 alle 18:40
Mi piace… lavorare in uno spazio dove non ci sono banchi, sedie, cattedre, dove il libro di testo è il nostro diario di bordo, dove a volte il professore ascolta e l’alunno spiega, dove poter leggere delle avventure di Ulisse anche se non è previsto dalla programmazione didattica… Mi piace... ritrovare un tempo per ridere e un tempo per piangere, un tempo per raccontare e un tempo per ascoltare, un tempo per guardare e un tempo per chiudere gli occhi, un tempo per tacere… Mi piace... avere la possibilità di reinventare spazi e tempi fuori/oltre gli spazi e i tempi scolastici prestabiliti e rigidi, e purtuttavia dentro gli spazi e i tempi della scuola. Mi piace... cercare, una volta tornata a casa, tra i versi dell’Odissea un brano che raccontando della nostalgia di Ulisse, catturi e dia forma alle nostalgie mie e dei miei compagni di viaggio Mi piace... il racconto di Matteo, così com’è.

Mio fratello si trova in AFGANISTAN lo sento al telefono piango vorrei andare anche io però non posso lo mandato una lettera lui mela rimandata c’era scritto anche io sento nostalgia di te caro fratello mio infatti qualche sera piango delicatamente sogno te quando eri piccolo ti guardavo eri carino, ma pure oggi mene sono andato via lontano in AFGANISTAN per fare una missione io lo conservata dentro il mobile mio era una bellissima lettera ho pianto per tutta la giornata mio fratello mi a telefonato io ho pianto non ho fatto in tempo a dire neanche una parola anche lui ha pianto vuol dire sentiva nostalgia di me anche io alla fine mi sono fatto coraggio lo chiamato ha risposto era contento era felice abbiamo parlato però doveva chiudere perché doveva uscire io ero felice e non vedo lora così torna e così mi porta qualche pensierino nelle sue lettere dice che non c’è niente stanno seduti non ci sono sparatorie guardano qualche cosa a casa giocavo con te invece qui non so cosa fare se c’eri tu giocavo felice con le pistole finte correvo giocavo con la bici ti facevo giri con il motore, giocavamo alla playstation ma pure oggi te ne sei andato non possiamo più giocare come una volta eri felice pure io non ti ricordi che giocavamo a guardia e poliziotti poi ad un tratto era arrivata la posta abbiamo corso felice era per te per il mio fratello c’era scritto tu devi partire entro ggii sul treno dell’AFGANISTAN era lontano ma pure sono andato ad accompagnarlo alla stazione era partito ho pianto più non posso alla fine io non vedo lora che arrivi natale e speriamo che ritorni io non vedo lora che arrivi sul treno di Lecce felice.

La verifica di italiano di Matteo, sabato, è stata un disastro. Anche questo testo è pieno di errori, senza alcuna punteggiatura. Ma è un testo vivo. La verifica potremo farla quando il fratello di Matteo sarà tornato dall'Afganistan.

nika - 21-11-2002 alle 10:34
ITAS G. DELEDDA

il progetto continua nel migliore dei modi... purtroppo non abbiamo avuto modo di conoscere gli altri ragazzi delle elementari, medie e gli universitari. Il 3 e il 4 Dicembre incontreremo due attori di teatro... non vedo l'ora!

simo - 21-11-2002 alle 10:43
ITAS G.DELEDDA

Ciao! sono una nuova alunna di questa scuola! mi hanno parlato di questo progetto, mi sembra una cosa molto carina e mi entusiasma solo l'idea ke dovremmo lavorare con i ragazzi dell'elementari, delle medie e dell'università!

Ely - 21-11-2002 alle 12:13
Oggi purtroppo il progetto non si fa perché in classe siamo pochi. Ma ne abbiamo approfittato per parlare di quello che ne pensiamo, e illustrare, anche se approssimativamente, il progetto ad una nostra nuova compagna. La prof. ci ha detto anche che il 3\4 dicembre con noi ci saranno anche due attori............veri......wowwwwww!!!!!!!!!!!

gino santoro - 22-11-2002 alle 02:46
Messaggio per gli studenti del “Deledda”.

Prima di tutto una informazione. Come responsabile del Centro per l’Integrazione dell’Università di Lecce, d’intesa col Provveditorato agli Studi, ho promosso un coordinamento fra tutte le scuole medie superiori di Lecce per cercare di offrire agli studenti disabili che intendono completare la loro formazione nell’Università le informazioni sui corsi e i servizi attivati nel nostro Ateneo. Il coordinamento avrà anche il compito di proporre soluzioni ai problemi relativi alla didattica e ai servizi. Se avete suggerimenti in proposito potete usare anche il forum. Il progetto “Per una integrazione partecipata: quale teatro?” persegue anche l’obiettivo di trasferire il patrimonio di esperienze accumulato prima nella scuola dell’obbligo e, da qualche anno, nelle superiori al mondo accademico. Si tratta di un passaggio importante. Infatti nell’università vengono formati, attraverso i corsi SISS anche gli insegnanti di sostegno. Se la formazione di questo personale è inadeguata o impostata in modo scorretto si creano effetti negativi che a valanga investono tutti gli ordini di scuola. Ad esempio, se viene privilegiata una impostazione di tipo medicale e specialistico gli insegnanti di sostegno partiranno dalla convinzione che la disabilità sia una patologia, una malattia e finiranno per prendere in considerazione i ragazzi disabili non per quello che sono e per le capacità che hanno, ma per quello che non sono e per le ‘incapacità’. Questo tipo di approccio non è solamente sbagliato dal punto di vista scientifico, ma è anche deleterio dal punto di vista sociale perché esclude risorse straordinarie sulla base di pregiudizi. Pensate, il più importante fisico teorico del mondo, Stephen W. Hawking, è un handicappato gravissimo. La natura può creare menomazioni ma i pregiudizi e l’ignoranza presuntuosa creano disabilità ed esclusione. Il quadro di Bosch “La nave dei folli” insieme all’ “Elogio della follia” di Erasmo possono costituire utili punti di partenza per una riflessione sulla diversità e l’emarginazione. Ma è anche importante ‘vivere’ e ‘agire’ percorsi d’integrazione. Dimenticavo: Hawking può comunicare con gli altri solo attraverso un computer.

lindam - 25-11-2002 alle 07:34
SCUOLA MEDIA GALATEO

Ritorno al laboratorio di libera espressione! Mi sono allontanata per un po’, ma i ‘moduli’, le verifiche, la correzione, l’organizzazione delle ‘classi aperte’, che hanno fatto ridurre per tre settimane le ore di laboratorio a due (anziché quattro), mi hanno impedito di “esserci”. Sono ritornata oggi e sono felice di ricominciare ad osservare i ragazzi in contesti diversi, in spazi “dove non ci sono banchi, sedie, cattedre, dove il libro di testo è il nostro diario di bordo…”. Abbiamo lavorato insieme a Beatrice e Francesca con il corpo; i ragazzi sembravano divertirsi, ma a volte imbarazzarsi. E’ bastato chiedere di prendersi per mano e formare delle coppie miste a inibirli, tanto che qualcuno ha preferito uscire dal gioco. Si era creato un contesto comunicativo “forte” nel quale sono emerse, ahimè, tutte le inibizioni possibili di una persona (le stesse inibizioni le ha riscontrate Viganò nel corso di formazione per gli insegnanti). Forse il gesto di darsi la mano non ha ancora assunto significato; forse la comunicazione che avviene tra i banchi, durante le ore di lezione, non sempre è “vera”; forse esistono barriere inconsce tra noi e gli altri, e forse abbiamo tutti una maschera che impedisce di guardare i nostri volti e di leggere i nostri bisogni… Ho in mente di leggere i diari di bordo dei ragazzi lunedì prossimo, per scoprire se qualcuno ha avvertito il disagio che io ho percepito. Se no, sarà il caso di far analizzare i loro comportamenti? E sarà il caso di far scrivere le loro riflessioni in merito su di un’altra pagina? Non lo so. Chiederò il parere di Beatrice. E inoltre mi chiedo: se non proviamo ad abbattere queste barriere, se non proviamo a toglierci di dosso le nostre “maschere”, ci potrà mai essere “partecipazione vissuta”? E potrà mai migliorare la qualità dei processi di integrazione? Il corpo, la gestualità, il contatto fisico, inevitabile, se si riempiono di significati sono sicuramente elementi che facilitano il processo di comunicazione “vero”. E paradossalmente gli ambienti meno “protetti” sembrano essere non le aule, dove ognuno di noi (insegnanti e alunni) si sente sicuro nel proprio ruolo e del proprio ruolo, ma proprio negli spazi non strutturati dove si è costretti a mettere a nudo se stessi. E quindi vedo ancora nodi da sciogliere: il laboratorio nell’aula magna è lo spazio imprescindibile di partecipazione, ma deve diventare un “strumento” trasferibile e non contrastante con gli “ordinari” spazi scolastici. Raggiungere questo obiettivo è, forse, il primo passo che ci porterà a conciliare il teatro di partecipazione e scrittura libera con i curricoli disciplinari.

bea - 25-11-2002 alle 21:11
AVVERTENZA A te, navigatore della rete Il testo che stai leggendo l’ho prima pensato, poi l’ho scritto e riscritto con la biro blu, poi l’ho trascritto in word, infine col “copia-incolla” l’ho introdotto nella rete decidendo di occupare uno spazio nel forum “Tracce dal Laboratorio di libera espressione a Lecce” ed uno spazio nel forum "Corso di Informatica Multimediale. Teoria e tecniche del teatro in ambiente digitale a Lecce". Avrei voluto mettermi davanti al computer e riversare “di getto” i miei pensieri nella finestrella del “new reply” dopo aver fatto “logout” e poi “login”, quindi “invio”. Ma nessuna delle parole che attivavano azioni su quello schermo vitreo mi risultavano amichevoli. Lo stesso monitor mi dava l’impressione di un occhio di vetro, freddo, cieco… Insomma, avevo l’impressione di avere davanti un blocco di ghiaccio dentro il quale riversare emozioni, sentimenti, storie. Poi ho riflettuto. Ed ho scoperto una cosa ancora più inquietante: in un qualche momento dovevo aver deciso che le storie più affascinanti, le frasi più belle, le emozioni e i sentimenti più vibranti che emergevano nel corso delle attività del Laboratorio a scuola le avrei tenute per me, nella cassaforte del mio diario di bordo. Ora sto scrivendo, ma non riesco a liberarmi della fastidiosa sensazione che sto forzando zone delicate, pieghe che dovrebbero restare piegate. Una violenza sottile che, se non sarà compensata con rapporti veri, incontri importanti, rischia di produrre solamente inutili piaghe.

Il lavoro nel Laboratorio di libera espressione nella Scuola Media GALATEO procede. Sono stanca (fisicamente). Molti pensieri mi attraversano la testa. Si tratta soprattutto di interrogativi, che producono altri interrogativi. Domande piuttosto che risposte. Incertezze piuttosto che certezze.

Da un po’ di tempo mi interrogo sul perché io continui a provare disagio nei confronti della scrittura on-line, sul perché non la consideri affatto una scrittura “creativa”. Io, che pure riesco, a detta di tanti, a far scrivere testi straordinari e “creativi” anche a ragazzi solitamente demotivati, sprovveduti, disorientati… Io, che credo fortemente ed ho sperimentato quotidianamente la forza incredibile della parola scritta sulla parola orale, il suo valore “terapeutico”… Perché non riesco ad “essere spontanea”, “creativa”, a “scrivere di getto”, senza mediazioni, sul forum? Ed invece ho bisogno di pensare, e poi di scrivere, di fissare sul mio diario i miei pensieri, per poi trascriverli ed inviarli on-line? …forse!

Sono ormai molti anni che uso il “diario di bordo” come strumento di lavoro per ascoltare, osservare, raccontare, ricordare, riflettere, confrontare esperienze… E sono molti anni che chiedo ai miei alunni di ascoltare, osservare, raccontare, ricordare, riflettere, confrontare le esperienze vissute insieme. Da quando abbiamo avviato il Progetto I.N.D.I.R.E. anche i miei colleghi, la mamma di Francesco, Cristina, la sua (?!) assistente, scrivono il loro diario di bordo. E allora dov’è il nodo, la contraddizione? Perché continuo a provare disagio?

Il “diario di bordo” è strumento per la costituzione di un gruppo, è una scrittura intima che viene rivelata solo a chi ti è vicino, perché ha condiviso con te la stessa esperienza. Sei al riparo da ogni giudizio, perché il giudizio non ha senso. Nel “diario on-line” dov’è l’esperienza in comune, se chiunque può “entrare” e “spiare” e “giudicare” e pretendere di dare risposte e di porre domande? Che fine fa quella intimità che è il presupposto indispensabile per un diario?

Nella comunicazione che si realizza nel “diario di bordo” le esperienze attorno a cui si aggrumano gesti, pensieri, emozioni, parole, si fanno parola scritta, cioè “qualcosa di permanente e di morto”, per dirla con Borges, per rinascere immediatamente e diventare parola orale, raccontata, “qualcosa di alato, di lieve”, che incontra altre esperienze, altri gesti, altri pensieri, altre emozioni, altre parole. Un circolo virtuoso che si rigenera ad ogni nuovo incontro. Nella comunicazione on-line è la nostalgia della parola orale che si fa parola scritta per diventare parola orale, che vola… ma dove? da chi? quali nuovi incontri potrà generare? o si disperderà in un nodo della rete?

L’unico modo in cui riesco a pensare di poter utilizzare, io, il forum è questo: provare a trasferire alcune pagine dei nostri diari di bordo in uno spazio virtuale, in una piazza immateriale, e lasciare così delle “tracce”. Appena una galleria di ombre rispetto all’esperienza ben più complessa che nella nostra scuola (e nelle altre due scuole) stiamo portando avanti. Sperando con questo di incontrare altre esperienze, ben consapevoli che dietro ad ogni esperienza ci sono gesti, pensieri, emozioni, parole… persone.

luc - 27-11-2002 alle 11:27
SCUOLA MEDIA GALATEO Nel nostro laboratorio stiamo animando le parole. La professoressa un giorno ci ha detto: "Le parole sono sementi di storie, e non si possono seminare a caso!" Ogni parola si porta dentro e dietro una storia. La parola "nostalgia" mi fa ricordare... Mi piace molto il mare e ne ho molta nostalgia specialmente con queste belle giornate. L'estate passo le vacanze vicino a S. Foca in un villaggio chiamato "Villaggio Nettuno" e vado a fare il bagno alla "iannara". La "iannara" è un insieme di scogli bassi e alti con qualche insenatura dove c' è della sabbia. Per fare i tuffi bisogna andare sullo scoglio più grande tutto circondato dal mare. Quando il mare è calmo l'acqua è meravigliosa e i suoi colori sono ancora più belli.

emi - 27-11-2002 alle 11:43
io in questo momento sto provando serenità, perché probabilmente sto facendo una cosa che mi sta piacendo: scrivere. ... per la verità sto provando anche imbarazzo, perché io non ho mai espresso le mie sensazioni a nessuno perché sono una persona che non parla molto dei suoi affari e tanto meno dei suoi sogni o dei suoi desideri.

Ely - 28-11-2002 alle 12:22
Non penso sia vero che i folli e i malati (riprodotti nel quadro di Bosch) siano proprio emarginati. Analizzando anche un documento sulla società medievale, si nota, da alcune piccole espressioni, che coloro che sono spesso emarginati, cioè i lebbrosi e i malati, dicono sempre la verità! Ciò fa capire che il mondo in cui viviamo è assurdo, perché le persone considerate "normali" sono mascherate di falsità!!!

Dolcezze - 28-11-2002 alle 12:30
Siamo 2 ragazze dell’Istituto I.T.A.S. Deledda di Lecce. Oggi abbiamo parlato con le due prof. di francese di Isotta e Tristano (argomento incluso nel Progetto). La loro storia piena di fantasia e nel suo profondo molto magica…

simo - 28-11-2002 alle 12:33
Circa 3 settimane fa abbiamo ricevuto la visita dell'attore Antonio Viganò che ci ha consegnato un'illustrazione della "Nave dei Folli"... abbiamo provato a commentarla e ad interpretare il suo messaggio... non è stato un lavoro facile. Oggi ne abbiamo riparlato durante l'ora di francese e siamo, finalmente, riusciti a capire: in quel dipinto erano presenti vari tipi di persone folli, considerate malate e diverse. Esse venivano emarginate in quanto i loro discorsi erano considerati stupidi e privi di senso. Abbiamo definito, in seguito, che l'assurdità del mondo era dovuta al fatto che le così dette "persone normali" in realtà si nascondevano dietro maschere, mentendo e vivendo in falsità... i "folli", erano emarginati perché invece erano troppo sinceri

ritabortone - 29-11-2002 alle 15:18
Quando si è intorno allo stesso tavolo (non dico più in un salotto, per non evocare contesti che non ci sono propri!), non freni comunque quello che diresti alla persona singola se stessi sola con lei? Così a me capita che quello che vorrei dire a te ora dopo aver letto il tuo intervento, o a Linda quando ho letto il suo, magari non lo dico per intero, perché appartiene ad un livello di comunicazione che nel forum, cioè per gli altri, non "significa", mentre avrebbe senso per noi che viviamo contesti comuni ed esperienze comuni. Ma non per questo io sento freddo il tuo intervento, anche se lo hai predisposto prima di inserirlo. Neanche io sono allenata a questa comunicazione, ma penso che possa suscitare emozione e arrabbiatura o condivisione e sintonia o conflittualità come l'altra, quella in presenza. Io non credo che questa comunicazione debba e possa sostituire l'altra, ma penso che anche questa possa essere vera, perché io la sento vera. Se Linda mi ha chiesto perché non ho risposto al suo intervento ultimo, significa che lei comunicava per davvero, altrimenti non si sarebbe aspettata una mia risposta. Se tu hai scritto quelle cose, le hai scritte anche a seguito (penso!) della conversazione che abbiamo avuto l'altro giorno sul rapporto che ciascuno di noi sta avendo col forum. Allora significa che il tuo intervento è la prosecuzione (elaborata nella tua testa) di un nostro discorso avviato in presenza, del quale io sono certamente una destinataria e una interlocutrice, anche se accettiamo che tutti "ascoltino" quello che ci diciamo e tutti partecipino dei nostri pensieri. Chiaramente per ciascuno le nostre parole significano cose diverse, ma forse non è così anche in presenza? E forse mentre scrivevi non ti sei chiesta se io ti avrei poi letta? Man mano che il tempo passa io vado scoprendo (anch'io resistente alle nuove tecnologie, lo sai!) che spiare il forum mi piace proprio per partecipare dei pensieri altrui e dire i miei. A chi? Certo non è un caso che io non mi rivolga mai agli studenti, e preferisca parlare con voi adulti, non perché gli studenti non mi interessino, anzi!, ma perché i miei interlocutori reali siete voi insegnanti. Quello che mi chiedo è se il diario di bordo sia un tipo di comunicazione che attiva risposte o no. Voglio dire che la funzione espressiva del diario, la centratura sul sé, la dimensione quasi lirico-poetica non so se hanno ragion d'essere in un forum. Mi chiedo se non sia normale che i pezzi di diario diventino pezzi da vetrina, restino statici, privi di risposta perché non pongono domande né argomenti-problemi. Voglio dire che non so se, in questo caso, testo e contesto sono congruentemente funzionali ad una comunicazione reale. Ma giuro che non sto facendo affermazioni, mi pongo solo delle domande. Ne discuteremo di persona. Ma non perché qui non potremmo, piuttosto perché la nostra comunicazione può disporre anche di altri spazi.

andri - 4-12-2002 alle 10:13
SCUOLA MEDIA GALATEO

Oggi non siamo stati in aula magna ma siamo andati nell'atrio del primo piano. Abbiamo di nuovo incontrato Filippo e Micaela, ci siamo seduti in cerchio e uno alla volta abbiamo fatto finta di passarci un pallone dicendo poi il nostro nome. Successivamente abbiamo cercato di rappresentare i nostri sentimenti attraverso il corpo. Poi, sempre con i gesti di prima, abbiamo formato a gruppi dei quadri e ognuno di noi doveva dare un titolo. Infine ognuno di noi doveva correre lungo il corridoio, ritornare, far finta di camminare su un filo e esprimere un proprio desiderio. Il mio desiderio era quello di avere un fratellino. Il desiderio di Gianluca era quello di andare in montagna. E' andato solo una volta. Mi sono divertito un mondo, sopratutto quando ho fatto la statua!

giangi - 4-12-2002 alle 10:24
Caro diario oggi durante l’attività teatrale siamo stati in compagnia di Filippo e Micaela due attori molto giovani che sono venuti da Lecco per lavorare insieme a noi. Il primo gioco che hanno proposto consisteva nel passarci una palla immaginaria un dopo l’altro, fino a farla ritornare nelle mani di Micaela; poi l’abbiamo rifatto però mentre passavamo la palla dovevamo dire il nostro nome. Dopo ancora abbiamo fatto un gioco che abbiamo chiamato “IL GIOCO DELLE STATUE” che consisteva nel battere le mani verso un compagno/a e dire il proprio nome verso di questo. Il gioco era molto semplice, però era difficile rimanere fermi sempre in una stessa posizione. Era difficile perché dovevi pensare a tante cose insieme: per es. dovevi pensare alla posizione che volevi assumere, dire il nome gridando, poi dovevi battere le mani, dovevi dire il tuo desiderio e poi... ero emozionato!

romolo e cristian - 4-12-2002 alle 10:28
Caro diario, oggi sono venuti due attori che si chiamavano Micaela e Filippo. Noi ci siamo divertiti molto perché ci fanno fare molti giochi tra cui: scappare e dire un nostro desiderio. Io (Cristian Margiotta) ho detto che desideravo che Filippo e Micaela ritornino al più presto possibile perché sono delle persone speciali che ci fanno divertire e giocare molto. Anch’io (sono Romolo) ho espresso un desiderio ed è quello di avere un cane perché il mio è morto da pochi giorni. Io spero che nessuno proverà questa esperienza brutta come la mia.Questa esperienza è stata molto bella perché abbiamo conosciuto persone nuove.

matteo - 4-12-2002 alle 10:32
COSA ABBIAMO FATTO OGGI? siamo andati nell’atrio del primo piano a incontrare FILIPPO e MICAELA ci siamo uniti in cerchio abbiamo detto il nostro nome e il nostro desiderio il mio desiderio era vorrei che mio fratello stesse qui a guardarmi come faccio il teatro. Alla fine ci siamo riuniti in cerchio e ci siamo stretti. In quel momento provavo una grande sensazione e amicizia e felicita. Mia madre e felice di questa esperienza del teatro perché siamo entrati nella vita del teatro….

samuela e carola - 4-12-2002 alle 10:36
Caro diario, oggi è stata una giornata che più bella non si può!!!!!!!!! Ci sono venuti a trovare Filippo e Micaela insieme ad altri attori, studenti universitari. È stata una giornata un po’ particolare perché non siamo stati (come sempre) in aula magna ma nell’ atrio della scuola del 1° piano perché l’aula magna era occupata a causa di una riunione. Abbiamo giocato al gioco delle statue e ci siamo divertiti molto. Ci sentivamo importanti perché tutti ci guardavano e perché noi provavamo emozioni diverse dagli altri!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Dopo Filippo ci ha chiesto di esprimere i nostri desideri e noi (Carola e Samuela) abbiamo detto che vogliamo continuare a vivere questa esperienza “Teatrale” con gioia ed armonia fino alla terza media. Dopo essere stati (x la 2° volta) con Filippo e Micaela abbiamo capito che giocando si impara. È stata una giornata ricca di fantasia e allegria e non la dimenticheremo mai!!!!!!!!!!!

emi, maria chiara, giulia, silvia - 4-12-2002 alle 10:39
Abbiamo fatto dei nuovi giochi: il primo e stato trovare una particolare posizione, in seguito abbiamo fatto una corsa per poi far finta di camminare su un filo. Una volta finito il percorso, abbiamo espresso un desiderio. I nostri desideri sono: Riavere accanto mio nonno, rivedere Martina, mettermi a ballare, sperare che questa esperienza non finisca mai. E’ stato molto divertente quando ci siamo messi in gruppo facendo finta di essere statue. Oggi noi ci siamo divertiti un mondo, anche più degli altri giorni. Questa esperienza, non l’abbiamo fatta nelle aule ma nell’atrio del primo piano. Ora siamo nel laboratorio di informatica e stiamo esprimendo le nostre opinioni su questa giornata. Però a dire la verità non pensavamo che Filippo e Micaela fossero così simpatici…

final - 4-12-2002 alle 10:43
Filippo e Micaela sono due attori molto bravi. Insieme abbiamo fatto tanti giochi : all’inizio abbiamo formato delle statue. Io non sapevo cosa rappresentare ma mi è venuto in mente di rappresentare un personaggio di un gioco che ora non tengo più. Mi sono sforzato a farlo anche se mi facevano male le spalle però era l’unico personaggio che mi era venuto in mente. Così abbiamo formato tante statue molto belle alle quali ognuno di noi doveva dargli un titolo. Io ho provato tanta allegria. Il secondo gioco era bellissimo, sembrava di stare in una avventura (missione) dove dovevi correre e poi fermarti, immaginando di camminare su un filo che si poteva spezzare e poi alla fine esprimere un desiderio che stava in quel momento nel tuo cuore. Be, io ho detto che volevo due cani. Purtroppo Filippo e Micaela se ne dovevano andare perché era finita l’ora. Questa attività mi piace moltissimo perché mi fa provare tante emozioni, quindi vorrei continuarla fino alla fine insieme a Filippo e a Micaela.

stefina - 4-12-2002 alle 10:55
Mi piace molto fare il laboratorio e anche a mia madre. Vorrebbe farlo pure lei ma non può perché e impegnata col lavoro. Secondo me oggi e stato il giorno mio preferito spero che questa giornata non finisse mai.

luc - 4-12-2002 alle 10:58
Caro diario, oggi sono venuti Filippo e Micaela . Io mi sono divertito un mondo: correvo, saltavo, urlavo, rappresentavo una statua, io oggi ho provato una sensazione di gioia, quando dovevo dire il mio desiderio io mi sono vergognato io non volevo dirlo davanti a tutti poi mi sono fatto coraggio ma non ci sono riuscito e ho detto che volevo vivere per sempre alla casa mia del mare però il mio vero e proprio desiderio è quello di diventare un M……….. Io non dimenticherò mai questa bellissima giornata. Oggi ho capito che nella vita bisogna affrontare tutto ciò che incontriamo e non bisogna rassegnarsi, io non so cosa dovrò affrontare ma sono sicuro che ce la farò , i miei compagni sono molto gentili con me sperò di esserlo anch’io con loro.

marco e antonio - 4-12-2002 alle 11:35
Il gioco che ci è piaciuto di più consiste nello scegliere delle posizioni da esibire al centro del nostro cerchio di “attori”. Questo è stato il più bel giorno di laboratorio teatrale sia per la compagnia degli attori sia per i giochi: il primo gioco è stato quello di scambiarci una palla immaginaria gridando ad alta voce il nostro nome in modo da memorizzarli. Il secondo è quello che abbiamo descritto prima. Il terzo consisteva nel mettere in un unico quadro tutte le nostre pose del secondo gioco. La presenza degli attori ci ha emozionato molto perché è una esperienza nuova che speriamo di rivivere. Caro diario speriamo di raccontarti presto la prossima avventura.

Ylenia - 4-12-2002 alle 11:40
Oggi nel teatro con gli attori abbiamo giocato abbiamo fatto tante cose. L’attore ci ha insegnato dei giochi. Quando l’attore ha messo la musica mi sono emozionata perché non lo so se è morta o è viva la mia cagnolina. Pochi giorni fa l’hanno messa sotto la macchina, poi mi sono messa a piangere e ho svegliato tutte le persone per i pianti poi mio nonno mi lasciava fuori per non vedere la mia cagnolina stesa dicendo che non c’era nessun veterinario e poi sono andata a casa dicendo che la mia cagnolina sta al veterinario, invece non l’ho vista mai più. Sempre quando c’è qualcuno che mi manca che mi è morto la musica romantica mi fa piangere. Adesso ho la figlia della mia cagnolina e l’ho chiamata con lo stesso nome, Fibi. La proteggerò per la mia Fibi mamma. E non la metteranno più sotto con la mia presenza.

monika ed elvia - 5-12-2002 alle 12:24
G. Deledda

Negli ultimi 3 giorni abbiamo dedicato delle ore del progetto alla libera espressione del nostro corpo insieme a 2 attori di teatro: Micaela e Filippo, ad altri loro collaboratori. Inizialmente ci sentivamo ridicoli a fare strani movimenti e esternando in diversi modi alcuni nostri desideri. Abbiamo agito come se dell'acqua ci attraversasse, poi anche col fuoco, con la terra, con l'aria; in seguito anche come dei colori. Una cosa molto curiosa è stata quella di constatare quanto fosse difficile tenere una intera visione e controllo dello spazio: nonostante fossimo in più di 20 non riuscivamo a coprire un determinato spazio in modo omogeneo... ogni volta c'erano grossi spazi vuoti. E' un'esperienza colma di sentimenti diversi... che tutti dovrebbero provare!

valuccia - 7-12-2002 alle 09:40
ciao.....questa attività mi è piaciuta molto, gli attori erano davvero molto bravi...sono riuscita a conoscere meglio me stessa...e a conoscere anche meglio i miei splendidi compagni...ho provato delle forti sensazioni....che fino ad ora non avevo mai provato.............

Dolcezze - 7-12-2002 alle 09:40
siamo due ragazze del deledda ... i giorni 5 e 6 gli abbiamo trascorsi insieme ai due attori: Filippo e Michaela... abbiamo fatto varie attività che sembravano stupide e da parte nostra un pò lo sono infatti una di noi non ha voluto partecipare perché non riteneva utile ciò. Mentre da parte mia queste attività sono state in parte piacevoli e in parte stupide... piacevoli perché mi facevano provare delle emozioni strane e mi facevano sentire libera... stupide perché non ne vedevo la necessità di fare tutto questo..................................................................... .......................................................

Alan - 7-12-2002 alle 09:40
G.Deledda Ciao siamo 2 ragazze e per 3 giorni abbiamo lavorato con 2 attori di Milano..... e per dir la verità non ci è piaciuto molto! Credevamo che fare teatro significasse imparare una parte e recitarla...ma tutto questo non è successo. In questo progetto dovevamo imparare ad essere liberi e per questo abbiamo espresso le nostre opinioni.

nika - 7-12-2002 alle 09:46
G. Deledda

Diario di bordo I giorni 3, 4, 5/12 sono venuti da Milano due attori di teatro: Filippo e Micaela, e con la collaborazione di alcune ragazze dell'università abbiamo dedicato 6 ore del nostro progetto alla Libera espressione del corpo, mettendo in luce alcuni nostri desideri in maniera diversa: dovevamo pensare di essere se noi fossimo uno dei quattro elementi, quindi prima acqua, poi aria, fuoco e terra. In seguito dovevamo muoverci e camminare occupando un determinato spazio come se fossimo dei colori. Ogniuno di noi naturalmente aveva il suo modo di interpretare un colore. Ho notato anche quanto è difficile occupare uno spazio in modo omogeneo.Ora saluto... alla prossima.

liaci - 7-12-2002 alle 09:59
Giorgio papà mio lunedì a scuola mia Galateo faccio teatro. Solo la mattina, però. Mi alzo, prendo il latte coi biscotti e vengo a scuola. Ho scritto il nome mio al computer e adesso sta scrivendo la professoressa Beatrice che è brava a scrivere. Io mi confondo. A teatro stiamo insieme. Al teatro che abbiamo fatto l'anno scorso a Koreja c'ero io, la professoressa Francesca e poi c'era un altro Antonio e Davide e Gino, e un altro con gli occhiali, e pure papà mio e la mamma mia. A teatro c'era tutto buio e il cuore mio batteva, faceva tu-tu-tu, rumore, sempre sempre. A teatro c'era la Luisa e Paolo nell'aula magna faceva tu-tu-tu sempre sul tamburo e la Luisa ballava vicino a me. Mangiavamo alla mensa e Francesca vicino a me mi faceva mangiare la pasta dura tagliata col coltello perchè a me non mi scende. E' dura. "Mi ccappa". Allo spettacolo che abbiamo fatto l'anno scorso Francesca mi spingeva sulla zattera con le rotelle e girava sempre e poi si fermava. C'ero io e Antonio. Antonio mi spingeva, io cadevo a terra e la prof. Beatrice diceva "Antonio, fermo!" e la Francesca Pantaleo mi diceva "Alzati! in piedi" Non so ancora niente del teatro di quest'anno sempre nell'aula magna. Penso al teatro di lunedì e mercoledì. Sono contento. Al teatro vengo, solo la mattina, però. al pomeriggio no! Al teatro non ci sono compiti. Chiuso il discorso ti abbraccio forte forte tuo simone

ritabortone - 9-12-2002 alle 09:55
Mi è piaciuto molto l'incontro dell'altra sera. Mi è sembrato che si comunicasse per davvero e le vostre riflessioni mi risultavano molto interessanti. Su vostra richiesta, vi ricordo che aspetto i vostri scritti. I temi che ci eravamo dato erano quelli affrontati l'altra sera: livello di soddisfazione/insoddisfazione e relative motivazioni; ambiti di arricchimento personale e professionale; livello di soddisfazione di alunni e genitori e relative motivazioni; apporti del progetto alla problematizzazione sull'integrazione; apporti del progetto alla problematizzazione sulla professione in genere e sulla didattica ordinaria; ambiti di trasferibilità individuati. Questi temi sono solo indicativi. Ogni vostra riflessione su aspetti generali o specifici, anche se non previsti da me, è importantissima, non dal punto di vista burocratico, ma per la nostra comune riflessione professionale e culturale. Vi ricordo che ci siamo posto anche il problema del come vivere il forum. Insomma, dite quello che vi sembra importante in tutta libertà e usate il canale che preferite.

Emanuela - 10-12-2002 alle 11:20
Caro Diario, abbiamo passato 4 giorni con Filippo e Micaela. In questi giorni mi sono divertita moltissimo e vorrei che a Febbraio, quando faremo lo spettacolo, ci fossero anche loro. Anche se siamo stati poco insieme già io e i miei amici sentiamo la loro mancanza. A me sono bastati anche solo 4 giorni per conoscere la loro gioia di vivere e la loro disponibilità verso di noi.

gino santoro - 11-12-2002 alle 09:17
(…) l'idea (e l'attesa) che il teatro sia imparare una parte e recitarla è presente in diversi interventi. Credo, allora, sia giusto spiegare le ragioni che ci hanno indotto a chiedere agli attori di non mostrarci i risultati del loro lavoro, cioè gli spettacoli, ma il percorso, l'allenamento che gli attori utilizzano per raggiungere quei risultati. E' la ragione per la quale abbiamo chiamato 'laboratori' sia gl'incontri con gli studenti che con i docenti. La stessa cosa accadrà anche quando verranno coinvolti i genitori. Lo spettacolo è il risultato di una serie di scelte che lo spettatore non può riconoscere ma soltanto accettare o respingere (mi piace/non mi piace, è bello/ è brutto, m'interessa/non m'interessa...). Lo spettacolo è il corrispettivo della lezione frontale. Con la mia autorità ti garantisco che il quadrato costruito sull'ipotenusa è uguale alla somma dei quadrati costruiti sui due cateti di un triangolo. Non potrai mai sapere quanti e quali tentativi sono stati fatti prima di arrivare a quella formula. Le vere scoperte, le svolte radicali del pensiero sono state sempre favorite da un punto interrogativo apposto a conclusioni che sembravano ovvie e indiscutibili. Se escludiamo la possibilità di ripercorrere gli errori, le soluzioni che sono state messe da parte non impareremo a fare ricerca matematica, filosofica, teatrale, poetica, ma saremo solo delle scimmie ammaestrate. Vi ricordate quella ragazzina che conduceva un programma televisivo seguendo le istruzioni che le dava il regista attraverso una cuffia? I nostri sono "Laboratori di libera espressione" e no di 'espressione controllata, obbligata'. Quello che chiediamo agli attori è allora quello di mostrarci e farci partecipare ai tentativi, agli errori, alle svolte di un percorso mirato a darci nuove conoscenze. La classe è il teatro, la lezione frontale è lo spettacolo, ma allora nel laboratorio la lezione cosa diventa? E' una domanda che apparentemente riguarda solo gli insegnanti, in realtà l'elaborazione di una didattica coerente alla struttura del laboratorio riguarda gli studenti, le famiglie, la società tutta intera. Le risposte le dobbiamo cercare insieme; magari ponendoci altre domande.

andri - 11-12-2002 alle 10:31
Lunedì 9 dicembre: una lezione di matematica un po' particolare speciale allegra bellissima magnifica movimentata grandiosa frizzante energetica magica unica curiosa brillante scoppiettante ..........

Lunedì abbiamo giocato con la matematica. Ovvero con i numeri. Come prima cosa abbiamo formato tre gruppi, il primo era formato da nove alunni maschi. Il secondo era composto da nove alunne femmine e il terzo era composto da nove alunni, maschi e femmine. Abbiamo iniziato questo gioco facendo delle operazioni, così, con addizioni, sottrazioni e moltiplicazioni abbiamo capito quanti eravamo. Poi, io insieme ad altri cinque compagni siamo usciti dai nostri "cerchi" e abbiamo formato un altro cerchio composto da sei ragazzi. Infine abbiamo stabilito (o meglio messo a punto) una regola: si può operare solo con oggetti di natura uguale, in questo caso abbiamo operato noi con il nostro corpo. Per me la matematica del cerchio è assolutamente diversa da quella dei banchi; è più divertente! E non solo! Per me è anche più facile ragionare, gli esempi erano più chiari, e soprattutto li abbiamo fatti noi con il nostro corpo. Per me la vera regola è quella di imparare giocando e divertendosi.

luc - 7-1-2003 alle 19:46
Cara Beatrice, in occasione della festa tenutasi a scuola prima delle vacanze, ho avuto modo di apprezzare il lavoro svolto da voi insegnanti e dai ragazzi. L'atmosfera gioiosa, i commenti e per ultimo le foto viste al computer, grazie al prof. di matematica, mi hanno fatto vivere la vostra stessa emozione e mi è stata data l'opportunità di vedere concretizzati i vivaci racconti di Gianluca che giorno per giorno in famiglia ci riferiva. Auguro a voi insegnanti ed al mio Gianluca una costruttiva continuazione sempre più ricca di esperienze. La mamma di Gianluca.

bea - 2-2-2003 alle 11:05
Damiano mi ha chiesto di frequentare il laboratorio teatrale pomeridiano che avvieremo a breve all'interno del nostro progetto, anche se non è più un nostro alunno e frequenta l'istituto alberghiero. Questa è la richiesta che lui rivolge alla preside Bortone: "Il teatro è bello. Voglio tornare al teatro nostro. Al teatro con Francesca e Beatrice. Al teatro che facevo alla scuola Galateo. Pure la mamma mia vuole tornare. E anche Fabrizio. Forse. Posso venire al laboratorio?” ciao!!!

ritabortone - 11-2-2003 alle 21:52
Damiano, certo che puoi! e anche la tua mamma, se lo gradisce. Certo, devi chiedere a Beatrice se c'è ancora posto! ma io penso che lo si possa trovare. bentornato al nostro teatro.

rosa - 13-2-2003 alle 12:32
(...) I laboratori procedono con intensi rumori, gli stimoli che questa situazione propone sono tali che l'unico problema è non poterli elaborare tutti. Il tempo per noi della scuola superiore è il più forte nemico, nella distanza da una esperienza all'altra si perdono umori sensazioni immagini faticosamente create. In quello che si perde torna la conferma dell'importanza della destrutturazione del tempo e dello spazio aula, che a noi è toccato solo per tre ore settimanali. Torna la percezione della necessità di un tempo più lungo per costruire/ricostruire la relazione alunno/ docente/ e tra i docenti, relazioni che per significare fino in fondo hanno per noi bisogno di molta pratica comune ed esercizio nel tempo.

lavinia - 14-2-2003 alle 10:24
Sono già trascorsi cinque mesi di scuola!!! Il tempo è passato in fretta; siamo stati benissimo. Abbiamo studiato, ma ci siamo divertiti anche moltissimo. In questo periodo poi abbiamo iniziato nuove attività... TEATRO

a me piace molto il teatro è bello partecipare a queste cose così particolari ho provato molta felicità nei momenti quando andavamo nel teatro io vorrei che il teatro lo facessimo tutti i giorni...

marco - 14-2-2003 alle 10:34
Tutto ha avuto inizio con un brainstorming sul gioco dove abbiamo parlato di giochi antichi e moderni, di stati d'animo e sentimenti, oggetti di gioco, sport, attività di tempo libero, e soprattutto "luoghi dove giocare". E' sorto un problema: a scuola si può giocare? che cosa ne pensano gli alunni, gli insegnanti, ed i dirigenti? e gino che cosa ne pensa?

ando - 14-2-2003 alle 10:45
per risolvere il problema, una mattina, divisi in gruppetti, siamo andati alla ricerca nella nostra scuola di un luogo in cui giocare. Il TEATRINO ci è sembrato proprio adatto. il giorno successivo siamo andati nel teatrino con Antonio e Beatrice, due ospiti molto "speciali". Con Antonio e Beatrice abbiamo giocato: Antonio comandava il gioco e noi facevamo quello che faceva lui.....

paolo - 14-2-2003 alle 11:00
...con la maestra Giovanna nel teatrino abbiamo fatto "finta" di...rinchiuderci in una scatola, di essere il sole, di essere piccoli piccoli e grandi grandi e poi abbiamo giocato al gioco di Michael, facendo finta di essere dei bruchi che scendevano i gradini...

mariachiara - 14-2-2003 alle 11:10
...sempre nel teatrino abbiamo immaginato di gonfiare lo spazio intorno e farlo diventare un enorme pallone, che però Michael ha scoppiato... nello spazio libero abbiamo camminato e saltellato sul "ritmo di una conta". Con il corpo abbiamo disegnato righe, linee e anche una chiocciola. Le stesse forme sono state riprodotte su un foglio con le parole della conta . Ricordiamo ancora tanti disegni, foto, scrittura al forum e l'intervista ad un architetto nonno di Lorenzo V., proprio sui luoghi per giocare. l' esperienza continua...

Lucy - 14-2-2003 alle 11:22
Sono direttamente coinvolta nel progetto e sono contenta di aver capito "finalmente" come fare ad intervenire, io e particolarmente i miei alunni, al forum … abbiamo tante cose da dire e raccontare. (…)

sara - 18-2-2003 alle 11:59

Sono una bimba della 3E e vorrei concludere il progetto teatro invitando tutti i bambini della mia scuola ed i parenti che vogliono capire di più sul teatro fatto da noi. A loro vorrei raccontare un po dei nostri giochi e del nostro progetto e farglieli vedere. Mi piacerebbe fosse una grande festa!!!!

sara, federica e giuliana - 18-2-2003 alle 11:59
A me piacerebbe concludere il progetto invitando tante persone, come ha detto Laura per raccontare "come ci siamo sentite" in tutto il periodo del progetto teatro. Io sono Federica. Sarebbe bello rappresentare i giochi, le filastrocche a tutti i bambini di questa scuola e invitare a questa festa Beatrice, Filippo, Michaela e Antonio. Un bel modo di salutarci alla fine dell'anno scolastico. Ad Antonio vieni a vedere come sappiamo giocare insieme!!! E perché non rappresentare i giochi in una piazzetta del centro storico di questa città? Sono l'insegnante Giuliana

ritabortone - 18-2-2003 alle 22:32
anche a me piace l'idea di trovare uno spazio grande dove fare una festa per far raccontare quello che ciascuno di voi ha trovato bello in questa esperienza. chi sa se ce la facciamo

ossyden - 19-2-2003 alle 14:51
Addirittura l'informatica nel teatro!!!Non che la cosa non mi faccia piacere ma quando ne ho sentito parlare sono rimasta un pò turbata...Sarà colpa della mia ignoranza!!!!Si ammetto di essere ignorante in alcune cose,ed è per questo che sono pronta a carpire i segreti più nascosti!!!!

bea - 1-3-2003 alle 21:44
Si discuteva, qualche giorno fa, tra insegnanti, di "integrazione" di ragazzi disabili nella scuola, del ruolo (e del destino) dell' insegnante di sostegno, di obiettivi (possibili) da raggiungere, di strategie educative (speciali?)... sembrava che ciascuno avesse la risposta pronta, la ricetta giusta. Sono tornata a casa: che cosa mi stava succedendo? perché quel 'magone'? A 25 anni dall'entrata in vigore della L.517 ancora tanta confusione e (forse) approssimazione!!! Il giorno dopo, a scuola, ho chiesto "consiglio" ad Antonio. Gli ho chiesto: "Ma tu, dall'insegnante, che cosa vuoi?" E il "consiglio" è arrivato. Con fatica. I pensieri e le parole sembrava che facessero fatica ad uscire. Ogni tanto Antonio si alzava di scatto dalla sedia, si distendeva sul tavolo, rideva, tornava a sedersi e poi a rialzarsi, a dare un calcio alla sedia, a correre per la stanza, e di nuovo a sedersi...

Dall'insegnante io voglio... che mi vuole bene, che mi pensa quando sto ammalato che fa la brava ( ma lei è già brava) che non gridi che non mi sgridi. Neanche i miei compagni che non metta le note che mi metta buono o distinto invece di sufficiente che a me non piace che mi promuove alla fine dell'anno che la professoressa mi insegna a parlare in inglese, come i miei compagni che mi insegni a crescere un po', perché Cristian e la Lucrezia non pensano che io sia grande e possa crescere di più. A me questo mi da fastidio che non mi prenda in giro come fa Maicol che dice che sono brutto Voglio che mi apprezzi di più. Secondo me la Lori non mi apprezza, perché a volte mi prende in giro, a volte no. Voglio che la professoressa non mi dica: "Mo' ti mando fuori dalla classe, in corridoio, se parli in continuazione" che mi insegni a scrivere, un po'. Per crescere che abbia fiducia in me che non faccia domande sceme Voglio che la professoressa diventa una professoressa VERA non una professoressa di SOSTEGNO. Una professoressa diventa vera quando AVRA' CAPITO.

Le professoresse a volte danno i compiti troppo difficili. Alla fine i ragazzi sono troppo stanchi. I professori dovrebbero fare cose nuove, non sempre gli stessi compiti. Perché poi i ragazzi si scocciano. Io li capisco. Non è detto che loro non sappiano.

gino santoro - 8-3-2003 alle 09:42
Caro Marco, Mi hai chiesto se a scuola si può giocare. Ti rispondo: se la scuola è un luogo dove non si può giocare, allora non è una scuola. La distinzione fra giocare e fare scuola è uno crimini più vergognosi che gl'imbecilli e gli ignoranti hanno perpetrato (e continuano a perpetrare, purtroppo) nei confronti dei bambini e dei giovani. Per problemi di spazio sono obbligato a sintetizzare, ma sono sicuro che questo è un bel tema per riflettere. Mi limito perciò a suggerire alcuni spunti. Intanto non sarebbe male se tutti gl'insegnanti leggessero con attenzione il testo di Vygotskij, “Immaginazione e creatività nell'età infantile”. In secondo luogo non dobbiamo dimenticare che il gioco è quell'insieme di attività che si svolge attraverso regole definite. Le "regole del gioco", appunto. Ogni processo di conoscenza si sviluppa fra il noto e l'ignoto, il previsto e l'imprevisto, il reale e l'immaginario. Il gioco 'vero' è un'altalena fra queste zone: prendiamo frammenti di mondo 'reale' e li trasportiamo, per farli 'fiorire', verso l'immaginario. Cogliamo semi d'immaginario e li piantiamo, per far sbocciare le piantine della conoscenza nel terreno del reale. La scuola è (o dovrebbe essere) il luogo privilegiato per salire su quest'altalena. Che cosa c'è di più divertente di questo serissimo gioco? Ora tu mi dirai: non ci sono i giochi pericolosi? Si, sono quelli che restringono lo spazio tra la morte e la vita. Ti segnalo il più brutto, secondo me: il gioco di Ares, la guerra. E' un gioco terribile che puoi trovare descritto in opere di tutti i tempi e di tutte le latitudini. Più difficile, complicato e perciò più affascinante il contro gioco: guerra alla guerra. Il primo si svolge nei quartier generali, sui campi di battaglia, nei laboratori dove si progettano e costruiscono armi sempre più sofisticate e devastanti. Il secondo si svolge negli uffici, nelle piazze, nelle scuole dove si possono progettare e sottoscrivere documenti, accordi, diplomi. E' il gioco della diplomazia, appunto. Viviamo tempi in cui dovremmo impegnarci in tanti in questo contro gioco. Proprio in tanti.