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Autore: Oggetto: DAMS_incontroGenius_Loci del 18.03.05
carlo
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[*] Inviato il 18-3-2005 at 12:18
DAMS_incontroGenius_Loci del 18.03.05


DAMS_incontroGenius_Loci del 18.03.05

arnesano, dams-salento 18.03.05, h.10.15

tanto per non perdere la strada di casa...
come pollicino
eccoci a disseminare
le tracce dei percorsi salentini x una riflessione su
il teatro tra memoria e progetto

ma non solo,
lo sguardo s'allarga a tutta la Puglia
grazie al libro "Attraverso il teatro. Cronache del CUT Bari negli anni dell''innovazione" (quella teatrale negli anni 70)
che vede tra i protagonisti Egidio Pani,
critico teatrale d'ampio respiro.

Cos'e' un ampio respiro?
e',ad esempio, cercare nel teatro non solo oggetti di rappresentazione
ma opportunita' evolutive di partecipazione...

ecco forse e' proprio qui uno dei nodi

uno di quelli e' quello appena evocato da Gino Santoro
nel momento in cui ha descritto le gesta sperimentali (anni 70!!!)
messe in gioco con Quartucci
dove l'uso dei linguaggi audiovisivi si rivelava come
inedita condizione di spiazzamento dello sguardo sociale...
quando andare in "televisione" era ancora meraviglioso, o perlomeno stupefacente.

si, come Carmelo Bene...( al mio fianco ho la sorella, sua vestale...)

lo ricordo in TV: nel suo "morire in versi" evocando Majakovskij
uno dei primi grandi "trompe l'oeil" (rotture dello sguardo) televisivi in Italia

Egidio, penna di punta della Puglia migliore
quella del laboratorio culturale del pensiero meridiano

non e' solo un complimento:
lo conosco da 25 anni almeno
e i suoi articoli (non solo teatrali) hanno
lasciato il segno

e si, sentendolo parlare
si fa evidente un dato: la sua riflessione penetra le informazioni raccolte...
come quelle ascoltate in una conferenza...
e le rilancia con una tensione etica che sa farsi politica

e mi fa pensare:
le trasformazioni o le agisci o le subisci
oggi c'e' questo pericolo

parla della polis, l'origine dela politica, appunto
che non e' solo l'invenzione dei greci di 4000 anni fa
ma la necessita' di ricomporre il tessuto sociale in un'era centrifugata
dalla mediazione elettronica

una mediazione che rischia di diventare una frattura,
uno iato, una separazione tra noi e le cose, tra noi e e gli altri...

ed e' x questo che parla di memoria
che non puo' essere pero', sia chiaro,
solo ricordo e documentazione
vanno inventati i modi, le procedure, i linguaggi ( e le tecnologie)
x tradurre la memoria in nuova azione

si, l'identita'
da avviare insieme
perche' possa essere condivisa
come un grande albero
di quelli che fanno ombra
che ristorano
e sui quali e' possibile salire, magari
...per vedere un po' + lontano

ok, partiamo dai fondi
sono come le fondamenta,
su queste si poggiano gli edifici
anche quelli epistemologici come un istituto di ricerca universitaria


ed e' la memoria del CUT che gia' nel '64,
negli stessi anni in cui Strehler a Milano spopolava con le sue Opere da Tre Soldi,
metteva in scena
"L'eccezione e la regola" di Brecht,
operina didattica capace di risvegliare le coscienze + assopite
un'emblematica lezione di teatro militante

era la militanza delle forti passioni
ed ecco che Acquaviva evoca Artaud e poi a ruota il Living Theatre
dirompenete sull'onda della prima rivoluzione sessuale
quella della liberazione del corpo
oltre a quella degli spazi da occupare per renderli di conseguenza liberati

do you remember 68?

A mosca a mosca a mosca?
niente Cechov ne' Breznev...

il CUT dopo le gesta teatrali d'innovazione
politica oltre che teatrale
s'interroga oggi sull'archivio...

il vero interrogativo e' come fare di questa parola debole
un concetto forte
grazie al quale la memoria si traduca in azione futura
e Acquaviva pronuincia una delle parole forti:
osservatorio.
ovvero
Analisi del passato e del presente x generare linguaggi del futuro

il mistero del ministero
quello dello spettacolo
Carmelo, citato dalla sorella Maria Luisa,
parlava dello spettacolo del ministero
uno dei tanti buchi neri del sistema-italia
quanti soldi buttati al vento?
e quante sottovalutazioni d'energie creative strepitose

ma Carmelo s'esilio' da questa ordinarieta'


10 miliardi al Dams! Invece che alla Scala!
di euro?

al di la' delle battute ironiche

vediamo un po' di che si tratta
quando si parla della Rete delle Culture e delle Citta'



nel Bene e nel Male

certo, vale anche x internet

parliamo di sfide:
dall'uso della parola

altro che Parchi Letterari
(come quelli che il Grinzane Cavour vorrebbe esportare con logiche colonialiste da piemontesi tecnocrati della cultura)

Carmelo Bene puo' rappresentare una chiave x aprire il Salento delle alterita'?
la sua transe puo' connettere l'estasi del santo giuseppe da copertino
con le pratiche contadine del tarantismo?


lo so
e' una forzatura...

rimane ancora aperto il mio dubbio sulla contraddizione tra la verticalita' del genio
e l'orizzontalita' della comunicazione reale, partecipativa ed empatica

ma...

e se Genius Loci,il master teso ad ottimizzare la potenzialita' culturale del Salento,
si misurasse con queste linee progettuali?

comprese quelle di espandere la ricerca archeologica in progetti di comunicazione avanzata
sia nella visualizzazione di cio' che altrimenti e' invisibile (siti non aperti al pubblico)
e cio' che e' difficile rilevare e decodificare

o quelle che riguardano la mia idea di Performing Media
ovvero l'interazione
tra azione culturale, comunicazione ipermediale e marketing del territorio

e non scattate se leggete la parola marketing:
sono anch'io, ovviamente, contro la spregiudicata commercializzazione delle cose
e del territorio, ma credo che sia decisivo trovare le forme per tradurre in economia lo Spettacolo del Territorio.
Cose' lo Spettacolo del Territorio?
E' la sua qualita' comunicata, tradotta in un'informazione che metta in forma le azioni pubbliche...
Rilanciare il concetto di memoria popolare ad esempio, creando ambienti multimediali ad alto tesso emozionale dove si possa ricostruire la geografia umana di un territorio
attraverso la mappatura delle risorse espresse dall'oralita':
raccontare storie, suonarle, visualizzarle
e renderle interattive, si interattive, ma non solo perche' si clicchi qui e li'
ma perche' ci sia un progetto culturale che sappia contemplare la tua interattivita'
come in un percorso sensoriale


http://www.teatron.org/forum

>>>la rete degli sguardi






giusto
siamo fatti della stessa sostanza dei sogni,
dopo Shakespeare
Enzo Toma rilancia la verita' che sta alla radice del perche' stiamo qui

ma oltre le belle parole
i sogni sono energia pericolosa
primo perche' sfugge alle logiche del potere
quello + stupido
quello di quelli che vogliono difendere la loro pochezza


usiamo quell'energia x tradurla in azioni molto semplici
e precise
il teatro e' li
ma non solo
io metto accanto al teatro
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global-local
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[*] Inviato il 19-3-2005 at 00:21
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i temi dei sogni, del tempo e della rete
esplorati adesso dopo una conferenza
spettacolo sul mito di prometeo aprono
prospettive di discussione molto interessanti,
a cui sicuramente troveremo il modo
di approfondirle in questo spazio...
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Eliana Manca
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[*] Inviato il 18-4-2005 at 16:24
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1. Esiliati

“Carmelo Bene puo' rappresentare una chiave per aprire il Salento delle alterità?”
Carlo Infante

Credo che Carmelo Bene possa davvero essere un simbolo delle alterità, simbolo di tutti quegli esiliati che come lui hanno dovuto andare altrove per poter esprimere le proprie idee artistiche.
Attualmente gli esiliati si trovano ai confini dell’editoria ufficiale, ai confini dei teatri stabili, ai confini delle sale cinematografiche, in una parola FUORI DALLA SCENA. E se negli anni ’60 ci fu la Roma dei teatri off e dei teatri-garage ad accogliere le sperimentazioni di Carmelo, oggi ci sarebbero solo situazioni marginali e da emarginati ad attenderlo, qui e altrove, sia chiaro.

Siamo in un’epoca in cui, non solo ogni passante può trasformarsi in comparsa cinematografica, come aveva profetizzato Benjamin, ma in cui ogni passante (a condizione che non abbia niente da dire) può monopolizzare qualsiasi spazio, diventando non comparsa ma protagonista del nulla e del niente.
Così, in questo surplus d’informazioni, in questi riflettori perennemente accesi su chicchessia, non può che avere luogo un’enorme inflazione che comprende qualsiasi campo, dall’editoria al teatro e che relega dietro le quinte dell’oblio qualunque seria ricerca o serio ricercatore degno di nota.
C’è poi un altro problema, non meno grave, quello che vede gli odierni intellettuali chiusi ermeticamente nella loro torre d’avorio, occupati soltanto a mandare avanti il famoso personale orticello. E il cerchio si chiude nuovamente, senza alcuna possibilità di vedere il nuovo, di dare spazio, di respirare.
Negli anni ’60, in quella platea fatta di banchi di scuola usati che era il teatro garage di Carmelo, si potevano vedere Pasolini, Moravia, Penna, Flaiano.
Oggi c’è questa illusione di democrazia (una sorta di hommelette di quella greca) dove è vero, chiunque può parlare e far giungere in un secondo i propri progetti e la propria voce ovunque, ma nessuno ascolta, è pronto al dialogo, al confronto, e soprattutto è pronto a riconoscere la novità che può spazzare via il resto. Vuoi per il suddetto surplus e i suddetti orticelli, vuoi anche per un disinteresse generale, malcelato dalla scusa dei profitti commerciali e orientato al vezzeggiamento della mediocrità che se non altro non arreca disturbo ai più.

Il Salento, il Sud del Sud dei Santi direbbe Carmelo, lo vedo come possibile simbolo di questa condizione di ESILIO che accomuna sia i potenziali nuovi artisti (ma pure i vecchi) senza possibilità alcuna di trovare un luogo e/o un non-luogo, sia quel pubblico (che pure esiste ma di cui nessuno se ne occupa) che entrando in una libreria, in un teatro, in un cinema si chiede dove siano e se ci siano nuovi artisti.
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