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€manuela
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Kevin Kelly ha osservato che più gli esseri viventi diventano artificiali, più i processi tecnologici si avvicinano alla vita. Interfacce e input
informatici, organi di trattazione di dati (immagini, suoni, movimenti), dispositivi ipertestuali e di rilevazione, attivano infatti sistemi di
stimolo-risposta che modificano tanto la fisionomia dello spazio sociale che i comportamenti dell’uomo.
Kevin Kelly, tra i guru di Internet e delle nuove tecnologie, è certamente uno dei pensatori più originali, uno di quelli che non si uniscono al coro
per paura di stonare, dicendo cose risapute
Per anni caporedattore di "Wired", la più nota e prestigiosa rivista di tecnologia, oggi è direttore generale di questa storica testata che ha
raccontato al mondo - fino a qualche tempo fa ancora incredulo - come i ragazzi della Silicon Valley avevano messo in moto una vera rivoluzione che,
partendo dai computer, ha cambiato la nostra cultura e la nostra economia. <>.
Autore di uno dei testi sacri della nuova frontiera elettronica "Out of Control", ha sempre precorso i tempi. Quando nel 1996 realizzò la versione
online del suo libro, ad esempio, l'indirizzo del sito era http://www.absolutvodka.com. <>.
È la via del Santo, che mette tutto in discussione, l'uomo le cui domande mettono in discussione loro stesse. Kelly non ha mai fatto parlare di sé, le
cronache mondane non se ne sono mai occupate e il suo conto in banca non ha tutti gli zeri ai quali ci hanno abituati i magnati dell'informatica.
Anzi, il suo rapporto con i computer si è andato incrinando. <>. Secondo
lui la rivoluzione in corso è quella della comunicazione, non della capacità di calcolo. E questo perché la comunicazione è alla base della nostra
cultura, del nostro modo di essere.
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carlo
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Risposte: 2024
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Quota: | Originariamente scritto da €manuela
Kevin Kelly ha osservato che più gli esseri viventi diventano artificiali, più i processi tecnologici si avvicinano alla vita. Interfacce e input
informatici, organi di trattazione di dati (immagini, suoni, movimenti), dispositivi ipertestuali e di rilevazione, attivano infatti sistemi di
stimolo-risposta che modificano tanto la fisionomia dello spazio sociale che i comportamenti dell’uomo.
Kevin Kelly, tra i guru di Internet e delle nuove tecnologie, è certamente uno dei pensatori più originali, uno di quelli che non si uniscono al coro
per paura di stonare, dicendo cose risapute
Per anni caporedattore di "Wired", la più nota e prestigiosa rivista di tecnologia, oggi è direttore generale di questa storica testata che ha
raccontato al mondo - fino a qualche tempo fa ancora incredulo - come i ragazzi della Silicon Valley avevano messo in moto una vera rivoluzione che,
partendo dai computer, ha cambiato la nostra cultura e la nostra economia. <>.
Autore di uno dei testi sacri della nuova frontiera elettronica "Out of Control", ha sempre precorso i tempi. Quando nel 1996 realizzò la versione
online del suo libro, ad esempio, l'indirizzo del sito era http://www.absolutvodka.com. <>.
È la via del Santo, che mette tutto in discussione, l'uomo le cui domande mettono in discussione loro stesse. Kelly non ha mai fatto parlare di sé, le
cronache mondane non se ne sono mai occupate e il suo conto in banca non ha tutti gli zeri ai quali ci hanno abituati i magnati dell'informatica.
Anzi, il suo rapporto con i computer si è andato incrinando. <>. Secondo
lui la rivoluzione in corso è quella della comunicazione, non della capacità di calcolo. E questo perché la comunicazione è alla base della nostra
cultura, del nostro modo di essere.
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ottima riflessione
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(vale x tutti!)
e portali all'esame
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€manuela
Junior Member
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I professori virtuali insegnano meglio
La prossima grande rivoluzione legata alle nuove tecnologie potrebbe verificarsi nel mondo dell’educazione!
Da un articolo di Salvatore Romagnolo
In tutto il mondo équipes di ricercatori stanno creando nuovi strumenti pedagogici associando intelligenza artificiale, informatica, multimedialità e
Internet destinati ad assistere gli insegnanti o, addirittura, a rimpiazzarli in certi compiti. Oltre ad adattare ai computer le discipline insegnate,
le ricerche stanno affrontando un’altra sfida: costruire tra il computer e l'allievo una relazione che si avvicini il più possibile al rapporto umano.
La soluzione che sembra imporsi è quella che fa ricorso a personaggi virtuali, veri e propri assistenti pedagogici sempre più evoluti in grado di
aiutare gli allievi nell'apprendimento. Purtroppo, lo scarto tra Usa ed Europa non è a favore del Vecchio Continente e la maggior parte delle ricerche
vengono svolte oltre Atlantico.
Lisa Ann Scott e Frederick Reif hanno ottenuto in questo campo significativi risultati. Questi ricercatori del Centro per l'innovazione
nell'apprendimento dell'università Carnegie-Mellon, a Pittsburgh (Pennsylvania), hanno testato l'efficacia degli assistenti personali d'insegnamento
(Personal Assistants for Learning, o PAL) sull'applicazione delle leggi di Newton. I corsi dispensati dai PAL si sono rivelati più efficaci delle
lezioni private impartite dai migliori professori. Così, la quasi totalità degli allievi che li ha utilizzati ha passato i test finali, mentre circa
la metà degli studenti di livello e motivazioni equivalenti, ma che hanno seguito un corso classico, non è riuscito a superarli.
L'aumento di efficacia dell'apprendimento si può anche ottenere attraverso il miglioramento dei metodi di ricerca dell'informazione. Julita Vassileva
e l'équipe del dipartimento di scienze informatiche dell'università canadese del Saskatchewan, hanno immaginato una comunità di creature virtuali che
si scambiano informazioni a favore dei loro proprietari, gli studenti di un campus universitario. Ad ognuno di essi viene assegnato un agente del
progetto, battezzato I-Help; all'interno di questa società ibrida le creature virtuali partono alla ricerca di informazioni nei data base
dell'università, ma anche presso gli altri studenti. Si stabilisce un sistema di baratti che porta alla comparsa di un'economia di mercato nella quale
bisogna avere qualcosa da offrire se si vuole beneficiare delle risorse disponibili. Una sorta di Napster al servizio dell’insegnamento a distanza.
Lewis Johnson, direttore del Centro ricerche avanzate in tecniche educative (Carte) all'università della California del Sud (USC), nutre una grande
fiducia sulle possibilità di successo di queste ricerche. Con il suo gruppo ha creato Steve e Adele, due nuovi insegnanti virtuali. Il primo utilizza
un’interfaccia tridimensionale e viene impiegato per formare i futuri tecnici di sala macchine sulle navi della marina americana. La seconda, Adele
(Agent for Distance Learning), ha iniziato la sua carriera di insegnante in medicina occupandosi, in particolare, della formazione dei futuri medici
dei servizi di pronto intervento. Dallo schermo del computer, anche lei in camice bianco, sorveglia lo svolgersi dell'operazione e interviene in caso
di errore o per rispondere a dei quesiti. Attualmente Adele si occupa dell'istruzione delle infermiere ma anche di quella del pubblico che cerca
d'informarsi su certe malattie.
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Nerè
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Nuove Forme...
" Tutti i Media sono metafore attive in quanto hanno il potere di tradurre l'esperienza in nuove forme! " McLuhan
Dilatare l'immaginario, il ventaglio delle possibilità...in altri spazi, in altri tempi e in altri modi..
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Nerè
Junior Member
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Prima, ho letto della performer francese Orlan... artista che recita poesie durante il più moderno dei riti di sangue, quello della chirurgia
plastica, compiuto sul proprio corpo.
Riecheggia nella mente Laurie Anderson, esponente della Performance Art. Nelle opere, principalmente nelle presentazioni multimediali riesce a
coniugare perfettamente arte, poesia, elettronica e musica....
Si colloca in una dimensione estetica Dal Vivo, opera di Laurie Anderson del 1998 in collaborazione con le carceri di San Vittore a Milano. Anderson
propone al pubblico l'immagine video,dunque immateriale,del proprio corpo, sovrapposta a quella del corpo di un carcerato che, virtualmente, può in
tal modo evadere dalle mura del carcere e parlare alla società.
Ho trovato un'intervista a Laurie Anderson su http://www.mediamente.rai.it
http://www.ondarock.it/anderson
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Sax84
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Salve a tutti ! Mi sono appena registrato....volevo fare un saluto particolare a Silvia Ale M.Grazia e Moreno...ciao a presto
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Onerom
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Era tecnologica
Nell’era delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione diventiamo sempre più "persone elettroniche" e forse non mettiamo a fuoco con
sufficiente lucidità e chiarezza i problemi etico-filosofici che questa trasformazione antropologica comporta. Infatti, la rivoluzione multimediale,
in tutte le sue ramificazioni, sta producendo un mutamento epocale che va ben oltre la novità dei diversi strumenti di comunicazione (televisione,
computer, Internet, ecc.): essa è portatrice di una "Weltanschauung", di una filosofia, che genera un nuovo tipo di uomo e di società. La capacità di
pervenire alla comprensione della rivoluzione antropologica che sta cambiando la natura dell’uomo attraverso il "tele-vedere" e il "video-vivere", che
"sta trasformando l’homo sapiens prodotto dalla cultura scritta in un homo videns nel quale la parola è spodestata dall’immagine". Per cui tutto
diventa visualizzato e virtuale. La capacità di capire "che ci troviamo di fronte ad una svolta epocale nella storia della civiltà. Qualcosa di simile
avvenne con la diffusione della scrittura nell’età neolitica e, agli albori dell’età moderna, con l’invenzione della stampa . Questi cambiamenti
epocali, che ci fanno uscire dall’era della "Galassia Gutenberg".
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Nerè
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Salve Prof, volevo chiederle se le interazioni sociali, sempre più svincolate dalle "fattispecie concrete", possano condurre l'uomo dall'essere
presente, all'essere tele-presente al mondo...
In questa possibile evenienza, mi domando: se un giorno ci fosse un Blackout?!
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carlo
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Risposte: 2024
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bella effervescenza
Quota: | Originariamente scritto da Nerè
Salve Prof, volevo chiederle se le interazioni sociali, sempre più svincolate dalle "fattispecie concrete", possano condurre l'uomo dall'essere
presente, all'essere tele-presente al mondo...
In questa possibile evenienza, mi domando: se un giorno ci fosse un Blackout?! |
mi piace questa bella effervescenza nel forum
vedo citare Kevin Kelly e le performance radicali ( e narcisistiche) di Orlan
avrei molto da dire
ma lo farò nel forum del nuovo corso
in questo concentratevi sull'esame (stampate i vostri interventi... mi serviranno nella valutazione...voglio ad esempio vedere se qualcuno era già
intervenuto a suo tempo...)
ti risponderò nel forum nuovo
ci conto
c'è bisogno di lanciarlo
ma lunedì attivo il laboratorio presso il Museo castromediano
e si va tutti lì
insieme
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Ale e Silvia
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cyborg art
Al centro delle riflessioni estetiche che prendono corpo dal 1980 al 200, troviamo l’ essere umano nelle sue varie relazioni col sociale; attraverso
l’utilizzazione dei più svariati generi(video, performance, asserzioni linguistiche ecc.) permette agli artisti di esplorare e sperimentare una
revisione critica e un ampliamento del concetto di “identità di genere”. Nozioni quali “individuo” e “soggettività” cominciano a estendersi oltre il
tradizionale genere femminile e maschile, e a muoversi comunque attorno all’ invenzione di un genere misto, tra umano e tecnologico, di un corpo
ibrido in cui natura e artificio sono programmaticamente confusi.
Emblema di questa nuova visione e riappropriazione del corpo è il MANIFESTO CYBORG (1991) di DONNA HARAWAY, in cui si definisce il corpo né meccanico
nè fisico, né testuale né organico ma, appunto, Cyborg (dall’ unione di Cybernetics e Organism): un nuovo organismo di tipo cibernetico il quale
indica il miscuglio di vivente e tecnologico che caratterizza il corpo modificato da innesti di hardware, protesi e altri impianti.Cyborg rappresenta
dunque la nuova frontiera della soggettività che riassume e oltrepassa tutte le distinzioni tradizionali (femminile/ maschile, umano/ animale,
macchina/essere vivente).
E’ un “io narrante ” digitale decorporeizzato , un’ emittente invisibile e irraggiungibile quello visualizzato da Jenny Holzer attraverso l’uso di
display digitali collocati in vari spazi urbani (gallerie,strade, piazze ecc.) su cui scorrono slogan concettual- pop inventati dall’ artista, da lei
chiamati “truismi”, del tipo :.
Tali messaggi mirano a sottolineare l’ alienazione post- moderna dell’ io , la frammentazione e la condizione di adorazione del simulacro in cui siamo
costantemente immersi e da cui dipende gran parte del nostro vivere quotidiano.
Nella linea idealistica di un post platonismo ingegneristico si può inquadrare il lavoro di ORLAN, una performer francese che recita poesie durante
il più moderno dei riti di sangue, quello della chirurgia plastica, compiuto sul proprio corpo. Orlan si sottopone da anni a ripetuti interventi di
chirurgia plastica con lo scopo di “rimodellare” la propria fisionomia secondo canoni di bellezza che in parte riecheggiano quelli rinascimentali e in
parte corrispondono a un nuovo ideale di bellezza cyborg. Le reazioni emotive dello spettatore di fronte al video di Orlan comprendono impulsi
ambivalenti di repulsa e impossibilità di distogliere lo sguardo.
In tutti questi casi siamo,evidentemente, in presenza di una ripresa estremizzata dei principi della body art: se però negli anni 70 gli interventi
sul corpo erano più rudimentali,a fine millennio essi si presentano in tutta la loro raffinatezza tecnologica. Basti pensare all’evoluzione del lavoro
di STELARC, che negli anni 70 appendeva il proprio corpo al soffitto con dei fili di acciaio mentre oggi (come ci ha fatto notare Grazia) applica
protesi, sensori e microchip direttamente sotto pelle, oppure trasmette on-line dati relativi al proprio corpo e al sistema nervoso, realizzando
inedite connessioni uomo- macchina
Vi alleghiamo alcune immagini delle performans di Orlan (da http://www.lattudastudio.it/artisti/orlan/orlan2.htm)
Allegato: copia di orlan3a.htm (5kB)
Questo file è stato scaricato 4146 volte
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Ale e Silvia
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cyborg art
Vi alleghiamo le immagini di alcuni interventi di Orlan
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Ale e Silvia
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cyborg art
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Ale e Silvia
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Arte digitale
L'utilizzo delle tecniche digitali ha permesso la manipolazione delle immagini in un modo non altrimenti concepibile. Ciò che ne viene fuori è
sicuramente nuovo e indubbiamente affascinante.
L'arte digitale è un misto di creatività, empirismo, tecnologia, e fantasia. La cyber art è arte creata ed esistente entro il ciberspazio, un luogo
generato dal computer nel quale gli umani possono penetrare e nel suo interno interagire. In contrasto con ciò che spesso è chiamata "computer art",
la cyber art è caratterizzata dalla sua assenza di fisicità e dalla sua sperimentazione con forme di comunicazione. Piuttosto che essere oggetti
statici, le opere di cyber art possono essere più esattamente chiamate "sistemi di comunicazione creativa". Come i mass media, lo sviluppo dell’arte
occidentale ha seguito un modello di comunicazione gerarchica – un artista crea un’opera, un' espressione individuale, che diffonde significato ad un
pubblico, proprio come un mass media comunica una versione selettiva dello stato del mondo ad una vasta popolazione. In entrambi i casi, la diffusione
di idee è a senso unico. Invece gli artisti che lavorano con i sistemi di telecomunicazione, stanno sperimentando un altro paradigma per la produzione
culturale – quello della pubblica partecipazione nelle attività culturali.
Alla fine degli anni 70 gli artisti iniziarono ad impiegare le reti satellitari e la televisione slow-scan come elementi per sculture di
comunicazione. Questi lavori coinvolsero artisti dispersi geograficamente, collegati in rete o con linee telefoniche per scambiare lavori artistici
come comunicazione o per interagire direttamente in uno spazio elettronico sincrono condiviso. Sebbene le immagini fossero scambiate in alcuni di
questi lavori, l’enfasi artistica fu sulla forma che emerse dalle comunicazioni molti a molti piuttosto che sull’estetica delle immagini individuali.
Una caratteristica essenziale dell’attività telematica è l’interattività esplorata dagli artisti come comunicazione reciproca o collaborativa. A tale
proposito vogliamo segnalare uno dei più conosciuti fra gli eventi dell' arte della telecomunicazione: “HOLE IN SPACE” [Buco nello spazio], un
progetto organizzato nel 1980 da Kit Galloway e Sherrie Rabinowitz (fondatori dell’Electronic Cafè). Per tre sere consecutive, due schermi situati uno
a Los Angeles e l’altro a New York City furono collegati via satellite, riproducendo in tempo reale le immagini provenienti dall’altra costa. I
passanti potevano così ascoltare e vedere, a figura intera, le persone dell’altra città, ma non se stessi. Il risultato era quello di un contatto
virtuale che rendeva la tecnologia trasparente e azzerava, attraverso il tempo reale, la distanza spaziale. […] Il primo giorno fu caratterizzato
dalla scoperta casuale e dalla sperimentazione spontanea delle potenzialità offerte da quella nuova zona di possibilità sociali. Il secondo vide,
attraverso il meccanismo del passaparola, un’affluenza più alta di persone che giungevano sul posto già preparate per l’ esperienza: vi furono
incontri di amanti, riunioni familiari, flirt e scambi di numeri telefonici. Ma anche interazioni visive e performative tra sconosciuti che
abbandonarono l’aspetto acustico (chiunque può parlare per telefono) sfruttando le potenzialità visuali offerte dal nuovo mezzo. Il terzo giorno, la
forte pubblicizzazione mass-mediatica produsse la partecipazione di una folla incontrollabile, in cui ciascuno premeva per gettare uno sguardo o una
voce dall’altra parte e conquistarsi pochi secondi d’interazione. “Hole in space” investigò quello che Kit Galloway chiama “un nuovo modo di essere
nel mondo” – quello che adesso potrebbe anche essere descritto come abitare il ciberspazio, nel quale il ciberspazio è un posto elettronico definito
dalle comunicazioni scambiate fra individui a tutti i capi dei media.
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Ale e Silvia
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link
Abbiamo dimenticato di inserire il link
http://www.ecn.org/wikiartpedia/index.php/cyber_art_the_art_of_comu...
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Onerom
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Arte e/o informatica?
Le arti e l’informatica, materialità dei corpi ed apparente evanescenza di circuiti e connessioni, universi che possono sembrar lontani contribuiscono
invece a definire nuovi articolati orizzonti di confluenza nelle pratiche artistiche contemporanee. Tutta l'informazione digitale per sua stessa
natura è multiforme, come ha giustamente notato Robert Wechsler, in uno dei suoi saggi. Gli 'zero' e gli 'uno' necessari per definire un movimento
sullo schermo o un'immagine, sono gli stessi che servono per modellare un suono o il testo di un documento, grazie a questa sostanziale equivalenza,
resa possibile dalle tecniche di elaborazione tramite computer, differenti forme d'arte possono già essere combinate in maniera nuova e convertite
l'una nell'altra. Nell'epoca che ha già sperimentato i limiti di un approccio lineare e narrativo, assumendo in sé le più svariate ibridazioni dei
generi di spettacolo e di comunicazione in senso lato, appare decisiva, partendo dai propri specifici (ma non solo) la riflessione su come le
tecnologie informatiche trasformano il mondo e le sue rappresentazioni. Studiosi, ricercatori di varie origini, programmatori informatici, registi,
coreografi, danzatori, musicisti, pittori sono per l'occasione coinvolti nell'investigazione su questi temi attraverso interventi teorici e
testimonianze in presa diretta. Movimento ed emozione, creazione e razionalità: la tecnologia elettronica ci ha dato un nuovo modo di vedere, a
conferma di quanto le coordinate d'azione (fisiche e mentali) nello spazio scenico siano complesse, metamorfiche e moltiplicabili.
Per esempio, la compagnia di teatro digitale Troika Ranch ha presentato al “The Duke” di New York l'ultimo suo lavoro, intitolato “Future of Memory”.
Interpretando un mondo surreale di ricordi sfumati, distorti e distrutti, incorpora i marchingegni video interattivi in grado di trasformare le voci e
i volti dei ballerini. Pure i brani musicali vengono eseguiti dagli stessi performer attraverso un'opportuna conversione dei loro movimenti col
celebre “mididancer”, creato per permettere un controllo a distanza di strumenti e campioni musicali attraverso la flessione misurata degli arti.
Alcuni segmenti video sono registrati durante la stessa performance e riproposti ciclicamente al suo interno perdendo man mano i loro connotati
iniziali, come fanno i frammenti di memoria a cui il lavoro è ispirato. Diretta ancora da Mark Coniglio la compagnia continua la sua ricerca
dell'asservimento delle tecnologie all'espressività del movimento scenico e al controllo delle sue componenti sensoriali.
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Onerom
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Arte e/o informatica?
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Onerom
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ABC Experiment
Un altro esempio è l’ABC Experiment:
ABC Experiment è un progetto di teatro digitale iniziato da Helen Varley Jamieson, che cerca di analizzare l'incontro fra il corpo del performer e le
rappresentazioni corporee nel cyberspace, la fusione della scenografia con lo schermo e lo stravolgimento del tradizionale concetto di teatro,
attraverso le evoluzioni del linguaggio, dei significati, delle performance e della tecnologia. ABC Experiment, dove ABC sta per 'Avatar Body
Collision', s'interessa soprattutto agli eventi teatrali che hanno luogo nella rete, usando Internet come mezzo creativo. Il tutto si traduce in una
mailing list, una raccolta di immagini, idee, teorie e possibilità che si concretizzeranno nel corso di quest'anno in uno spettacolo in cui l'avatar e
il corpo collideranno mettendo in pratica i risultati del confronto collettivo, riunendo le tecnologie digitali disegnano nuovi territori, nuovi
mondi. E oggi molte strategie creative e coreografiche cominciano ad avventurarsi in questi territori.
L'interattività é forse la più importante delle possibilità che tali tecnologie mettono a disposizione della del teatro. Costruire una rete di
connessioni, rendere lo spazio sensibile: il corpo del danzatore e dell’attore è al centro di un universo di relazioni, con le altre arti, e con gli
spettatori: il gesto della danza e della recitazione trovano un nuovo universo di risonanze: il movimento assume una nuova sensibilità.
Per questo, non intendiamo l'interattività come una semplice connessione meccanica, un automatismo azione/reazione, ma come la ricerca di una qualità
sensibile, sensuale ed emozionale del movimento.Il gesto della danza diventa un vettore di esplorazione di nuove dimensioni dello spazio, non di uno
spazio virtuale vuoto e inquietante, ma di uno spazio ricettivo, abitato la danza trova grazie all'interattività, una nuova modalità dialogica.
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Ale e Silvia
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corpo come media
Partendo da un concetto di performance, la scena diventa interattiva attraverso mezzi tecnologicamente avanzati. Protagonista della scena è il corpo
esibito, modificato e robotizzato. Il corpo risulta essere causa ed effetto, interagendo completamente con l'ambiente e diventando esso stesso scena.
L'artista si serve del proprio corpo come mezzo espressivo e si avvicina così alle rappresentazioni teatrali. E' una prova della tendenza
contemporanea al superamento dei confini fra le varie arti attraverso una mescolanza di mezzi linguistici: teatro, danza, video, fotografia. Ognuna di
queste azioni è una performance. L'happening o performance è un' esibizione basata sulla gestualità. Lo scopo degli artisti è di coinvolgere
emotivamente il pubblico mediante azioni imprevedibili e violente. IL corpo può essere dipinto, truccato, perfino ferito con piccoli tagli per
ottenere la massima espressività. Gli spettacoli si svolgono in luoghi insoliti(scantinati, garage, spazi urbani) per "sconvolgere" con un' azione
artistica il ritmo della vita quotidiana. Come nel LIVING THEATER , l' improvvisazione, l'inserzione in spazi nuovi ,lo spettacolo come fenomeno
creativo libera la personalità dell' attore. Qui l'espressione, sia pure improvvisata, torna ad essere protagonista. Il corpo diventa un MEDIA per
esprimere le sofferenze esistenziali, il pathos interiore, giungendo anche a forme di perversione e di aggressività rivolta verso se stessi come nel
caso do GINA PANE (protagonista della body art), che giunge a una forma di autolesionismo psico-fisico. Realizza performance in cui incide la propria
pelle con punte e lamette: in "AZIONE SENTIMENTALE " ad es., si ferisce stringendo con eccessivo impeto un mazzo di rose, simbolo tradizionale dell'
amore romantico. Con queste azioni l'artista vuole esprimersi mediante la spontaneità, allontanandosi dalle convenzioni artificiali della società. Le
esperienze sono il più delle volte autentiche e, quindi ,dolorose e crudeli, mostrando quanto è precario tutto ciò che siamo abituati a chiamare
"normale".
ARTAUD fu un precursore dell' azione della performance. Il suo lavoro si può definire "corporal-mentale". Egli vive il dolore sulla propria pelle
senza nessuna limitazione, volendo dimostrare come esso può annullare la parola. Il linguaggio prende consistenza negli squarciamenti e nelle ferite.
Questa forma di teatro, che lui definisce "passaggio esistenziale", non va ritenuto una negatività, ma una spiccata riflessione sul corpo. Nella
sofferenza, Artaud vuole rappresentare una proposta teatrale che supera lo stesso teatro, " un teatro della crudeltà" che coinvolge l' esperienza
diretta della vita. Auspicava un teatro violento, ossessivo, dove la violenza creasse un linguaggio genuinamente fisico, privo di parole, ma fatto di
segni. Per questo si riallaccia lle arti figurative, muse ispiratrici del suo "teatro muto", dove mescola la sua esperienza di scrittore con le
facoltà materiali dell' essere.
L'attività teatrale di Artaud presenta vari insuccessi perchè i pochi spettatori non riescono a comprendere quel gioco sottile della crudeltà. Le idee
del suo teatro vanno oltre il teatro stesso. Il teatro della crudeltà trasforma quello della parola, dei gesti, dell'immagine, dove diversi mezzi
s'incontrano su un territorio comune e dove si ha una presa di coscienza di forme e di sensibilità coniugate. Artaud sostiene che una vera e propria
opera teatrale libera l'inconscio, scuote la pace dei sensi, spinge ad una sorta di rivolta virtuale. La violenza sui sensi deve avere il sopravvento,
e la percezione dello spettatore deve spostarsi anche su qualcosa di magico, di invisibile e di segreto, e da qui nasce il "doppio" della realtà, che
poi si rivela quella vera. L'attore deve quindi presentare un "doppio" fatto di realtà umana, di preparazione fisica e di slancio creativo.
Unisce tutta una fenomenologia estetica, che, partendo dalle estensioni del corpo post-organico, si estremizza fino alla performance immateriale.
http:// http://www.hackerart.org/corsi/aba99/anna.htm
Vi alleghiamo una foto di Artaud:
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Sax84
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Musica e tecnologia
Audio digitale
L'effetto uditivo detto suono consiste nella percezione da parte di un apposito dispositivo (orecchio di esseri viventi o microfoni artificiali) delle
piccole e rapidissime vibrazioni emesse appunto da una "sorgente sonora" e propagate nell'ambiente circostante da un mezzo atto alla loro propagazione
(in genere l'aria, ma anche acqua e rocce sono sede di fenomeni analoghi). Quindi il suono si genera in natura come vibrazioni meccaniche, si propaga
in analoga maniera e sempre come vibrazioni viene percepito.
Fin dai primordi l'uomo ha cercato di trovare varie soluzioni per facilitare questa naturale propagazione con l'ausilio di dispositivi artificiali che
aumentassero l'efficienza di questa trasmissione, in particolare cercando di far attraversare al suono spazi maggiori senza essere troppo contaminato
da disturbi ed eventualmente essere memorizzato su supporti di memorizzazione che ne permettessero, oltre che il trasporto nello spazio, anche quello
nel tempo, cioè che ne permettessero una memorizzazione permanete. Per far ciò molti artifizi tecnologici sono stati usati, fino alla definitiva
invenzione del telefono, che permetteva di trasformare i segnali sonori in segnali elettrici che contenevano tutte le informazioni (o quasi) del
segnale sonoro originale, ma che potevano essere più facilmente (e più velocemente) trasportate nello spazio. Per ottenere ciò, al suono veniva
associata un'altra grandezza fisica, con caratteristiche di rigorosa relazione con il suono che rappresentava. Questa relazione rigorosa con il suono
di partenza permetteva all'arrivo della grandezza fisica di essere di nuovo riconvertita in suono, come ad esempio succede nel ricevitore del
telefono, dove la corrente elettrica, che ha trasportato l'informazione sonora, viene all'arrivo ritrasformata in suono dal piccolo altoparlante
inserito nella cornetta. Questa relazione di corrispondenza viene detta "codifica" del suono in corrente elettrica.
Analoghi criteri di codifica si hanno ad esempio nella memorizzazione dei suoni codificati in parametri magnetici nel nastro dei registratori
magnetici a nastro, o nei parametri geometrici di forma e profondità dei solchi nelle vecchie registrazioni su dischi di vinile. Le moderne tecnologie
informatiche, che mettono a disposizione computer capaci di elaborare grandi quantità di numeri al secondo, forniscono un'ulteriore e diversa
possibilità di codifica dei suoni, associando ai parametri acustici delle onde sonore delle lunghe serie di numeri, che li rappresentano piuttosto
fedelmente e che possono, con elevata precisione essere riconvertite nei suoni originali. Questo processo di codifica delle grandezze fisiche continue
(analogiche) in serie numeriche di cifre digitali è detta digitalizzazione e le grandezze sono dette essere rappresentate in maniera digitale. Queste
lunghe serie numeriche possono poi essere memorizzate in memorie al silicio (pen drive ad esempio) o in memorie magnetiche (hard disk di computer) o
infine in memorie ottiche (CD o DVD), per essere trasportate nello spazio e nel tempo.
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Sax84
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Approfondimento Musica e Tecnologia
Lo stato dell'arte attuale prevede che un segnale audio sia convertito (quindi codificato) in un analogo segnale elettrico (analogo per informazione
contenuta, a meno dell'inevitabile rumore, anche minimo, introdotto da qualsiasi manipolazione) per mezzo di un microfono, il quale produce, quando
viene colpito da una onda meccanica sonora continua, un segnale elettrico ininterrotto, i cui valori di tensione, contengono la forma dell'onda
acustica originaria. Un segnale siffatto, continuo nel tempo e che può assumere con continuità tutti i valori all'interno della sua dinamica, è detto
analogico. Una seconda conversione può essere fatta associando a questo segnale una serie numerica (quindi digitale) che codifichi con sufficiente
precisione la forma d’onda elettrica analogica originaria, ottenendo così la conversione analogico-digitale, detta brevemente conversione A/D. Per far
questo è necessario andare ripetutamente a leggere i valori di tensione continui della forma d’onda analogica con sufficiente frequenza temporale,
cioè effettuare una lettura sufficientemente fitta di questi valori di tensione, producendo un numero di letture (e quindi di valori numerici) in
genere molto alto per ogni secondo di conversione A/D. Le singole letture sono dette campioni e il teorema del campionamento afferma che se la
frequenza temporale di queste letture (detta frequenza di campionamento) è sufficientemente grande, non si hanno perdite di informazione rispetto alla
forma d’onda originale. Cioè la serie di numeri prodotta contiene pressoché intatta tutta la informazione sulla forma d’onda elettrica analogica
iniziale. Nei moderni standard tecnologici, in genere le frequenze di campionamento spaziano dagli 8.000 campioni al secondo (Samples per second, S/s)
per la voce telefonica, fino ai 44.100 e più campioni al secondo per la qualità musicale. Per completare l’opera di conversione del segnale da
analogico in digitale, va ora suddivisa tutto il possibile range dinamico del segnale in un numero finito di intervalli e ogni singolo intervallo va
codificato con un valore digitale ben determinato. Queste due operazioni si chiamano quantizzazione e codifica di sorgente. La quantizzazione in
genere suddivide il range dinamico del segnale in un numero di intervalli potenza del due (2^n intervalli), in maniera tale che ogni singolo campione
cadrà inevitabilmente in uno degli intervallini quantizzati e potrà così essere codificato digitalmente con n bit. I valori più ricorrenti di
digitalizzazione attualmente usati vanno da un minimo di 8 bit per campione in campo telefonico (range dinamico del segnale suddiviso in 256
intervallini), fino a 20 e più bit per campione (range dinamico del segnale suddiviso in un milione e più di intervallini). Naturalmente all’aumentare
del numeri dei bit per campione aumenta la fedeltà del segnale campionato alla forma d’onda originale e si riduce l’imprecisione introdotta dalla
quantizzazione (rumore di quantizzazione), ma va osservato che già 8 bit per campione quasi basterebbero per soddisfare i vecchi criteri di alta
fedeltà (HiFi). La serie numerica che così discende è detta segnale audio digitale e contiene in sé tutte le informazioni necessarie per ricostruire
la forma elettrica originale, che a sua volta era l’immagine quasi perfetta della forma d’onda acustica che l’aveva originata. Volendo, si potrebbe
quindi ora procedere alla sua conversione da digitale ad analogica con convertitori D/A, per riottenere la forma elettrica originale, che una volta
inviata ad un altoparlante riproduce il suono originario. Tutto questo processo costa in termini di introduzione di rumore vario, ma con le moderne
tecniche questo può facilmente essere tenuto sotto una soglia in genere accettabile. Un ultimo passo è in genere fatto in questo settore. Il segnale
audio digitale prodotto dai convertitori A/D è in genere codificato con un certo numero di bit per ogni campione e così una registrazione audio di 60
secondi campionata a 44.100 campioni al secondo, con ogni campione codificato con 16 bit, dà per risultato una sequenza di 44.100 campioni al secondo
per 60 secondi, pari a 2.646.000 campioni, che vanno ora moltiplicati per 16 bit per campione, ottenendo una serie di 42.336.000 bit. Questo segnale
audio digitale così codificato è detto “raw”, cioè grezzo. Un secondo livello di codifica è ora possibile, che consenta di comprimere le informazioni
in sequenze numeriche più corte e che occupino meno bit per ogni secondo di conversione. Con le moderne tecniche di codifica si arriva a comprimere il
suono in maniera molto efficace, come ad esempio nello standard mp3, tanto usato per diffondere musica e suoni in generale.
Ora dopo aver approfondito la ricerca sulle nuove tecnologie applicate alla musica, mi viene spontanea una riflessione (da musicista):
- Quanto è "autentico" di tutto ciò che ascoltiamo in musica? E' tutto merito dell'artista quando sentiamo un bel suono dolce e pulito o un bell'acuto
di un cantante, oppure dobbiamo fare i complimenti al tecnico del suono e alle sue strumentazioni? Preferiamo ascoltare questo tipo di musica, oppure
è meglio una registrazione degli anni '50 di J.Coltrane dove sappiamo per certo che ogni sfumatura espressiva è solo e soltanto merito del talento
dell'artista e non di qualche strano strumento "tecnologico" ???
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Nerè
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Imparare Giocando...
Imparare giocando, credo che questa semplice affermazione coniughi in se il desiderio di tanti bambini e non solo... giocare attraverso il piacere
dell'apprendimento.
Alle nuove tecnologie corrisponde un diverso modo di percezione multisensoriale del mondo in cui entrano in gioco, il suono, l'immagine, il testo...
incrocio di diversi linguaggi.
Pensavo ai bambini e al "mondo scuola", quanti di noi hanno un'immagine luttuosa della scuola, relativa allo sforzo, alla punizione...
L'introduzione di strumenti innovativi nel sistema didattico, permetterà la compartecipazione di studenti e insegnanti, consentendo di uscire una
volta per tutte dallo statico travaso di informazioni da insegnante a studente.
Volevo concludere con un pensiero di Michele Sambin:
"Esiste un fare che ci libera dagli altri fare in quanto non usa le regole del mondo reale, ma ne crea delle altre, diverse. Il Gioco.
Il gioco, arte o tecnica, è il grande potere che ha l'uomo di sospendere il suo essere dentro la realtà, darsi alla fuga e finalmente di-vertirsi".
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Gabry G.
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Saluti
Salve a tutti, sono Gabriella e frequento il terzo anno dello Stamms di Lecce. Sono iscritta al forum da pochissimo, ma devo dire sono rimasta molto
sorpresa nel vedere la grandissima partecipazione da parte degli studenti che si accingono a sostenere l’esame e non…
Ma soprattutto interessantissimi sono stati i vostri interventi a proposito di media, tecnologia, musica e teatro.
Approfondendo la questione, anch’io voglio lasciarvi la mia considerazione, anche se non è che abbia tanta cultura in fatto di tecnologia e
tant’altro. Sicuramente cerco di fare del mio meglio…
Quello che di sicuro so, è che noi stiamo già vivendo nella società telematica, una società che si và rapidamente evolvendo con tecnologie sempre più
raffinate e con la costruzione di computer sempre più potenti e dalle dimensioni sempre più ridotte. Con l’attuale ritmo di sviluppo, non è lontano il
tempo in cui si potrà confrontare il cervello umano con la macchina, anche se tutto questo comporta già da ora complessi problemi di carattere
filosofico e morale.
Fino a che punto è lecito spingersi negli studi sull’intelligenza artificiale? Non si corre il rischio di creare macchine o robot “pensanti” che
sfuggono al controllo dell’uomo con imprevedibili conseguenze? È moralmente lecito che una macchina realizzi processi tipici della mente umana?
L’uomo, non corre il rischio di finire col credere di potersi sostituire a Dio, anche sulla scorta degli incredibili risultati degli attuali
esperimenti di ingegneria genetica? Quale significato etico può avere l’evoluzione di una società già opulenta in un mondo in cui i popoli ricchi
diventano sempre più ricchi, mentre i popoli poveri diventano sempre più miserabili?
In questa società telematica, in quest’epoca di transizione, l’umanità si interroga inquieta sul significato del passato e sulle prospettive del
futuro mentre il presente appare stritolato fra vecchio e nuovo, dibattuto in una crescente crisi di valori, in bilico fra disillusione e
soddisfazione, ottimismo e catastrofismo.
Nonostante tutti i progressi scientifici e tecnologici, l’uomo dovrà ritrovare in se stesso le ragioni ed il senso profondo della sua esistenza. Il
futuro è ancora da vivere…
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Gabry G.
Junior Member
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Intelligenza artificiale
È chiamata “intelligenza artificiale” quella branca dell’informatica che si prefigge la realizzazione di macchine capaci di imitare i peculiari
procedimenti logici dell’intelligenza umana. Tale settore di ricerca è definito anche come lo stadio dei computer della “quinta generazione”. Si
tratta di elaborare speciali programmi per appositi calcolatori in grado di operare in maniera intelligente in determinate circostanze. Gli studi
sull’intelligenza artificiale, rappresentano la fase più avanzata della rivoluzione scientifica e tecnologica e che apre a stimolanti prospettive di
rapidissima espansione delle applicazioni pratiche. Gli esperimenti hanno fatto molti progressi, ma, obiettivamente, nessuno è ancora capace di
conferire i fondamentali obiettivi fissati all’inizio di una tale appassionante ricerca; in particolare si sta affermando un nuovo tipo di ricerca
multidisciplinare che abbraccia settori diversi: biologia, chimica, fisica, matematica… hanno stretto un’alleanza per esplorare i misteri della
mente.
Mentre i neuroscienziati si sforzano di simulare mediante i computer i principali meccanismi della mente umana, gli ingegneri elettronici preparano il
terreno agli strumenti mass-mediali che costituiranno l’ambiente informatico del futuro; con le nuove tecnologie della comunicazione, è possibile
dalla propria abitazione entrare in contatto con qualsiasi parte del mondo in cui esista una macchina in grado di “dialogare” con la nostra: un medico
può visitare a distanza un paziente, uno studioso può tenere una conferenza in una località di un’altra nazione, si può lavorare stando comodamente a
casa…
La felice fusione tra tecnologia dell’elaborazione elettronica e della comunicazione creerà un vero e proprio “mercato dell’informazione” in cui,
grazie alla tecnologia multimediale, saranno forniti dati, suoni, immagini, testi scritti, attraverso una sofisticata rete di computer.
Fra le numerose innovazioni apportate a seguito degli studi sull’intelligenza artificiale, vi è poi il cosiddetto “voto elettronico”, un sistema
elettorale completamente informatizzato che abolisce le migliaia di tonnellate di documenti cartacei prodotti normalmente in una tornata elettorale.
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€manuela
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LA RIVOLUZIONE VIRTUALE DEL 68...ma lo sapevate che...
Alla fine degli anni Sessanta gli universitari occupano la Rete e trasformano quello che era in quel momento un progetto militare nel luogo in cui
costruire l'estensione virtuale della loro rivoluzione.
È il 1968, l'anno in cui viene pubblicato il documento storico che sancisce l'ingresso delle università nel mondo delle reti. Si tratta dell'Rfc985,
con il quale, dopo aver creato una backbone in grado di collegare cinque università, la National Science Foundation decide di utilizzare il protocollo
Tcp/Ip per la propria rete. In questo modo, la rete delle università, la NsfNet, avrebbe utilizzato lo stesso protocollo della rete militare Arpanet.
Sono i primi vagiti della Internet che conosciamo.
Dopo aver dismesso l'uniforme, l'Internet civile comincia a crescere e ad accogliere le risorse di tutte le reti minori già esistenti. Se nel 1986
Internet conta circa 5.000 computer tra loro collegati, nel 1987 il numero è salito a 28.000. Oggi i computer interconnessi sono 6 milioni, per un
totale di 300 milioni di navigatori.
L'invasione degli universitari sul terreno dei militari ha consentito la nascita di quella Rete che è spesso apparsa come la concretizzazione e
l'estensione degli ideali del '68: la rivoluzione Internet, come spesso è stata chiamata. Ma si tratta di una rivoluzione che passa di solito
inosservata. Per molti la Rete continua a essere al massimo l'estensione della propria cassetta della posta, oppure un ufficio postale sempre a
disposizione. Per altri un mondo frenetico fatto di dotcom e di startup, di Nasdaq e di trading online.
Anche i giovani internauti restano un po' stupiti quando sentono pronunciare la parola "rivoluzione". Comunicare con un sacco di amici e di amiche in
tutto il mondo o trovare quasi tutto quello che si vuole per i propri studi è formidabile. Ma è anche una rivoluzione?
Eppure, sono molti i settori in cui la Rete ha generato delle forti scosse telluriche, andando a rimettere in discussione la morfologia delle
sedimentazioni socioculturali. Se qualcuno ha parlato di "rivoluzione liberale", altri hanno preferito "rivoluzione libertaria", individuando diversi
parallelismi con il '68.
Se pensiamo a slogan come "viva l'effimero!" e "ce ne freghiamo delle frontiere", che hanno caratterizzato il Maggio francese, ci rendiamo subito
conto di come riflettano la filosofia della Rete. Nel 2000 sono state inviate 10 miliardi di e-mail che sono giunte a destinazione attraversando
decine di frontiere in pochi attimi. Anche le 15 milioni di home page presenti in Internet sembrano riflettere lo spirito di frasi come "qui si
spontaneizza", che nel '68 si trovavano scritte sui muri delle facoltà. "Non liberatemi, ci penso da solo": gli utenti intervengono, discutono, si
coordinano, non sono più spettatori passivi.
Per non parlare dell'idea di comunità che ha contraddistinto fin dalle sue origini la Rete: come non pensare alle comunità degli anni settanta, con i
loro ideali di libero scambio, di opposizione alla censura e all'insegnamento indottrinato. In effetti, in Internet i professori scendono dalla
cattedra e discutono con gli studenti, il sapere si socializza nei gruppi di discussione, i cittadini intervengono nei forum comunali.
Insomma, la rivoluzione Internet è in corso, trasporta parole e desideri, minaccia i poteri costituiti. La Rete è ancora giovane, ma sta già
rivoluzionando il concetto stesso di rivoluzione.
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alchimista
Member
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internet come rivoluzione della comunicazione umana
incuriosita dall'intervento scritto su kevin Kelly ho cercato, navigando in rete qualche informazione in più.Ho notato che spesso si accostava al nome
di questo famoso guru di internet un'altro nome : quello di Gerry McGovern. Nel suo libro " The caring Economy" egli esprime un concetto molto
importante: l'importanza di aver cura, attenta e personale delle relazioni e dei rapporti umani. Anche per lui, come per Kevin Kelly,internet è una
rivoluzione nella comunicazione umana, non nella tecnologia. Egli in un articolo intitolato "Don't believe the image makers " ( non credete ai
frabbicanti di immagini ) scrive :
Le cose che ho trovato utili nell'internet nel 1997 sono le stesse che mi erano utili nel 1996, 1995 e 1994. Comunicare con la posta elettronica.
Trovare e fornire informazioni valide. Cose semplici. L'unica differenza fra il 1997 e gli anni precedenti è che ho comunicato con più persone e ho
trovato più informazioni.
No, non ho guardato fantastiche animazioni. Mi sono stancato presto del push. Non ho usato videoconferenze. Non ho organizzato incontri interattivi
con l'Internet (sarebbe una buona idea, se riuscissi a far funzionare il software). Non ho parlato per telefono via rete. Non ho usato Java o ActiveX.
Ho fatto cose semplici nel 1997 e farò lo stesso nel 1998.
Gli image maker si affollano alla mia porta, spingono, insistono, dicono che se ho il tempo di aspettare mi mostreranno tante cose. Vogliono farmi
annoiare dell'e-mail. Non dovremmo essere la Generazione degli Annoiati, che cercano sempre qualcosa di nuovo perché in un quarto d'ora si stufano di
quello che hanno?
Gli image maker sbagliano. Non capiscono l'internet. Non capiscono che non è una cosa di immagine, è una cosa di comunicazione e informazione.
L'internet ha continuato la sua crescita nel 1997 perché continua a fare bene cose semplici. La posta elettronica funziona (non sempre... ma insomma
funziona). I siti web cominciano a ridurre la grafica e a investire in una migliore organizzazione delle informazioni. Le risorse dei buoni siti oggi
sono la qualità dei contenuti e la struttura di ricerca.
Si comincia a incoraggiare l'ìnterattività fra un'impresa e i suoi clienti. Si comincia a fare davvero commercio elettronico. Gli scambi fra imprese (
business-to-business) stanno crescendo. Cose semplici. Ma spesso le cose semplici sono le migliori.
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