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Autore: Oggetto: Performing Media è agire nella rete: per un diritto di cittadinanza nella Società dell'Informazione
carlo
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[*] Inviato il 15-12-2004 at 00:59
Performing Media è agire nella rete: per un diritto di cittadinanza nella Società dell'Informazione


Giocare i media per non essere giocati


Verso la Società dell’Informazione:
dal locale al globale e ritorno.

La via creativa al futuro digitale

“Capitale e lavoro sono state le variabili centrali nella società industriale, cosi’ informazione e conoscenza saranno quelle cruciali nella società postindustriale”.
Questa affermazione di Daniel Bell permette di rilanciare una convinzione: una delle ricchezze del futuro sarà l’informazione.
Ma non è solo per la sua distribuzione che si giocheranno le scommesse piu’ importanti negli scenari del prossimo millennio.

Il fulcro della questione non è infatti nelle concentrazioni editoriali più o meno convergenti tra i diversi media, cartacei, televisivi o telematici.
E’ nella capacità di produrre e riprodurre l’informazione all’interno dello scambio sociale che si svilupperanno le strategie più interessanti, ancor di più se a “riprodurre” l’informazione non saranno solo gli specialisti (giornalisti e autori) bensì quegli utenti dei sistemi informativi che attraverso l’approccio interattivo esprimeranno il loro diritto di cittadinanza nella Società dell’Informazione.
E' di politica, quella vera, che si tratta.
E' di condivisione dello spazio pubblico rappresentato dalle reti: l'infrastruttura della Società dell'Informazione.
E' una società che deve ancora compiersi.
Ed è per questo che è decisivo saper guardare alle nuove generazioni.
Sono loro i futuri soggetti attivi di una socialità nuova che darà forma e sostanza alla figura che è ben definita da uno dei soliti neologismi: “prosumer”: il produttore-consumatore d’informazione.

L’utente della società dell’informazione porta in questo modo con sé, dentro la rete globale, la dimensione locale della propria soggettività, che può arrivare ad esprimere la coscienza dinamica della propria cittadinanza.
E’ in questo senso che sarà possibile ridefinire il concetto stesso di informazione a partire dal suo valore d’uso, declinato cioè sul piano dell’esperienza diretta, quella che riguarda i migliori possibili per stare al mondo: dall’alimentazione alla coscienza ecologica, imparando a scegliere, affinando la propria capacità selettiva in un mondo pervaso dagli automatismi.
Un’indicazione importante, questa, per una nuova generazione che rischia di entrare nella società dell’informazione solo attraverso quel “cliccare a vanvera” che vizia il concetto d’interattività.
Questi automatismi tendono a saturare i rapporti con i media e con gli schermi in genere (come per i videogame) velocizzando il rapporto tra sguardo e interpretazione, comprimendo la capacità d’attenzione.
Tant’è che si parla di sindrome da deficit d’attenzione (ADHD: Attention Deficit Hyperactivity Disorder) che può essere affrontato offrendo ai giovani la possibilità di concepire l’interattività come occasione di partecipazione attiva e di produzione d’informazione basata sull’esperienza diretta, ludica e creativa.

Questo approccio interattivo con il sistema informativo è il terreno principale sul quale possono essere edificate le strutture portanti di servizi telematici pubblici sempre più avanzati e un sistema educativo in grado di misurarsi con le nuove complessità. Senza di questo qualsiasi portale web apparirà come uno di quei gran portali di ranch visti nei film western degli anni sessanta: con il deserto dietro.
Oggi però, in questa fase di passaggio cruciale che vedere superare la società industriale, stiamo assistendo ad un andamento discontinuo, scisso tra entusiasmi e diffidenze, inibito paradossalmente da troppa offerta tecnologica.
Un problema quest’ultimo tutt’altro che secondario.

Il disorientamento che ingenera l’andamento esponenziale degli standard tecnologici indebolisce molto quegli utenti disposti a stabilire una misura di relazione psicologica con ciò che può rivelarsi utile.

Ma, attenti, non è solo una questione di nuove funzionalità.

Non è infatti solo una questione di soddisfazione dei bisogni bensì una condizione potenziale che riguarda il desiderio: la pulsione di comunicazione non è così banale come alcuni la descrivono.
Il fenomeno dei blog, i diari on line, è emblematica in tal senso.

Dopo la crisi editoriale del web, sull’onda negativa dello sboom della new economy, centinaia di migliaia di utenti hanno popolato la rete partecipando a fenomeni di scrittura connettiva.
E’ il sintomo di una socialità che sta emergendo.
Chi pensa che siano solo protocolli tecnologici sbaglia, compie quello stesso errore che fece Platone nell’affermare che la scrittura nega la memoria.
L’avvento della scrittura ha inventato ulteriori forme di memoria così come la comunicazione on line sta dimostrando come si possa creare una socialità parallela (e tendenzialmente convergente) all’interno delle reti telematiche.

Sia chiaro senza società niente mercato. Anche nelle reti.

Uno dei modi migliori per misurarci con questa problematicità è quello di creare le condizioni perché sorgano domande, valori d’uso sociale e culturale della comunicazione, per dare senso a qualcosa che altrimenti rischia di perderlo nel rumore di fondo di un comunicare che porta ad amplificare il rumore di fondo dei media.

Si tratta quindi di potenziali utilizzi creativi (dove per creatività s’intende la genialità dell’uomo a creare opportunità) a partire non solo dai bisogni ma anche dai desideri.

Interrogativi positivi da porre di fronte a tutte queste potenzialità offerte e promesse.

In questo quadro è pienamente inscritta tutta la necessità d’inventare nuovi ambiti per la promozione e la formazione culturale, attivando opportunità in cui, accanto ai servizi ad alto valore aggiunto tecnologico, serviranno sempre più creatività e partecipazione attiva.

Perchè questo accada è necessario che emerga però una consapevolezza che vada oltre l’idea di utilizzare semplicemente dei nuovi strumenti tecnologici per cogliere la novità di una rivoluzione digitale in cui si va ridefinendo il rapporto tra uomo e mondo.
E' a partire da questo che è possibile instaurare nuove basi per promuovere occasioni di cittadinanza attiva rivolte ad una nuova generazione che sta entrando nella Società dell'Informazione senza sapere come costruire condizioni di scambio sociale.
E' di politica che si tratta, quella nata intorno all'idea di "polis": lo spazio pubblico da condividere.

Carlo Infante

per@carloinfante.info
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[*] Inviato il 15-12-2004 at 13:53
Condividi la conoscenza: nuovi Commons, nuovi diritti


altro contributo
per l'incontro al Palazzo Campana (dove è nato il 68...vedi il link nel mio blog
http://www.teatron.org/digi_blog/index.php

ecco un buona base di riflessione raccolta in rete sulla scia del passaggio di Lessig, il primo promotore del Creative Commons, in Italia
qui
si tratta dell'intervento a Torino
http://creativecommons.ieiit.cnr.it/ccit2004/

e qui un testo tratto dalla comunicazione x l'incontro allo IULM di MI

Condividi la conoscenza: nuovi Commons, nuovi diritti

Un diverso terreno di gioco

Lo sviluppo della Società dell'Informazione richiede di modificare la definizione dei diritti universali: oggi più che ieri la definizione dei beni comuni, del valore della condivisione del sapere sarebbe la leva di un nuovo rinascimento, in un periodo in cui la guerra sembra l'unica risposta praticata al declino del modello di sviluppo. Mai come oggi la crisi mostra limiti e opportunità di un diverso modello; ma questo necessita la definizione di un diritto internazionale che garantisca la condivisione cooperativa della conoscenza.
La necessità di definire e sviluppare i nuovi commons, beni comuni della società, liberamente accessibili, riuscendo allo stesso tempo a valorizzare intelligenze individuali, investimenti economici e bisogni collettivi è la nuova frontiera politica, sociale ed economica che ci troviamo ad affrontare.
Definire l'accesso ai saperi collettivi come un diritto universale pone un problema inedito in termini legislativi, assolutamente in controtendenza rispetto alla sacralità dei brevetti e del copyright, dato che sempre più la legislazione europea, occidentale e internazionale utilizza come una clava e un ricatto di fronte alla crisi di competitività e alle richieste dei Pesi emergenti. Inoltre grande valore assume la libera accessibilità delle produzioni intellettuali e immateriali pubbliche, a partire dalla funzione della ricerca e dell'università; il progetto Genoma, esperienza di importante investimento pubblico è un caso clamoroso di creazione di commons, cioè di un sapere condiviso che rivoluziona l'approccio scientifico, perché fornisce alla ricerca medica di base ed applicata un nuovo terreno di gioco.
Si pone un problema di regolazione nella condivisione, che possa consentire sintesi della creatività individuale, degli investimenti pubblici e privati, dei bisogni collettivi: lo statuto dei lavoratori della conoscenza, la definizione di un diritto d'autore che riconosca l'autore in quanto tale e non i diritti connessi di edizione e sfruttamento pongono al centro la funzione della paternità intellettuale, ancor prima che il nodo della proprietà intellettuale. La crescita di un movimento di lavoratori della conoscenza segna un mutamento profondo nella dimensione storica che abbiamo conosciuto nel secolo passato.
Oggi più che mai si pone il problema di una sintesi tra le domande e i bisogni di chi vuole condividere le produzioni immateriali con le aspettative di chi garantisce la biodiversità come pubblico attraverso la varietà delle produzioni naturali e agroalimentari.
La definizione di un sapere libero e accessibile, in campo scientifico, nel sistema delle comunicazioni, nell'universo culturale, consentirebbe la definizione di un nuovo terreno di gioco e di una nuova funzione dello sviluppo, capace di aprire le porte del fortino occidentale e di riaprire un canale di comunicazione scientifico e non solo nelle relazioni tra cultura occidentale e culture emergenti, in alternativa la modello del conflitto religioso e della guerra preventiva permanente.

Non abbiamo risposte precostituite; questi spunti richiedono un impegno collettivo che permetta di far incontrare chi oggi si batte contro la brevettazione del software con chi sviluppa cultura liberamente distribuibile, chi è impegnato nella difesa degli usi civici naturali con chi tenta la strada di una ricerca libera e condivisa, chi si batte per riaffermare, nell'era del lavoro intellettuale e precarizzato, il diritto alla libertà creativa e chi costruisce quotidianamente un diverso contenuto della comunicazione di massa. Oggi più che mai è necessario gettare le basi per la costruzione di un blocco sociale consapevole per la qualità, capace di costruire un'altra risposta possibile.

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[*] Inviato il 18-12-2004 at 23:53
un link


http://lnx.educatori.org/areaedu/angelosci/dire%20aids/home1.htm
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[*] Inviato il 19-12-2004 at 00:09
Diritto di parola


Quota:
Originariamente scritto da angelosci
http://lnx.educatori.org/areaedu/angelosci


Il sito è stato attivo per un certo periodo, poi, all'improvviso non è più stato possibile aggiornarlo, la password non funziona più.

Per tutti coloro che hanno lottato per una scuola pubblica in cui fosse possibile confrontare punti di vista anche diversi.
Strani giorni...viviamo strani gioni!
Angelosci
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[*] Inviato il 19-12-2004 at 10:51
i percorsi obliqui, non lineari, liberi da preconcetti


Quota:
Originariamente scritto da angelosci
Quota:
Originariamente scritto da angelosci
http://lnx.educatori.org/areaedu/angelosci


Il sito è stato attivo per un certo periodo, poi, all'improvviso non è più stato possibile aggiornarlo, la password non funziona più.

<<<
sono andato a vedere
c'è un lavoro su Derek Jarman che trovo interessantissimo
e che
indirettamente
rilancia la questione del diritto d'autore
pensa se qualcuno dovesse farti pesare il fatto d'aver usato la foto dell'artista
o altre fonti che tu rilanci in un artefatto educativo di pubblico dominio
di puro e semplice Creative Commons
<<<


Per tutti coloro che hanno lottato per una scuola pubblica in cui fosse possibile confrontare punti di vista anche diversi.
Strani giorni...viviamo strani gioni!
Angelosci

come recita il titolo
va affermato con determinazione
il diritto a ridefinire il contesto educativo
il programma della didattica
va sprogrammato
x riconquistare la fiducia nell'apprendimento!

lo so è una questione spinosa

io dopotutto
mi sono sganciato dal sistema educativo
che ho percorso
(come libero consulente non certo come insegnante)
per anni
nella prima ondata dell'ipertyesto didattico
già dal 1995

è faticoso...
massima solidarietà

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[*] Inviato il 19-12-2004 at 10:55
il diritto-dovere d'autore


nel mio blog
http://www.teatron.org/digi_blog/index.php
rilancio un pò di questioni

ne stralcio qualcuna qui

Creative Commons e Digital Top Talent:
la creatività digitale come opportunità x ridefinire il diritto-dovere d'autore nella libera diffusione della conoscenza in rete, il nuovo spazio pubblico-bene comune



Bene, s'inizia a diffondere il concetto di Creative Commons, una delle risposte più convincenti al vecchio e limitato (limitante) Diritto d'Autore



a proposito linko il blog di Sergio Messina, data-jokey x eccellenza:
alfiere del FileSharing della prima ora
che tratta di creative commons e copy-left da tempo http://www.radiogladio.it/fosforo/index.htm
da lì pesco e rilancio il link ad un wiki (l'ipertesto open source) http://en.wikipedia.org/wiki/Copyleft
che allarga bene bene la problematica


e devo dire che emergono perplessità
il gioco è politico...
etico
il CopyLeft ha un respiro in +
del Creative Commons
troppo tarato su questioni di mera giurisprudenza

no?
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[*] Inviato il 20-12-2004 at 23:09
Copyride


Quota:
Originariamente scritto da carlo
sono andato a vedere
c'è un lavoro su Derek Jarman che trovo interessantissimo
e che
indirettamente
rilancia la questione del diritto d'autore
pensa se qualcuno dovesse farti pesare il fatto d'aver usato la foto dell'artista
o altre fonti che tu rilanci in un artefatto educativo di pubblico dominio
di puro e semplice Creative Commons


Vedi Carlo, il problema, dal mio punto di vista, non è quello del copyride sulla foto di Jarman; il problema (e cito dati UNICEF da TG1 del 9.12.2004) sono i 3.000.000 (dico tremilioni) di persone mote di AIDS nel mondo con meno di 15 anni.
Se qualcuno mi cita in giudizio per la foto di Derek Jarman, forse se ne riesce a parlare, come dici tu...INDIRETTAMENTE.
Grazie per la solidarietà.
Angelosci

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shocked.gif Inviato il 16-7-2005 at 22:11
TTD tartarughe e teatri digitali


Caro Carlo....Logo chi era costui?

http://www.maecla.it/tartapelago.htm
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[*] Inviato il 19-6-2006 at 23:30
geoblog kid




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[*] Inviato il 19-6-2006 at 23:31
geoblog TM




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[*] Inviato il 19-6-2006 at 23:31
PMlab/pie




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