SEQUENZE TEATRALI
Uno spettacolo che però meriterebbe più cura, mantenendo la povertà ed essenzialità della messa in scena. Più articolazione nel tempo, troppo breve ed "Interruptus", sfruttando le idee forti e le capacità registiche e recitative : le percussioni e il romanticismo musicale spinto; il dramma e l'ironia cabarettistica, la fedeltà testuale e la contemporaneità dell' azione. Proporrei un 7+, o un buon credito formativo, o un 108, o due comete e mezzo. (Gianguido P.) <back

 

COSA C'E' ANCORA DA DIRE
Beh, due sono probabilmente le risposte che ci si può dare: la prima è che Riccardo come tanti altri personaggi di Shakespeare è un'archetipo del carattere umano, una maschera tutta da studiare, da sviscerare. La seconda (la più vera ?) è che probabilmente attorno a Morganti e attorno a noi ci sono ancora un sacco di "Riccardi Terzi" e non si può allora limitare la questione alla semplice riproposizione di un classico. (Michele D.) <back

 

PUNTI CHIAVE DELLO SVOLGIMENTO
Proprio avvolti dal ritmo dal l'oscurità (che era molta), i corpi statuari (o resi tali dai costumi) e rigorosi, nella loro armonica coordinazione, delle tre regine risaltavano in uno splendido contrasto con la sgradevole scoordinazione, anche estetica, di Riccardo. Ho molto apprezzato l'autodeterminazione della scenografia a partire dagli attori: la luce che veniva indirizzata manualmente, i tamburi suonati sul palco, la creazione di semi-spazi con tendaggi mossi di volta in volta, la vestizione delle regine in scena... (Rosa D.S.) <back

 

IL VOLTO DELLE REGINE
Lo studio, che Morganti ha definito "riccardocentrico", non mi è parso incentrato sull'elemento femminile, non meno crudele, nei meccanismi del potere, ma su come questi, trasformando le regine da vittime a complici di Riccardo, le trasformino anche negli spettri della sua coscienza; ma poco potranno questi contro l'irrazionalità del potere. Nella memoria del tiranno si susseguono i famosi dialoghi con le regine rendendo in un climax il cinismo compiaciuto con cui tenacemente si svincola dalle proprie responsabilità, fino a sciogliere ogni resistenza razionale dell'accusatrice prima e della sua stessa coscienza poi. Riccardo è confuso da queste donne che lo ricoprono d'insulti e maledizioni, salvo cedere dopo pochi minuti alle insistenti e spudorate pretese del malcelato carnefice dei loro padri, mariti e figli. Così diventa battuta topica quella in cui Riccardo commenta compiaciuto quanti minuti sono bastati a conquistare la mano di lady Anna. Ma il clou è il re che si fa beffe degli spettri venuti a maledirlo, a impedirgli di riposare, e che invece si addormenta prendendo il "dispera e muori" della sua coscienza come una ninna-nanna. D'altronde è questo il vero volto, attuale e quotidiano, del potere; Morganti priva Riccardo del fascino originale del "grande cattivo", ma paradossalmente questi ne guadagna in simpatia, tanto è squallido (grazie anche alla laida e unta fisicità che interpreta) l'antieroe che ci presenta. (Massimo D.) <back