Post - Ludi

PORTIAMO IL TEATRO FUORI DAL TEATRO
Quando affermo "dare luogo all'arte dello spettatore" intendo trovare delle opportunità perché tra autori e spettatori si crei una qualche forma di scambio e d'interazione sensibile.
E' difficile che questo luogo sia il teatro, magari ancora caldo d'evento, con impraticabili dibattiti imbarazzanti.
Questo luogo lo stiamo trovando ora in Internet e con la multitaskforce veneziana di Teatr'on lo abbiamo popolato di senso: le nostre scritture connettive. Si è creato un luogo (o meglio un "non luogo") in cui si è portato il teatro fuori dal Teatro.
Ora che è finita questa Biennale di fine estate, con la presentazione di sabato mattina al Liceo Marco Polo si sono centrati alcuni obiettivi: uno è quella di rendere evidente che lo sguardo teatrale è un atto creativo a tutti gli effetti, teso a colmare il senso dell'opera scenica condivisa; l'altro è quello che concerne la dimensione pedagogica del confronto tra spettatori che intendono dare forma al proprio pensiero teatrale attraverso la scrittura; un altro ancora riguarda la necessità di portare nel web dei contesti relazionali ad alta densità culturale e profondamente educativa.
Fino a qui il bilancio teorico, ma quello che conta di più è quello emozionale, fondato sul gioco delle sensibilità incrociate, emerse nelle discussioni nei bacari e nelle interminabili camminate notturne.
Riemergono i pensieri, le intuizioni e gli entusiasmi, di tutti quei ragazzi che hanno fatto di questa esperienza qualcosa di veramente intenso. Un ultimo flashback, in cui scorrono in velocità, come nel rewind di un video, i frammenti dei loro discorsi teatrali.
Play-Rewind: Il rapimento per la "via crucis civile" di Del Bono in cui Anna ,sensibile ed emozionata, sente "un infinito senso di colpa che ti attanaglia e ti fa abbassare lo sguardo" o l'immersione sensoriale vissuta a Interzona: "Colori e suoni , luci ritmiche e alienanti ormai mi appartengono" Motus; il dettaglio colto con lucidità da Michele, leggero e riflessivo, descrivendo la ricerca delle "parole giuste" del protagonista-supercoatto berlinese, andando con lo sguardo sul "muro sporco" della scena di Ostermeier; la simpatia di Massimo cyber-scespiriano per il Riccardo III di Morganti, crudele e godereccio; la scrupolosa analisi antropologica di Eugenio, futuro ammiraglio, affascinato dalla "armonia incredibile" della danza balinese, l'adesione emozionale di Fabio, studente post-industriale, alle vicende di Zucco confessando che le "emozioni e le opere teatrali sono come le onde del mare continue ma mai uguali…"; il gusto di Patrick, acuto e schivo, nel riscoprire con gli Armadi Sensibili l'uso di "tutti e cinque i sensi" e di cui passerà alla storia di Teatr'on una delle autopresentazioni più sincere: "brancolo nel buio… che nessuno accenda la luce!"; lo sguardo trasognato di Irene nell'Orpheon riconoscendo quanto ci sia "da scoprire sui canali che attraversano le nostre percezioni"; l'intensità delicata di Davide, nel mettersi in gioco "alla ricerca di nuovi limiti da superare" durante uno spettacolo denso come quello del Radeau; le associazioni immaginarie di Rosa, fiera e serena, contenta di essere salita sul "treno di zuppa calda" de La Baraque o selettiva nel rilevare la qualità di un dettaglio della performance di Motus proprio "nel rumore, nel suono ripetuto di un battito"; i limerick goderecci di Jacopo, gaudente e conviviale, inventati in una "serata buca" nell'Accampamento francese; la consapevolezza dinamica di Marianita, proiettata con grazia verso il fare teatro di Martinelli in "una piscina vuota" o nel febbricitante entusiamo dopo il progetto Prototipo a Interzona dopo cui gli "sembra di conservare un'alterazione o piuttosto un incisività dello sguardo"; l'attenzione di Marta, profonda e silenziosa, nel seguire le mosse del gioco cogliendo in Motus "un effetto calamita" che ne rivela il valore.
Stop and Play. Rivedo Gianguido, tutor e focal point veneziano (funzione che svolge anche a Sarajevo nelle sue missioni per la cooperazione internazionale), vecchio amico e compagno di strada (da quando fu fondatore del Teatro della Valdoca fino al notro reincontro lungo i percorsi dell'ipertesto). Ma anche genitore, inserendo dentro il progetto un aspetto importante per quanto riguarda la sua espansione educativa (oltre l'edificio scolastico) su cui varrebbe molto la pena riflettere.
Lo faremo al prossimo Teatr'on, probabilmente nella Biennale di Primavera. Stop. (Carlo I.)
L'AMATO LIVELLO EMOZIONAL-SENSORIALE
Da Agosto a ottobre : ho discusso con Rosa e Michele per opinioni veramente contrastanti, "gossippato" con Marta, ritrovato dopo tanti anni Massimo e Davide, mi sono lasciata andare all'esaltazione o allo sdegno con Marianita e Patrick; ho conosciuto Iacopo, strana e straniante presenza, Fabio dolce e discreto, i ragazzi del Morosini; ho seguito e ascoltato Carlo tempestandolo di domande su gruppi teatrali, su chi quando come e dove, guru che ha visto e conosce tutto ciò che mi affascina;
Poi Gianluca, presenza necessaria per la concretizzazione dei nostri pensieri altrimenti vaganti, e ancora Gianguido, Patrizia Laura, Irene e tutti gli altri, ormai immagini radicate nella mia memoria.
Andrò ancora a teatro, certo, ma questi sono stati 2 mesi di condivisione e crescita troppo difficili da raccontare.
Gli spettacoli che abbiamo visto, si completavano e contraddicevano tra loro, confermandomi l'idea che il teatro è un'arte, e come tale gli unici limiti ad esso applicabili sono quelli che l'artista si auto- impone.
Mi è piaciuto vedere come il pubblico di questi spettacoli fosse quasi sempre lo stesso, e noi di Teatron come una piccola comunità all'interno di una più grande, tutti nel ruolo importantissimo di spettatori (anche questo è insegnamento di questa esperienza).
Ora sarà diverso vedere spettacoli, come "deformata" continuerò a interrogarmi su ciò che vedo cercando motivazioni e reazioni più oggettive, che superino l'amato livello emozional-sensoriale per far si che il teatro non sia un momento marginale e di svago, ma, come in Grecia, alla sua nascita, momento di crescita ed "educazione". (Anna B.)
UN LUOGO PER ASCOLTARE LE TUE EMOZIONI
Ecco il mio post-ludo (o meglio dopo la fine dei giochi, quando il sipario si è chiuso e…) Se senti la mancanza di qualcosa, è segno che quel qualcosa ti ha colpito, toccato, in qualche modo spostato e trascinato.
Partirò da questa semplice constatazione del mio senso di malinconia per lasciare le ultime tracce della mia partecipazione all'avventura di teatron alla fine della quale posso dire i miei sensi affinati, il mio spazio vitale allargato.
Siamo stati "costretti" a superare la solita condizione di spettatori casuali, troppo giovani per giudicare ma abbastanza grandi per percepire; abbiamo dovuto forzare le nostre menti a riordinare pensieri disorganici in modo da essere più o meno capiti da altri (andare oltre la nostra intima soggettività, che forse per timore se ne starebbe zitta zitta nell'angolo più buio della platea e alla fine dello spettacolo fuggirebbe veloce, lontano da quel luogo d'emozioni.)
Lo chiamerei un eccellente sforzo di propensione verso l'esterno, verso l'altro, un altro adulto, distante dalla nostra sensibilità forse, ma nostro futuro e noi suo passato: sforzo della condivisione che dal teatro si è esteso a noi, al nostro gruppo di lavoro e necessità del confronto.
E' stato un gioco di relazioni tra le nostre individualità - singolarità e i diversi campi d'energia con i quali siamo entrati in contatto, e così ci siamo affacciati su disparati orizzonti, perché al di la del teatro e della nostra figura di spettatori c'erano altri ruoli da svolgere e compiti da adempiere: pensare, discutere, scrivere, digitare, inviare, fotografare, intervistare, CONOSCERE. Abbiamo sperimentato un verosimile microcosmo di vita, un insieme di possibilità o alternative o approfondimenti che potrebbero arricchire la nostra quotidianità (soprattutto quella scolastica, perché questa è stata scuola, addestramento, apertura alla vita).
Semplicemente la sicurezza di un "luogo" che è li per assorbire i tuoi pensieri, per ascoltare le tue sensazioni, per renderle pubbliche, leggibili, contestabili suscitava attenzione di noi verso noi stessi, noi che uscivamo dalla irresponsabilità di un comodo anonimato. Questo alla scuola manca, manca la responsabilizzazione dei giovani che la vivono, che però stanno zitti perché va bene così…
Eppure basterebbe poco, solo un sito, un web, un "invio" (Marianita P.)
ABBIAMO FATTO SCUOLA
Ecco un pensierino finale della sera su tutta l'esperienza "Teatron"
Una esperienza positiva, piacevole, ma anche faticosa, impegnativa, vorrei
che si sapesse e riconoscesse: è stato impegnativo, un lavoro, diventare spettatori professionisti, e coordinare, assieme a Carlo un gruppo di ragazzi
e ragazze, organizzare le serate di partecipazione, le riunioni di analisi, il
tempismo nella scrittura di commento e reazione. Un vero laboratorio critico è stato sperimentato, mettendo in relazione giovani spettatori di culture, origini, interessi e sensibilità diverse e a volte anche diffidenti l'una dell'altra. Licei classici, scientifici, istituti industriali, collegi navali: un piccolo miracolo di comunicazione e contaminazione.
Ma soprattutto toccare con mano il piacere della scoperta nei protagonisti:
ma allora "Il Teatro" è anche questo, dal laboratorio di Punzo sulla cattiveria
fisico-simbolica, alla grazia gioiosa di Martinelli nel trattare l'Orlando
surreale, dalla forza cinematografica di DelBono alla varietà dinamica dei giovani gruppi emilianoromagnoli, alla grande fascinazione dell'accampamento francese, fino all'ultima "provocazione" criminale del Cechov alla valeriana.
Che poi questa positiva liberazione di energie critico-percettive in 12
Apostoli giovani attorno al Cristo Infante fosse trascinata just in time sul piano della comunicazione virtuale in rete è stato un atou in più: rendiamoci
conto che in valore cartaceo tradizionale (da collocare con gesto risoluto sulla cattedra dei professori di italiano) sono state scritte più di 50 pagine di testi, oltre alle fotografie e frame di video realizzate da alcuni ragazzi-e.
Il valore didattico, proprio scolastico, di questo laboratorio andrebbe
sottolineato, per evitare che si riproponga all'infinito la storiella che è
stata una bella attività extracurricolare per i 12 apostoli, un credito formativo in più e basta: No! e poi No!
Abbiamo fatto scuola. Punto e basta. (Gianguido P.)
RAGIONARE, SCRIVERE E TORNARE A PENSARCI SU
E' un'esperienza che, e dico sul serio, mi ha dato tantissimo, e di questo ringrazio Carlo e Gianluca, di tutto cuore. Dagli spettacoli alla possibilità di ragionare insieme e scrivere e tornare a pensarci su, fino ad un contatto così quotidiano con il web Grazie Gianluca per avermi fatto capire quanto poco so e quanto devo assolutamente imparare, lasciando perdere aereoplanini di carta e balle varie!!!). In più riflettete sulla potenza della vostra accoppiata: complementari no? A parte gli scherzi , sono pienamente contenta del tutto, e mi scuso per ritardi o file fantasmi! (Marianita P.)