La nuova spettacolarità elettronica
Mutoid , Marcel.lì Antunez Roca , Fura dels Baus, Avventure in Elicottero, Motus , Giardini Pensili e il personaggio sintetico "Virgilio"

Le parole non ce la fanno a definire le nuove forme di spettacolarità che stanno emergendo.

Teatro, di certo, non basta. Gli stessi luoghi che iniziano a programmare questi eventi non sanno come farsi riconoscere se non usando l’abusato suffisso "cyber", funzionale ma inflazionato.

Il dato più importante di tutti è che c’è una grandissima domanda di spettacolarità d’impatto sensoriale: una richiesta diffusa che si coniuga con le pulsioni "dance" e curiosità inappagate.

Qualcosa che non trova soddisfazione nelle Sale Giochi Virtuali, nelle Discoteche e nelle raffinate Mostre d’arte interattiva.

In attesa che nascano i tanto attesi Parchi Tecnologici ( come quello annunciato a Cattolica) si coglie però qualche buon esempio: eventi e luoghi in cui si inizia delineare qualcosa decisamente proiettato nel futuro di un "teatro" possibile.

Usiamo questa parola coscienti del suo limite anche se va detto che l’avanguardia teatrale ,in Italia più che in altri paesi, aveva già anticipato a suo tempo (troppo presto) molte di queste situazioni: inventando nuovi contesti percettivi nell’interazione tra performance ed elettronica ad esempio. Qualche nome? Eccoli: Magazzini Criminali, La Gaia Scienza, Falso Movimento, Koinè, Kripton, Giacomo Verde, Studio Azzurro...E non tutto è stato rimosso e disperso. Anzi.

La performance-cult

Ma entriamo nel vivo degli eventi in corso. Recentissima la serata milanese ai Magazzini Generali "Ticket to the future" che nel calderone generale (quando si capirà che la spettacolarità non nasce dalla somma degli eventi?) ha ripresentato "Epizoo", la performance di Marcellì Antunez Roca diventata ormai un cult. Ne abbiamo trattato già la primavera scorsa, su Virtual n.21, e da allora si è scatenata un’attenzione fortissima verso questo esempio, più unico che raro, di spettacolarità "interattiva" plausibile in quanto tale.

Antunez è tornato in Italia più volte (dopo i passaggi della stagione scorsa a Firenze e a Roma con Fabbrica Europa, a Padova per "Oltre la scultura", a Milano per un seminario con AGAVE e anche con il Centro Sociale La Pergola, a Trieste con il Teatro Miela...) fino ad insediarsi per settimane a Reggio Emilia per un workshop sui "limiti della corporeità" organizzato da La corte ospitale.

E’ pero emblematico rilevare l’impatto di "Epizoo" particolarmente in due spazi , i più connotati per una nuova programmazione spettacolare rivolta ad un pubblico che non aspetta altro: il Link di Bologna e il Fura di Desenzano del Garda. Due spazi molto diversi tra loro: il primo esprime una delle forme più consapevoli di "autogestione" senza le asperità, gli spigoli ideologici propri dell’ antagonismo dei Centri Sociali; l’altro è in fondo una Discoteca anche se più intelligente delle altre.

Il dato è che ,nonostante la diversità dei contesti , emerge nei confronti di eventi come "Epizoo" un approccio che tende a profilarsi come una nuova opportunità di fruizione spettacolare. Proviamo a spiegarci meglio descrivendo la situazione, quella creata al Link ad esempio.

Investire sulla sensorialità

Le centinaia di ragazzi che frequentano questo luogo abitualmente sanno che è importante "stare", ascoltare, bere, fumare e ballare oltre che vedere qualcosa di preciso. O meglio si predispongono, investendo sulla loro sensorialità.

Questo fa della situazione qualcosa in cui l’evento è di fatto "decentrato" rispetto ad una serata satura di suoni techno e di visioni video ben selezionate (passano tra l’altro i rarissimi clip dei Residents...). La cyber-performance di Roca inizia così dopo la mezzanotte in una sala (una delle tante distribuite nei 2500 metri quadrati su tre piani) che subito si affolla intorno al piedistallo che vede ruotare il performer interfacciato ad un computer su cui va a cliccare il pubblico. Il puntatore del mouse scorre sul corpo-simulacro grafico nello schermo e ogni cliccata sul "punto caldo" produce un feedback immediato sul corpo reale del "cybermartire". E’ un compressore d’aria collegata via midi che fa in modo di muovere i servomeccanismi che agiscono su quella "supermarionetta" in carne ed ossa. Roca, fondatore di un gruppo cult come la Fura dels Baus è lì sublimato nella sua paziente passività come per espiare le colpe delle aggressioni provocate agli spettatori delle sue precedenti scorribande catalane e paniche. La performance dura poco, venti minuti al massimo, per essere replicata poi più volte fino alle tre del mattino. Al Link il pubblico mixa tutto, si muove fluido, incessante, come un liquido che pervade lo spazio.

I Mutoid, barbari prevedibili

L’atmosfera è molto satura: ci sono i Mutoid Waste Company, una banda di "giovani barbari" inglesi che da anni vivono accampati vicino Santarcangelo di Romagna in un accampamento realizzato presso uno sfasciararrozze con i loro camion e le loro macchine mostruose realizzate con rottami d’ogni sorta. Picchiano su megatamburi amplificati all’inverosimile in un evento "Eurokarkas" che conclude una lunga notte techno-trance. Bene, barbara e rumorosa al punto giusto ma prevedibile, forse troppo, ormai.

I Mutoid e Marcel.li Antunez Roca sono stati i protagonisti anche delle serate d’inaugurazione del "Fura", il Teatro-Disco-Azione (così viene programmaticamente rivendicato) che a Desenzano del Garda, assediato da tante altre discoteche cerca di connotarsi investendo sulla "cyber-performance". La particolarità di questo luogo è nella ricchezza dell’infrastrutture tecnologiche: in particolare uno schermo circolare di 40 metri, mobile, in grado cioè di aprirsi a comando, avvolgendo chi è in pista. Una regia digitale gestisce le immagini proiettate elaborandole e mixandole con vari altri segnali, come quelli raccolti dalla Rete.

Il Link non ha le risorse economiche del Fura ma riesce comunque a dar vita ad una tale programmazione di eventi da renderlo uno dei fulcri della nuova spettacolarità in Italia.

Dalle programmazioni di videocreazione indipendente nel "Cinema Nootropico Notturno" a quella musicale "eterodossa" fino a quella teatrale capace di "inventare" un nuovo pubblico per quella sperimentazione che difficilmente riesce a ritrovare nei teatri il clima di anni fa . Allora il teatro di ricerca produceva momenti di una radicalità che oggi è rara ma che il Link sembra invece in grado di ricreare. Eventi come quelli di giovani gruppi (Masque Teatro , Motus, Fanny e Alexander, Doom,... ) sono andati in tal senso come anche workshop di veterani come il Teatro della Valdoca, capaci di rimettere in gioco energie sulle quali nessuno della precedente generazione teatrale sta lavorando.

Scorribande techno

A proposito di Fura dels Baus va segnalato il passaggio a Torino, con Musica 90, della loro ultima performance "MTM", durissima come al solito ma più strutturata e più "techno" delle altre scorribande. Nel ritmo sincopato degli ottanta minuti d’impatto sensoriale vengono bruciate immagini in una vertigine audiovisiva che evoca l’entropia televisiva di questa fine secolo. Un’opera techno in cui il Gran Teatro del Mondo di Calderon de la Barca (il drammaturgo del Seicento spagnolo a cui si ispirano in questo spettacolo ) si coniuga con la trance metropolitana.

Per quanto riguarda le cyber-performances è opportuno citare, anche se varrà la pena spendere analisi più accurate, gli eventi che si sono svolti a Firenze in occasione di "MediARTech", il Festival delle Opere Multimediali . Nell’interazione tra il "mandala system" di Massimo Cittadini e le coreografie di Ariella Vidach ha preso corpo (è proprio il caso di dirlo) la performance interattiva "Exp" di Avventure in Elicottero che con la regia di Claudio Prati ha tradotto un "party technodance" in uno spettacolo conforme alla struttura della Stazione Leopolda , uno straordinario capannone ferroviario che da qualche anno "Fabbrica Europa" sta trasformando in uno dei luoghi più avanzati della nuova spettacolarità) . Altro evento di cui daremo prossimamente un’ ampia descrizione è la presenza di "Virgilio", la guida virtuale di MediARTech, apparsa in croma-key anche nella trasmissione RAI "Media/Mente" registrata all’interno della mostra fiorentina. Il nuovo personaggio sintetico realizzato da Stefano Roveda di Pigreco e animato in tempo reale con un "power glove" da Giacomo Verde ha conquistato il campo giocando con gli spettatori grazie a un circuito video che ha permesso il dialogo paradossale tra le persone e un "computoon": un personaggio esistente solo nella memoria di un computer. Un vero atto di nuova spettacolarità elettronica.

( da Virtual, marzo 1996)

Carlo Infante

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