IL CYBERMARTIRE
"Epizoo" di Marcel lì Antunez Roca

La virtualità per molti è un sinonimo di astrazione eppure ha attivato una forte riflessione sulla fisicità e in particolare sul rapporto tra corpo e tecnologie. Le domande sono nell’aria e sono molte. Occorrono delle sperimentazioni, degli eventi, teatrali magari, per portare quelle domande a terra, per confrontarsi su esperienze condivise ,concrete, e non più solo su enunciazioni teoriche.

L’occasione è stata offerta da una delle performance che più di tanti altri vagheggiamenti di "teatro virtuale" ha drammatizzato in modo emblematico il rapporto tra corpo e computer.

Si tratta di "Epizoo" di Marcel.lì Antunez Roca, uno dei fondatori de La Fura dels Baus, il gruppo catalano noto per aver anticipato il fenomeno cyberpunk , esprimendone, perlomeno, le stesse tensioni radicali in performance campali, paniche, postumane. Tra gli spettacoli ideati da Antunez ricordiamo Accions(1984), Suz/o/suz ( 1985) e Tier Mon (1988), passati, alcuni, per l’Italia, in particolare a Milano dove qualcuno ancora si ricorda delle fughe urlanti del pubblico davanti all’assalto forsennato di quei performer-kamikaze nello scenario postindustriale dell’ex Ansaldo.

"Epizoo" è arrivato in Italia all’improvviso, in una rassegna promossa da Fabbrica Europa (il progetto diretto da Andres Morte e Maurizia Settembri che aveva già realizzato un’ottima serie di eventi all’ex stazione Leopolda di Firenze) e dall’Istituto Cervantes, presentandolo a Roma nella piccola e preziosa Galleria dell’istituzione spagnola in piena Piazza Navona.

Sono previste poi per giugno altre fugaci apparizioni di "Epizoo" , a Bologna (per CyBO, il 3 e 4 giugno)...

L’impatto è forte: Marcel.lì è su un piedistallo, seminudo e cablato. E’ avvolto da piccoli tubini trasparenti che agiscono con servomeccanismi pneumatici su piccoli arnesi ortopedici applicati al viso e ad una lunga serie di altre parti del corpo.

In un angolo il personal computer. Avvicinandosi allo schermo si scorge che l’interfaccia grafica è la sua faccia e che cliccando sul naso quei piccoli arnesi iniziano a tirare dai due lati le narici . Interattività hard.

Sono dodici gli ambienti grafici creati da Sergi Jordà e da Paco Corachan: attraverso questi si ispeziona il corpo di Marcel.lì in una divertente computer animation 2D, ironica a tal punto da distogliere lo spettatore sadico di turno dall’infierire . Martelli che demoliscono gengive, forbici che cimano capezzoli, seghe che frazionano femori. Un buffo computoon (cartoon al computer) su cui andare a cliccare per scatenare i sincronismi del sistema MIDI che pilota sia gli effetti sonori e luci che il dispositivo pneumatico.

Ad ogni cliccata sul punto caldo viene attivato un compressore che spara aria nei tubicini che a loro volta animano gli arnesi che manipolano bocca, naso,occhi, orecchie, pettorali e natiche.

La piattaforma rotante ci presenta il "corpo glorioso" ( citare Antonin Artaud è più che opportuno) che come una sorta di San Sebastiano postumano viene invaso dall’azione altrui.O come una "supermarionetta" : il riferimento a Gordon Craig, grande teorico del teatro del novecento, non è casuale.

Il paradosso messo in scena da Antunez è evidente: il rapporto uomo-macchina viene clamorosamente ribaltato in un gioco di massacro in cui il corpo è a disposizione del computer interattivo. Ed è inevitabile l’imbarazzo dello spettatore che agendo sull’interfaccia grafica provoca un’azione fisica riflessa sul cybermartire.

E’ questa inquietudine che sollecita le domande più vere.

Nella performance romana, presentata in un contesto particolare, senza aura spettacolare, costipata nel poco spazio della Galleria Cervantes, il pubblico ha stabilito un tale incontro ravvicinato con il performer da tradursi in complicità e in disponibilità a interrogarsi sul senso di quel paradosso teatrale.

Superate le domande moraliste sull’equivoco sadomasochista sono emerse quelle intelligenti che in molti si stanno ponendo.

Come questa : quanto sarà limitata la dimensione fisica e corporea dall’espansione delle procedure virtuali o , al contrario, quanto sarà potenziata?

La risposta è nell’osservare anche il dito e non solo la luna, tanto per prafasare un vecchio proverbio.

In questo caso da mettere a fuoco è l’azione dello spettatore che cliccando sul simulacro grafico del performer provoca la reazione del corpo dello stesso.Un vero e proprio paradosso dell’attore.Marcel.li per rendere evidente questo approccio evolutivo con le tecnologie si è messo in gioco a tal punto da passare per un cybermartire. Ma l’ironia è tanta, e catalana per giunta.

Conosce le esperienze radicali di Orlan ( la performer francese che si sottopone ad interventi di chirurgia plastica per rifarsi il mento come quello della Gioconda) e di Stelarc ( l’australiano che ingoia sonde endoscopiche o si applica "terze mani" robotiche) ed è cosciente che la ricerca ai limiti dell’arte non può rivelarsi in un gioco, fisico o concettuale che sia, al massacro.

Rivendica bensì una riscoperta della vecchia idea di Body Art per rilanciarla nel campo di una sperimentazione teatrale in cui agire in modo spregiudicato, stanando lo spettatore dall’inerzia della platea principalmente. Mettendolo in gioco con soluzioni interattive come quelle realizzate per "Epizoo".

Se lo spettatore non clicca non accade niente.

Il teatro non ci sarà.

(Da VIRTUAL 20, maggio 1995)

Carlo Infante

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