Diario di bordo della serata d'apertura del progetto "Nietzsche.Il viandante e la sua ombra"


20.11.2000. 19.56. Le apparizioni in galleria subalpina
20.11.2000. 23.05. Lo spettacolo al Teatro Carignano
20.11.2000. 02.09. La cena e l'assenzio

I presagi nietzscheani

Si apre con un presagio questa progettualità teatrale che ha capito che il teatro non basta a sé stesso perché ha bisogno del pensiero, della complessità e degli affetti per alimentarsi.
Perché il teatro non è degli artisti. O perlomeno non è solo degli artisti ma anche della comunità degli spettatori che fa del teatro "il luogo dello sguardo" come rivela l'etimo della parola stessa "theatron".

Si apre con una canzone di Laurie Anderson, geniale story-teller elettronica, figura ponte tra teatro e musica.
E' "Oh Superman", una citazione ironica che dimostra da subito che rievocare Nietzsche oggi non significa ripercorrere per forza i "lied" ottocenteschi e le ridondanze filosofiche. C'è qualcosa del pensiero di "Friz" che ci riguarda e si proietta nel futuro. Ed è proprio questo che il progetto
vuole mettere in campo, cogliendo sia i riflessi teatrali che quelli musicali (collegando anche l'idea dell'opera totale wagneriana con la minimal music e la techno-trance ) che quelli di una teoria dell'alterità come risorsa, che, in particolare sviluppo in un ipertesto che trova ( o meglio troverà, ora è solo al primo stadio) luogo "dentro" l'animazione in Flash di una delle citazioni di Nietzsche che amo di più.
Della serata d'apertura del progetto raccogliamo qui alcuni feeback di spettatori disponibili a lasciar traccia è un piccolo diario di bordo che non raggiunge la complessità di alcuni laboratori di scrittura connettiva (anche perchè non era previsto, è di fatto un "fuori programma").
E' comunque un altro tassello del mosaico d'iniziativa che ho attivato in questi ultimi anni lavorando sull'arte dello spettatore in rete, un momento che rivela comunque la necessità di fondo: dare luogo alle visioni teatrali di cui lo spettatore è autore. Chiunque volesse lasciare il segno mi contatti. (carlo infante)



20.11.2000. 19.56. Le apparizioni in galleria subalpina

Oh Superman

Lo aspettiamo dalla finestra. Chi? Nietzsche che proprio lì, ancor prima che edificassero la galleria subalpina, cent'anni fa circa, abitava quella mansarda, lì in alto. A dargli volto è Walter Malosti che, con questa piccola apparizione, dà il via al progetto "Il viandante e la sua ombra" che nella serata si svilupperà al teatro Carignano con lo spettacolo "la danza sull'abisso" per poi estendersi, in un dopo-teatro contemplato finalmente nella progettualità, in una cena nicciana .
Aspettiamo mentre una musica evoca, su un piano ulteriore di significato (è "Oh Superman" di Laurie Anderson) il "superuomo" nicciano. Malosti gioca, sa giocare, con le citazioni musicali superando anche la semplice condizione del climax sonoro, sa creare di fatto un sottotesto sensoriale denso di riferimenti e combinazioni analogiche. Così come quello scalpitio di cavalli che rimbomba nella galleria, come un suono panico e accompagna il Walter-Friz nella fuga verso il Carignano dove sta per iniziare lo spettacolo.
Molti lo seguono altri vanno a farsi un aperitivo, magari con un moscato all'assenzio già annunciato nel menù della sera. (carlo)


Indizi e presagi

La realtà, compreso il teatro, è fatta d'indizi che ciascuno di noi seleziona, metabolizza e poi interpreta.
E si riconosce ciò che già si conosce. Nell'attesa dell'apparizione nicciana l'unico vero indizio che si può raccogliere è la canzone di Laurie Anderson, "Superman", ma sono pochi a coglierla. Nessuno dei ragazzi del DAMS la riconosce (ma cosa gli insegnano?). E' questione di generazione, mi dicono, certo. Ma di Pirandello e Ronconi hanno la testa piena. E perchè non sanno niente di Laurie Anderson, figura cardine della performance americana? A riconoscerla è invece un negoziante che stranito e divertito mi chiede: "ma cosa sta accadendo?" Gli rispondo "è un presagio teatrale". Aumenta l'interrogativo ma anche l'interesse. E' una cosa dedicata a Nietzsche al centenario dalla sua morte... "Ah ecco", scatta lui, "ecco perché Oh Superman". Wow, hai centrato il bersaglio, amico.(cain)


Lo spirito che tenta l'ignoto

Se per i santi tanta gente fa pellegrinaggi dove questi hanno vissuto e bivaccato, anche per Nietzsche, anticristo per eccellenza, penso che valga spendere un bel ricordo nei luoghi dove ha vissuto e creato. Per par condicio quanto meno. Sul lato della casa di Via Carlo Alberto dove visse e scrisse, nel 1888, "Ecce Homo", ritroviamo una lapide che recita: "qui conobbe la pienezza dello spirito che tenta l'ignoto". Sottoscriviamo. Ci piace l'ignoto. (luca)



20.11.2000. 23.05. Lo spettacolo al Teatro Carignano

Il culo di sua sorella

Prima cosa: Nietzsche in scena non ha i baffoni. E nella bella, e funzionale (concepita seguendo il lavoro delle prove) drammaturgia di Sonia Antinori non si scivola mai nella rievocazione storica del grande filosofo ma si entra le pieghe della sua visionarietà.
E per far questo i baffi non servono. Qualcuno non ci ha trovato Nietzsche. Ma perché ce l'ha cercato?. Mi domando.
E' l'ombra di quel viandante passato per Torino che c'interessa. Un'ombra lunga che entra nelle nostre coscienze, nelle nostre visioni di mondo. Ma è un'ombra tutt'altro che lugubre, è ludica ed edonista.
E' l'ombra che rivela l'altra faccia delle cose, la loro alterità. E di conseguenza la nostra disponibilità di uscir fuori dai canoni correnti per trarre da quell'alterità un valore, un superamento della staticità dell'essere, un'estasi intesa come pratica di conoscenza.
Circondato dalle donne (la bella cameriera Alwine, la seducente Lou Salomè, la perfida Elisabeth) "Friz" vaga nella sua mente a voce alta, afferma l'indicibile, sonda i limiti della sua coscienza. Tra erotismo e pulsione di morte s'interroga sulla vita senza mediazioni, senza "false testimonianze". Soggiogato dalla solitudine e dalla malattia finisce però "prigioniero" della sua famiglia, della sorella in particolare. Personaggio che abilmente Michela Cescon disegna sulla scena in tutta la sua pesantezza, con il culo grosso (a tal punto da far scoppiare la gonna) e le strategie sottili del ragno che intrappola. Sarà quella sorella la maggiore responsabile del riduzionismo del pensiero nicciano da parte del nazismo.
Eppure quei due bambini che giocano nel buio della loro stanzetta, evocando quello stupore infantile che affascinava Nietzsche ( a cui Zolla ha dedicato un libro, "Lo stupore infantile" appunto), rappresentano una delle chiavi per entrare in relazione con quella ricerca di dionisismo che passa attraverso la leggerezza e il gioco . "Non conosco altro modo più serio di affrontare i problemi della vita che non sia il gioco"
Friedrich Nietzsche
Una leggerezza ludica che danza sull'orlo dell'abisso che rischia di separare l'identità dall'alterità. (carlo)


L'avvolgente cavalcata finale


al CAOS INTERNO-uterino-intestinale del "malosto" non è seguito, nostro malgadro, la GENERAZIONE DI UNA STELLA DANZANTE, ma forse un "aborto"... se "il presente è quello che dovrebbe essere e invece è" (O. WILDE), questo teatro "invece E'" resta l'avvolgente cavalcata finale e frastuonante risacca oceanica su base sonoro-surrounding ad emblema-metafora del "più abissale" dei pensieri niciani, quello dell'ETERNO RITORNO ma ha da essere anche così per il teatro? saremo ineluttabilmente costretti ad accontentarci ed accondiscendere a quest' unica ed univoca "via teatrale" registoide ed attorialmente smunta, accademica, non empatizzante? ai PRESENTI il DOVERE di un'ardua RISPOSTA-RIPROPOSTA dell'arte
"il futuro sono gli artisti", dice sempre il nostro amato dandy, ma perchè non già il PRESENTE ? (maurizio)


Quei piccoli, goffi, passi di danza

La mente era leggera, volava alto, ma il corpo era pesante, infagottato e addolorato. Nietzsche viveva sulla propria pelle quella contraddizione generata dalla divisione tra corpo e mente che la cultura occidentale ha cristallizzato. In questo iato il filosofo trovava il motivo originario di quella crisi evolutiva che per altri versi riguarda la dicotomia tra Apollo e Dioniso. E' su questo punto di crisi che è possibile andare a cercare il rapporto con l'altro grande poeta dell'alterità, Antonin Artaud, che nello spettacolo viene evocato con un frammento della sua trasmissione radiofonica (mai andata in onda per censura) "Per farla finita con il giudizio di Dio". Nietzsche-Malosti abita la scena con il suo dolore e il suo stupore, danza, si tratta di una danza immobile quasi invisibile, minima, con i piedi scalzi che si muovono impediti. Un dettaglio. Sufficiente per trasmetterci quel senso d'impotenza ed emozionarci. (cain)

ENTERING THE CHAT...
WAITING OTHER PARTY TO RESPOND...


>>>>>La prima cosa che mi hai detto uscendo dallo spettacolo è stata che la metafora del cavallo ti aveva ingannato perché ti aveva costretto a cercare una lettura metaforica del resto dello spettacolo. E poi cosa era successo?

>>>>Tutte le altre metafore erano o troppo complesse o comunque situate a profondità di lettura differenti dalla prima: i conti non tornavano, il castello di metafore non c'era.

>>>>Sei convinto che non c'era? Io all'inizio non avevo nemmeno capito a quale scena ti riferissi, credevo che fosse quella finale, quella dove si sente solo il galoppo.

>>>>Invece io mi riferivo a quella dove c'è Oxana sopra un tavolo con un frustino in mano e Silvia che la traina e compasce N. "umano, troppo umano" finché lui alla fine l'abbraccia e cade ai suoi piedi.
Difatti il finale l'ho trovato una ripetizione neppure troppo evocativa: del cavallo si era già parlato: probabilmente è l'unica scena della vita di N. che un torinese conosce.

>>>>Ah, io quella scena lì non l'ho considerata come un elemento chiave: non mi sono posta il problema di cosa fosse delirio e cosa fosse realtà, perché comunque per N. in quanto personaggio in quel momento delirio e realtà non erano..

>>>>distinguibili?

>>>>non solo non erano distinguibili ma anche il punto non era distinguerli: perché distinguere tra delirio e realtà era una cosa che faceva la sorella, la sorella si preoccupava di distinguere tra delirio e realtà, non N. Quando N. per esempio dice di essere dio, non ha senso chiedersi se lo dice perché sta delirando o perché sta esponendo un pezzo della sua filosofia. Non aiuta a comprenderlo meglio, è solo un modo per sminuirlo.

>>>>Quindi secondo te la mia lettura è simile a quella della sorella? cerco di distinguere tra la rappresentazione della vita / della follia di N., tra delirio e realtà, tra eventi della sua vita e metafore della sua filosofia. In effetti ci sono cascato: alla prima rappresentazione di un evento della sua vita mi sono messo a cercare di attribuire ad ogni scena un significato preciso incasellabile come evento, follia o pensiero, all'interno di una struttura generale. Quindi appena mi sono accorto che parecchie scene non avevano un ruolo definito in questa struttura, l'ho attribuito ad un cattivo "confezionamento del prodotto". Io mi aspettavo di scoprire in N. la maschera di Enrico IV: la pazzia mista alla finzione di una vita in un mondo costruito: là il pubblico è in combutta con Pirandello che gli lascia intravedere i meccanismi della finzione.

>>>>Ma tu non potevi essere un pubblico cosciente,non c'era uno stratagemma da scoprire perché non è stato usato... il personaggio di N. è privo dei segni convenzionali del matto. In un certo senso è una forma di rispetto per N., il liberarlo dallo stigma della follia.

>>>>Quando N. accusa la sorella e la madre di attaccarlo proprio nei momenti in cui è più vicino alle vette della divinità e quindi meno attento a difendersi, in quel momento lui vive la separazione fra due realtà, quella in cui esistono sua madre e sua sorella, e in cui lui è debole, e quella del mondo di cui lui è il dio. Questa separazione da una parte è caratteristica della schizofrenia, dall'altra ricadeva a pennello nelle mie caselle...

>>>>Hai ragione, a cercarli i segni della follia ci sono, qua nessuno ti dice che N. non è pazzo, ma i contorni tra il N. sano e il N. malato si sfocano intenzionalmente. La cosa non influisce sul giudizio della sua opera.
Se una distinzione si vuole fare, e lo spettacolo la fa, e' quella tra il N. vivo e il N. morto. Il primo capace di difendersi dagli "attacchi dei vermi velenosi", il secondo ormai succube all'azione della sorella che della sua filosofia e della sua esistenza ha cancellano gli impulsi dionisiaci, gli slanci incomprensibili e disordinati e conservato i tratti riconducibili ad un sistema di valori "sano" :la potenza, la volonta la forza. (da&da)


Sballottato tra le donne

Ciao,caro diario, scusa tanto per il ritardo..ieri notte ce ne sono successe di tutti i colori!
Mentre tornavamo a casa (02:45..forse anche +..) ci si è fermata la macchina (senza benzina..no comment!) e,dopo vari battibècchi,decidemmo di avventurarci per "TROVARE la BRODA". Neanche 150 passi e..tàc..POLIZIA DI STATO.."avete i documenti?".."certo!"... ...dopo circa un`ora di paranoie (perquìsa ed interrogatorio "generale") ci lasciarono andare incontro ai nostri bei 5km..da percorrere a piedi con un FREDDO NON INDIFFERENTE... Neanche 23 passi e i nostri pensieri s`incrociarono.."non ciò testa di fare tutta `sta strada..torniamo indietro e..dormiamo in macchina!"..DETTO FATTO! Torniamo in macchina, chiamiamo le rispettive case, dopodichè,ormai assuefatti della serata, cerchiamo la posizione + comoda per attendere i soccorsi........alle 05:20 arriva mia sorella a soccorrerci in Via Rossini e......a che ora sono entrato nel letto.....?Erano le 06:15......povero Cesco! Ha dormito davanti a scuola in macchina...chissà se `sta mattina "ha frequentato".......IO NO! Tornando a Nietzsche..lo spettacolo... Nietzsche,pur essendo uno dei grandi filosofi non era, purtroppo, da noi conosciuto. La cosa su cui ci siamo soffermati è stata che gli attori,sono stati capaci di farci vivere,emozionandoci, "spìcchi di vita" di Nietzsche! La semplicità delle scene (per la follia), lo "sballottarsi" tra le donne della sua vita, l`esclamare complimenti per questa città ci ha lasciati stupiti ma allo stesso tempo incuriositi. Pensiamo che se prendessimo i libri, riusciremmo a capire il vero senso del VIANDANTE E LA SUA OMBRA..... Non pensiamo di aver fatto un bel lavoro ma...ci abbiamo provato! (giànko- & -cèsco)


20.11.2000. 02.09. La cena e l'assenzio

E' tardissimo, la cena è stata lunghissima, ma bella e buona, chiacchiere a volontà e buon roero.
La "cena nicciana" con sotto sotto la colonna sonora dello spettacolo ha coinvolto una quarantina di persone, quasi tutte fotografate dai ragazzi dell'Istituto Bodoni che, con macchine digitali e non, hanno scattato su tutti.

Brindisi finale al moscato con assenzio, una scoperta che evoca quel pizzico d'alterità che lo stesso Nietzsche si concedeva quotidianamente magari seduto ad un tavolino del Caffè Fiorio.
(luca)






 







 
I nodi

L'ipertesto è parte del progetto "Il viandante e la sua ombra" del teatro di Dioniso è verrà ultimato in occasione della conferenza-navigazione il 16 febbraio 2001

COMUNICATO DELL'HAPPY HOUR DI PRESENTAZIONE

Vai al diario di bordo della serata nietzschiana del 21 novembre 2000

 

 

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