I Teatri della Memoria
Per una "memoria teatrale" dei teatri

Esiste un teatro esterno, rappresentato e agito, ed un teatro interno, frutto del metabolismo immaginario dello spettatore sollecitato.

Il teatro, si sa, non esiste se non è condiviso. E’ questa la prima grande discriminante rispetto a qualsiasi altra espressione artistica.

Il teatro nasce quindi nell’elaborazione psicologica di chi vede il teatro, passa dallo spazio fisico a quello mentale sulla base di azioni ed emozioni prodotte nell’arco di una percezione condivisa in quell’unico spazio-tempo proprio del "qui ed ora" teatrale. E dopo?

Pensare che del teatro possa rimanere solo una traccia scritta, su base drammaturgica o per altri versi su cronache che hanno fatto della critica teatrale uno delle palestre migliori sia per il giornalismo che per la scrittura creativa, è troppo poco. Peggio ancora per quanto riguarda il video: tradurre la scena in film è tradire il principio base della teatralità fondata sulla simultaneità dei punti di vista. Nell’audiovisivo si afferma un solo punto di vista (anche se si usano più telecamere) negando il gioco pluridimensionale dello spettatore che di fatto afferma un "punto di vita", una sua funzione creativa nel cogliere i diversi piani percettivi dell’azione scenica.

La memoria dell’esperienza teatrale deve cercare quindi di ricostruire questa dinamicità altrimenti è limitata, ridotta ad una mera condizione documentativa.

Dalla mnemonica rinascimentale alla multimedialità interattiva

L'idea che misurarsi con la memoria sia come abitare uno spazio e' decisiva per capire cosa si possa intendere per Teatri della Memoria.

In uno spazio si agisce: le nostre percezioni, quindi, devono essere dinamiche.

I percorsi della memoria non possono essere solo lineari e sequenziali ma analogici, combinatori, organizzati in modo reticolare per associazioni continue secondo l’automatica neurotrasmissione delle sinapsi, l’approccio filogenetico all’apprendimento.

Il teatro, quello che cerca, lo sa: si fonda sulla sinestesia dei linguaggi, sull'azione simultanea di diversi elementi visivi o sonori, procede quindi per montaggi analogici che sviluppano la scena libera dalle costrizioni logico-consequenziali. Lo spettatore sta al gioco e trae un piacere psicologico da questa mobilità in cui, tendenzialmente, si coniugano percezioni e processi cognitivi. La domanda a questo punto è: come poter ricreare tutta questa esperienza in un prodotto per la memoria teatrale?

Il fatto che oggi le tecnologie digitali abbiamo messo in campo l’opportunità di simulare al di fuori della nostra mente le procedure sinaptiche attraverso la forma dell'ipertesto sui quali si basa tutta la multimedialità interattiva è la prima risposta.

Si tratta dello sviluppo di un'intuizione che l'arte della mnemonica, dagli antichi egizi al rinascimento di Giordano Bruno, conosce da tempo: spazializzare la memoria, organizzandola per toponimi, ambiti tematici e successivamente per "emblemi", immagini sensibili ed efficaci che colpiscano l'attenzione. Proprio come "hot-spot ", i punti caldi di un ipermedia, i pulsanti (parole o simboli) su cui cliccare per articolare il processo ipertestuale.

Un percorso di memoria potra' invitarci a fare esperienza: a fare un'azione, anche se simulata psicologicamente attraverso la navigazione in un ambiente interattivo.

Agire nella visione!

In un' opera multimediale il nostro approccio cognitivo tende ad essere di carattere immersivo, ovvero teso a sollecitare le percezioni, un approccio molto meno astratto di quello stabilito con un libro da decodificare esclusivamente attraverso le nostre competenze alfabetiche.

Si puo' quindi accettare di essere "dentro" un ambiente che possiamo così concepire come una scena della memoria, uno spazio informatico da "abitare" (immaginate che il cursore-simulacro del mouse siate voi...). Il fatto stesso di agire cliccando sulle immagini (agire nella visione!) ci stimola ad attraversare quello scenario come un territorio, un ambiente digitale, simulato, da interpretare come un teatro d’informazioni.

In "L'arte della memoria" Frances A.Yates nella sua straordinaria ricognizione scientifica ed esoterica rileva gli esempi piu' alti dell'arte mnemonica e sviluppa proprio questo concetto di spazializzazione della memoria.

Analizza i grandi progetti utopisti ideati da Giulio Camillo, il grande maestro rinascimentale, e quello di Robert Fludd, il filosofo ermetico che nel Cinquecento inglese, influenzato da Giordano Bruno, segui' da vicino il teatro di Shakespeare.

E’ proprio il Globe Theatre, il mitico teatro scespiriano distrutto da un incendio, ad essere preso come modello di un ideale "teatro della memoria".

Come accade nel CD-Rom "Percorsi Cifrati", una delle prime opere multimediali sul teatro, realizzata da Impronte Digitali, Compagnia Solari-Vanzi e Scenari dell’Immateriale per il Centro Audiovisivo della Regione Lazio, in collaborazione con l’Ente Teatrale Italiano, nel settembre 1995 (molto prima dell’ondata editoriale multimediale).

In quest’opera interattiva l’ambiente grafico tridimensionale ricostruisce un teatro da abitare, in cui agire.

Un teatro contemporaneo che trova però come interfaccia grafica, come soglia simbolica, l’immagine evocativa del teatro di Fludd: un "teatro della memoria" d’ascendenza rinascimentale e scespiriana che ci sostiene nell’avventura alla ricerca delle risposte possibili alla domanda che qui rilanciamo. Come ricreare l’esperienza teatrale nella sua memoria?

Carlo Infante, 1996

 

Carlo Infante

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