La Memoria dell’Avanguardia
un percorso cognitivo attraverso le stagioni del teatro di ricerca.

Crediamo nel "teatro del mondo": e' proprio vero infatti che il grado di spettacolarita' della societa' ha superato quello di qualsiasi simulazione teatrale. Fu un'intuizione delle avanguardie, da quelle del Dada a quelle Situazioniste, fino alla Postavanguardia teatrale italiana, operare sulla soglia tra realta' e rappresentazione. L'avanguardia interpreto' questo paradosso storico della "civilta' di massa", giunta ora ad un punto terminale con la "telecrazia" mediatica. Riconosciuto questo dato e' necessario riprendere ad indagare sul rapporto tra arte e vita, il punto cardine di tutta la cultura dell'avanguardia, e nello specifico di quella teatrale.

Proprio perche' quella cultura e' stata superata, oggi diventa importante capire meglio le dinamiche delle sperimentazioni, per interrogarci sul senso del teatro di fronte al paradosso della realta' contemporanea e scoprire magari che altre simulazioni, come quelle del " virtuale", ci invitano a scoprire altri modi di rappresentazione, altri mondi.

Il fatto che oggi gli eventi siano inseriti in una rappresentazione, mediata in gran parte dalla televisione, sta falsando le prospettive storiche. Diventa Storia il genocidio della settimana precedente. Tra l'evento e la sua informazione c'e' ormai sempre meno scarto temporale, e questo accade per via di un automatismo comunicativo che ci inchioda nella dimensione passiva di spettatori attoniti.

Il fatto che stia emergendo un nuovo approccio ai sistemi della comunicazione, attraverso le tecnologie della multimedialita' e della telematica, va interpretato come un rigetto culturale rispetto al dominio dei massmedia. Alla base dello sviluppo esponenziale delle tecnologie interattive c'e' infatti un concetto straordinario: quello di "mymedia", lo strumento di comunicazione personalizzato, gestito in modo attivo dall'utente nelle sue attivita di studio o di lavoro "a distanza" (il concetto di "telelavoro" altera, e reinventa infatti il rapporto tra spazio e tempo).

E' l'emergenza di una nuova cultura che puo' riuscire ( e' ancora una volta questione di ottimismo della volonta') a rifondare i termini del rapporto tra rappresentazione ed evento. Quando dicevamo che le avanguardie hanno sperimentato sul rapporto tra arte e vita, intendevamo suggerire questo precedente storico: e' nella creazione consapevole di linguaggi che estendano le possibilita'di vita, le potenzialita' percettive ed immaginative, che vale considerare l'arte.

L'avanguardia teatrale si sviluppo' su queste determinazioni,creando anche molti azzardi, errori e tentativi falliti (ma e' cercando,errando, che si trova).

In Italia, un punto di partenza fu Ivrea, dove nel 1967 fu promosso (da personaggi come Corrado Augias, Giuseppe Bartolucci,Carmelo Bene,Sylvano Bussotti, Leo De Berardinis, Edoardo Fadini, Sergio Liberovici, Franco Quadri, Carlo Quartucci,Luca Ronconi,Giuliano Scabia e altri ancora) un "Convegno del Nuovo Teatro" che sanci' un'era di sperimentazioni. Nel "manifesto" pubblicato nel novembre del 1966 sulla rivista Sipario si affermava che " ci si possa servire del teatro per insinuare dubbi,per rompere delle prospettive,per togliere delle maschere,mettere in moto qualche pensiero."

Allora come oggi ritroviamo il valore di cercare nel teatro un "gesto contemporaneo" e non solo un'espressione artistica autoreferenziale, rivolta al proprio interno.

Cio' comporta in primo luogo un recupero di quel senso del tempo che scandisce le trasformazioni cosi' perduto, invalidato, dall'accelerazione storica e dalla sovraesposizione televisiva.

E' ovvio che il tempo scorre, porta via, lava le coscienze sporche ( e anche quelle troppo "pulite", quelle rese impermeabili da qualsiasi contaminazione...).

E’ necessario quindi superare ma non rimuovere questa percezione inerte del tempo: ovvero quella di una contemporaneità sempre più schiacciata tra passato e futuro (un futuro in cui sarà inevitabile riconfiguare tutto attraverso il nuovo paradigma digitale). Si tratta, a questo punto, di cercare un recupero di un senso del tempo significa cercare anche dove si e' sbagliato e riconoscere anche che sbagliare era forse inevitabile, piu' che fisiologico. Valutare le caratteristiche dello scenario degli anni settanta e' fondamentale ad esempio per capire come mai in Italia sia sorta l'avanguardia teatrale piu' vitale del mondo, così dinamica da creare degli opposti estremismi tra tendenze teatrali poi dissolte in una deriva senzorbita.

La Memoria è il processo cognitivo per ricostruire questi andamenti : fa del sentimento del tempo un'esperienza.

L'idea di organizzare teatri della memoria ( come quello realizzato da CDRom che possano ricreare in soluzione dinamica l’esperienza scenica, qualcosa che va decisamente oltre il videoteatro) nasce da questa consapevolezza. Ciò significa utilizzare la multimedialita' che attraverso i procedimenti dell’ipertesto possa rendere evidenti i percorsi incrociati tra eventi,immaginari e culture di un mondo in trasformazione.

E' decisivo poi comprendere che tra multimedialita'e ricerca teatrale non c'e' solo un rapporto di elaborazione a posteriori ma un'attitudine complementare: il teatro sperimentale si e' sempre caratterizzato per la sinestesia percettiva:la simultaneita' dei diversi linguaggi espressivi messi in gioco. Parola, azione,visione e suono interagiscono in una soluzione spettacolare che sollecita lo spettatore ad una dimensione attiva e cognitiva. L'avanguardia teatrale anticipo' sul campo molte di quelle procedure che oggi si stanno standardizzando con l'avvento della multimedialita'.

Perche' dimenticarlo?

(aprile 1994)

Carlo Infante

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