Il desiderio teatrale s'è infranto contro l'inerzia burocratica

Le dimissioni di Mario Martone dalla direzione artistica del Teatro di Roma, dopo una delle stagioni più belle e coraggiose che si ricordino, mi fanno tornare in mente l'ultima lirica di Majakovskij: "la barca dell'amore s'è infranta contro gli scogli della vita quotidiana".
La rilancio: Il desiderio teatrale di sostanziale rinnovamento dei modi di gestione della "res" pubblica culturale s'è infranto contro i blocchi dell'inerzia burocratica che concepisce la gestione come un sistema di patteggiamento continuo che chiamare mediazione è poco.
Dirsi dentro "basta" non è più sufficiente, ma allo stesso tempo non è facile neanche individuare i modi per combattere un nemico che non è neanche frontale. Non è nella destra liberista, ma disseminato tra le pieghe di un sistema culturale che ha visto bivaccare per decenni i cacicchi del sovvenzionamento pubblico a pioggia. E lì non c'è destra e sinistra che tenga. Anzi, vi alberga quel sottobosco che, dai tempi del patto consociativo PCI-DC, ha imparato a tessere reti di scambi, di favori, di induzioni politiche di bassa caratura.
Martone ha avuto quello scatto di reni per tirarsi fuori da quel pantano e lo ha fatto probabilmente per rilanciare la partita, non per moralismo o per sfinimento.
Lo ha fatto perché crede che una via d'uscita ci sia.
Almeno così mi piace pensarlo.
La via è quella delle dimissioni dell'intero consiglio di amministrazione del Teatro di Roma, un organismo delegittimato anche dal fatto che i suoi rappresentanti sono lì da prima della costituzione delle nuove giunte alla Provincia di Roma e alla Regione Lazio.
Aspetteremo fiduciosi questa risoluzione, ma non con le mani in mano, faremo chiasso con gli argomenti e con le nostre affermazioni di desiderio teatrale.

Carlo Infante

 

Uno dei luoghi più attivi nel web su questa vicenda è
http://www.trax.it/olivieropdp/dimissionimartone.htm

 

altri miei interventi sono presenti su:
www.tiscaliart.it/speciali/martone_caso.html