Una ricerca permanente

Abbiamo faticato, nel nostro percorso, ad entrare tutti nella logica della ricerca. L’idea che stavamo lavorando per verificare le nostre ipotesi di partenza sfuggiva, bisognava “riacchiapparla” sempre: gli insegnanti erano centrati sui percorsi didattici, sulle strategie da adottare, sui risultati ottenuti e da ottenere, sui prodotti da realizzare.
Gli insegnanti magari insegnano ai ragazzi la “metodologia della ricerca”, ma quando ci stanno dentro loro, sfuggono ai suoi aspetti formali. Non sono abituati a fare ricerca, gli insegnanti, e non considerano tale il loro lavoro anche quando lo è davvero, nell’atteggiamento intellettuale, nella struttura di pensiero, nella motivazione sociale.
Per diventare davvero teatro di partecipazione e integrazione la scuola ha molta strada da percorrere, ed è una strada in salita, incerta e piena di ostacoli. Serve tanta ricerca. Non solo la ricerca informale, quotidiana, quella delle piccole sperimentazioni di classe, delle verifiche di ipotesi implicite e non ben formulate, ma una ricerca forte, solida, rigorosa, socializzata, diffusa. Una ricerca permanente che aspiri non solo a trovare risposte, ma a formulare e riformulare domande, a sperimentare nuove piste, a comunicare e scambiare con gli altri errori e successi. Una ricerca come atteggiamento intellettuale, come risposta al cambiamento, come assunzione di responsabilità. Magari con l’aiuto di chi ha più strumenti, magari in rete, ma comunque una ricerca permanente sul fare scuola, da parte della scuola, per il miglioramento della scuola.