I metodi…

… per la ricerca

Attori, spettatori, osservatori, tutti. Tutti, ricercatori. Questa la logica che ha ispirato la metodologia di conduzione generale del progetto.
Si partiva da back ground differenti, ma si è ritenuto che, una volta condivise le ipotesi di partenza, resi noti risorse e vincoli, socializzate le esperienze pregresse, ciascun istituto dovesse sentirsi libero di progettare i propri interventi in piena libertà, sia sul piano didattico che organizzativo.
Sembrava interessante, a noi dell’Istituto promotore e responsabile , osservare le diverse modalità di reazione e di risposta che le tre scuole – compresa la nostra – avrebbero dimostrato di fronte alle provocazioni che il percorso riservava a ciascuno.
L’inserimento del progetto nei curricoli disciplinari, la compresenza in aula di attori, docenti e alunni con ruoli da inventare o da reinventare, la proposta di una “partenza didattica” dalla lettura di un quadro (Brueguel per la scuola di base, Bosh per la scuola superiore), la sottrazione di ore di “programma” a vantaggio di attività solitamente vissute come integrative ed extracurricolari, la proposta, ad insegnanti di discipline diverse, di convergere su ambiti tematici o educativi da individuare fuori dagli schemi didattici consolidati, la proposta di un approccio alla classe come gruppo e non come somma di individui, la proposta di un approccio alla scrittura come espressione di ciascun alunno e non come performance d’applicazione di regole, una formazione adulta “forte”, concepita non come acquisizione di nozioni e di tecniche, ma come attraversamento di sé e degli altri attraverso corpi e menti riflessive, l’esercizio di scrittura adulta come strategia di elaborazione, di crescita, di confronto, tutto rispondeva ad una intenzionale costruzione di situazioni problematiche, in assenza delle quali – così abbiamo ritenuto – non ci sarebbe stata ricerca.
L’ansia e la curiosità di ragazzi e adulti ad ogni nuovo arrivo (attori, animatori, operatori vari) testimoniava il riproporsi della domanda di fondo: cosa ci chiederanno di fare? Come risponderemo?
Condizioni di pari problematicità – avevamo condiviso – per i docenti dei tre Istituti.
Ma ci siamo presto accorti che non era vera, la pari problematicità, poiché le diverse esperienze pregresse delle tre scuole, e le diverse “culture” dei tre ordini (elementare, media, superiore), generavano, di fronte a problemi analoghi, capacità di risposta diverse, “adattamenti” diversi.
Tale metodologia di lavoro dunque, centrata su un ricorrente problem solving didattico e organizzativo, se da un lato ha generato qualche momento di “ricerca a vuoto”, ansia da prestazione insoddisfatta, insoddisfatto bisogno di ricevere “istruzioni”, dall’altro ha consentito, a noi che tiriamo le fila del discorso, di focalizzare i problemi dei diversi docenti e dei diversi ordini di scuola, e di individuare quindi le condizioni di fattibilità di un progetto come il nostro.


…. per la comunicazione

Non prevista all’inizio del percorso, e densa di provocazione è apparsa la strategia della comunicazione on line proposta e guidata da Carlo Infante.
I forum hanno accolto a fatica i primi interventi. Resistenze tecnologiche ma non solo: paura di mostrarsi, di sbagliare, paura del volto che non c’é. Non tutti, ma molti di noi hanno vinto anche questa scommessa, e il forum è diventato anch’esso spazio per comunicarsi, per dirsi…
Esterni, interni, attori e tecnici del web, docenti universitari e medi, amici e osservatori esterni, mamme e alunni, volontari dell’integrazione e impegnati nel sociale…
Ma abbiamo comunicato molto anche “in presenza”. Ci siamo incontrati e scontrati, nelle scuole e nelle case, intorno a scrivanie e intorno a tavoli da pranzo, sulle fasi da realizzare, sulla distribuzione del lavoro, sulla progettazione del sito, sulla analisi dei prodotti, sull’osservazione dei processi, al di là delle verbalizzazioni, delle ore pagate, delle incentivazioni.


… per la formazione

Il progetto di formazione prevedeva una struttura modulare ricorsivamente centrata su due fasi: fase di attraversamento, con attività in situazione centrate su corpo ed emozioni, prive di teorizzazione preventiva e direttamente guidate dai professionisti individuati (tutti di eccellente qualità professionale e umana), e successiva fase di riflessione, autogestita dal gruppo con la supervisione della docente tutor del nostro Istituto, promotrice delle precedenti esperienze teatrali nella nostra scuola.
In realtà i tempi previsti per la formazione sono stati assorbiti quasi completamente dalle attività con gli operatori esterni, per richiesta degli stessi docenti e disponibilità dei professionisti coinvolti.
Gli obiettivi della riflessione di gruppo, dell’autoracconto, della esplicitazione del sé emotivo sono stati tuttavia perseguiti in appositi incontri, realizzati anche oltre il calendario programmato. Spesso tali incontri sono stati aperti non solo ai docenti coinvolti nel progetto, ma a docenti e operatori dell’Università, a me stessa responsabile del progetto, a docenti di Istituti della Provincia (Taurisano, Carmiano) che, pur non coinvolti nel progetto, hanno liberamente scelto di seguire i laboratori pomeridiani nelle loro diverse fasi e di realizzare nella propria scuola semplici e informali forme di sperimentazione.
Ma non è stato abbastanza: la fame di “pensiero riflessivo” condiviso fa dire, ora, agli insegnanti, che è stato poco, che si doveva parlare di più, che il bisogno più forte, lo strumento più forte, è capirsi e pensare insieme.
Professionisti persone, partecipazione vissuta. Scoperta dei bisogni, bisogno di interazione.


… per la didattica

Ogni istituto ha progettato il proprio intervento in modo autonomo. All’interno di ogni istituto, ogni insegnante ha operato le sue scelte di mediazione, interpretando il proprio ruolo nel progetto a seconda delle proprie convinzioni, dei propri strumenti professionali, del proprio insegnamento disciplinare, dei propri schemi culturali e valoriali.
I prodotti dei ragazzi e i diari di bordo testimoniano delle differenti metodologie d’intervento.