Attori e spettatori

Nel teatro di partecipazione tutti sono attori. Anche gli spettatori. Una parte ce l’hanno tutti, anche se sono parti diverse. Nel nostro spettacolo del 14 giugno non c’era il palcoscenico per gli attori e lo spazio per gli spettatori: lo spazio era di tutti, e grandi e piccoli, bravi e meno bravi, attori veri e attori del momento, mamme e insegnanti, tutti occupavano lo spazio: chi seduto chi in piedi, chi di corsa chi piano piano, dalle finestre e dalle aiuole. Allo spettacolo servivano tutte le parti: la vivace Marisol di terza elementare e la difficile Angela di primo superiore, la maestra Gabriella e la professoressa Francesca, mamma Giovanna e Michaela attrice, Filippo attore e Damiano aspirante cuoco. Tutti diversi, vestiti diversi, battute diverse, ma che bello diceva Vigano regista, tutti alla pari nel fare lo spettacolo, se uno sbaglia l’altro recupera, il significato è nell’insieme.
A scuola lo spazio non è di tutti. E se uno sbaglia l’altro non può recuperare. Chi impara bene la parte calca la scena, chi non la impara bene sta a guardare, perché non può rovinare lo spettacolo.
Se la parte che tu vuoi recitare non è prevista dallo spettacolo, nessuno te la fa recitare. E il tuo spazio da spettatore si farà sempre più stretto, oppure lo occuperai con prepotenza, ma non avrai comunque l’applauso.
La scuola, per essere scuola di partecipazione e d’integrazione, deve imparare a costruire spettacoli in cui tutti, ma proprio tutti, siano attori oltre che spettatori, ciascuno con il diritto alla sua parte, e con un senso per la sua parte nel significato d’insieme.