bilanci

La nostra ricerca partiva dalla convinzione che il processo d’integrazione ha, tra le sue condizioni, la partecipazione vissuta della comunità che interagisce, e in particolare che il teatro, se concepito non come teatro di rappresentazione, ma come teatro di partecipazione, può costituire uno spazio per la promozione dei processi di integrazione in tutta la comunità nella quale si verifica il processo stesso. Affermavamo anche che la scrittura, se concepita come strumento di libera espressione di sé (per ragazzi e adulti), e non come adempimento formale vincolato da definite procedure, può diventare parte essa stessa di una scuola di partecipazione e contribuire pertanto all’interazione tra i soggetti della comunità.
Nel percorso compiuto le nostre ipotesi hanno trovato non solo conferma (leggibile attraverso i lavori dei ragazzi e degli insegnanti, attraverso i forum attivati, attraverso i monitoraggi effettuati), ma un’occasione di condivisa autoanalisi e di problematizzazione, che ha consentito di mettere a fuoco nuovi punti di domanda, di formulare nuove ipotesi, di porre le basi per l’avvio di nuovi percorsi di ricerca.
I dati raccolti hanno indotto infatti una riflessione articolata non solo su quanto il teatro di partecipazione possa incidere sui processi d’integrazione nel gruppo che ne fa esperienza, ma su quanto, del fare teatro, possa costituire oggetto di transfer al fare scuola quotidiano; su quali siano le condizioni che rendono possibili ed efficaci percorsi centrati sul teatro di partecipazione; su quanto la Scuola e il Territorio possano fare per costruire tali condizioni.