theatron: luogo dello sguardo

 
25.01.01. su Triptychos

 

Corpi in trance


I luoghi comuni sono dentro (nella testa) e non solo fuori di noi.
L'idea di associare la danza al movimento è normale, va da se.
Ma esiste una cultura del corpo teatrale che può permettersi di sottrarre movimento all'azione, un po' come certi artisti figurativi hanno saputo sottrarre segno e colore all'idea dell'arte visiva.

 

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Avete presente il butoh, la giapponese danza delle tenebre?
I climi teatrali ad alta densità delle loro performance si fondano sull'immobilità relativa che ci costringe, come spettatori, a misurarci con il vuoto (d'evocazione zen) e un senso di morte (l'apocalisse atomica di Hiroshima) che lasciano attoniti ed emozionati. L'evento di Paola Bianchi- agar fa riecheggiare questi pensieri, il suo "teatro fisico" ha trovato con i giovani performer reclutati nel suo viaggio in Montenegro, un'ulteriore evoluzione: non coreografica ma teatrale. In quei ragazzi c'è reale intensità, trapela dal progetto etico d'avventura culturale, un laboratorio che con "Balcalia" (la progettualità attuata con Il Mutamento) ha trovato un'articolazione per mesi, fino alla prima tappa allo scorso Festival di Santarcangelo. L'azione è basata su una sorta di tableau vivants ispirati alle immagini patologiche di Bacon, un teatro di postura che rivela ciò che definisco la "visione in corpo" .
Una galleria di icone fisiche, pulsanti in cui emerge l'intensità di Paola Chiama, da anni compagna di strada di Paola, netta, stagliata tra le colonne di cemento di questa "nave" complesso ristrutturato delle Serre di Grugliasco in tessa di destino. (Carlo).

La ballerina impedita

Ho avuto la sensazione che si trattasse più un saggio che di uno spettacolo. Nel senso che c'erano varie "figure", scollegate, isolate. Come in un saggio quando finisce una cosa e se ne vede un'altra, fatta da altre persone.

C'è stato il gioco dell'inseguirli e cercarli. Non mi è spiaciuto il fatto che ci muovessimo anche noi, in mezzo a loro, in uno spazio ampio, lo stesso spazio loro, sentendo la stessa musica. L'atmosfera mi ha molto rilassata. Mi sono sentita contagiata da questi movimenti lenti, mi riferisco in particolare alle camminate ovattate che mi sono portata fuori dalla Nave.

Solo dopo aver visto i primi movimenti ho capito cosa intendeva la coreografa per movimenti in condizioni estreme o vincolate.
Ho pensato a questi corpi senza occhi. Senza bisogno di aggiungere espressione con lo sguardo. Né con la voce (nel dibattito precedente lo spettacolo qc ha fatto una domanda alla coreografa sull'uso della voce nei suoi spettacoli).
In questo senso (condizioni vincolate), mi ha colpito la "ballerina sul filo" che se da un lato cercava di muoversi con eleganza su di un filo immaginario, dall'altra sembrava impedita a farlo in modo tale da doversi muovere come se stesse scalando una roccia. Un movimento orizzontale (il filo) combinato con uno verticale (la scalata).

Ho sentito dire all'uscita che è "roba già vista", "trita e ritrita". Non saprei…

Ho notato che Paola li osservava. Credo facesse parte dello spettacolo. Una figura nera, maestra (di vita) che ti segue … (Daniela)


L'inerzia dolente

Trypticos, da Francis Bacon, qualcosa come stare in un museo, e osservare installazioni di corpi in movimento, sorretti da una disciplina vera.
Colpiva la cascata o cacata o parto plurigemellare della scala e il conflitto tra l'avanzare imperterrito e l'inerzia dolente degli interpreti.
Mi ha anche colpito una sensazione di già visto, di avanguardia anni 70, di sperimentazione da cantina, ma forse non è così.
E in fondo anche fosse... (Cirano)


Incontri con sguardi emozionati

Pance e piedi, un'invasione,piedi in pance in torsione
Ho incontrato lo sguardo emozionato di un'attrice. era al termine del suo
percorso, una lunga striscia di luce. proprio in quel momento le è scesa
una lacrima. poi c'è stato il buio.
Nel pubblico ho notato un uomo sulla cinquantina con i capelli completamente bianchi che si spostava lentamente accompagnato dal suo bastone.
Tra un quadro e l'altro, tra un buio e un nuovo punto luce, alcuni si precipitavano a passo serrato verso la luce come per scoprire per primi quella tela, altri si spostavano dolcemente, seguivano ritmicamente il gruppo. Io stavo con questi ultimi.
Tutto ciò mi ha messo di buon umore. (Raffaella)


Ombre che si muovevano intorno a me

Nello spettacolo di Paola Bianchi lo spazio era molto adatto a quello che ha fatto (avrei voluto vederlo in un labirinto darebbe stato curioso), immagini molto belle, tanti quadri puliti molto rigorosi, il tutto era fluido e pulito linare, la discesa dalla scala era di una fluidita che mi ha colpito e l'immagine di un parto credo che sia stata suggerita a molti, la presenza di ombre che si muovevano intorno a me, mentre andavano a prendere posizione era a volte inquietante, ragni per le
scale, braccia avvinghiate a travi, su ciò che è stato offerto ai miei OCCHI non ho nulla da dire, Al mio STOMACO invece questo spettacolo è arrivato un pò meno: le immagini erano belle si, ma una volta colte avrei voluto, mi sarei aspettato che costruissero una variazione, si evolvessero, che mi "sorprendessero" invece erano pure forme, fotografie in carne, ho atteso fino alla fine dello spettacolo questo cambiamento, nel silenzio dopo la fine del primo applauso, aspettando la "non-avvenuta" uscita dei protagonisti continuavo a ripetermi: non finisce cosi, non finisce cosi, cercavo nell'ombra il colpo di scena che si preparava, ma sono rimasto con .... (la sensazione di tre
puntini di sospensione), anche se ho trovato interessante che ci abbiano lasciato li al buio, dopo che ci avevano guidato per tutto lo spettacolo. (Roberto)

Gli insetti di Giger

Di Paola Bianchi potrei dire che lo spettacolo mi è piaciuto molto,
soprattutto la musica e quel senso di malattia e deformazione di cui ti
rimane solo uno strano ricordo; l'ho visto sia alla nave e sia a villa
Capriglio dove però si perde la bellissima colata (o parto o cagata)
che alla nave aveva composto facendo scivolare corpi umani dalla
scala. Avevo la sensazione di essere in un mondo abitato da cyborg o da
insetti che faticano a muoversi e (soprattutto alla nave) alla fine
dello spettacolo siamo rimasti noi spettatori a camminare in quello
spazio bianco e immenso esattamente malati e soli come loro che erano
già spariti.Più che F. Bacon mi ricordava però Giger o Blade Runner. ( Madame Sosostrist)