theatron: luogo dello sguardo
 
05.03.01. "i sud del teatro"
territori e linguaggi

 

Sempre piu' a sud

Esiste sempre qualcosa piu' a sud di qualcos’altro,
in teoria anche al polo, quello antartico ovviamente.

 

 

Pensando al teatro, ed è di questo che si tratta in questo convegno, possiamo individuare nelle aree geografiche del meridione quelle esperienze che rispondono alla domanda cos' è il "sud del teatro"? Si potrebbe rilanciare quell’idea di “pensiero meridiano” che da Camus a Cassano pervade quell’immaginario che va oltre le geografie per toccare le sfere delle poetiche e delle politiche culturali che in fondo esprimono un ethos mediterraneo che riguarda tutto quel mondo che riconosce nella grecità le sue origini. Ma il discorso rischia di diventare troppo astratto. Proviamo a ripercorrere i frammenti delle cose dette in quella sala stuccata del Palazzo Bricherasio, a Torino (che dopotutto può essere vista come la seconda città del sud, per via della mole d’immigrati meridionali che vi sono approdati). E anche di quei pensieri disseminati , raccolti tra i vari amici presenti e protagonisti, pensieri scritti a caldo sui nostri palmari fatti circolare con discrezione. (carlo)

Aprirsi alla dimensione del cambiamento

Apre Pietra Nicolicchia, il direttore artistico di Viartisti, che introduce dicendo che una delle sezioni più importanti di "Teatro e impegno civile" è il progetto "sud" che viene definito come "un tavolo di confronto per affrontare lo specifico lavoro dei teatranti che s'interrogano sulla proptria condizione estrema". Pietra ci fa riflettere sulla possibilità del teatro d'incidere con un'opera che non è solo opera artistica ma la costituzione di una comunità che si ricostituisce intorno al teatro stesso. Impegno civile come "dover esserci", cioè la dimensione di un impegno etico in grado di lasciare un segno nel tessuto sociale. Multididimensionalità del teatro quindi, non un cartellone di spettacoli ma progetto di un pensiero che ha alle spalle un lavoro che coinvolge la comunità. Pietra sogna di tornare ad un teatro che sia necessario, per ricostituire un rapporto con il pubblico che si sente partecipe di un processo. L'ETI ha investito in questi anni nelle areee del Sud dove si è sviluppato un teatro che tenta nuovi linguaggi e che rischia in territori diffficili. Il Nord ha una realtà molto strutturata che rischia di essere involontariamente corporativa chiusa e che corre il rischio di essere ripetitiva e poco aperta a ciò che emerge. Sergio Givone con il suo libro "Ethos ed eros" ci pone di fronte alle antinomie tra amore, passione e la norma. Ma può esistere una norma significativa che non abbia una passione, un'emozione, una tensione che sia fine a se stessa, funzionale a un sistema? Della norma c'è bisogno solo se questa sa portare l'eros e la vitalità. La norma deve essere agile perché ha a che vedere con qualcosa che è caos, e non può quindi essere rigida. E' necessario per questo che esista un teatro che ci abitui a questa agilità, con passione, accogliendo punti di vista diversi per aprirsi così alla dimensione del cambiamento. (raffaella)

La norma e la passione

Può esistere una norma significativa che non abbia al suo interno la passione? Dice Pietra. Il fatto artistico non può essere abbandonato è per questo che la norma deve essere più agile. Chiedo alla norma e al sistema di mantenere dentro di sè na forte componente di eros, che sappia accogliere le forze he portano in sè cambamenti (pier)

La politica teatrale d’insieme

Interviene Perone e si-ci domanda: Perché si ha voglia di scommettere ancora sul teatro? Che risposte avrà trovato in 8 anni circa di assessorato?. Divenne assessore inaspettatamente e ricevette tante richeste di colloquio da parte dei numerosi gruppi teatrali che rifiutò però d’incontrare ma arrivò ad indire un’assemblea alla galleria d’arte moderna. Dice che il rapporto tra la politica e la cultura è un rapporto mercenario, come quello cliente-prostituta. Questo è il problema, cioè gli operatori si aspettavano dalla politica dei soldi, dei sostegno. Dice che ha tentato di impostare il rapporto come sistema, per avviare una politica d’insieme e complessiva. Questa, per lui, è un’idea che non solo è trasparente dal punto di vista della politica ma può essere anche una enorme valorizzazione del lavoro dei teatranti, cioè quello di costruire un sistema di cultura che non è più la riuscita di un gruppo ma una rete che diventa un bene per tutti anche per chi è stato trascurato. Il cuore del problema nel cercare di fare sistema è quello di pensare che il progetto riguarda tutti e insieme. Se si entra insieme in questa logica, il livello del discorso sale. Ma ci sono anche i pericoli del sistema, ci fa notare. Il pericolo è che il sistema si stabilizzi. Il sistema deve avere anche degli elementi di contrasto al sistema. Alla fine dei conti il sentimento che emerge dopo averlo ascoltato è quello che si potrebbe così titolare: La funzione politica del teatro e della cultura e la voglia di rivendicare questo ruolo.(raffaella)

I rischi del sistema

L’assessore alla cultura Ugo Perone ci fa riflettere sul rapporto tra politica e cultura, affermando che è un rapporto mercenario. Gli operatori del mondo della cultura desiderano soldi. E’ un circolo vizioso in cui qualcuno chiede e un altro da risposta: Serve una politica di sistema. Un’idea trasparente per la valorizzazione del lavoro. Ciò mette la riuscita personale in secondo piano, di fronte a un discorso di rete il progetto di “sistema” riguarda tutti. Ma anche il sistema ha i suoi rischi: quello che il sistema stabilizzi l’esistente. Il sistema deve essere aperto, deve rimanere un perenne elemento di disaccordo. Qualcosa si e mosso a torino, dice l’assessore, dal punto d vista di un teatro di innovazione. (pier)

Il sistema non deve sistemare i sistemi

Perone la lasciato sul tavolo un bel pensiero su cui pensare:per andare dritti, bisogna andare una volta da una parte e una volta dall’altra. Arriva da Kierkegaard. Qualcuno la chiamerebbe anche la pedagogia dell’errore errante. Altra affermazione interessante perchè coraggiosa: il sistema non deve sistemare i sistemi, quelli fatti da perone e dagli affari. Bene, bella presenza di spirito, assessore. Finalmente entra nel merito, ragionando sui termini in gioco e rilanciando la palla. (carlo)

Occhio all’omologazione

In un intervento passionale il sindaco di Grugliasco concorda con Perone. Il teatro può essere visto come un recettore di quelle pulsioni che si sviluppano nelle zone più lontane della società. A Grugliasco ci si è dotati di un microteatrino, puntando sul radicamento sul territorio (suggestione tardo - bolscevica dice). E poi ci suggerisce che la politica deve tentare di combattere il sistema. Occhio all’omologazione al consumo. (pier)

Il radicamento tardo-bolscevico

Turigliatto vuole immaginare il teatro al pari di altre forme di cultura. C’è da pensarci su... E lo vede ai confini della società contro la ricreazione rincretinente. Bene. E lancia quella battuta autoironica che fa sorridere un pò tutti: il radicamento sul territorio è dopotutto un modo che ricorda il periodo tardo-bolscevico. (carlo)

Il sistema teatrale ha bisogno di reti

Cutaia dell’ETI ci illustra i modelli progettuali del progetto sud. Nel 1998 veltroni decise di emanare un decreto per un sostegno per le aree di obiettivo 1 (Campania Calabria, Puglia, Molise, Valle d’Aosta,...) . L’intervento deve tener conto delle risorse dello stato e degli enti territoriali locali che investono in questo progetto, per evitare qualunque intervento a pioggia. Inoltre bisognava fare riferimento non solo a fondi non solo nazionali ma anche europei. Una prospettiva che potesse rinunciare all’intervento dello stato: questo l’obiettivo, fare passi che guardino direttamente al futuro. Le imprese teatrali devono poter andare avanti non solo con i fondi nazionali. Il sistema deve essere sempre messo in crisi, non deve rimanere fermo sulle proprie gambe. Altro punto sono i criteri di valutazione e di conseguenza il sistema della concertazione caso per caso. Le risorse dello stato si sono unite a quelle degli enti teritoriali puntando su una promessa teatrale che potesse essere compatibile con il territorio (ha fatto un esempio, quello di Koreja per Lecce). Parla poi dell’esperienza della residenza, e ndi come si può sperimentare modalità che però non vanno bene per tutti i luoghi. Nessun sistema è valido per tutto. Il sistema teatrale ha bisogno di reti moderne. (raffaella)

La concertazione dà frutti

Con Cutaia si entra nel merito delle regole. Un sistema contemporaneo moderno cerca di fornire gli strumenti alle imprese teatrali per muoversi autonomamente. Sarebbe un errore non offrire ascolto verso ciò che viene dal basso. Altro problema: la valutazione dei progetti e il ruolo del ministero. Nell’esperienza al sud il sistema della concertazione è l’unico che da frutti. Dice: “abbiamo scommesso sulle realtà da sostenere zona per zona. A Lecce abbiamo puntato su Koreja, puntando su una impresa teatrale che in prospettiva esprime la valorizzazione di un territorio”. Residenza è la parola chiave. Un orientamento va vestito sulle varie situazioni e cucito dagli operatori culturali che lavorano sul territorio. (pier)

Vertigine ed iperbole

Antonio Calbi, critico teatrale, ci parla del laboratorio del sud, apportando una riflessione che può contribuire a una pluralità, come dice lui.. Le sue parole: vertigine ed iperbole; la bellezza del vuoto; la pluralità applicata ad un sistema aperto. (pieraffa)

Rinascimento meridionale?

Franco Ungaro di Koreja, sostiene che il teatro è un linguaggio di minoranza ma necessario alla comunità. E poi analizzando il suo territorio: Lecce e la Puglia sono una realtà anomala del sud. E il sud non e più quello di cui parlava Pasolini. Rinascimento meridionale? Sostiene poi che il progetto ETI ha accelerato alcuni processi che erano già in movimento. Altra cosa è l’affiancamento dell’ETI in un possibile progetto formativo sia per operatori culturali che per attività teatrali vere e proprie. C’è un lavoro diffuso di rete all’interno del progetto Sud: sono 12 le strutture che si incontrano almeno una volta la mese. C’è da rivalutare la dimensione coraggiosa di questo intervento dell’ETI, migliorando la qualità dell’offerta. (pieraffa)

Il teatro disagiato

Saverio La Ruina di Scena Verticale, da Castrovillari in Calabria, parla della necessità di comunicare col pubblico creando rapporti anche di rottura. E dice che oltre che a parlare di aree disagiate si tratta di riconoscere che è il teatro a essere disagiato. C’è consapevolezza culturale uguale a zero per molti politici. Il punto è il lavoro per la costruzione di un pubblico. (pier)

Il museo dell’immaginario

Michele Lanza dei Grandi Magazzini Teatrali Campobasso parla del suo miracolo di imprenditoria culturale e della ricerca di un teatro che coinvolga i giovani con laboratori e progetti come quello del museo dell’immaginario. (raf)

La mosca bianca

Valeriano Gialli di Envers teatro, è come la mosca bianca: è del profondo nord nel progetto “aree disagiate” che in moltio chiamano progetto sud. Parla della particolarità del sistema valdostano. Il fatto che la Vallèe sia considerata area disagiata con tutti i suoi soldi di regione autonoma-autonoma c’è quasi da non crederci. Gli amministratori locali non sanno niente di teatro ma hanno in testa un loro modello. C’è però un disagio che è dato dalla totale mancanza di dibattito. (pierkain)

La politica clinicamente morta

Luciano Nattino critica il discorso di Perone sul sistema, bisogna dire basta col singolare andiamo col plurale. Non si fida della parola sistema, corrisponde ad una politica ormai clinicamente morta.
Il teatro non è un’entità unica, e non si fida del sistema ha fatto credere a regolamenti fine a se stessi.
La parola rete non lo convince se declinata al singolare. E parla di suo fratello che è un pescatore. Le reti si fanno tra strutture omogenee, con lo stesso filo. La rete si fa in sintonia altrimenti si fa confusione. Con quelle idee di sistema, di rete e di regolamenti si è fallito. E’ fallita un’idea: non più soggetti ma progetti. Il teatro non è una minoranza perché non è vero che conta poco. Il teatro non è mediatico non lo è per natura perchè non è senso comune: è contrario al senso comune. Dà inquietudine e mistero. E non si deve aver paura della valutazione. Alla parola sistema contrappone quella di tessuto, che fa un disegno interno con colori. (raf)

Il sistema che copre le assenze

Giacomo Bottino riprende il discorso sul sistema e il progetto Il sistema è una presa in giro. La parola sistema serve a coprire assenza di linee di politiche culturali. Manca una legge cornice. Manca la formazione per la progettazione culturale. Non esiste una politica culturale nel nostro paese perché non esiste una identità culturale nel nostro paese. Politica culturale mediterranea: ecco l’orizzonte culturale comune. Il mediterraneo come luogo che accomuna il nostro paese. (raf)

I sistemi malati di over-engineering

L’identità è una parola baule, fa ben notare Bottino. Può essere concepita in tanti modi. Un bel modo, ci ricorda poi, è quello che associa l’idea di identità al transito degli ebrei attraverso il deserto. Una buona metafora per la condizione teatrale oggi. L’attraversamento del deserto culturale in una civiltà resa sempre più inautentica dal mondo mediatico può , tanto per rimettere in circolo un po’ di ottimismo di volontà, far riemergere il valore del teatro come principio attivo partecipativo e creativo. Perchè questo accada è necessario rilanciare le tensioni culturali in grado di esprimere comunità, ecosistema culturale. Questa, può essere una piccola indicazione per sfuggire alla morsa di quelle cornici (i sistemi culturali malati di “over-engineering” la sovraprogettazione) che rischiano di stringere in ambiti sterili le differenze teatrali. (carlo)

Il mediterraneo ci accomuna

L’introduzione del direttore artistico Pietra Nicolicchia fa gli onori di casa. Maria Grazia Agricola da il via agli interventi dell’assessore Ugo Perone, del Sindaco di Grugliasco Turigliatto e di Ninni Cutaia che hanno parlato di sistema teatrale che finalmente comincia ad usare nuovi metodi per conoscere e far conoscere le varie compagnie (soprattutto parlando del sud Italia), senza dimenticare luoghi piu ricchi come la valle d aosta che a quanto dice l attore Valeriano Gialli (prossimo Conte Cenci) ha molti soldi ed a volte non li spende in maniera proprio proporzionata alla qualita artistica del fare teatro. Presenti anche il bravissimo attore di Scena Verticale, Michele Lanza dei Magazzini da Campobasso e anche Graziano Melano (per cui non nutro molta simpatia) e che in questo momento sta dormendo sulla poltrona!!! Qui noi stiamo parlando di gemellaggi nord-sud per capire come il teatro funziona nelle varie regioni italiane, ma per esempio Antonio Calbi (critico teatrale -neanche i critici non mi fanno impazzire!e per questo adoro sempre piu Antonio Catalano e la sua arte della lumaca) parla di Milano e Palermo(indicando Palermo come un deserto, forse perchè non conosce quel mostro d arte che e Michele Perriera, per me uno dei piu grandi drammaturghi del mio tempo!) e parla di schizofrenia del sistema teatrale perchè i vari tipi di teatro (classico, avanguardia, sperimentale...) che non riescono ad amalgamarsi. Pero basta parlare di Teatro Settimo che ormai ce l hanno fatta a fette che tanto sono vent’anni che propongono sempre gli stessi spettacoli!!! diamine! ed anche Acido fenico che si parla di temi scottanti, ma per esempio quando ho assistito all altra tavola rotonda a cosa in realtà più interessante erano proprio i musicisti KKN appena usciti di galera a Belgrado! E’ vero che sarebbe bello che non esistessero più cosi divisi i vari tipi di teatro, ma il discorso mi pare un pò semplicistico! Nattino non si fida più della parola sistema e ciò mi interessa: hanno vissuto gli ultimi anni credendo che il "sistema" si mettesse davvero in discussione! formidabile Nattino! abbiamo fallito parlando di progetti (utopia perche nel regolamento di Veltroni non c era nulla di concreto! non e servito a nulla! ma qualcuno di noi ci ha anche creduto) al sud hanno avuto grande sostegno a differenza del nord per cio parlano di "non modelli" e di residenze: lo Stato non ha ancora mantenuto le promesse fatte! Giacomo Bottino: perchè le accademie non hanno mai proposto delle materie che insegnino la progettazione come in architettura? per questo no esiste in Italia una identità culturale e ciò e perchè proprio qui si sta parlando di nord e sud come teatri differenti!Il Mediterraneo ci può davvero accomunare secondo Giacomo. Ora basta. Non posso ora trarre conclusioni perche sarebbero troppo affrettate! Buona lettura (Madame Sosostris)

Le mappe che uccidono il paesaggio

Vincenzo Amato de Il mutamento propone di costruire con calma queste reti analizzando le differenze per poi trovare forme di incontro e di collaborazione. Fabio Naggi diUno Teatro ci fa riflettere su un cartografo che quando fa male il proprio lavoro riempie troppo una cartina di simboli e uccide il paesaggio: il problema oggi è tracciare una cartina, quella misura difficilissima di sintesi di segni ricchissimi.La cartina va fatta così come un insieme di norme vanno fatte. L’omologazione si nutre fortemente delle differenze che esistono.Come mantenere le differenze e le relative comunità e come far sì di farle entrare in un circuito di contaminazione.Bisogna trovare il modo per cui le diversità possano circolare. Valter Malosti del Teatro di Dioniso afferma l’importanza del contenuto teatrale all’interno della cornice dei sistemi della politica culturale. Maurizio Babuin dei Santi Briganti fa riferimento alla sua esperienza di Moncalieri con mmomenti di aggregazione che hanno espresso valore teatrale nel confronto. Graziano Melano del teatro dell’Angolo, infine, rivendica il suo disagio nel non riconoscersi nell’atmosfera che si è creata in questo dibattito criticando i sistemi che inquadrano il fare teatro. (rafkain)

Gli ultimi fuochi

E si fa tardi, gli ultimi fuochi del dibattito accendono il dibattito stesso che si dissemina per i corridoi, nelle scale, davanti al portone, fino al ristorante dove si conclude nella convivialità una giornata densa e talmente ricca di stimoli che forse produrrà qualche eco. In rete, ad esempio. (carlo)