theatron: luogo dello sguardo
 
01.03.01 su “Hardore di Otello”. Il desiderio malato

 

Il desiderio malato

Il giovane Otello laureato e viziato,
sprofonda in un enorme poltrona con le tette a cui si attacca vorace
e s’immerge nella visione ossessionata della sua amata in video.

 

 

Il vecchio genitore assiste a questo desiderio malato e inconcludente mentre tira su i muri della sua casa-principio di realtà unica. Da una parte la materialità di quei mattoni e della realtà calabra con le sue case in perenne costruzione, dall’altra l’immaterialità della proiezione video e dell’immaginario di un giovane che evade come può. Nell’arco di questa forbice drammaturgica si muove lo spettacolo di Scena Verticale, uno dei segnali più forti che arrivano dalla Calabria teatrale. Nel gioco vertiginoso tra l’Otello ossessionato dall’amore irrisolto emerge la cifra teatrale più interessante: è un corpo a corpo con un fantasma, serrato, denso di uno strano pathos, ansiogeno, patologico, come l’ennesimo frammento di un “discorso amoroso” di Roland Barthes. L’Otello clicca febbricitante, cercando la sua Desdemona remota e si astrae da una realtà blanda e banale di un lavorìo alle sue spalle. Le mura della casa si alzano con un ritmo da cottimisti (come non pensare al mirabile “Cottimisti” di Remondi e Caporossi, spettacolo centrato sulla costruzione di un muro vero e paradossale) e assediano il giovane perduto. Mi rimane nella mente fondamentalmente questa dicotomia: i mattoni della realtà e il video dell’immaginario. Tutto il resto magari fa drammaturgia, articola un senso, ma fa disperdere quel conflitto tra il vecchio e un giovane che non sa dimensionarsi e si perde nel suo desiderio malato. (Carlo)

Sigarette, desideri, capelli e tette

Ossessione.La concentrazione su un punto specifico è negata, rumori, suoni, immagini video si contendono lo spazio del palco.Otello vive la sua tragedia in uno spazio indefinito, una casa-palude circondato da incomprensione e ricordi ma soprattutto dalle immagini, catalogate e salvate sul computer, della sua amata. Uno spettacolo da vedere in prima fila per essere, letteralmente, schizzati dalla rabbia di Otello, da quella di suo padre che con una frusta colpisce con violenza l'acqua che ricopre il palco, per essere vicini a quello schermo ossessivo che rende così costantemente presente ciò che è stato ma che non c'è più. Desdemona è una serie infinita di files, incompleta come incompleti sono i nostri ricordi, le nostre impressioni, due occhi, una sigaretta, una serie di desideri, una bocca , dei capelli,due tette. (Chiara)

Otello, il murato

Una casa in costruzione, questa è la scena. Una casa un pò particolare, la cui pianta è un poligono irregolare e le cui fondamenta sono perennemente invase dall'acqua. Il padre di Otello è il muratore, Otello il murato. Ci sono anche il geloso amico Iago, l'apprendista muratore e Desdemona, un personaggio digitale-virtuale conservato nell'hard disk di Otello. La costruzione della casa è da una parte la concretizzazione dei sogni del padre (che innaffia una pianta secca) e dall'altra la prigione di Otello che annega nel ricordo. Il tutto condito da qualche assurdità che, al contrario delle soap opera, vengono messe in scena e non nascoste dietro una falsa quotidianità. Otello vive nella sua prigione paludosa seduto su una poltrona che ha le sembianze di un corpo femminile, facendo rivivere Desdemona nei pixel di un megaschermo. Complimenti, very very Beautiful (Giorgio)


La vita-palude

C’è dell’acqua in scena. E’ dentro la casa che quel vecchio calabrese vuole costruire a tutti i costi mentre il figlio si perde appresso ad una donna che non c’è se non in un video che esalta la sua assenza.
Ci sono anche altri personaggi, uno Jago squinternato e un muratore che fa le cose come si devono fare.
Ma sono in più. Una donna-poltrona in vetroresina con delle mammelle gigantesche inghiotte il giovane in una specie di incubo pop. (Lucignolo)