theatron: luogo dello sguardo
 

13.01.01. su "Universi Sensibili". L'attore patafisico
25.01.01. il primo incontro. Gli spettatori sul palco
25.01.01. su "Triptychos". Corpi in trance
05.02.01. su "La Pollera". Polli e turisti polli
13.02.01. su "Acido Fenico. Massimo rispetto
22.02.01 su “La Mattanza”. Il prezzo da pagare
01.03.01 su “Hardore di Otello”. Il desiderio malato
05.03.01. "i sud del teatro". territori e linguaggi
26.03.01 "de profundis" una ballata per oscar wilde
31.03.01 "variazione sui cenci" la danza macabra

 

La rete delle relazioni possibili

Prima della rete telematica c'è la rete umana delle relazioni possibili. Punto.
Ogni tanto ne sparo una di queste sentenze. Ma ci vuole.
Sono in troppi a concepire internet come un luogo in cui appiccicare locandine e vestigia editoriali. Non basta.

LA LINGUA DELLA VIOLENZA

 

 

 

 

 

 

un teatro...
"costretto a mutare crescere ed adeguarsi. Come ogni tipo di organismo"

Un progetto come il laboratorio d'arte dello spettatore in rete all'interno di Teatro e Impegno civile intende usare internet principalmente come luogo di scambio culturale, come circolo dell'empatia, un ambiente in cui far circolare un po' di energia mentale, senza troppe sovrastrutture ma con molta di quella disponibilità al confronto che è così rara di questi tempi. (Carlo)

 

 

25.01.01 il primo incontro
Gli spettatori sul palco

Iniziamo il laboratorio d'arte dello spettatore con un primo incontro al teatro Perempruner e un aperitivo.
Non siamo in molti e pensiamo che non sia una cattiva idea radunarci intorno ad un tavolo sul palco.
Pier porta del buon vino e s'inizia a parlare: illustro le caratteristiche del progetto mentre Pietra dà le coordinate culturali dell'intera rassegna che, dice con lucidità, vuole "andare oltre l'autorederenzialità del teatro". Bene, è proprio di questo che si tratta. Espandere cioè, attraverso il confronto on line, quel principio di condivisione che dà senso al teatro, al di qua delle sue belle poetiche. Coinvolgiamo anche Paola Bianchi che poco più tardi andrà in scena con il suo "Triptychos" nelle vicine Serre. Non c'è molto tempo, bisogna andare allo spettacolo, ma troviamo il modo di dare delle informazioni sull'avventura produttiva di questo progetto "Balcalia" in cui è inserito il lavoro di Paola. Ce ne parla Vincenzo che, come Il Mutamento ZC, ha seguito la produzione in Montenegro, tanto per complicarsi la vita. Tanto per alimentare la propria domanda.
Ecco una buona domanda da rilanciare a quel manipolo di spettatori che sul palco si sono incontrati e hanno qualcosa da dire, a partire da loro. Qual'è la tua domanda di teatro? Perchè hai partecipato a questo progetto? (Carlo)

Uscire diversa da come sono entrata

Mi hanno domandato:Perché sono venuta al dibattito? E perché ho accettato di partecipare all'iniziativa "Diario di bordo on line"?
Mia sorella me lo ha chiesto. Ho detto di sì quasi subito senza pensarci troppo. Ho poi pensato che potesse essere un'esperienza che mi avrebbe consentito di riflettere su cose per me non usuali, che avrei scambiato opinioni con altre persone, interagito con persone che si occupano di cose diverse da quello che faccio io.
Ti parlo di me , così mi inquadri… Credo ti interessi: me lo hai già chiesto quando ci siamo incontrati dopo lo spettacolo di Catalano, ma può darsi che ti sia sfuggito di mente.
Io faccio l'impiegata in un'azienda.
Il mio lavoro mi piace abbastanza. Tra i miei colleghi ho degli amici.
Mi piace il cinema. Leggo. Vado un po' in palestra così muovo un po' le ossa della schiena abituate a posture da scrivania di ufficio. Ascolto musica. Vado ogni tanto a vedere mostre d'arte.
A teatro ci sono sempre andata in maniera sporadica. Quando andavo all'università usavo gli abbonamenti per studenti. Adesso ho fatto per la seconda volta l'abbonamento metti una sera a teatro: la prima volta è stata due anni fa, questo per dire che l'anno scorso non l'ho fatto: mi sono presa una pausa… in questo senso sporadica.
Sono uno spettatore casuale (per usare le parole di Piera). E distratto.
Semi-casuale se contiamo il legame di parentela con Raffaella, che mi ha invitata. Non nascondo che in questo modo le sono più vicina e non mi spiace.
Spero di non averci girato troppo intorno.

Ma mi sono segnata un'altra domanda: Cosa ti interessa del teatro?

Effettivamente non te l'ho detto nelle righe di sopra.
Perché prendevo gli abbonamenti universitari per andare a teatro ad esempio? Mah, forse te l'ho detto quando ti ho descritto i miei interessi "spot".
Cercavo e cerco qc che mi piaccia. Che mi faccia uscire dal teatro o luogo di rappresentazione con delle sensazioni diverse da quelle di quando ci sono entrata. Questo è quello che mi è successo ieri sera.
Sento un bisogno di teatro? Non so... (Daniela)

Il silenzio della platea che riempie il teatro

Grazie dell'attenzione, è raro sentirsi ascoltati, immagina compresi.
In questi giorni ero sospeso tra Amburgo e Monaco (con un salto a Hiroshima a organizzare il talk show interattivo con Pinketts).
Stavo riflettendo in volo sulla serata al Perempruner. Come spesso i conti non mi tornano. La prima sensazione è che si stesse già facendo teatro, senza ammetterlo. Voglio essere distruttivo. Tra tutte le persone sul palco (e dove altrimenti?) una sola ha raccontato le sue intenzioni e i suoi progetti creativi (fuori dal palco). E gli altri? (perchè non mettete il pubblico sul palco e gli attori nella platea e fate loro raccontare?)
Ancora: si parla delle esigenze del teatro, mai di quelle della platea; si, ma è il silenzio attento della platea che riempe il teatro. E le casse del teatro.
Se il teatro va condiviso, perchè non tenere conto anche dei desideri degli altri, dell'altro (il pubblico)? Dov'è il limite tra proporre e imporre?
E poi: perchè ostinarsi sulle differenze rispetto agli altri "spettacoli"? perchè vi siete accalorati dicendo che il teatro non è spettacolo?
E' stato citato il caso frequente di spettatori che pongono domande su questo o quel dettaglio come un punto di forza del teatro, ma a me succede normalmente quando suono nei rave.
Torniamo a bomba e gettiamo via tutte le infrastrutture e congetture e teorie e riflessioni: a me (solo a me?) interessano la carne e lo spirito, il limite dell'una e la vastità del secondo. Dimensioni che sono, quando sono, lì a portata di sguardo e di mano sul palco. Dimensioni che nascono dalle persone, non dai manifesti. Durante lo spetttacolo che abbiamo visto alle Serre ti ho indicato una persona che mi mostrava queste dimensioni. Una e precisamente una. E tu mi hai confermato essere una persona dalla lunga storia artistica.
Appunto.
Lindo Ferretti che legge una lettera dalla Yugoslavia (anche lei "ex", come molte altre cose) è anima e carne, sua e di mille sconosciuti attraverso lui. Contraddizioni e lacerazioni, difficili, ma che muovono mille altre persone senza problema.
Appunto.
E ancora: il teatro non va finanziato, va scoraggiato. Perchè solo così per sopravvivere sarà costretto a mutare crescere ed adeguarsi. Come ogni tipo di organismo.
Fare teatro deve ritornare immorale, perchè solo così si potrà eliminare la zavorra di tanti aspiranti e cosiddetti artisti che "cercano una loro dimensione".

Queste prime sparse righe servono solo per dirti che le parole della sera al Perempruner non sono cadute nel vuoto, non certo per trarre conclusioni, non tocca a me. ...e che ne so, mica faccio teatro,io vado a lavorare! (Motor)