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il diario di bordo

Ovidio, Metamorfosi, XIV 512 - 526

stiamo raccogliendo pensieri e suggestioni intorno a quel tarantismo che rappresenta uno dei valori da cui attinge il genius loci di galatina.
ecco qui sotto un'articolata citazione,
un'eco immaginaria,
dalle Metamorfosi...

e un'immagine raccolta dal web

fonte: www.itis.mn.it/palazzote/index.htm

Così parlò il nipote di Diomede.
E Venulo lasciò il regno Calidonio e il golfo Peucezio e le terre di Messapia.
Proprio in queste terre vide una caverna nascosta da ombrosi cespugli
che stillava di gocce leggere e ora abitata dal semi capro Pan.
Ma un tempo era la casa delle ninfe.
Le fece fuggire impaurite un pastore di quelle contrade.
Ma dopo un primo momento di terrore
si ripresero e tornarono con indifferenza ad intrecciare danze leggere.
Ma il pastore ricominciò a schernirle imitando le loro danze con goffi saltelli
mentre lanciava insulti osceni e diceva parole pesanti.
Non smise di parlare finché la corteccia non ricoprì la sua gola.
Infatti, ora è un albero e la sua indole si può riconoscere dal succo.
Nelle bacche dell'ulivo selvatico si riconosce l'impronta amara di quella lingua: in quelle bacche si è raccolta tutta l'asprezza delle parole.

. _________[11:21 AM CST]