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Le ali di Santa Caterina
Salve a tutti sono Laura!
Finalmente sono riuscita ad accedere al sito per avere la possibilità di trascrivere i pensieri che nei giorni di Galatina mi hanno accompagnata.
Devo dire che l'esperienza di Galatina è stata veramente interessante, e che mi ha lasciato qualcosa di positivo dentro.
L'apertura dei lavori è avvenuta lunedì 21/06 presso il convento delle clarisse a Galatina alle ore 17,00.
Il progetto era strutturato da vari laboratori tra cui quello teatrale al quale ho partecipato. I prof. Che hanno il mio gruppo fino al 28/06, serata conclusiva, sono stati il prof. Vigano, e il prof. Toma.
Dal 22/06 al 28/06, è stato un continuo lavorare, non ci si fermava mai, ogni giorno che passava lo spettacolo incominciava a prendere corpo, era come avere a disposizione tanti tasselli ed ogni giorno se ne aggiungeva uno, proprio come un puzzle dando alla fine il risultato, lo spettacolo: LE ALI DI SANTA CATERINA.
Lo spettacolo narrava la storia di un angelo che non aveva le ali sceso sulla terra tra i comuni mortali. Nessuno sapeva chi era, ne tanto meno che si trattasse di un angelo. L'angelo chiedeva di poter imparare a lavorare proprio come facevano i comuni mortali che aveva incontrato,inizialmente questo gli venne negato, solo successivamente gli venne fornita la possibilità di imparare. Tutti lo criticavano perché non sapeva affatto lavorare. Ad un certo punto toltosi la giacca i comuni mortali si accorgono delle ferite, tutti escono di scena, definendolo un malato.
Successivamente iniziano una serie di scenografie con delle musiche fantastiche. La fine dello spettacolo è costituita dal regalo di due ferite sulla schiena di giorni, un ragazzo disabile e poi una scenografia finale, in cui si racconta l'intrapresa di un nuovo viaggio.
Come dicevo all'inizio questa esperienza mi ha lasciato molto dentro, soprattutto per quanto riguarda l'amicizia con i ragazzi di Itaca, secondo me i veri protagonisti dello spettacolo. Già dal primo giorno che gli abbiamo conosciuti abbiamo cercato un contatto, quindi ogni ragazzo disabile sceglieva uno studente, a me quella mattina capitò Giorni, un ragazzo sulla sedie rotelle. Non avevo avuto mai un contatto con un ragazzo disabile, mi sentivo un p a disaggio e non sapevo come comportarmi. Il prof. Toma di tanto in tanto ci dava delle indicazioni che noi eseguivamo, cominciando a conoscere il suo volto e lui il mio, era una ricerca continua.
Pia piano mi accorgevo che la mia timidezza andava via e che non avevo problemi a relazionarmi con lui. Certo se sono riuscita a fare questo devo ringraziare molto Giorgio, che ha veramente tanta forza di volontà e mi ha aiutata a 'sbloccami', il suo sorriso mi riempiva di gioia.
E' inutile negarlo, relazionarsi con un 'diverso' non è di facile impatto, infatti si hanno diverse sensazioni che possono essere ad esempi:
-Handicap mentale: quello maggiormente sostenibile dal punto di vista emotivo;
-Handicap fisico: che è di maggiore impatto e ci inquieta molto.
Lavorare con i disabili significa adattare la regia alle loro esigenze, infatti il giorno dello spettacolo dato che vi erano dei sassi per terra ogni studente faceva da angelo custode ad un disabile guidandolo per non farlo inciampare.
Inoltre il ruolo del regista non sta solo nel fatto di coordinare tutti gli aspetti che interagiscono nello spettacolo, ma soprattutto nel trasformare il copione in azione. La sera del 28/06 eravamo tutti su di giri e poi vedere che il prof. Vigano, un professionista come lui, fosse nervoso più di noi mi sembrava assurdo, eppure era cosi. Appena finito ci siamo scatenati in urli di gioia. Ricordo tutto questo veramente con tanta felicità e ricchezza interiore.
. _________[10:20 PM CST]