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saturi?
saturi?
ha ragione Guglie', c'è gente che è satura di partigiani, resistenza,anniversari. Guglie' è uno che a Massa non hanno dubbi (informali questi blog,no? si può stritolare un pò la grammatica?)Guglie' è la Sinistra, quella delle lotte e delle strade, ma di sentir parlare di Resistenza non ne può più!
E' saturo.
Così gliel'ho spiegato: Guglie', non è la solita storia (anche se la storia è sempre la solita), questo Museo della Resistenza non sono le solite vetrinette stantie, quattro cocci e metri di parole su pannelli sbiaditi. Questo è altro. Sono volti che ti raccontano la loro storia, la loro memoria, basta che ti metti in ascolto ed è il modo in cui vorresti che la sentissero i tuoi figli. E questi Koinè, nessuna ammorbante conferenza. Verrai guidato e coinvolto a provare un'esperienza nuova, userai i cinque sensi e ti chiederai cosa aspetti a farlo ogni giorno. Poi Ascanio Celestini. Ok, io non l'ho mai sentito, ma Paolo Dionisi, che è un bell'esempio di essere pensante, mi ha detto di essere rimasto incantato da una voce su Radiodue, una voce e una storia allicinanti, ed era proprio Ascanio Celestini.
Ho detto a Guglie' che probabilmente lui è saturo non della resistenza, ma di quelli che la raccontano, e del loro modo ormai lugubre, tra il nostalgico e il patetico, pesante come un arazzo in casa (magari in cucina) ...
forse l'ho convinto a venire ...
io ci sarò
Marina
. _________[05-07 10:13]
Ci sono stata anch'io e che delusione!Forse arrivavao con troppa aspettativa politica, nella speranza che uno spettacolo di questo tipo , così ostentatamente moderno, fosse davvero in grado di tramettere una rivitalizzazione dei valori della Resistenza. Non è così: niente di quei valori viene trasmesso e aspettacolo chiuso ce ne andiamo a casa senza che resti intesta un solo pensiero su cui valga la pena soffermarsi almeno un po'. Perché? Forse perché nella testa di chi ha ideato l'evento questi pensieri non c'erano e la Resistenza era in fondo un tema interscambiabile: l'importante era l'esobozione della multimedialità: lo spettacolo è un monumento a questo feticcio, nella ocnvinzione, tutta da dimostrare, che sia sufficiente rinnovare le forme per veicolare die contenuti. Eccesso di formalismo, dunque. E allora guardiamolo questo evento teatrale dal lato formale: anche qui caduta, incapacità di contenere e dare un confine agli strumenti utilizzati: voler mettere tutto, ma proprio tutto, l'armamentario tecnologico, finisce per confondere e banalizzare. Mi spiego: è stata inserida, per es., anche la radio, con un effetto non di sano 'straniamento', ma di disturbo continuo, che impediva un contatto emozionale con la 'narrazione'. Che dire poi della noiosissima tappa nel sotterraneo del castello? Ancora le stesse frasi (non a caso, frasi qualunque, scelte, immagino, proprio per la loro insignificanza, sull'altare ancora della forma), ma l'importante è la messinscena multimediale, che però non emoziona, non impatta, ma annoia. Una ripetizione al ribasso delle sperimentazioni teatrali d'avanguardia, che già la storia del teatro ha conosciuto a ben altri livelli di consapevolezza estetica e di resa artistica. Finalmente l'arrivo al museo e finalmente un po' di Realtà, in quelle facce che loro sì, si vede, si sente con gli occhi che hanno qualcosa davvero da 'narrare'. E poi si esce e si ritorna: nessuna emozione, nessun pensiero.
Cosa salvare dunque di questo evento, che resta comunque un tentativo nella palude culturale del nostro territorio? Imitando i critici, salveremo l'interpretazione della Terra, soprattutto nella gestualità e nei costumi; ma soprattutto è da salvare la tappa al museo, se questa riporterà qualche spettatore che non lo conosceva di nuovo sui monti di Fosdinovo, ad ascoltare uno 'spettacolo' ben diverso, che ha a che fare molto indirettamente, malgrado gli autori, con quello a cui abbiamo assistito. (Meno male che era gratis!)
interessante la tua anlisi
mi fa chiedere: chissà quante cose strepitose avrai visto...
sono, carlo (il curatore) e penso che valga la pena rilevare un paio dei tuoi appunti
lo sbilanciamento nel formalismo tecnologico ad esempio
si. hai ragione s'è corso un autocompiacimento nell'uso della radio x la radio
che è andato oltre il dato drammaturgico dei contenuti
ma c'era una scelta di fondo...
ops
mi fermo
leggerai questa risposta?
Cosa salvare dunque di questo evento, che resta comunque un tentativo nella palude culturale del nostro territorio? Imitando i critici, salveremo l'interpretazione della Terra, soprattutto nella gestualità e nei costumi; ma soprattutto è da salvare la tappa al museo, se questa riporterà qualche spettatore che non lo conosceva di nuovo sui monti di Fosdinovo, ad ascoltare uno 'spettacolo' ben diverso, che ha a che fare molto indirettamente, malgrado gli autori, con quello a cui abbiamo assistito. (Meno male che era gratis!)