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Autore: Oggetto: 2004! Ipermedia e Teatro_ Uni.LECCE_STAMMS_II anno
time rocker
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[*] Inviato il 22-2-2004 at 17:29




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salvator
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[*] Inviato il 22-2-2004 at 19:49


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Originariamente scritto da Serena
Per Salvator:
In parte la penso come te, è vero internet può essere pericoloso, però credo anche che ognuno di noi abbia la capacità d'intendere e di volere e di conseguenza l'attitudine a capire la differenza tra bene e male, purtoppo i "pervertiti" ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Ormai internet e tutto il mondo dell'ipermedia fa parte della nostra quotidianeità, sta a noi cercare di farne buon uso!



La mia non era un'accusa ma solo uno sguado verso uno dei problemi di internet e della tecnologia. Come potrei nascondere che anch'io faccio parte di questa comunità virtuale? E' normale che ci sia il marcio ovunque altrimenti non esisterebbe il buono delle cose!
Il buono di questo forum è che ci si può confrontare in modo comodo e veloce ma senza guardarsi negli occhi! :)
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salvator
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[*] Inviato il 23-2-2004 at 20:26
logout


Sapete dirmi cosa succede se non si fa il logout
quando si esce dal forum?
grazie
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carlo
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[*] Inviato il 23-2-2004 at 21:58
i tirocinii?


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Originariamente scritto da salvator
Sapete dirmi cosa succede se non si fa il logout
quando si esce dal forum?
grazie


se non fai logout su un computer che usano altri
potrebbero usare il tuo login x scrivere nel forum
nel tuo Pc non fare logout
così quando lo apri (il forum)
sei già pronto x scrivere



altra storia:
sui tirocinii qualcuno è interesssato alle proposte che ho lanciato?

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Mimmo Capozzi
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[*] Inviato il 26-2-2004 at 09:31


diplomatica e virtuale

è nata nel 2003, ma è già negli alti ranghi della diplomazia del Giappone. Il privilegio è toccato a Sakura sanae, che ha un requisito molto speciale: è una donna virtuale, totalmente creata con un programma di computer grafica. A lei il Ministero degli Affari Esteri nipponico ( che tiene a precisare che "Sakura ha 21 anni"! ) ha affidato il compito di fungere da ambasciatrice e madrina dell'Anno dello Scambio fra Giappone e l'Asean (l'associazione dei paesi dell'Asia Sudorientale).
Si legge in una dichiarazione del portavoce ministeriale ..."Sakura può essere presente nei dieci paesi Asean contemporaneamente, il che sarebbe stato impossibile per una persona in carne ed ossa......Sakura è fluente in varie lingue straniere, superando così la tradizionale difficoltà dei giapponesi a imparare nuovi idiomi....". !!!!!!!!!
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time rocker
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[*] Inviato il 27-2-2004 at 11:52


Arricchisco il forum, come dice il prof.

Dalla prefazione all’edizione su carta di THE RAVEN, di Poe/Reed/Wilson:

“In principio era il verbo…subito seguito dal tamburo e da una versione primitiva della chitarra. Negli ultimi anni ogni tanto ho tenuto delle letture di ‘poesia’, adoperando sempre le parole delle mie canzoni come base. Ed ero continuamente colpito dalle diverse voci che emergevano quando si sentivano le parole senza musica.”

Più in là, con le stesse parole contenute nel booklet dell’album:

“Di certo Edgar Allan Poe è il più classico degli scrittori americani – uno scrittore paradossalmente più in sintonia col battito cardiaco del nostro secolo appena nato di quanto lo sia mai stato con quello del proprio. Ossessioni, paranoie e azioni deliberatamente autodistruttive ci circondano da ogni parte. Anche invecchiando, continuiamo a sentire le urla di coloro per i quali il fascino di un caos luttuoso è irresistibile. Ho riletto e riscritto Poe proprio per riformulare le stesse domande: ‘Chi sono?’ e ‘Perché mi sento spinto a fare quello che non dovrei fare?’. Ho lottato con questo pensiero un numero incalcolabile di volte; l’impulso del desiderio distruttivo – il desiderio di automortificarsi.
Nella mia testa Poe è il padre di William Burroughs e di Hubert Selby. Cerco sempre di adattare il loro sangue alle mie melodie. […] Mi sono innamorato ancora una volta di Poe e quando mi si è presentata l’opportunità di riportarlo in vita attraverso parole e musica – testo e danza – beh, l’ho afferrata al volo, come farebbe un Rottweiler con un osso sanguinolento. L’ho riletto e poi l’ho recitato ad alta voce e per la prima volta ho capito ‘il cuore rivelatore’. Ho sognato e fantasticato la prima rappresentazione, e poi l’ho vista venire alla luce al Thalia Theater, in Germania (da cui io e Bob avevamo ricevuto l’incarico di scrivere lo spettacolo); è stato lì che l’emozione di vederlo prender forma mi ha fatto venire ancora più voglia di crearne una controparte americana – la stesura definitiva, quella che leggerete in queste pagine. […]
L’esistenza di THE RAVEN mi fa danzare di gioia.
Questo è un lavoro fatto d’amore.”

Parole illuminanti. Ancora di più lo è l’avvertenza posta prima dell’inizio:

“Quest’opera è stata scritta per l’immaginazione. Ho inserito le indicazioni sonore perché questa versione è fatta per essere ascoltata mentalmente.”

Lou Reed, New York, 2003.
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time rocker
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[*] Inviato il 27-2-2004 at 12:28


la locandina del film "the raven" di roger corman da poe (trovata sul sito del mitico "fuori orario" di ghezzi:


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carlo
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[*] Inviato il 27-2-2004 at 20:51
Il Seminario Aperto del 6.03


x il 6.03 si promuove
un Seminario Aperto!

ecco il documento

Presupposto che

tanto il percorso formativo che le possibilità occupazionali di chi frequenta il Corso di laurea in Scienze e Tecnologie delle Arti figurative, della Musica, dello Spettacolo e della Moda si devono confrontare con le attività degli enti locali;

a dispetto del ruolo innovativo (anche se segnato da alcune contraddizioni) svolto in questi anni dalla Provincia nell’ambito delle attività culturali, il dibattito sulle candidature sembra caratterizzato da personalismi e scarso rapporto con i problemi reali del territorio;

se non si creano nel nostro territorio le condizioni per un ampliamento e stabilizzazione delle attività culturali le prospettive per i laureati saranno quelle della emigrazione,
può essere utile offrire, anche per rispondere alle richieste degli studenti, un momento di confronto libero aperto sulle scelte di politica culturale

e, pertanto è convocato per





Sabato 6 marzo 2004 h. 9.00 – 14.00 presso la sede STAMMS di ARNESANO (via Barsanti)



Il 1° seminario aperto sulle


attività artistiche, dello spettacolo e della comunicazione nel Salento




L’invito è rivolto alle istituzioni, gruppi e associazioni che, a diverso titolo, operano nei sistemi culturali e della comunicazione.







Obiettivi dell’incontro:

offrire agli studenti del corso di laurea STAMMS la possibilità di un rapporto diretto con coloro che nel nostro territorio operano nei settori coinvolti nel percorso formativo del corso di laurea;

realizzare, attraverso la compilazione di una scheda tipo, una istantanea delle attività che si svolgono nel territorio salentino;

esaminare i rapporti che intercorrono fra gli operatori, le scelte politiche e le strutture amministrative degli enti locali. Attenzione particolare verrà riservata alla politica culturale della Provincia anche per il ruolo che essa ha svolto negli ultimi anni;

individuare alcune linee progettuali di azioni culturali coerenti con le tradizioni e i caratteri identitari del Salento nella prospettiva di armonizzare le pratiche dei linguaggi dello spettacolo con le nuove forme della comunicazione multimediale;

offrire a chi sarà chiamato a gestire scelte inerenti programmi e investimenti un momento di dialogo diretto con gli operatori e con le istituzioni impegnate nella formazione;

esaminare presso quali gruppi o istituzioni è possibile e produttivo svolgere tirocini formativi da parte degli studenti del corso di laurea in STAMMS;


L’incontro sarà articolato in:

h. 9.00 Relazione introduttiva (L.A. Santoro)

h. 9,20 Dialogo tra passato e futuro (Cosimo Pagliara)

h. 9.40 Dall’idea, alla delibera al borderò, (Franco D’Ippolito)

h. 10.00 Il genius loci (le qualità del territorio) e la sua progettazione multimediale (Carlo Infante)

h.10,20 Identità e media (Roberto Guido)



h. 10,40 Interventi per illustrare idee progettuali (su prenotazione) 10’ max.



h.12.00 Pausa (compilazione scheda);



h. 12,30 I nodi critici:



Ø Stagione lirica, rassegne di spettacolo, festivals, programmazione estiva/invernale. Possibilità di raccordi con le iniziative universitarie (stages, tirocinii, formazione a distanza, etc.);

Ø Spazi, servizi, risorse (locali, nazionali, europee), vecchie e nuove professionalità;

Ø Il ruolo, il peso, la funzione e le forme di gestione dei media
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carlo
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[*] Inviato il 28-2-2004 at 10:32
toglila! e rimettila se vuoi + piccola


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Originariamente scritto da chelsea girl
ipermedia e teatro...a me viene in mente anche il termine Multimedialità. e come non annoverare il padre(secondo me) della multimedialità: Andy Warhol:dai suoi filmati in superotto agli happening non stop...sarà che da quando ho visitato la mostra a lui dedicata a Salerno("Global Warhiol")sento nella testa le canzoni dei Velvet Underground(..sarà per questo che ho tagliato la frangetta modello Nico?)e vedo le pareti di casa metalliche come quelle della Factoty? Clara



ha rotto la cornice del forum!


altra cosa
nel forum del III anno

il dibattito è entrato nel merito dei tirocini

qui stiamo ancora giocando

quando faremo un salto di qualità?

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chelsea girl
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[*] Inviato il 28-2-2004 at 11:09
tante scuse!!!


mi scusi professore...ma è la prima volta che partecipo ad un forum... avessi qualche nozione di informatica multimediale... lavorerò sulla foto e la spedirò in seguito...ancora scusa...clara
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carlo
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[*] Inviato il 28-2-2004 at 13:01
peer to peer


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Originariamente scritto da chelsea girl
mi scusi professore...ma è la prima volta che partecipo ad un forum... avessi qualche nozione di informatica multimediale... lavorerò sulla foto e la spedirò in seguito...ancora scusa...clara


scusami te
non volevo apparire autoritario

e poi sarebbe saggio attrezzare un vero laboratorio d'informatica multimediale

ma x fare voi da soli
certe cose non vale la pena insegnarle
s'imparano in 5 minuti da un compagno di corso o da un amico

sarebbe importante creare degli spazi di lavoro on line dove certe procedure si possano trasmettere secondo il principio
peer to peer
da pari a pari
gli esperti
come Ciccolini a quel punto potranno dare il tocco di qualità in più

nel comporre pagina web
nell'editare video in digitale
nel comprimere i dati pesanti
nell'ottimizzare
nell'editare cd-rom
etc


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AngelaP
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[*] Inviato il 29-2-2004 at 11:33
Il teatro non esiste se non è condiviso


Ciao ragazzi finalmente anche io , dopo circa un mese di esplorazione di questo sito, sono riuscita a capire come si prende parte ai forum ed eccomi qua a parlare di teatro, anche se in fondo,di teatro, non ne ho mai fatto.
Durante la sua prima lezione il prof. Infante ha sottolineato il fatto che "Il teatro non esiste se non è condiviso" ma io sinceramente non sono d’accordo. Prendiamo in considerazione ad esempio un attore che recita il suo monologo in un teatro completamente vuoto ; secondo il prof Infante questo spettacolo non è mai esistito per me invece si. Perché?!? Il prof. D'Ippolito ci insegna che lo spettacolo non è fatto solo dall'attore che recita, dal musicista che suona o dalla ballerina che balla, lo spettacolo è l'insieme della arti che servono per metterlo su; non credo che il regista, lo scenografo, il costumista, il coreografo ecc... non siano nessuno, non penso che queste persone, nel momento in cui hanno costruito lo spettacolo, non abbiano provato delle emozioni o, peggio ancora,che non le abbiano trasmesse ai loro parenti ed amici. E poi penso anche ad un'altra cosa: nel momento in cui ad uno spettacolo non assiste nessuno sicuramente almeno un mezzo di comunicazione parlerà del fatto che tale giorno , a tale ora, in tale teatro , a tele spettacolo non si è presentata nemmeno una persona e quindi tutti verranno a conoscenza di quello spettacolo. Allora il teatro continua ad esistere anche se non è condiviso? Questa chiaramente è solo la mia opinione che sicuramente per tanti di voi o anche per tutti voi potrebbe essere sbagliata e vorrei sapere da voi cosa ne pensate. Ciao ciao AngelaP
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carlo
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[*] Inviato il 29-2-2004 at 15:33
Stanare...


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Originariamente scritto da AngelaP
Ciao ragazzi finalmente anche io , dopo circa un mese di esplorazione di questo sito, sono riuscita a capire come si prende parte ai forum ed eccomi qua a parlare di teatro, anche se in fondo,di teatro, non ne ho mai fatto.

<<< bene
hai visto i diversi altri forum?

quelli dello scorso anno con i vostri compagni che ora sono al III?
quello su Il suono del Teatro
talmente denso da essere imploso?

<<<



Durante la sua prima lezione il prof. Infante ha sottolineato il fatto che "Il teatro non esiste se non è condiviso" ma io sinceramente non sono d’accordo.

<<<
evviva
ma tieni conto che la mia non è un'intuizione
o un'affermazione ideologica
è un dato di fatto...
<<<


Prendiamo in considerazione ad esempio un attore che recita il suo monologo in un teatro completamente vuoto ; secondo il prof Infante questo spettacolo non è mai esistito per me invece si. Perché?!? Il prof. D'Ippolito ci insegna che lo spettacolo non è fatto solo dall'attore che recita, dal musicista che suona o dalla ballerina che balla, lo spettacolo è l'insieme della arti che servono per metterlo su; non credo che il regista, lo scenografo, il costumista, il coreografo ecc... non siano nessuno, non penso che queste persone, nel momento in cui hanno costruito lo spettacolo, non abbiano provato delle emozioni o, peggio ancora,che non le abbiano trasmesse ai loro parenti ed amici. E poi penso anche ad un'altra cosa: nel momento in cui ad uno spettacolo non assiste nessuno sicuramente almeno un mezzo di comunicazione parlerà del fatto che tale giorno , a tale ora, in tale teatro , a tele spettacolo non si è presentata nemmeno una persona e quindi tutti verranno a conoscenza di quello spettacolo. Allora il teatro continua ad esistere anche se non è condiviso? Questa chiaramente è solo la mia opinione che sicuramente per tanti di voi o anche per tutti voi potrebbe essere sbagliata e vorrei sapere da voi cosa ne pensate. Ciao ciao AngelaP



molto interessante
ma dobbiamo intenderci sull'uso delle parole

se teatro deriva dalla parola "theatron" che significa luogo dello sguardo
intendo affermare con decisione che
il teatro non c'è se non viene condiviso

potrebbe essere solo ascoltato...
m'è successo qualche tempo d'arrivare tardi
alla prova generale del teatro della valdoca a cesena
sono rimasto fuori
e ho seguito tutto ascoltando dalla finestra

una belle esperienza

non a caso credo nel teatro dell'ascolto


a proposito dell'idea di teatro che ciascuno porta dentro di sè

dai un'occhiata auesto link
http://www.teatron.org/forum/viewthread.php?tid=183


e a proposito di ciò che hai detto
dandoti ragione
cito kandinski
"il teatro è il campo magnetico di tutte le arti"


ecco questo è un buon modo x procedere

fatevi avanti
vi rilancio link e approfondimenti

non è un mpodo x innescare un processo formativo di nuova qualità?

ci vediamo comunque il 6.03
x il seminario aperto a d Arnesano

e vediamo se riusciamo a stanare il territorio
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Mimmo Capozzi
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[*] Inviato il 29-2-2004 at 16:55
seminario


caro prof. spero tanto che il seminario del 6 marzo apra concretamente qualche finestra sul dibattito circa le opportunità culturali nel nostro territorio e non scada, come in altre occasioni allo STAMMS, in uno stucchevole jè accuse politico...
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carlo
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[*] Inviato il 29-2-2004 at 17:48
la progettazione di eventi


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Originariamente scritto da Mimmo Capozzi
caro prof. spero tanto che il seminario del 6 marzo apra concretamente qualche finestra sul dibattito circa le opportunità culturali nel nostro territorio e non scada, come in altre occasioni allo STAMMS, in uno stucchevole jè accuse politico...


dire che sono d'accordo è poco

faremo il meglio
tutti
a partire da voi

bisogna organizzarsi x melpignano
ad esempio
è un atto che va verso quella direzione positiva e virtuosa
della progettazione ed organizzazione
degli eventi
sia sul fronte del rappporto teatro/musica
che su quello del genious loci ( e chiamiamolo anche marketing territoriale...)


o sbaglio?

a proposito allego il comunicato

Allegato: Teatri d'Ascolto_sambin.rtf (10kB)
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carlo
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[*] Inviato il 29-2-2004 at 17:49
progetta la locandina


e anche un'immagine

qualcuno vuole proporre una locandina
selezionando le info dal comunicato?

ecco un primo esercizio

piudelavita-th.jpg - 3kB
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salvator
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[*] Inviato il 29-2-2004 at 19:23


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Originariamente scritto da AngelaP
Ciao ragazzi finalmente anche io , dopo circa un mese di esplorazione di questo sito, sono riuscita a capire come si prende parte ai forum ed eccomi qua a parlare di teatro, anche se in fondo,di teatro, non ne ho mai fatto.
Durante la sua prima lezione il prof. Infante ha sottolineato il fatto che "Il teatro non esiste se non è condiviso" ma io sinceramente non sono d’accordo. Prendiamo in considerazione ad esempio un attore che recita il suo monologo in un teatro completamente vuoto ; secondo il prof Infante questo spettacolo non è mai esistito per me invece si. Perché?!? Il prof. D'Ippolito ci insegna che lo spettacolo non è fatto solo dall'attore che recita, dal musicista che suona o dalla ballerina che balla, lo spettacolo è l'insieme della arti che servono per metterlo su; non credo che il regista, lo scenografo, il costumista, il coreografo ecc... non siano nessuno, non penso che queste persone, nel momento in cui hanno costruito lo spettacolo, non abbiano provato delle emozioni o, peggio ancora,che non le abbiano trasmesse ai loro parenti ed amici. E poi penso anche ad un'altra cosa: nel momento in cui ad uno spettacolo non assiste nessuno sicuramente almeno un mezzo di comunicazione parlerà del fatto che tale giorno , a tale ora, in tale teatro , a tele spettacolo non si è presentata nemmeno una persona e quindi tutti verranno a conoscenza di quello spettacolo. Allora il teatro continua ad esistere anche se non è condiviso? Questa chiaramente è solo la mia opinione che sicuramente per tanti di voi o anche per tutti voi potrebbe essere sbagliata e vorrei sapere da voi cosa ne pensate. Ciao ciao AngelaP

Ogni uomo è come l'attore
sul palcoscenico della vita!

Il palcoscenico è il luogo in cui
si gioca a fare sul serio!
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Serena
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[*] Inviato il 1-3-2004 at 21:03


IL TEATRO NON ESISTE SE NON E'CONDIVISO...
Professore mi perdoni ma devo ammettere di essere proprio imbranata con il pc perchè non ho capito come si risponde a qualcuno cliccando "quote".
A parte questo preblema tecnico vorrei dire che secondo me AngelaP ha ragione perchè, senza arrivare ai costumisti, al regista etc., un attore recita prima di tutto per se stesso e nel momento in cui lo fa il teatro esiste, indipendentemente dagli spettetori. Forse però recitare solo per se stessi senza nessuno spettatore credo che sia poco soddisfacente. Voi che ne pensate?
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carlo
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[*] Inviato il 1-3-2004 at 22:56
teatro e responsabilità


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Originariamente scritto da Serena
IL TEATRO NON ESISTE SE NON E'CONDIVISO...
Professore mi perdoni ma devo ammettere di essere proprio imbranata con il pc perchè non ho capito come si risponde a qualcuno cliccando "quote".
A parte questo preblema tecnico

<<<
una volta che hai di fronte il messaggio a cui vuoi rispondere
vai sul tasto tutto a destra
QUOTE (che significa citare)
clicchi lì
e si apre la finestra
con il testo che t'interessa

una buona norma è quello di entrare dentro quel testo come sto facendo io
e magari virgolettare con <<<
così si evidenzia
e poi chiudile
e poi
IMPORTANTE quando non si visualizza la pagina
cliccate su AGGIORNA!
>>>

vorrei dire che secondo me AngelaP ha ragione perchè, senza arrivare ai costumisti, al regista etc., un attore recita prima di tutto per se stesso e nel momento in cui lo fa il teatro esiste, indipendentemente dagli spettetori. Forse però recitare solo per se stessi senza nessuno spettatore credo che sia poco soddisfacente. Voi che ne pensate?


hai visto che il link che avevo proposto?

il teatro è tante cose
certo

ma è anche vero che uno sforzo che è necessario fare qui
in questo contesto formativo
è dare qualità alle parole
e alle idee che trasportano

il teatro non è dappertutto

non è solo un arte

presuppone delle responsabilità
quelle che riguardano la percezione dello spettatore


ma ora vorrei invitarvi a concentravi sulle proposte:
- quelle del seminario aperto del 6.03
prima di tutto

- la disponibilità a far parte di un gruppo di lavoro x organizzare l'evento con Sambin (leggete il comunicato!)

- ad inviduare (a partire dal seminario) delle linee di tendenza x azioni culturali sul territorio

- a selezionare alcuni dei temi indicati in apertura del corso e di questo forum
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carlo
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[*] Inviato il 1-3-2004 at 23:36
Theatron:Il luogo dello sguardo


dato il dibattito che s'è aperto trovo utile dare un contributo teorico strutturato

rifletteteci
e superiamo lo scambio di battute (sempre benvenute nel forum)
per qualificare il nostro lavoro formativo

e lancio anche una proposta

tra qualche giorno attiverò un forum dedicato al Seminario Aperto sulle politiche ( e le poetiche) della cultura e della comunicazione nel Salento

vogliamo iniziare a creare una mappa delle esperienze in campo
dai gruppi ai festival
dalle radio alle fanzine...

ne parliamo sabato

e ora un piccolo testo teorico
che spero rilanci il dibattito
con un taglio particolare
(certo, non dimenticatevi qual'è il mio insegnamento: Ipermedia e Teatro)


La parola teatro deriva dal greco "theatron" che trova un suo significato in "luogo dello sguardo".

Il teatro infatti, a differenza di qualsiasi altra espressione artistica, non esiste se non condiviso.

Eppure non è per niente scontato in una società che attraverso la comunicazione di massa ha svilito il senso del comunicare.
Per questo è necessario rilanciare il principio attivo che sta alla base dello scambio con lo spettatore cercando una misura teatrale più autentica, più vitale, più coinvolgente, perché non ci si limiti ad un mero esercizio di poetiche.

Il teatro può essere tante cose diverse ma una è indiscutibile: è "percezione condivisa" come ci suggerì anni fa Peter Brook.

E' della qualità di questa condivisione di cui vale la pena trattare.

Esiste quindi, oltre al lavoro dell'attore e dell'autore della scena, un'elaborazione dello spettatore che si fa a suo modo autore di senso e di memoria, producendo l'ascolto e la visione di uno spettacolo.
In questa condizione entrano in gioco particolari aspetti psicologici che vedono interagire in modo sottile le funzioni percettive con quelle cognitive, in una dinamicità propria del teatro per via di una sinestesia, la compresenza delle diverse espressioni, che induce ad una mobile attenzione multisensoriale.

Nel qui ed ora dell'evento teatrale lo spettatore esprime in questo una qualità che si potrebbe definire "punto di vita" dato che si sviluppa nell'arco dello spazio-tempo condiviso, vissuto.
Una qualità che va oltre quel punto di vista esercitato nei confronti delle arti visive e cinematografiche e che si basa principalmente sull'assunzione psicologica, almeno per quanto riguarda l'uomo occidentale, della tecnologia rinascimentale della prospettiva.

Il "punto di vita" espresso nel contesto teatrale è una qualità che paradossalmente si avvicina molto all'esperienza nella multimedialità interattiva in cui non si sta solo a guardare ma si agisce, cliccando.

Navigando in internet, ad esempio, si può agire nella visione costruendo percorsi cognitivi personalizzati lungo le molteplici tracce che i procedimenti ipertestuali concedono.
Esperienze che tendono ad avvicinare sempre più il pensiero all'azione.
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[*] Inviato il 2-3-2004 at 09:46
Ok, daccordo.


Professore, ok daccordo, il teatro è senza dubbio condivisione, ma vorrei farle una domanda: se una sera, qualcuno di noi decidesse di prendere in mano un libro di poesie di Neruda e cominciare semplicemente a leggerle ad alta voce, soli in una stanza, leggerle e piano piano interpretarle, recitarle. se in questo momento si provassero emozioni assimilabili a quelle che si possono provare su un palcoscenico davanti a molta gente, perchè si è praticamente spettatori di noi stessi, allora questo non è teatro?
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[*] Inviato il 2-3-2004 at 10:21


Questa spietata presa in giro di un certo tipo di teatro (un capolavoro) si trova nel capitolo 13, parte seconda, di Lolita di Nabokov:

“Io detesto il teatro; lo considero, storicamente parlando, una forma d’arte primitiva e putrida; una forma d’arte che olezza di riti dall’età della pietra e idiozie collettive, a dispetto di certe individuali inezioni di genio, come, mettiamo, la poesia elisabettiana, che il lettore appartato estrae automaticamente dalla feccia.
In quel periodo ero molto preso dalle mie proprie fatiche letterarie, e non mi preoccupai di leggere per esteso la sceneggiatura dei ‘Cacciatori incantati’, la commediola nella quale Dolores Haze faceva la parte della figlioletta di un fattore convinta di essere una strega dei boschi, o Diana, o chissà chi, e che, avendo messo le mani su un manuale di ipnotismo, procura svariati e divertenti stati di trance a un certo numero di cacciatori smarriti, per poi a sua volta restare vittima del sortilegio di un poeta vagabondo (Mona Dahl). […] Avevo l’impressione (tutto ciò con una certa noncuranza, voi capite, al di fuori di qualsiasi orbita importante) che la maledetta commediola fosse soltanto una di quelle fantasie votate al consumo minorile, adattate e riadattate infinite volte come ‘Hansel e Gretel’ di Caio o ‘La bella addormentata’ di Sempronio, o ‘I vestiti nuovi dell’imperatore’ di Maurice Vermont e Marion Rumpelmeyer – tutte cose reperibili su un qualunque ‘Testi teatrali per recite scolastiche’ o ‘Cosa mettiamo in scena?’.
In altre parole, non sapevo – e se l’avessi saputo non me ne sarebbe importato molto – che ‘I cacciatori incantati’ era un lavoro recente e tecnicamente originale, messo in scena per la prima volta solo tre o quattro mesi prima da un gruppo intellettualoide newyorkese.
A me – stando dalla parte della mia streghina – pareva un miserrimo arzigogolo che riecheggiava Lenormand, Maeterlink e vari, incolori sognatori inglesi.
I cacciatori, col loro berretto rosso e il costume uguale – il primo era un banchiere, il secondo un idraulico, il terzo un poliziotto, il quarto un beccamorto, il quinto un cascamorto e il sesto un evaso (le possibilità drammaturgiche saltano agli occhi!!!) – subivano una totale metamorfosi mentale nell’Antro di Dolly, e ricordavano le loro vere vite solo come sogni, o incubi, dai quali la piccola Diana li aveva destati; ma il settimo Cacciatore (col berretto VERDE, l’imbecille) era un Giovane Poeta, il quale asseriva, con grande dispetto di Diana, che lei e i vari intrattenimenti offerti (ninfe danzanti, elfi e mostri) erano i parti della propria fantasia.
A quanto capii, alla fine la scalza Dolores, assolutamente disgustata da tanta boria, conduceva il fanfarone, e cioè Mona vestita con un paio di pantaloni a scacchi, nella fattoria paterna dietro la Foresta Perigliosa, per dimostrargli che lei non era il parto di un poeta, ma un’agreste fanciulla coi piedi ben saldi sulla nera terra – e un bacio all’ultimo minuto avrebbe sottolineato il profondo messaggio della commedia, e cioè che miraggio e realtà si fondono nell’amore.
Mi parve più saggio non criticare l’opera di fronte a Lo: era immersa in modo così sano nei suoi ‘problemi di tecnica espressiva’…”

Un vero spasso.

Sergio
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carlo
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[*] Inviato il 2-3-2004 at 10:30
gli altri spazi-tempo del teatro


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Originariamente scritto da AngelaT
Professore, ok daccordo, il teatro è senza dubbio condivisione, ma vorrei farle una domanda: se una sera, qualcuno di noi decidesse di prendere in mano un libro di poesie di Neruda e cominciare semplicemente a leggerle ad alta voce, soli in una stanza, leggerle e piano piano interpretarle, recitarle. se in questo momento si provassero emozioni assimilabili a quelle che si possono provare su un palcoscenico davanti a molta gente, perchè si è praticamente spettatori di noi stessi, allora questo non è teatro?


secondo me
no

ma se tu decidessi di chiamare un amico al cellulare...
qualcosa potrebbe accadere

il teatro non come l'arte o la musica
è di più
comporta la responsabilità di uno spazio e un tempo condiviso

è qui la prerogativa

il dato nuovo (ma neanche tanto se pensi
alle pratiche dell'eco tra le montagne o quelle dei falò visti da lontano... o dei tamtam...)
è che quello spazio da condividere possa essere anche non fisico...
o che quel tempo possa essere dilatato attraverso la riproducibilità tecnica

ma qui scattano contraddizioni. il videoteatro è teatro?
etc etc

su questi punti
sugli altri spazi-tempo del teatro
propongo
ora di aprire un fronte pubblico di discussione
con tesine e il resto
anche in vista dell'esame

solo x chi lo sceglie

rimane in pista la linea di ricerca
su Il suono del teatro 2.0

e altre?

fatevi sotto

ci vediamo sabato e ne parliamo
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Sara V.
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[*] Inviato il 2-3-2004 at 10:34
Il teatro deve essere condiviso


Ciao a tutti sono Sara ed è la prima volta che scrivo a questo forum.Il mio intervento è diretto ad Angela e Serena,che pensano che il teatro possa esistere anche se non condiviso.Devo dire che io non sono d'accordo con loro per un semplice motivo.Considero il teatro una realtà parallela alla realtà della vita quotidiana e,siccome per poter vivere una vita normale devi interagire con qualcuno,anche per il teatro è la stessa cosa.Se un attore recita un monologo,la sua interazione deve essere con il pubblico che lo ascolta;quest'ultimo infatti attraverso la voce e i gesti dell'attore deve cercare di comprendere il significato della sua anima.Perchè della sua anima?Semplice!Perchè nel momento in cui l'attore recita,automaticamente trasporta la sua personalità in un'altra realtà,che non è quella quotidiana,ma quella teatrale.La condivisione quindi non è solo importante per il teatro,ma anche nella vita quotidiana,se il tuo pensiero non è condiviso,ma solo fine a se stesso,è nullo;noi siamo parte di una realtà sociale.Sono convinta di questo per un duplice fatto:studiando un libro che mi ha fatto crepare per poterlo comprendere nella sua essenza,ho capito che molte delle cose che noi diamo per scontato sono tra le più difficili da capire,perchè le facciamo per abitudine,le abbiamo istituzionalizzate,ma non colte profondamente.Se volete leggere questa "Bibbia"sociologica,il libro è"La realtà come costruzione socialedi Luckmann e Berger.
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carlo
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[*] Inviato il 2-3-2004 at 10:54
il passaggio tra realtà diverse


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Originariamente scritto da Sara V.
Ciao a tutti sono Sara ed è la prima volta che scrivo a questo forum.Il mio intervento è diretto ad Angela e Serena,

<<<
benissimo
ma ricordati sempre che il forum è spazio pubblico
usa (come sai) la risposta a loro
x parlare a tutti

se usi questo meccanismo del QUOTE
è ancora + chiaro
<<<
che pensano che il teatro possa esistere anche se non condiviso.Devo dire che io non sono d'accordo con loro per un semplice motivo.Considero il teatro una realtà parallela alla realtà della vita quotidiana e,siccome per poter vivere una vita normale devi interagire con qualcuno,anche per il teatro è la stessa cosa.Se un attore recita un monologo,la sua interazione deve essere con il pubblico che lo ascolta;quest'ultimo infatti attraverso la voce e i gesti dell'attore deve cercare di comprendere il significato della sua anima.Perchè della sua anima?Semplice!Perchè nel momento in cui l'attore recita,automaticamente trasporta la sua personalità in un'altra realtà,che non è quella quotidiana,ma quella teatrale.La condivisione quindi non è solo importante per il teatro,ma anche nella vita quotidiana,se il tuo pensiero non è condiviso,ma solo fine a se stesso,è nullo;noi siamo parte di una realtà sociale.Sono convinta di questo per un duplice fatto:studiando un libro che mi ha fatto crepare
<<<
attraverso quelle crepe
si rompe il guscio mentale
e si viene al mondo
<<<

per poterlo comprendere nella sua essenza,ho capito che molte delle cose che noi diamo per scontato sono tra le più difficili da capire,perchè le facciamo per abitudine,le abbiamo istituzionalizzate,ma non colte profondamente.Se volete leggere questa "Bibbia"sociologica,il libro è"La realtà come costruzione socialedi Luckmann e Berger.


ottimo link!

a proposito xkè non metti dei link ai loro contenuti?

l'ho appena fatto ( dopotutto non avevo letto niente di loro... grazie dell'opportunità!)

e ne estraggo un frammento
( ragazzi, lavorate così !)


"Quando mi muovo da una realtà a un'altra, io sento il passaggio come una specie di choc.
Questo choc è causato dal trasferimento dell'attenzione che il passaggio comporta.

Il risveglio da un sogno illustra questo trasferimento nel modo più semplice. Fra le molteplici realtà ve n'è una che si presenta come la realtà per eccellenza: la realtà della vita quotidiana. La sua posizione privilegiata le dà diritto alla designazione di realtà dominante. La tensione della coscienza è più alta nella vita quotidiana, cioè quest'ultima si impone alla coscienza nella maniera più massiccia, urgente e intensa"

è un ottimo spunto x la linea di ricerca che propongo
ma insisto
è il mio dovere
cercate di raccordare questi pensieri sul rapporto tra teatro e altri media!
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