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Autore: Oggetto: Genius Loci a Roca
carlo
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[*] Inviato il 2-10-2003 at 10:35
Genius Loci a Roca


si apre qui il forum
come piattaforma d'informazione, formazione e confronto per il progetto in progress che vede Roca come "genius loci"


" La convergenza delle culture, la pluralità delle lingue, l'incontro e la fusione delle razze, amalgamati dalla vivacità del genius loci e del clima mediterraneo produssero interessanti fenomeni di civiltà: una rilevante mediazione ed una osmosi culturale tra oriente e occidente, molto più profonda degli scambi economici che si svolgevano negli scali di questa terra, che è tutta un vasto porto verso l'Oriente. "
( C. De Giorgi.)


Il 6, 7 e 8 ottobre 2003, a Roca (LE), si svolge un Campo di Ricerca sul tema “Genius loci. L’identità plurale del Salento”.
L’iniziativa è promossa dal nuovo Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie delle Arti figurative, della Musica, dello Spettacolo e della Moda, dal Centro per l’Integrazione, dal Gruppo di Ricerca archeologica di Roca Vecchia dell’Università di Lecce e dalla Provincia di Lecce.
Il nucleo operativo è costituito da un gruppo di studenti e docenti di Archeologia, guidati dal Prof. Cosimo Pagliara, e da un gruppo di studenti e docenti di Spettacolo, guidati dal Prof. Luigi A. Santoro.
Le attività di ricerca, analisi, progettazione e produzione, oltre che far interagire la metodologia della ricerca archeologica con quella dello spettacolo, saranno aperte anche al contributo di enti, associazioni e operatori culturali che abbiano interesse ai problemi relativi alle culture del territorio salentino.
Sono previsti, infatti, alcuni momenti d’incontro che troveranno un progressivo sviluppo nell’ambiente web di permanente confronto culturale su http://www.teatrintegrazione.org

Si tratta del primo passo per lanciare una piattaforma di progettualità entro la quale il mondo della ricerca universitaria possa confrontarsi con gli operatori culturali che in questi ultimi anni hanno fatto del Salento un laboratorio di nuova cultura, anche se spesso sbilanciato in un estivo vortice d’offerta spettacolare senza criterio.
Il dibattito teorico cercherà d’armonizzare l'orizzontalità dello sguardo nella contemporaneità con la verticalità dello sguardo che penetra il passato, cercando d’individuare i percorsi che interconnettono le matrici culturali con il futuro possibile.
Si tratta, in altre parole di mettere a fuoco il rapporto tra l’essenza delle cose e la loro rappresentazione: il “frame” video e il reperto, la simulazione virtuale e le emergenze archeologiche, i film e le narrazioni, le kermesse musicali e le voci della tradizione, la rete Internet e l’oralità, il cosiddetto “marketing del territorio” e il paesaggio con le culture materiali.

Le ragioni della scelta di Roca come prima tappa del Campo di Ricerca sono molteplici:
• la presenza di un’area archeologica particolarmente ricca di testimonianze monumentali e linguistiche (il problema della identità salentina deve fare i conti con la decifrazione della lingua dei nostri antenati, la lingua messapica), indispensabile punto di partenza per un percorso che intende tracciare eventi teatrali e multimediali e, fondamentalmente, un piano di confronto culturale con i soggetti attivi dell’iniziativa culturale salentina;
• il fatto che Roca sia ancora oggi un luogo privilegiato di pellegrinaggi (da Roca partì il pellegrinaggio che inaugurava Asteriapoiesis, agosto – settembre 2001, il progetto teatrale che ha costituito il modello, o lo stimolo, per iniziative di spettacolo come Il teatro dei luoghi, Sulle tracce di Dioniso, o quello sulle torri di avvistamento), della "Tragedia di Roca" e delle innumerevoli leggende scaturite dalla Grotta Poesia con le centinaia d'iscrizioni graffitate sulle sue pareti nell’arco di migliaia di anni;
• il coinvolgimento dell’area archeologica nel primo Accordo di Programma finalizzato alle realizzazione di un Parco archeologico – ambientale;
• la politica virtuosa di acquisizione delle aree d’interesse archeologico al demanio comunale;
• la volontà di stabilire uno stretto rapporto tra l’ente locale, il Comune di Melendugno, e l’Università degli studi di Lecce, attraverso la stipula di un comodato d’uso gratuito, finalizzato alla realizzazione di una presenza stabile di studiosi impegnati in attività di ricerca e formazione;
• l’attivazione di una coscienza civile impegnata a difendere da interventi sconsiderati da parte di soggetti pubblici e privati (il passaggio della rete fognaria attraverso le mura, la realizzazione di una strada di servizio per intervenire sulla falesia, progetti di costruzione di villaggi turistici ecc.) e valorizzare il patrimonio archeologico – ambientale nel quadro di interventi sostenibili.
La scelta, dunque, di questo luogo rimanda, da una parte alla forte presenza in questa zona del Salento di contraddizioni indotte da una idea di progresso asfittica, dall’altra alla persistenza, a dispetto di ogni intervento dissennato, di un “genius loci”, dentro il quale sembra celato il mistero dell'identità salentina. Di sicuro un'identità plurale e metamorfica, segnata dai transiti, dall’integrazione culturale e dall’accoglienza, un insieme di valori che può costituire uno straordinario e collaudato modello per l'identità europea.



Partecipanti:
studenti e docenti di Archeologia e del corso di Scienze e tecnologie delle arti figurative, della musica, dello spettacolo e della moda.
Tra i docenti interverranno: Carlo Infante (Ipermedia e Teatro) Massimo Ciccolini (Laboratorio Multimediale),
Giuliano Capani (Storia del Cinema), Sergio Spina (Storia del Documentario),
Franco D'Ippolito (Organizzazione dello Spettacolo),
Cosimo Pagliara (Civiltà antiche dell’Italia Meridionale), Riccardo Gulgielmino (Archeologia e antichità egee), Pier Francesco Fabbri (Antropologia).


Del gruppo di studenti faranno parte alcuni studenti disabili.
Gli incontri serali sono aperti al pubblico.

I materiali prodotti durante il campo di lavoro rimarranno nella disponibilità dell’Università di Lecce e della Provincia di Lecce, enti promotori del progetto.


Articolazione del progetto

Realizzazione di un ambiente on line (sito in rete) di cooperazione informativa e formativa dove s'incontreranno i partecipanti del Campo di Ricerca su http://www.teatrintegrazione.org

Nel sito verranno immessi materiali informativi di base, supportati da una bibliografia di riferimento e un forum attraverso cui esprimere il confronto tra studenti e docenti;

Piano d'azione

6 ottobre
ore 10 incontro presso la"Curte" di Roca. Colazione.
Formazione dei gruppi di lavoro e stesura del programma di lavoro
ore 18 intergruppo;
ore 20, 30 cena di lavoro (ristorante "Sapori di mare");
ore 21,30: presentazioni materiali audio video. Selezione dei materiali da comporre nel web

7 ottobre
ore 7,00 colazione e ripresa attività;
Gruppi di lavoro
Ore 18: Intergruppo. Sviluppo del forum on line.
Ore 21,30: Descrizione del processo in forma teatrale e multimediale

8 ottobre
ore 7,00 colazione e ripresa attività;
Ore 18: Incontro con i soggetti attivi dell’iniziativa culturale salentina.
Conclusioni e prefigurazione dell’iniziativa di primavera 2004

I materiali prodotti durante il campo di lavoro saranno pubblicati nel web http://www.teatrintegrazione.org
e su altri formati (cartacei e video) e rimarranno a disposizione dell'Università di Lecce e della Provincia di Lecce, enti promotori del progetto.



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gino santoro
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[*] Inviato il 5-10-2003 at 19:12
spunti di riflessione



E' un po' lungo, ma offre, credo, qualche spunto di riflessione per il lavoro che faremo da lunedì a mercoledì.
Gino


Il Salento. La penisola del teatro (invisibile)

Nella presentazione al Repertorio teatrale pugliese a cura di Pasquale Sorrenti e pubblicato nel numero speciale de La Rassegna Pugliese nell’aprile del 1971, il compianto Aldo Vallone scriveva: “la Puglia, ricca sì di grandi musicisti, fu ed è priva di adeguati teatri, di sale o luoghi di rappresentazione. Mancò, quindi, il teatro come palestra. E vi dominò, se mai, il teatro come lettura o accademia di recitazione.”. Nell’Avvertenza, il direttore della rivista, Agostino Cajati, prende atto di questa mancanza, ma, invece di togliersi gli occhiali emettersi alla ricerca di un teatro che abbia radici profonde nella cultura del territorio pugliese, auspica la costituzione di un “organismo teatrale stabile in grado di portare sul palcoscenico i testi di volta in volta prescelti, collocandoli nella loro più autentica dimensione culturale e rilanciando così un teatro popolare nato dalla fervida fantasia dei nostri conterranei, al di fuori delle correnti, delle scuole elitarie e velleitarie, delle pseudoavanguardie e dei protezionismi di varia estrazione.”.
Difficile non meravigliarsi della miopia, se non della cecità che impedivano di vedere che a Milano, da vent’anni, il pugliese Paolo Grassi, insieme a Giorgio Strehler, costruiva la proposta dei teatri stabili, che il salentino Carmelo Bene era a buon punto nell’opera di devastazione del teatro di rappresentazione e in Danimarca, un altro salentino, Eugenio Barba, aveva realizzato una delle proposte più importanti del teatro del secondo Novecento.
Ma se limitiamo il nostro interesse al Salento e lasciamo da parte Barba e Bene, lo stesso Vallone che pure aveva scritto “E gioverà il lavoro del Sorrenti, oggi che si istituiscono in varie sedi universitarie insegnamenti di Storia del teatro e dello spettacolo (dopo la cattedra – pilota voluta e tenuta da Giovanni Macchia, pugliese pure lui, nella Facoltà di Lettere dell’Università di Roma), gioverà, dicevo, a fare della Puglia una compartecipante della storia del teatro italiano.” e che pure insegnava nell’Università di Lecce, non nota che l’insegnamento di teatro a Lecce era stato affidato ad Alessandro D’Amico, colui che, dopo la morte del padre Silvio, aveva portato a termine l’ Enciclopedia dello Spettacolo, più volte citata nella bibliografia riportata dal Sorrenti. Di passata, dobbiamo ricordare che le voci sul teatro spagnolo dell’Enciclopedia erano state affidate ad un altro Salentino, Vittorio Bodini. Col senno di poi sarebbe facile fare dell’ironia sui misconoscimenti clamorosi, ma c’è la nota bibliografica di Sorrenti, riferita a Carmelo Bene, che ci obbliga a riflettere. Scrive Sorrenti: “su B. esiste un’ampia letteratura, tutta a livello giornalistico, essendo egli un personaggio tipico dei nostri tempi. Attore, autore, regista, egli fa parlare più la cronaca che la critica letteraria”. Ora, è sufficiente collegare le parole di Sorrenti con quelle di Cajati per capire quale tipo di teatro cercassero costoro.
Da allora sono trascorsi trent’anni, è stato costituito e ricostituito l’organismo auspicato da Cajati, il Consorzio Teatro Pubblico Pugliese, Carmelo Bene è morto sommerso da riconoscimenti italiani e internazionali, Eugenio Barba , invitato da Koreja e dal Corso di Laurea in Scienze e tecnologie delle arti figurative, della musica, dello spettacolo e della moda, è ritornato nel Salento da maestro indiscusso del teatro del Novecento e, tuttavia, quelli che ‘contano’, ancora oggi, hanno occhi per vedere soltanto il teatro di rappresentazione. Ma dove sarà mai questo teatro di rappresentazione che dovrebbe, “al di fuori delle correnti, delle scuole elitarie e velleitarie al di là delle pseudoavanguardie” incarnare l’anima del teatro popolare della Puglia e del Salento? Questo teatro di sicuro nel Salento non esiste e non è mai esistito. Non c’è stato nel mondo classico. Qualcuno ha notizia di edifici teatrali greci nel Salento? Non si hanno notizie di spettacoli nell’Odeon romano e il poeta e drammaturgo Ennio svolse tutta la sua attività lontano dal Salento. Il teatro moderno segnato dall’edificio all’italiana e dalla compagnia di professionisti è totalmente assente. Gli edifici vengono costruiti tra il XVIII e il XIX secolo e servono per ospitare compagnie che vengono da altre parti d’Italia, in prevalenza da Napoli. Nessuna meraviglia, dunque, per il fatto che, ancora oggi, il teatro che si produce nel Salento si collochi direttamente o indirettamente fuori dal teatro di rappresentazione. Spesso in antitesi.
I gruppi più significativi, infatti, dal vecchio Oistros, ad Astragali, al Teatro Infantile, agli Impraticabili di De Carlo, a Mediterranea Teatro, a Prosarte, al Teatro dei veleni, al Teatro Anteo, a Koreja hanno avuto e continuano ad avere come punti di riferimento e di confronto i grandi maestri dell’altro teatro: da Eugenio Barba a Jerzj Grotowski, da Alessandro Fersen a Julian Beck, da Carmelo Bene a Tadeus Kantor. E quando citiamo Koreja, parliamo di una realtà creativa, produttiva e organizzativa rispettata e apprezzata in Italia e all’estero che però, invece di costituire il fiore all’occhiello di chi a vari livelli governa il Salento, deve combattere ogni giorno contro la supponenza e l’ignoranza che irrorano le rendite di potere ammantate da ideologie.
La cosa che davvero sconcerta è che mentre tutti i gruppi teatrali salentini hanno maturato da tempo la coscienza di appartenere ad un ‘altro’ universo teatrale; che mentre persino l’istituzione accademica, che pure qualche anno fa si bloccò di fronte alla proposta della laurea honoris causa a Carmelo Bene, ha impostato il corso di laurea in Scienze e tecnologie delle arti figurative, della musica, dello spettacolo e della moda prendendo atto di questa specificità del territorio salentino, le istanze politiche e gli enti territoriali, con tutto l’esercito di sindaci ed assessori, si ostinano a sperperare energie e risorse in direzione del teatro di rappresentazione inventando rassegne e stagioni in funzione di un’idea ed una pratica di teatro che qui non ha radici.
Eppure non dovrebbe essere difficile capire che se una delle radici profonde della identità salentina è il tarantismo, la forma moderna del tarantismo non può che essere il teatro di partecipazione, il teatro, cioè, che nasce dal rito e si sviluppa nell’alveo ossimorico della ritualità laica. L’incaponirsi nel folclorismo patetico della riproposta filologica della ‘pizzica’, come nel ridicolo e provinciale modernismo della contaminazione programmata del concerto può trovare una qualche spiegazione nell’idea (sbagliata) che i prodotti culturali utilizzabili per sostenere il settore nobile (economicamente) del turismo non possono che essere frattaglie realizzate verniciando il ‘locale’ con una passata di ‘globale’, o il ‘globale’ con una spruzzatina di ‘locale’.
Forse deve trascorrere altro tempo perché la dimensione culturale e quella politica trovino un punto d’incontro dove risulti chiaro che l’energia eversiva del teatro di partecipazione, connessa alle antichissime pratiche di possessione e di trance, è l’unica energia sulla quale il Salento può contare se vuole tessere sul telaio del futuro la complessa tela dell’innovazione.
Oppure, bisogna smetterla con gli appelli alla sensibilità degli esponenti della classe dirigente e affrontare direttamente il nodo della rappresentanza politica.
Si, perché qui non si tratta di gestire qualche poltrona di una fondazione o i posti di un consorzio; si tratta di costruire una società nella quale le parole di Carmelo Bene:
“Nell’Occidente dell’industria spettacolarizzata, l’esercizio della ricerca teatrale è, quanto meno, istituzionalmente sospetta, soprattutto se (omologazione censoria) addirittura sollecitata dalla maldestra (intollerabile) tolleranza di uno Stato partitocratrico civilizzato che, sulla scorta quotidiana della sua propria rappresentazione politica, non può (e non deve) concepire lo spreco (non è in questione il denaro pubblico) d’una produzione-laboratorio a porte chiuse che si nega al consumo. E con l’aggravante della vocazione”, non creino scandalo.
D’altra parte oggi possiamo affermare che l’esperienza del 1974, realizzata dall’Odin Teatret e dall’Oistros a Carpignano non può rimanere confinata nel ristretto ambito del teatro. Il cosiddetto ‘baratto’, sperimentando lo scambio alla pari di prodotti culturali, libera il cittadino dalla condizione di spettatore e lo spinge verso la responsabilità connessa alla condizione di attore. Allo stesso tempo spinge l’attore fuori dal recinto dell’estetica e lo costringe a continuare la sua ricerca nel territorio dell’etica. Fare teatro, allora, non significa più ‘rappresentare’, ma vivere e sperimentare, sottoponendole a tensioni diverse, le relazioni più critiche che si sviluppano tra i membri della polis. Il progetto sotteso all’invenzione della Festa te lu mieru, che, come ha ricordato Barba nell’incontro nell’aula magna dell’Università di Lecce, fu interamente ideata e organizzata dai salentini dell’Oistros, mirava ben oltre l’utopia rousseauviana della festa. Attraverso la partecipazione attiva dei cittadini di Carpignano nella fase organizzativa e gestionale e la ‘trovata’ del palco libero creava una specie di grande laboratorio dove era possibile ‘manipolare’ il meccanismo della festa, sperimentando percorsi capaci di operare sulla memoria culturale.
La fondazione ‘L’immemoriale’ voluta da Carmelo Bene, il corso di laurea in Arte, musica, spettacolo e moda, il fondo ‘D’Amico’, il Consorzio teatrale pugliese, l’attività di teatro stabile d’innovazione di Koreja, il complesso lavoro che si svolge nelle scuole di ogni ordine e grado richiedono capacità organizzative e di gestione, competenze specifiche in grado però di coordinarsi , se non trovano una coerente e convinta rappresentanza sul piano politico, rischiano di costituire l’ennesima occasione perduta..








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carlo
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[*] Inviato il 6-10-2003 at 22:24
genius loci oltre i luoghi comuni


gia' la premessa di questa mattina
nella Corte della foresteria di Roca
ci ha permesso di entrare nel vivo di questo campo di ricerca

si tratta di attivare una piattaforma di progettualita' per dare forma (teatrale, video e ipermediale) alle informazioni elaborate dallo scavo archeologico di Roca vecchia

per andare a fondo con le radici
per pescare nella matrice della terra salentina
fare delle radici delle antenne x il futuro
rilevare quel genius loci che ci porti oltre i luoghi comuni

quali?
quelli delle tradizioni popolari in cui spesso ci si avvita
come la pizzica ad esempio...
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salvator
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[*] Inviato il 7-10-2003 at 10:15


Il Salento, terra ricca di risorse che sonnecchia d'inverno e si risveglia d'estate in cui gli odori e i colori inebriano l'aria dei paesini piu' dispersi in nome di antiche tradizioni è tanto vivo che quando tutto passa mi lascia dentro un vuoto: la sua storia. Non solo quella che viene scritta sui libri ma quella vissuta spesso dimenticata che può darti sensazioni e ti mette in discussione. Quella di Roca sembra un'esperienza riservata a pochi, quelli che ci lavorano, nel tentativo di portare alla luce un passato dimenticato da tutti ma che dovrebbe essere l'unico motivo che spinge ogni salentino ad essere fiero della propria terra e promotore della propria cultura. Al largo delle sagre, delle note della tarantata dovremmo soffermarci a contemplare la sensazione che passa attraverso i resti di una civiltà erosa dal tempo e dall'ignoranza.
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Serena
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[*] Inviato il 7-10-2003 at 10:28


creiamo un gioco multimediale alla scoperta di Roca o di chi ci viveva,saremo in grado di mettere insieme i pezzi e costruire per intero il nostro puzzle tridimensionale?
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Serena
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[*] Inviato il 7-10-2003 at 10:38


L’ho sempre saputo, ma oggi più di prima, che c’è del divertimento nel sapere.
Queste, dello stage a Roca, sono ore di sana integrazione non solo tra noi ragazzi con i professori, ma anche, e forse soprattutto, con la storia. Si perché oggi è difficile pensare che la terra da noi calpestata è stata già prima toccata, lavorata, conosciuta da altri popoli.
Basta un po’ di fantasia e conoscenza per costruirci intorno un periodo storico a scelta e circondarci magari, di abili guerrieri!

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Doriana
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[*] Inviato il 7-10-2003 at 10:49


Schegge, flash, pietruzze, gocce di passato, qualcosa che non ho mai vissuto, ma che da sempre influenza tutta la mia vita il mio presente. Mi vengono in mente immagini confuse di racconti vissuti dalla mia bisnonna, ormai anche lei confusa nella mia memoria. Mescolati a quelli della tv, della radio, alle scritte dei libri...Vivo nel passato!..???...Si deve essere così, vivo in quello che non c'è più. Tutto è confuso come nello scavo archeologico qui a Roca, come Roca, come il Salento...Ma non so nulla di Roca, forse mi baso sui miei pregiudizi o forse sto descrivendo me stessa...Di Roca ho potuto osservare solo il mare...meraviglioso...pieno di passato...
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francescadp
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[*] Inviato il 7-10-2003 at 16:47


Il mio pensiero sulla giornata trascorsa è stato emozionante e ho conosciuto molte ragazze con cui ho fatto amicizia. Ho scoperto come vivere le mie emozioni e sensazioni con professori e colleghi di lavoro. Vorrei diventare come nel mio sogno….. essere una brava universitaria. Durante le passeggiate e le chiacchierate siamo andate verso il Castello antico che mi ha impressionata. Ho visto le antiche case, camere, cucine, fossati e corridoi che vennero bruciati e distrutti. Mi ha colpito la sofferenza della gente e il pensiero delle loro urla di disperazione. All’inizio non facevo caso a quello che accadeva nel Castello e al di fuori, invece adesso ho percepito il dolore che provo nel vedere tutto ciò e mi tocca sentire gli altri parlare male delle persone morte e non vorrei mai che accadesse anche a noi.
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francescadp
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[*] Inviato il 7-10-2003 at 16:57


Il mio pensiero sulla grotta è lungo, ma per farla breve dico solo che è stata un'esperienza molto interessante perchè, come ho sentito dai racconti, gli antichi fecero disegni e scrissero testi di poesie. Tra queste, alcune si possono leggere e imparare a memoria. Nella grotta c' era molto umido e buio, mancava il cibo e il viverci era difficile. Di preciso non so chi ci viveva ma secondo ma erano guerrieri.
Penso che alcune guerriere donne innocenti, morirono per difendersi dai nemici. Sentire tutto questo dolore mi fa stare male, e capisco cosa si prova a soffrire dentro quella grotta umida e buia. Voi che dite di questa grotta amata e piena di poesie?

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Sasta
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[*] Inviato il 7-10-2003 at 17:21


Roca: un paese "conosciuto" eppure tanto misterioso. Vivo qui da quando sono nata, ma non sono mai riuscita a vedere Roca come qualcosa da vivere e che riusciva a darmi delle emozioni. Io vivo, mi emoziono, mi muovo, ma non avevo mai pensato al fatto che sotto ai miei piedi viveva, in un tempo lontano, un'altra civiltà, delle altre persone che avevano già vissuto e calpestato la stessa terra che ora io calpesto con "ignoranza". La vera scoperta, la vera conoscenza di Roca mi ha insegnato a non guardare superficialmente le cose, ma ad andare a fondo, a scavare e scoprirne l'essenza.
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Sasta
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[*] Inviato il 7-10-2003 at 17:25


Siamo giovani, amiamo divertirci, amiamo la vita, la gioia.... perchè studiare le civiltà antiche, perchè interessarci di gente ormai "morta e sepolta"? A cosa serve la cultura dei popoli antichi per la nostra formazione attuale?
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Sasta
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[*] Inviato il 7-10-2003 at 17:36


RISPOSTA: La cultura è un passaggio fondamentale per attrezzarci a vivere un mondo migliore.
Conoscere le proprie radici e la propria storia serve a conoscere meglio sè stessi. Non conosco niente né delle mie tradizioni, né tanto meno riguardo la mia cultura. Pur essendo nata e vissuta nel Salento ignoravo tante cose importanti e splendide della mia terra. Le "testimonianze" riscoperte in questi giorni a Roca hanno sollecitato la mia curiosità, mi hanno reso meno "anonima" di quanto pensassi, perchè mi hanno fatto capire che anch'io, con la mia volontà, posso far valere la mia appartenenza a questo splendido "banchetto culturale".
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[*] Inviato il 7-10-2003 at 18:00


A cosa serve l'Università? E se servisse a sollecitare nel territorio una capacità di progettazione del prprio futuro? E se questo futuro nascesse dal proprio passato? E se questo passato nascesse in posti come questo di Roca?

La concezione di futuro non è più quella di una volta. Non riguada più la società industriale, ma probabilmente riguarda lo sviluppo della cosiddetta società dell'informazione. Cosa può significare per noi studenti dello STAMMS e di Archeologia questa problematica? Può forse significare tradurre informazioni che i ragazzi di archeologia stanno rilevando dal territorio in informazioni ad alto valore aggiunto emozionale?


Non credete che l'Università come maggiore azienda di questa comunità, possa decidere di investire al meglio le proprie risorse su questo campo arceologico inteso come laboratorio-modello di progettazione culturale del patrimonio?
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GiancarloDePa
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cool.gif Inviato il 7-10-2003 at 18:57
s-ROCchiamoci!!!


..eccomi.. qui .. son appena tornato.. da Roca.. ogni sera sempre più stanco.. distrutto.. ma con un "tessera" in più di questo infinito puzzle di cui parlava qualcuno... attraverso al buio il Salento che avevo percorso all'andata... c'è la luna quasi piena stasera.. le ombre vorticose degli ulivi si stagliano meglio.. loro RESISTONO.. noi chissà... non corro.. la strada è tortuosa.. come i loro rami.. come le strade dei nostri centri storici.. ci sarà pureun motivo no? relazioni tra spazi urbani e reminiscenze di movenze naturali.. anche se ancora molti non lo accettano... non si accettano le diversificazioni di culture, le contaminazioni.. si continua a dar retta ad un presunto e ipocrita "purismo".. nonostante le belle parole nelle campagne elettorali.. siamo Terra IM-Pura invece.. e dovremmo essere fieri di esserlo.. una ragnatela di strade in una ragnatela di vicoli (non sarà stata anche qui colpa di un "pizzico" della Taranta ai nostri avi progettisti?) .. terra... pietre.. mare.. ROCA però ha impianto regolare.. nella continua e magica (non son parole .. è vero).. stranezza della sua composizione architettonica e urbanistica.. non c'è una sola cosa in quella maledetta e affascinante città... che abbia qualcosa da potersi definire "normale".. in ogni minima cosa pare ci sia sempre qualcosa di strano....sarà che spesso non lo capiamo? o forse siamo noi che siamo strani come Roca?..
mah... termino qui.. vah... forse sto delirando .. sarà la stanchezza...
alla prossima.. puntata..

divertitevi!!

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Serena
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[*] Inviato il 8-10-2003 at 09:19


Non sarebbe bello mettere a confronto frammenti di vita quotidiana dei nostri parenti preistorici con il nostro presente?
Perchè non organizzarla sul web per poi rappresentarla in teatro!?

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salvator
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[*] Inviato il 8-10-2003 at 09:51


Visto che l'esperienza di Roca ci è servita a capire non solo l'importanza della nostra storia ma , per quanto mi riguarda, di essere abbastanza ignorante (o cieco)su quello che mi circonda, proporrei di costruire un percorso virtuale, quello degli scavi a Roca appunto, con le varie tappe sulle cripte, sulla chiesa, sul fossato... da cui avere informazioni come una sorta di museo virtuale. In questo modo che mi sembra anche divertente chiunque potrà saperne di piu' non solo sull'attività già svolta dal rinvenimento di reperti che sugli sviluppi e, non meno importante, aprire le porte di Roca al resto del mondo!
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EleonoraM
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[*] Inviato il 8-10-2003 at 10:43


Esperienza strana quella agli scavi che ha attivato oltre ad una forte immersione emozionale nelle vicende che riguardano le nostre piu' lontane radici, anche una forte voglia creativa di ricostruire con immagini mentali le storie e la vita che si svolgevano un tempo tra quelle pietre secolari. Ancora piu importanti sono stati gli intermezzi temporali che si intervallavano al nostro "lavoro", tempi in cui ho spesso ascoltato le emozionanti storie di tempi passati in questi luoghi dalla prof. Durante. La sua grande forza narrativa ha fatto si che noi cogliessimo persino i colori, le immagini e i profumi che animavano un tempo questo posto.
Ho pensato così di proporre, riallacciandomi al discorso di Serena sulla possibilità di trasferire queste esperienze e immagini di Roca sul web o in rappresentazione teatrale, la possibilità di inserire anche queste storie di "vita antica", così che anche quelle persone o magari quei turisti che vedono in questi scavi solo sterili pietre di un tempo lontano, possano scoprirci e immaginarci dentro vite ed emozioni...
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alessandrap
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[*] Inviato il 8-10-2003 at 12:19


Mi sono innamorata di Roca deserta. I posti di mare sono molto più belli così che affollati dai turisti; ho l'impressione che il mare sia solo mio. Questo gruppo mi ha dato l'opportunità di socializzare, di lavorare insieme. Diverso è seguire le lezioni universitarie, dove si va ogni giorno. Queste esperienze si fanno poche volte e tutti dovrebbero avere la possibilità di parteciparvi.
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carlo
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[*] Inviato il 9-10-2003 at 16:52
flussi discontinui


sarebbe importante capire
chi e come
in quei giorni
ha investito un po' della propria attenzione e sensibilità
per fare dell'idea del campo di ricerca a Roca un vero progetto a cui dare sviluppo nei prossimi mesi.

Ho avvertito momenti intensi e grandi dispersioni
in una serie di flussi discontinui
che fa parte delle cose
ma che allo stesso tempo rischia di lasciarci niente dentro

Al di la' di quella presentazione pubblica in quell'albergo assediato dalla burrasca
dove purtroppo non si è riusciti a far emergere la qualità delle intenzioni

rimane questo forum

come quaderno immateriale di appunti e considerazioni e domande
e tracce di progettualità possibili

è da questo
almeno x quanto mi riguarda
che si partirà per lo sviluppo della nuova didattica quando inizierò le lezioni a gennaio

rimaniamo connessi
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salvator
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[*] Inviato il 9-10-2003 at 19:04


Cosa succede ora? L'esperienza di Roca si è fermata a quei 3 giorni?
Ancora devo recuperare il sonno perduto e già mi sembra che tutto sia svanito nel nulla... che tristezza.
Quanti ragazzi del mio corso sanno della presenza a Roca di quel tesoro? O ancora: quanti di loro sanno della gente che ci lavora? E perchè ho visto solo pochi prof(s) a interessarsi del caso?

Forse sono uno stupido, dovrei smetterla di pensare a ieri e mettermi sotto con lo studio per l'imminente esame.

Vorrei approfittarne per salutare i nostri "educatori" con cui abbiamo passato dei momenti di intenso rapporto umano.

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carlo
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[*] Inviato il 9-10-2003 at 21:43
creare un ponte tra il campo e i corsi


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Originariamente scritto da salvator
Cosa succede ora? L'esperienza di Roca si è fermata a quei 3 giorni?

<<< no
ma dipende da noi: da quelli che saranno diposti a concepire la didattica come una piattaforma di progetto
x quanto mi riguarda si vedrà quando inizierò le lezioni
<<<

Ancora devo recuperare il sonno perduto e già mi sembra che tutto sia svanito nel nulla... che tristezza.
Quanti ragazzi del mio corso sanno della presenza a Roca di quel tesoro? O ancora: quanti di loro sanno della gente che ci lavora? E perchè ho visto solo pochi prof(s) a interessarsi del caso?

<<<
si tratta di creare tra quell'esperienza vitale
sul campo
e quella dei corsi universitari
e questo dipende anche da te
e dalla tua capacità di coinvolgere i tuoi compagni
x fargli capire
recuperate le foto di quelle giornate
io farò la mia parte
<<<

Forse sono uno stupido, dovrei smetterla di pensare a ieri e mettermi sotto con lo studio per l'imminente esame.

<<<
gli esami con me si fanno sul campo...
la partecipazione
è quel "valore aggiunto emozionale" che vale (x me) di + della lettura di un testo...
<<<

Vorrei approfittarne per salutare i nostri "educatori" con cui abbiamo passato dei momenti di intenso rapporto umano.



<<<
x me
ok
hai le email degli altri
le hai mai chieste
se si
scrivigli
ed invitali nel forum
sarebbe una buona idea
non credi?
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carlo
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[*] Inviato il 10-10-2003 at 13:23


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Originariamente scritto da carlo
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Originariamente scritto da salvator
Cosa succede ora? L'esperienza di Roca si è fermata a quei 3 giorni?

<<< no
ma dipende da noi: da quelli che saranno diposti a concepire la didattica come una piattaforma di progetto
x quanto mi riguarda si vedrà quando inizierò le lezioni
<<<

Ancora devo recuperare il sonno perduto e già mi sembra che tutto sia svanito nel nulla... che tristezza.
Quanti ragazzi del mio corso sanno della presenza a Roca di quel tesoro? O ancora: quanti di loro sanno della gente che ci lavora? E perchè ho visto solo pochi prof(s) a interessarsi del caso?

<<<
si tratta di creare tra quell'esperienza vitale
sul campo
e quella dei corsi universitari
e questo dipende anche da te
e dalla tua capacità di coinvolgere i tuoi compagni
x fargli capire
recuperate le foto di quelle giornate
io farò la mia parte
<<<

Forse sono uno stupido, dovrei smetterla di pensare a ieri e mettermi sotto con lo studio per l'imminente esame.

<<<
gli esami con me si fanno sul campo...
la partecipazione
è quel "valore aggiunto emozionale" che vale (x me) di + della lettura di un testo...
<<<

Vorrei approfittarne per salutare i nostri "educatori" con cui abbiamo passato dei momenti di intenso rapporto umano.



<<<
x me
ok
hai le email degli altri?
le hai mai chieste?

se si
scrivigli
ed invitali nel forum
sarebbe una buona idea
non credi?
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gabriele
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[*] Inviato il 10-10-2003 at 15:23


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Originariamente scritto da Serena
Non sarebbe bello mettere a confronto frammenti di vita quotidiana dei nostri parenti preistorici con il nostro presente?
Perchè non organizzarla sul web per poi rappresentarla in teatro!?


lascia perdere il teatro serena, purtroppo lo ficcano in ogni posto....basta co sto teatro
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carlo
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[*] Inviato il 10-10-2003 at 15:57
occhio alle battute senza senso


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Originariamente scritto da gabriele
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Originariamente scritto da Serena
Non sarebbe bello mettere a confronto frammenti di vita quotidiana dei nostri parenti preistorici con il nostro presente?
Perchè non organizzarla sul web per poi rappresentarla in teatro!?


lascia perdere il teatro serena, purtroppo lo ficcano in ogni posto....basta co sto teatro


ti ricordo che questo forum
oltre ad essere una piattaforma di libero confronto
è anche la base di una progettualità futura che riguarda l'interazione tra teatro, audiovisivo e nuovi media

se vuoi starci e così

se no farai gli esami ( e i progetti) su altro

ma non fare casino

il forum non deve diventare un luogo banale di battute senza senso

noi ci lavoriamo su
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Serena
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[*] Inviato il 10-10-2003 at 16:05


Innanzi tutto vorrei far sapere che per me lo stage a Roca è stata una bellissima esperienza che va oltre la didattica. Purtroppo non c'è stata molta partecipazione, però forse è meglio pensare ad una frase molto conosciuta: MEGLIO POCHI MA BUONI! Vorrei rispondere a Gabriele, secondo me di teatro, a livello pratico, se ne fa pochissimo (parlo della nostra facoltà, STAMMS). Io ho solo dato un suggerimento, siamo qui per questo.
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