il FORUM di TEATRON.org

PopWar. I conflitti nell’era del web

carlo - 9-1-2004 at 17:45

Il 13 gennaio 2004, alle ore 17.30, nell’aula video dell’Istituto Tecnico “Avogadro” di Torino
si svolge un incontro promosso dal Centro studi di ACMOS in relazione alla presentazione del libro edito da Apogeo
“PopWar. Le visioni libertarie dell’uso delle nuove tecnologie”
di Stefano Gulmanelli, con la collaborazione di Arianna Dagnino,
due giornalisti e studiosi dei cambiamenti e dei conflitti indotti dalla rivoluzione digitale.

L’incontro, condotto da Carlo Infante (docente di Performing Media e Cultura Digitale all’Università di Lecce, Accademia di Belle Arti di Macerata e Istituto Europeo del Design di Torino)
affronterà i diversi aspetti dei conflitti che tendono ad emergere con la diffusione delle nuove tecnologie della comunicazione stanno provocando.
Dai sistemi del controllo totale alla violazione della privacy iniziano a rivelarsi dei pericoli che solo una consapevolezza diffusa dell’uso sociale dei media interattivi può affrontare.

In questo senso il cosiddetto “net-attivismo”, attraverso l’azione culturale all’interno delle reti, potrà creare opportunità emblematiche di libertà e partecipazione.

Nell’incontro, a cui parteciperanno gli autori, Stefano Gulmanelli e Arianna Dagnino, saranno rilevate le diverse espressioni di questa creatività connettiva, dalle “smartmob” ( le azioni ludiche basate sull’uso dell’info-mobilità) al “file-sharing” (la condivisione dei file, come quelli musicali, che il caso Napster ha reso noto), dalla “sousveillance” (l’azione dal “basso” che gioca con la sorveglianza video e telematica) alla “street television” (le televisioni di comunità che fanno intuire come si possa reagire al dominio TV).

L’incontro apre una serie di riflessioni che il Centro studi di ACMOS sta progettando con il compito di educazione alla cittadinanza, ponendosi come primo obiettivo la necessità di promuovere un’attenzione verso la cittadinanza digitale da sperimentare nel web.

Introducono l’incontro Marco Tabbia, vicepresidente di ACMOS e MariaChiara Giorda responsabile Centro Studi Streben di Acmos.
ACMOS è un’associazione apartitica e aconfessionale che si occupa di educazione alla cittadinanza soprattutto nelle scuole superiori. Il Centro Studi Streben, che è il centro studi dell’Associazione, ha cominciato ad interrogarsi sulle potenzialità implicite nei nuovi media, domandandosi come questi possano diventare una risorsa nella costruzione di orizzonti culturali e nuove pratiche di democrazia.
Non si può pensare oggi di creare e trasmettere sapere e cultura, senza essere al passo con le risorse che le nuove tecnologie offrono: i media ricoprono un ruolo cruciale nella caratterizzazione dell'immaginario collettivo e individuale, nella costruzione di valori personali, culturali, sociali, politici.
Non ultima si pone una domanda, rivolta fondamentalmente alle nuove generazioni e alle istituzioni che se ne occupano: se la scuola è palestra di cittadinanza, può esserlo, a buon diritto, anche di cittadinanza digitale?

Per informazioni:
Associazione Acmos
Via Leoncavallo 27 Torino
Tel. 011/2386330
info@acmos.net
http://www.acmos.net

qualcuno ha già letto il libro?

carlo - 9-1-2004 at 18:11

se si
ecco un'ottima occasione x rilanciare un po' delle domande che inesorabilmente un libro come questo scatena...

ne ho una
tanto x iniziare

è possibile rilanciare quello slogan

fatto proprio da Indymedia
http://www.indymedia.org
con il suo BE THE MEDIA


"non odiate i media
diventate i media"

affermando che la soggettività interconnessa e vitale
può rappresentare
un'indicazione politica strategica?



scrittura mutante a Settimo Torinese

info - 9-1-2004 at 18:15

il giorno dopo
siete invitati tutti alla Biblioteca Multimediale di Settimo
qui trovi tutte le info

http://www.trovarsinrete.org/Scrittureconnettive.htm



recensione PopWar

mk - 12-1-2004 at 13:24

ehmm, buongiorno a tutti.

Visto che domani c'è la presentazione a Torino del libro Popwar, volevo sottoporre alla vostra attenzione la mia recenzione per WMT del libro stesso, che ho letto e che vi consiglio caldamente di leggere

vi invio qui un rtf e in un secondo intervento un pdf

saluti
mk

Allegato: rece.rtf (6kB)
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recensione PopWar 2

mk - 12-1-2004 at 13:27

e questa è la versione cool in pdf

buonagiornata a tutti
mk

Allegato: rece.pdf (144kB)
Questo file è stato scaricato 753 volte


ipertinenza

carlo - 12-1-2004 at 14:30

popwar
è una guerra da giocare
per non essere giocati

è emblematico in questo senso
girare intorno alla parola : POP
che come ci suggerisce il libro
è bene intendere
come nuovo stato d'animo

ecco è qui il punto

è una guerra in cui alle tecnocrazie e al liberismo efferato che sottraggono spazi di libertà e di autonomia
c'è da contrapporre nuove pratiche d'interconnessione sociale

promuovere cioè
quell'intelligenza connettiva
quell'ipertinenza (dove le pertinenze e le affinità elettive si trovano e si potenziano in rete)
di cui tratta Derrick De Kerckhove

quell'interdipendenza positiva di cui si parla nel cooperative learning

e certamente l'Hacktivism...

empaty.gif - 5kB

Senzafine - 12-1-2004 at 20:39

Ho trovato particolarmente interessante il discorso sul copyright e sulla proprietà intellettuale e sulla loro evoluzione. Il copyright, grazie all'avvento del web, sta subendo dei cambiamenti che porteranno, se non alla sua scomparsa, a nuove forme e nuovi modi di intendere la proprietà intellettuale. E' possibile che questo contribuisca a una rivoluzione anche al di fuori della rete, che abolisca o ridimensioni la proprietà intellettuale in ambiti più importanti per l'umanità che non la libertà di scaricarsi un mp3, come per esempio per i farmaci coperti da brevetto?

Hacktivism: nuova aristocrazia?

luca - 12-1-2004 at 22:18

certo
gli hacker aprono la pista
sperimentano in prima persona
le opportunità che la rete esprime

prendono ciò che non viene dato e predeterminato
ma delle volte si arroccano nella loro qualità di ultracompetenti

non c'è il rischio di una nuova aristocrazia
anche se libertaria?

Stegul - 14-1-2004 at 14:51

Quota:
delle volte si arroccano nella loro qualità di ultracompetenti

non c'è il rischio di una nuova aristocrazia
anche se libertaria?


Mah forse meglio un'aristocrazia libertaria di una liberticida... a parte gli scherzi, competenza e conoscenza tendono - da sempre - a stratificare... ma poche volte ho trovato preclusione, quando chiedevo di capire... a patto di voler capire davvero

mapuche

ek - 15-1-2004 at 17:55

Ci siamo conosciuti alla presentazione del libro Popwar mi avevi promesso una risposta su artificiale vs naturale.
A presto
Erika

rilanciala

carlo - 16-1-2004 at 12:42

Quota:
Originariamente scritto da ek
Ci siamo conosciuti alla presentazione del libro Popwar mi avevi promesso una risposta su artificiale vs naturale.
A presto
Erika


certo


rilanciala!!

Stegul - 18-1-2004 at 07:57

Quota:
Originariamente scritto da ek
Ci siamo conosciuti alla presentazione del libro Popwar mi avevi promesso una risposta su artificiale vs naturale.
A presto
Erika

Sì, ricordo di aver detto di che avrei risposto sul forum ma non ricordo la domanda (scusa, ma l'età che avanza sa essere impietosa)... se me la rilanci sarò felice di dibatterla. Ciao

tabbia - 18-1-2004 at 12:09

scusate la latitanza...
mi inserisco rilanciando in modo provocatorio un tema su cui mi sto interrogando questa settimana: il copyright per le opere d'ingegno è auspicabile che venga superato?... come mai il libro popwar ne ha uno?!?...

Andrea Zummo - 18-1-2004 at 13:27

La mia è forse più una considerazione, che una domanda. Durante l'incontro di martedì scorso riflettevo sul tema "privacy contro sicurezza"... forse non era tanto la questione dell'arbitrio e la limitazione di libertà che i governi si prendono (ha ragione Stefano: la cosa è naturale)... penso al "protocollo" , citato nel libro, con i setti poteri che il governo americano può esercitare in caso di contaminazione da antrace o simili. Se da una parte una cosa del genere è abbastanza comprensibile, dall'altra si potrebbe pensare che, ragionando in questi termini, anche limitazioni più pesanti delle libertà e vere e proprie prevaricazioni coercitive siano tollerate e accettate (penso al caso della tortura di prigionieri per scoprire piani terroristici o alla stessa guerra preventiva)...
Capisco che il discorso sia delicato, ma la consapevolezza esiste? Quanto, in una simile situazione, la rete e le nuove tecnologie sono l'ago della bilancia? E se anche lo fossero, allo stato attuale delle cose mi sembrano ancora un mezzo elitario e un po' bistrattato. Se la partita si gioca su questo campo, occorre preocccuparsene...
Spero di non essere stato troppo contorto.

a presto

Andrea Zummo

sarebbe bello se riformulassi qui la domanda

carlo - 18-1-2004 at 15:32

Quota:
Originariamente scritto da ek
Ci siamo conosciuti alla presentazione del libro Popwar mi avevi promesso una risposta su artificiale vs naturale.
A presto
Erika


te l'avevo promessa io
la risposta

ma aspetto che tu rilanci la questione

a quel punto si potrebbe articolare un bel fronte di discussione
in cui spero possano entrare anche altri

a te
l'input!

mc - 18-1-2004 at 18:24

aggiungo altra carne al fuoco...
la domanda che avrei voluto porre ad arianna e stefano:


Il nodo centrale del nostro ragionamento, che perfettamente si incrocia con uno dei passaggi di Popwar è proprio l’accesso alle infrastrutture comunicative, che determina chi e in quale modo può partecipare alla società dell’informazione attuale. Il diritto ai media, più o meno nuovi, diventa diritto alla comunicazione e all’informazione, e diventa, fondamentale per il discorso politico che ci interessa, un importante e necessario diritto/dovere del nuovo cittadino che è , anche, cittadino digitalequali spazi di cittadinanza potrà aprire e quali invece potrebbe e chi potrebbe escludere le la creazione di nuovi spazi di cittadinanza, attraverso le nuove tecnologie, significa davvero creazione di spazi pubblici e democratici.
.


61159

Stegul - 19-1-2004 at 09:36

Quota:
Originariamente scritto da tabbia
scusate la latitanza...
mi inserisco rilanciando in modo provocatorio un tema su cui mi sto interrogando questa settimana: il copyright per le opere d'ingegno è auspicabile che venga superato?... come mai il libro popwar ne ha uno?!?...


Domanda 1: se è retorica e provocatoria in quanto propedeutica alla seconda domanda, è inutile che risponda... se è invece domanda in cerca di risposta, ecco la risposta
quella del libro è (riassumo per chi vuole commentare senza leggerlo): ci sono varie modulazioni di copyright (che arrivano fino al copyleft) - dal Founding Father al Creative Commons fino al no Copyright - che possono fornire strumenti di controllo della distribuzione (attenzione, anche licenze 'aperte' come GNU attuano un controllo delle modalità di distribuzione, per quanto 'liberali') senza gli obbrobri del Mickey Mouse Act... nel caso non si sappia cos'è ...è quello che negli USA ha portato il copyright a 95 anni post mortem per il ‘work on hire’.
Risposta a domanda due: perchè l'editore - che garantisce una distribuzione discreta che per quest'opera volevo e necessitavo - lo richiede... quando possiamo e ne abbiamo voglia arriviamo anche a applicare il copyleft.. ad esempio il libro precedente - Jesus Christ Cyberstar (http://www.jcconline.it) - firmato Arianna Dagnino, edito da Edra su progetto Nomads (la società di consulenza editoriale di cui sono amministratore) è copyleft
Comunque è meglio fare una precisazione, prima che mi ritrovi a dover 'difendere' le posizione NetAttiviste: il libro è una fotografia ragionata (qualcuno particolarmente buono l'ha chiamato ‘studio’) di un fenomeno non particolarmente visibile ma - secondo me che ci ho voluto scrivere un libretto - piuttosto importante... ma i 'fotografi' registrano, non necessariamente approvano/condividono ciò che hanno davanti agli occhi.... chi legge il libro (scusate l'insistenza ma non avrei intenzione di parlare di PopWar senza che questo sia stato almeno sfogliato) non avrà difficoltà a intuire quali sono i passaggi del ragionamento NetAttivista che guardo con una certa simpatia... ma questo non significa che io abbia 'sposato' in toto la causa...

link all'editore Apogeo

carlo - 19-1-2004 at 09:50

x chi volesse avere qualche info in + sul libro
http://www.apogeonline.com/webzine/2004/01/09/10/200401091001


61159

Stegul - 19-1-2004 at 10:01

Quota:
Originariamente scritto da Andrea Zummo
La mia è forse più una considerazione, che una domanda. Durante l'incontro di martedì scorso riflettevo sul tema "privacy contro sicurezza"... forse non era tanto la questione dell'arbitrio e la limitazione di libertà che i governi si prendono (ha ragione Stefano: la cosa è naturale)... penso al "protocollo" , citato nel libro, con i setti poteri che il governo americano può esercitare in caso di contaminazione da antrace o simili. Se da una parte una cosa del genere è abbastanza comprensibile, dall'altra si potrebbe pensare che, ragionando in questi termini, anche limitazioni più pesanti delle libertà e vere e proprie prevaricazioni coercitive siano tollerate e accettate (penso al caso della tortura di prigionieri per scoprire piani terroristici o alla stessa guerra preventiva)...
Capisco che il discorso sia delicato, ma la consapevolezza esiste? Quanto, in una simile situazione, la rete e le nuove tecnologie sono l'ago della bilancia? E se anche lo fossero, allo stato attuale delle cose mi sembrano ancora un mezzo elitario e un po' bistrattato. Se la partita si gioca su questo campo, occorre preocccuparsene...
Spero di non essere stato troppo contorto.

a presto

Andrea Zummo



Andrea, credo tu abbia centrato il punto: la consapevolezza (e, aggiungerei, un minimo di onestà intellettuale). Dire in astratto: "io non ho niente da nascondere quindi facciano pure (posizione 100% pro-sicurezza)" è superficiale e fuorviante: le raccolte dei dati e le procedure di controllo della popolazione (COMPRESE QUELLE PER LA "DECON", cui fai riferimento tu) per natura si prestano a forzature e distorsioni... soprattutto alla luce delle possibilità di incrocio fra i dati che le tecnologie (che in questo caso sembrerebbero 'nemiche') consentono in misura crescente... dire in astratto: "cosa c***o vuole il sistema da me, lasciatemi in pace" (posizione 100% privacy) è ipocrita a meno che tu non sia oggettivamente e soggettivamente disposto a correre la massima probabilità (non altissima ma di questi tempi tutt'altro che teorica) di rischio di saltare in aria quando prendi una metro o un aereo...
Ribadisco quanto detto nel ns incontro..questo è un campo in cui la negoziazione sarà fondamentale... il trade off (quanto di uno devo sacrificare per avere un pò più dell'altro) è oggettivo, quindi ogni volta che lasci qualcosa (di privacy o sicurezza, indifferentemente) devi essere consapevole di ciò che stai lasciando e di ciò che potresti ottenere in cambio ... solo così la negoziazione ha un senso... aspettare che i governi si auto-limitino non mi sembra saggio... anche perchè aldilà delle innate pulsioni al controllo, i governi hanno fra i loro compiti quello di garantire sicurezza a coloro che sono governati, ci sono ampie fasce sociali che chiedono questo in primis..
Perciò la strada è consapevolezza (da acquisire informandosi, interessandosi, acquisendo in altre parole cognizione di causa, attraverso la Rete e non... lo so costa fatica, è più sempice 'delegare') e poi negoziazione, serrata, dura (ma NON ipocrita) con la controparte (ovvero il governo... considerando che facciamo parte di quel ristretto numero di posti nel mondo dove si esercita la democrazia, tutto sommato è una controparte su cui abbiamo un qualche controllo, no?)

Andrea Zummo - 19-1-2004 at 15:15

Pienamente d'accordo, Stefano. Qualche perplessità mi resta, comunque; sarà che non ho mai avuto questo gran feeling con i computer e le nuove tecnologie... ma al di là di questo mio problema personale, permangono in me alcuni dubbi. Siamo sicuri che la controparte sia soltanto il governo o i governi? Mi spiego: ammettendo di essere disposti a informarsi, conoscere e poi negoziare e controllare, quanto sono destabilizzanti e fuorvianti alcuni episodi? Del tipo: oggi apro la posta elettronica e trovo due messaggi, uno con mittente sconosciuto, contenuto vuoto e allegato misterioso (e ieri un'altro da un fantomatico mittente olandese!); l'altro che mi metteva in guardia dai rischi della clonazione del cellulare, in caso di chiamate o messaggi da un particolare numero. Ora, io ho l'impressione che tutto ciò non aiuti una coscientizzazione generale, anzi il timore di beccarsi un virus nel computer, per aver abbandonato carta e calamaio, scrivendo le più funzionali e-mail, rischia di essere un deterrente per chiunque voglia spingersi un po' più in là; sono solo buontemponi (o criminali in erba) di risibile importanza, o, più o meno implicitamente, concorrono a peggiorare il clima? Io non sono di quelli che prenderebbero a martellate i pc, ma non mi stupisco di certe forme di scetticismo o totale rifiuto, di fronte a episodi del genere. Magari è solo una mia paranoia, ma qua si parla di cittadinanze digitali, la questione è delicata. D'altra parte la fiducia e l'uso gigantesco di internet (leggevo della campagna elettorale di Howard Dean, probabile candidato democratico alle presidenziali, impostata dando grande importanza al web e lasciando la possibilità ai suoi elettori di sostenerlo finanziariamente attraverso il suo sito; pare che la cosa abbia molto successo, soprattutto, inutile dirlo, tra i più giovani) e delle nuove tecnologie in fatto di comunicazioni (durante l'incontro si parlava della precettazione degli scioperanti a Milano avvenuta attraverso messaggio sul cellulare... a quando l'avviso di garanzia via sms?) farebbero pensare che episodi a cui alludevo prima siano marginali o poco rilevanti. Nel bene o nel male, io me ne preoccupo poco, ma è davvero questa la percezione generale? Se mi dite che sbaglio, smetterò di assilare con queste elucubrazioni (ancora una volta piuttosto contorte) e dormirò più tranquillo.

a presto

Andrea Zummo (Centro Studi Acmos)

tabbia - 19-1-2004 at 17:07

Quota:
Originariamente scritto da Stegul
Domanda 1: se è retorica e provocatoria in quanto propedeutica alla seconda domanda, è inutile che risponda... se è invece domanda in cerca di risposta, ecco la risposta
quella del libro è (riassumo per chi vuole commentare senza leggerlo): ci sono varie modulazioni di copyright (che arrivano fino al copyleft) - dal Founding Father al Creative Commons fino al no Copyright - che possono fornire strumenti di controllo della distribuzione (attenzione, anche licenze 'aperte' come GNU attuano un controllo delle modalità di distribuzione, per quanto 'liberali') senza gli obbrobri del Mickey Mouse Act... nel caso non si sappia cos'è ...è quello che negli USA ha portato il copyright a 95 anni post mortem per il ‘work on hire’.
Risposta a domanda due: perchè l'editore - che garantisce una distribuzione discreta che per quest'opera volevo e necessitavo - lo richiede... quando possiamo e ne abbiamo voglia arriviamo anche a applicare il copyleft.. ad esempio il libro precedente - Jesus Christ Cyberstar (http://www.jcconline.it) - firmato Arianna Dagnino, edito da Edra su progetto Nomads (la società di consulenza editoriale di cui sono amministratore) è copyleft
Comunque è meglio fare una precisazione, prima che mi ritrovi a dover 'difendere' le posizione NetAttiviste: il libro è una fotografia ragionata (qualcuno particolarmente buono l'ha chiamato ‘studio’) di un fenomeno non particolarmente visibile ma - secondo me che ci ho voluto scrivere un libretto - piuttosto importante... ma i 'fotografi' registrano, non necessariamente approvano/condividono ciò che hanno davanti agli occhi.... chi legge il libro (scusate l'insistenza ma non avrei intenzione di parlare di PopWar senza che questo sia stato almeno sfogliato) non avrà difficoltà a intuire quali sono i passaggi del ragionamento NetAttivista che guardo con una certa simpatia... ma questo non significa che io abbia 'sposato' in toto la causa...


La mia era una riflessione seria e non una provocazione fine a se stessa...
Vogliamo fare un progetto in un istituto superiore sul tema dei nuovi linguaggi e sull'uso delle reti... sarà una community musicale (come pretesto)... stavamo meditando di dare in omaggio ai frequentatori della community cd realizzati attraverso il file sharing... da lì è nata la discussione sulla proprietà intellettuale... quesito che pure avendo letto il libro non trova a nostro avviso una risposta convincente... Possono (ad esempio) le canzonette pop considerarsi patrimonio pubblico e come tali non moralmente vincolabili da proprietà intellettuale... L'entertainment deve essere "di tutti" come le informazioni, le medicine, l'acqua (panem et circenses insomma)... o è giusto che l'artista (o saltimbanco) in questione si veda riconosciuto il suo sforzo secondo leggi di mercato???

61159

Stegul - 19-1-2004 at 17:45

Se mi dite che sbaglio, smetterò di assilare con queste elucubrazioni (ancora una volta piuttosto contorte) e dormirò più tranquillo.

Onestamente nessuno può dirti che sbagli... le tecnologie sono comunque foriere di cambiamento e il cambiamento - come insegnano i giapponesi e il loro 'mono-ideogramma' - può essere sia rischio che opportunità....
Certo, si può sempre decidere di non abbracciare il cambiamento..:-(
Ciao

Stegul - 19-1-2004 at 17:54

Quota:
da lì è nata la discussione sulla proprietà intellettuale... quesito che pure avendo letto il libro non trova a nostro avviso una risposta convincente... Possono (ad esempio) le canzonette pop considerarsi patrimonio pubblico e come tali non moralmente vincolabili da proprietà intellettuale... L'entertainment deve essere "di tutti" come le informazioni, le medicine, l'acqua (panem et circenses insomma)... o è giusto che l'artista (o saltimbanco) in questione si veda riconosciuto il suo sforzo secondo leggi di mercato???


Quello che posso dire sull'argomento è scritto da pag 124 a 129 di PopWar... se non convince temo di non poter fare di meglio (altrimenti lo avrei fatto nel libro :-)

i margini del no-profit

carlo - 22-1-2004 at 18:25

Quota:
[quote
La mia era una riflessione seria e non una provocazione fine a se stessa...
Vogliamo fare un progetto in un istituto superiore sul tema dei nuovi linguaggi e sull'uso delle reti... sarà una community musicale (come pretesto)... stavamo meditando di dare in omaggio ai frequentatori della community cd realizzati attraverso il file sharing... da lì è nata la discussione sulla proprietà intellettuale... quesito che pure avendo letto il libro non trova a nostro avviso una risposta convincente... Possono (ad esempio) le canzonette pop considerarsi patrimonio pubblico e come tali non moralmente vincolabili da proprietà intellettuale... L'entertainment deve essere "di tutti" come le informazioni, le medicine, l'acqua (panem et circenses insomma)... o è giusto che l'artista (o saltimbanco) in questione si veda riconosciuto il suo sforzo secondo leggi di mercato???


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x capire meglio la questione
ti rilancio 2 domande:

i materiali che vuoi utilizzare verranno manipolati-reinventati-campionati?

il cd da produrre sarà in vendita?

esistono ancora dei margini x il no-profit e l'educational entro cui ci si può muovere


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brisaisa - 26-1-2004 at 15:14

Ciao a tutti!
Trovo che il dibattito e le questioni sollevate nel forum e nell'assemblea di presentazione siano molto interessanti. Io però continuo a essere un po' scettica rigardo alla questione sul copyright...
Non riesco a capire qual è il limite tra libertà e sicurezza... Credo di essere poco abituata a pensare in questi termini...

Stegul - 28-1-2004 at 16:57

Quota:
Io però continuo a essere un po' scettica rigardo alla questione sul copyright...

Quella del copyright è una questione difficilissima se non si esce dalla prospettiva cui siamo abituati (e anche se si esce, resta complessa..). Non può essere trattata in un forum ma quello che posso ricordare è che
a) Il copyright non è esistito fino al 1790 (Founding Father americani, in Europa ci sono esperienze dei primi brevetti, ma quella è la data di nascita del Copyright). Quando è nato aveva precisi limiti (14 anni + eventuali 14) e sottostava a precise condizioni: leggete il passo di Jefferson sulla non proprietà delle idee.. altrimenti è come voler leggere la musica senza conoscere le note
b) Ci sono settori - quello scientifico in primis - che viaggiano da sempre con una sorta di copyleft e guarda caso sono quelli che dal punto di vista della produzine di innovazione sono i più fertili
c) Nessuna possibile soluzione può concepirsi CETERIS PARIBUS, ovvero lasciando invariate le altre variabili socio-economiche ... qualche idea, mi rendo conto può sembrare datata ma è un buon punto di partenza, su Economy of ideas di Barlow, liberamente disponibile in Rete

Tutto questo per dire che il modo in cui può essere trattata, vista, considerata, inquadrata la proprietà intellettuale NON necessariamente deve essere quello che si è avuto negli ultimi 50 anni.. anche perchè qualcosa in questi 50 anni, nell'ambito delle opzioni per distribuire, trasmettere, scambiare, riprodurre informazione, qualcosa è successo...

Forse, sottolineo forse, qualcosa può - se è più utile, più giusto, più efficiente - essere cambiato.. cambiato, non negato/distrutto/cancellato...

Non riesco a capire qual è il limite tra libertà e sicurezza... Credo di essere poco abituata a pensare in questi termini...


Se io potessi sapere - se voglio o se mi serve - a che ora domattina prendi l'autobus (timbri il biglietto, vero?), scendi, entri in un negozio e comperi un regalo per il fidanzato/marito (paghi con CC,o bancomat, immagino), che poi chiami al telefono (usando il cellulare presumo) per decidere che prendete la macchina e ve ne andate in montagna (autostrada, quindi Viacard o Telepass) e che quando arrivate.. mi fermo qui, per ovvi motivi.. bene se io fossi in grado di sapere tutto questo, in modo sistematico e organico, ti sentiresti particolarmente libera?
Ben inteso faccio tutto questo con tutti solo per sapere se qualcuno ha deciso di far saltare l'autobus che prendi tutti i giorni, quindi presumibilmente sarai molto più sicura...ma ti sentiresti molto libera?

Ps. Le risposte ricalcano quanto scritto in Popwar, quindi chi l'ha letto le troverà una ripetizione, me ne scuso...ma c'è sicuramente chi non l'ha letto, è a loro che indirizzo la risposta

seima - 29-1-2004 at 11:07

ho trovato interessante e gravido di implicazioni l' accenno, e l' utilizzo, a una certa... logica della complessità (è all' inizio della seconda parte del libro, l' accenno a tale metodo).
sono sinceramente curioso di sapere quali altri accorgimenti tecnici, oltre a: il tutto non è identico alla somma delle parti, si devono tenere d' acconto per utilizzare tale prospettiva per eventuali ricerche. grazie

come è una testa ben fatta?

carlo - 29-1-2004 at 11:30

Quota:
Originariamente scritto da seima
ho trovato interessante e gravido di implicazioni l' accenno, e l' utilizzo, a una certa... logica della complessità (è all' inizio della seconda parte del libro, l' accenno a tale metodo).
sono sinceramente curioso di sapere quali altri accorgimenti tecnici, oltre a: il tutto non è identico alla somma delle parti, si devono tenere d' acconto per utilizzare tale prospettiva per eventuali ricerche. grazie


rilancio con una citazione di Pascal, ripescate in rete, tempo fa, come questi pensieri sulla Teoria della Complessità su cui transito da anni:

"Dunque, poiché tutte le cose sono causate e causanti, aiutate ed adiuvanti, mediate ed immediate, e tutte sono legate da un vincolo naturale e insensibile che unisce le più lontane e le più disparate, ritengo che sia impossibile conoscere le parti senza conoscere il tutto, così come è impossibile conoscere il tutto senza conoscere il tutto"

mi spiego

rileggendo un testo di Edgar Morin
"La testa ben fatta" (Cortina, 2000)
che segnalo sempre a tutti i miei studenti (d'ogni ordine e grado, in primo luogo i Capi d'Istituto si, i presidi!)
che ho formato 4 anni fa x conto del MIUR)

E rilancio la sua domanda
che attacca il problema della Complessità alla radice

come è una testa ben fatta?

Morin sostiene che una tale testa è fatta non dall’accumulo del sapere quanto piuttosto dal poter disporre allo stesso tempo di:

una attitudine generale a porre e a trattare i problemi

ad inviduare i principi organizzatori che permettano di collegare i saperi e di dare loro senso.

La testa ben fatta va dunque al di là del sapere parcellizzato (e quindi al di là delle "discipline") riconnettendo sapere umanistico e sapere scientifico, mettendo fine alla separazione fra le due culture consentendo così di rispondere alle sfide poste dalla globalità e dalla complessità della vita quotidiana,
sociale, politica, nazionale e mondiale.

Si tratta cioè di "far convergere (sull’uomo) le scienze naturali, le scienze umane, la cultura umanistica e la filosofia nello studio della condizione umana.

Allora si potrebbe giungere a una presa di coscienza della comunità di destino propria della nostra condizione planetaria, in cui tutti gli umani sono messi a confronto con gli stessi problemi vitali e mortali" (vedi pag. 44 del libro suindicato).

Si tratta di apprendere a vivere, di apprendere a trasformare le informazioni in conoscenza e la conoscenza in sapienza.

E apprendere a vivere significa affrontare l’incertezza

E apprendere a vivere è, da ultimo, apprendere a diventare cittadini, e cittadini "glocali": cittadini del proprio villaggio ma anche contemporaneamente del mondo fattosi villaggio.

ecco tutto questo
( e molto ancora che potrebbe essere messo in campo nel forum)
riguarda la PopWar

ovvero la capacoità di produrre anticorpi
sociali e culturali
contro il bombardamento dei media pervasivi

per neutralizzarli bisogna essere ancora + attivi

anche + neutralizzare l'inerzia della didattiva scolastica che sa pensarsi e sa far pensare

in questa linea di ricerca sulla Complessità c'è la pista x dribblare e reinventare (x quanto possibile) quel mondo della scuola che si sta rompendo

61159

Stegul - 29-1-2004 at 13:26

Quota:
Originariamente scritto da seima
ho trovato interessante e gravido di implicazioni l' accenno, e l' utilizzo, a una certa... logica della complessità (è all' inizio della seconda parte del libro, l' accenno a tale metodo).
sono sinceramente curioso di sapere quali altri accorgimenti tecnici, oltre a: il tutto non è identico alla somma delle parti, si devono tenere d' acconto per utilizzare tale prospettiva per eventuali ricerche. grazie


Difficile rispondere dopo un post davvero denso come quello di Carlo ... ci provo, credo che tu faccia cenno ai sistemi emergenti, capaci di creare strutture - di ogni tipo biologico, sociale, urbanistico, culturale (presente il concetto di meme?) complesse nonostante la semplicità delle singole parti... posso in questa sede - se veramente vuoi approfondire la questione - darti il riferimento di un libro: Steven Johnson (gli estremi sono in bibliografia di Popwar)... quello che scrive è uno squarcio di luce nel buio del determinismo meccanico-razionale ... dal semplicissimo all'ipercomplesso seguendo un drive per molti aspetti endogeno ... è il paradigma dei sistemi con cui avremoa ache fare nei prossimi x anni... dacci un'occhiata

solve et coagula

carlo - 29-1-2004 at 14:14

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Originariamente scritto da Stegul
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Originariamente scritto da seima
ho trovato interessante e gravido di implicazioni l' accenno, e l' utilizzo, a una certa... logica della complessità (è all' inizio della seconda parte del libro, l' accenno a tale metodo).
sono sinceramente curioso di sapere quali altri accorgimenti tecnici, oltre a: il tutto non è identico alla somma delle parti, si devono tenere d' acconto per utilizzare tale prospettiva per eventuali ricerche. grazie


Difficile rispondere dopo un post davvero denso come quello di Carlo ... ci provo, credo che tu faccia cenno ai sistemi emergenti, capaci di creare strutture - di ogni tipo biologico, sociale, urbanistico, culturale (presente il concetto di meme?) complesse nonostante la semplicità delle singole parti... posso in questa sede - se veramente vuoi approfondire la questione - darti il riferimento di un libro: Steven Johnson (gli estremi sono in bibliografia di Popwar)... quello che scrive è uno squarcio di luce nel buio del determinismo meccanico-razionale ... dal semplicissimo all'ipercomplesso seguendo un drive per molti aspetti endogeno ... è il paradigma dei sistemi con cui avremoa ache fare nei prossimi x anni... dacci un'occhiata


hai ragione
era forse troppo denso

ma ce l'avevo in canna:
proprio questa notte (x il libro su Performing Media) stavo scrivendo di queste cose

ma alla fine ho cercato di "solvere"
sciogliere i nodi...
ma solo x coagulare nuova discussione

c'è da trovare ancora il ritmo del confronto on line

e poi

tu tra le righe lanci la parola
MEME

una delle + calde

non sarebbe male lanciare google con quella parola e vedere l'effetto che fa...

approfondimenti

michelemusic - 29-1-2004 at 16:56

Ciao a tutti.Sono Michele.Sono al secondo anno dello stamms.Finalmente trovo 10 minuti per scrivere qualcosa.Nell'ultima lezione di "Ipermedia e teatro" sono intervenuto dicendo di essere interessato al suono del teatro.Ora prof Infante le chiedo degli approfondimenti e dei chiarimenti.Sono molto interessato.
Ciao

salto di forum

carlo - 30-1-2004 at 00:05

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Originariamente scritto da michelemusic
Ciao a tutti.Sono Michele.Sono al secondo anno dello stamms.Finalmente trovo 10 minuti per scrivere qualcosa.Nell'ultima lezione di "Ipermedia e teatro" sono intervenuto dicendo di essere interessato al suono del teatro.Ora prof Infante le chiedo degli approfondimenti e dei chiarimenti.Sono molto interessato.
Ciao


hai fatto capolino in un forum centrato su un argomento preciso
la PopWar
il titolo d'un libro (che ti consiglio di leggere e che ho segnalato in bibliografia)
rilancia il tuo intervento nel forum del corso di Lecce
http://www.teatron.org/forum/viewthread.php?tid=216

ci troviamo lì

se leggi il libro
torna qui e partecipa alla discussione

ci contiamo

ancora sul copyright

Senzafine - 2-2-2004 at 17:14

“E’ vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura.”
Questa è la prima frase che si può leggere sui volumi editi dalla Laterza. E io mi sento un po' presa in giro dopo aver speso 65 euro per un libro su cui devo studiare (diritto all'istruzione...). Sono io che fotocopiando danneggio la cultura o chi mantiene i prezzi dei libri alle stelle??? E poi realmente le mie fotocopie danneggiano l'autore, o più che altro danneggiano la casa editrice???
In ogni caso sono contenta che le mie fotocopie minaccino la sopravvivenza di questo modo di trasmettere la conoscenza, visto che rende la conoscenza non accessibile a tutti.

Stegul - 3-2-2004 at 08:33

Quota:
< io mi sento un po' presa in giro dopo aver speso 65 euro per un libro su cui devo studiare (diritto all'istruzione...). Sono io che fotocopiando danneggio la cultura o chi mantiene i prezzi dei libri alle stelle??? E poi realmente le mie fotocopie danneggiano l'autore, o più che altro danneggiano la casa editrice???
In ogni caso sono contenta che le mie fotocopie minaccino la sopravvivenza di questo modo di trasmettere la conoscenza, visto che rende la conoscenza non accessibile a tutti.

Mmm, sei pronta per entrare nel NetAttivismo duro e puro .:-P
Una sola precisazione/raccomandazione: in tutta questa storia del copyright bisogna tenere a mente che un qualche meccanismo di remunerazione (non necessariamente - ma probabilmente anche - economica) per l'autore deve scaturire... non sarà la vendita di un'opera scritta, bensì (secondo la visione dell'Economy of ideas di Barlow) un ciclo di conferenze, lezioni ad hoc, etc etc
Questo richiederà ovviamente un bel 'rigiro' del meccanismo di trasmissione della conoscenza .. qualcosa sta muovendosi soprattutto nell'ambito musicale, dove i nuovi spazi e le nuove frontiere sono più facilmente e immediatamente intuibili (si veda M.U.D.D.A. da pochi giorni lanciato da Gabriel e Eno)... per i settori altri rispetto alla musica la possibile nuova configurazione non è così evidente
Ricordiamoci che un salto decisivo le società umane lo hanno fatto con il passaggio da nomadi a stanziali (ovviamente ora si cerca di tornare nomadi, cfr. I nuovi nomadi http://www.libuk.com/catalogo/categorie/scheda_libro.asp?id=139 ) e lo hanno fatto perchè la stanzialità consentì di cominciare a produrre in accumulo (se sei nomade puoi produrre/raccogliere solo ciò che ti puoi portare appresso) e parte di ciò che veniva accumulato veniva usato per 'mantenere' una parte della società che non produceva ma pensava, studiava, creava, etc...(immagino qualche pensiero che vi passa per la testa in questo momento...attenzione non confondiamo la funzione della classe intellettuale con il modo in cui ultimamente la classe intellettuale ha inteso la sua funzione - qui e altrove)... tutto sommato è il meccanismo del mecenatismo dei prìncipi rinascimentali: pago, mantengo, supporto l'artista/scienziato/pensatore perchè mi/ci renda disponibile il suo sapere/ingegno... Ma come forse cominciate ad intuire, il tutto presuppone che nella scala dei valori sociali il riconoscimento di essere produttore di ingegno, arte, conoscenza sia di per sé gratificante e venga riconosciuto dalla società stessa (che per l’appunto magari – ma non necessariamente - lo paga per questo) e che l'eventuale 'sacrificio economico' del non controllare la distribuzione del proprio sapere non venga vissuta come un'occasione mancata… ma attualmente quest’impostazione è vigente solo nel mondo virtuale – cfr. "Jesus Christ Cyberstar": http://www.jcconline.it, i 4 precetti digitali - è nella Rete che sei giudicato per quello che sei e non per quello che hai, è nella Rete che la leadership ti viene riconosciuta su base strettamente meritocratica, per quello che sai e dai, è nella Rete che si dà sapendo che sicuramente si riceve – nel file-sharing scaricare senza mettere a disposizione materiale per gli altri da scaricare porta alla marginalizzazione…
Guardatevi in giro nel mondo non virtuale, vi sembra che queste condizioni esistano?
Saluti

mc - 4-2-2004 at 13:55

entrati, da tempo nell'era dell'accesso, per dirla con rifkin, usciti dall'era del possesso (con ciò condivido il ragionamento di stefano su un certo ritorno ad un certo nomadismo, se ho capito bene) mi chiedo quanto n effetti sia cosa concreta pnsare di muoversi attraverso canali che superano la logica dellla proprietà intellettuale-copyright. cioè sono uno di quelli che potranno, forse, un giorno, vivere, anche di ciò che scrivono...ora come ci si può muovere concretamente per azionare le macchine alternative di cui si è detto, per non "morir di fame"???

Stegul - 4-2-2004 at 17:06

Quota:

mi chiedo quanto n effetti sia cosa concreta pnsare di muoversi attraverso canali che superano la logica dellla proprietà intellettuale-copyright. >


Oh, raga... sta cosa del copywrite non va proprio giù...

cioè sono uno di quelli che potranno, forse, un giorno, vivere, anche di ciò che scrivono...>

Io sono uno di quelli che OGGI vivono anche di ciò che scrivono...

ora come ci si può muovere concretamente per azionare le macchine alternative di cui si è detto, per non "morir di fame"??? >

Già adesso sperimento abbastanza la situazione tale per cui - GRAZIE A CIO' CHE HO SCRITTO - mi capita di essere chiamato a fare qualcosa che può andare dalla moderazione di un dibattito, a presenze in aula come docente o come relatore a qualche seminario... e per queste cose si è pagati... ora credo che la domanda di mc sia COME POSSIAMO FAR DIVENTARE TUTTO QUESTO LA REGOLA E NON L'ECCEZIONE? Non lo so! - sennò già lo starei facendo) ...scherzi a parte il percorso non sarà facile... una cosa è certa: se quella futura sarà davvero l'economia della conoscenza chi ha conoscenza come asset non muore di fame ... il paradosso è che la conoscenza per dare il massimo del valore aggunto deve circolare il più possibile - e tanto più è 'free' (libera e gratuita) - tanto più circola velocemente ma avendo creato valore aggiunto circolando.. beh vuol dire che c'è del valore da distribuire...ora se questo valore assume la forma di salario, stipendio, fee, bonus, prebende, elemosina ... NON LO SO, ma si crea valore... e questo per chi ha da mettere conoscenza in circolo è un gran bel segno


Spero di avervi confuso definitivamente le idee. Ad maiora

Confusi?

Stegul - 17-2-2004 at 08:09

A quanto pare la mia ultima risposta ha davvero confuso tutti ... al punto che nessuno ha più "osato" scrivere qualcosa..:-) ... Lascio un altro post per segnalare la dura negoziazione che è in corso circa una norma pro-sicurezza e ammazza privacy come quella in discussione al Senato (decreto 60 mesi di storage dei dati di comunicazione) ... il provvedimento era stato emanato il 24 dicembre come decreto legge (più che i requisiti d'urgenza c'erano i requisiti di 'tutti pensano ad altro e quindi non notano') e prevedeva fra le altre cose:
- 60 mesi storage dati sulle comunicazioni telefoniche e e-mail
- tracking della navigazione Internet

Cui è seguito Urlo del Garante ma soprattutto mobilitazione di QuintoStato con raccolta in pochi giorni di ottomila firme. Il tutto ha fatto pressione sulla commissione Giustizia che ha abbassato a 48 mesi il periodo in questione e eliminato il tracking Internet... poi al Senato si è cercato di reintrodurre alcuni di questi elementi con emendamenti (peraltro trasversali alle parti politiche) e allora si sta ri-facendo pressione , etc...
Questa è la negoziazione continua di cui parlavo a Torino nel ns incontro (chiaro che ci si deve un attimo sbattere), unica possibilità per comprendere appieno cosa viene richiesto di sacrififcare come privacy e cosa si "ottiene" in termini di sicurezza (al riguardo due menzioni: secondo fonti investigative che non ho motivo di non considerare affidabili, parte della ricostruzione del gruppo delle Nuove BR - Lioce et alia - è stata resa possibile dall'utilizzo anche di conversazioni telefoniche che datano qualche anno e un paio di settimane fa una bieca telecamera di sorveglianza in un distrubutore è quella che ha consentito di risolvere - seppur senza evitare l'epilogo drammatico - il caso della undicenne americana rapita).
In altre parole c'è una giusta via di mezzo (peraltro questa può essere percepita diversamente da individuo a individuo) fra i due estremi... trovarla è un processo dinamico e continuo nel quale bisogna impegnarsi ... o altrimenti si sta zitti e si accetta senza strepiti ciò che viene .
Un saluto


Confusi? Forse...

Andrea Zummo - 17-2-2004 at 19:52

Ho l'impressione che, al di là dei contenuti degli ultimi messaggi che ho interpretato e capito con fatica, ci sia qualcosa di più nella confusione (presunta o fisiologica). Del decreto cui facevi riferimento non avevo, ovviamente (e lo dico di proposito), sentito parlare; anche volendo negoziare, io continuo ad avere l'impressione che non basti un semplice interesse evanescente nella questione. Occorre invece affondarci le mani di brutto, e non prendersi bene ogni tanto. Ora, io penso che questo non sia molto realizzabile (soprattutto se parliamo di una coscientizzazione a base più ampia)...
Non esiste la mediazione ideale?
Mi rendo conto che pongo domande e non propongo soluzioni, ma forse non è solo mia la percezione di una battaglia lontana, combattuta da una pseudo-èlite (speriamo anche nei nostri interessi...) di filo-cyber-internnettiani (questo termine è assurdo, ma concedetemelo), per cose che afferriamo vagamente...

Un saluto

Andrea Zummo (Centro Studi Acmos)

Stegul - 18-2-2004 at 08:36

Quota:
Originariamente scritto da Andrea Zummo
Ho l'impressione che, al di là dei contenuti degli ultimi messaggi che ho interpretato e capito con fatica, ci sia qualcosa di più nella confusione (presunta o fisiologica). .... io continuo ad avere l'impressione che non basti un semplice interesse evanescente nella questione. Occorre invece affondarci le mani di brutto, e non prendersi bene ogni tanto. Ora, io penso che questo non sia molto realizzabile...
Non esiste la mediazione ideale?
....forse non è solo mia la percezione di una battaglia lontana, combattuta da una pseudo-èlite (speriamo anche nei nostri interessi...) di filo-cyber-internnettiani (questo termine è assurdo, ma concedetemelo), per cose che afferriamo vagamente...

Un saluto

Andrea Zummo (Centro Studi Acmos)


Allora vediamo di metterla giù "dura"... le battaglie delegate alle pseudo-elite si possono sempre condurre.. se poi le pseudo-elite cominciano a farsi gli interessi più propri che di tutti (e i deleganti non sono nemmeno in grado di accorgersene) poi vediamo di non lamentarci... d'altronde è ESATTAMENTE il meccanismo della rappresentanza politica insito nella democrazia liberale - cui peraltro credo molto, anche perchè non ho ancora visto di meglio in giro - ma pensare di essere cives il giorno del voto e poi "alè ognuno a farsi le cose sue che tanto ci pensano loro", è limitante, frustrante, penalizzante ma soprattutto malsano per il sistema stesso, che poi si prende le sue brave deviazioni... di cui non stiamo nemmeno a parlare, vero?

Informarsi, comprendere e dotarsi degli strumenti di valutazione - e fare tutto questo in modo continuo e costante, vista l'evoluzione rapida delle cose - è PESANTISSIMO (lo dico per esperienza diretta... il poco che so non è certo scienza infusa) ma la domanda - secca, brutale e fastidiosa, ma inevitabile - è: nella cosiddetta e tanto decantata Società/Economia dell'informazione e/o della conoscenza, si vuole, se non proprio essere alla guida, almeno fare il passeggero davanti (che vede dove si sta andando) o ci si rassegna a diventare uno di quelli, ammassati laddietro, che vengono trascinati dove altri vogliono

Ammetto - e combatto come posso - il digital divide "oggettivo" (quello determinato dalla mancanza effettiva di accesso agli strumenti e ai contenuti). Molto meno quello "soggettivo" (mi chiamo fuori perchè ho di meglio da fare/non ci credo/me ne frego/si fa troppa fatica, etc etc)

Non pretende di essere un post simpatico... quindi prendetelo per quello che è : una wake up call...

Saluti

Andrea Zummo - 18-2-2004 at 11:04

Incasso qualsiasi colpo, del resto le mie erano provocazioni... ma ne butto un'altra nel piatto: se fosse la delegazione elitaria a crearsi quest'aura di esclusione e percezione deviata? Anch'io credo nelle forme di rappresentanza, ma se non si creano i presupposti per un dialogo tra rappresentanti e rappresentati ognuno proseguirà per la sua strada, più o meno consapevole della funzione (e dell'importanza) dell'altro. Io avverto questo scollamento, magari mi sbaglio...

ciao

Andrea Zummo

il cuore oltre l'ostacolo

carlo - 18-2-2004 at 11:27

Quota:
Originariamente scritto da Andrea Zummo
Incasso qualsiasi colpo, del resto le mie erano provocazioni... ma ne butto un'altra nel piatto: se fosse la delegazione elitaria a crearsi quest'aura di esclusione e percezione deviata? Anch'io credo nelle forme di rappresentanza, ma se non si creano i presupposti per un dialogo tra rappresentanti e rappresentati ognuno proseguirà per la sua strada, più o meno consapevole della funzione (e dell'importanza) dell'altro. Io avverto questo scollamento, magari mi sbaglio...

ciao

Andrea Zummo


occhio
c'è il rischia della partita di tennis
o del duello a sciabola
fate voi
scegliete le armi

è indicativa questa contraddizione

stefano m'ha scritto una lettera che sarebbe bello rilanciare anche nel forum (faccio spesso confusione tra privato e pubblico...politico)
ma non lo farò se stefano non lo concede

è bella xkè dice la verità

c'è uno scollamento tra una
(solo una)
componente della nostra generazione
(gli ultraquartantenni)
e una maggioranza
(in cui non rientrano, per fortuna, i ragazzi di acmos e gli altri che sono intervenuti in questo forum)
dei giovani
che tendono ad entrare x acquiescenza
nel futuro digitale

x acquiescenza
o peggio
x incoscienza

ma il punto è un altro
ho l'impressione che la discussione qui si sia arenata sulla questione delle forme del linguaggio e non sulla sostanza delle cose: il coraggio culturale della previsione

credo che ci sia bisogno di un reset
ovvero un
Uscire per poi rientrare nella discussione

propongo
per i ragazzi di torino
che il 2.03
alla Biblioteca Pavese alle 18,30
ci si incontri per ristabilire un punto

e magari ricaricare il dibattito su un tema parallelo ma convergente
La Creatività Digitale
http://www.teatron.org/forum/viewthread.php?tid=209

(non vi spaventate se una strana voce di un bionico cantastorie alpino v'accoglie...)


e poi magari si torna a sollecitare stefano
che si sente scorato dal dibattito

il tuo intervento
andrea
è + che pertinente
ma anche io percepisco una bassa tensione culturale su questi temi

su tanti altri temi
avrai imparato quanto sia necessario
lanciare il cuore oltre l'ostacolo
entrare in pista
ancor prima di sapere dove andare a parare

prima di capire
si deve comprendere
prendere con se
per condividere con altri
un percorso

e di questo che si tratta

parliamone

in questi giorni sto ultimando il mio libro
Performing Media
la nuova spettacolarità dei media interattivi

magari poptrò metterne in discussione dei passaggi
ma ci linkeremo in un forum parallelo

x quanto riguarda questo su PopWar
spero rimanga sempre attivo
anche se x un po' non ci si transiterà molto

un po' di quiete
sta x nascere il figlio (/a?) di stefano e arianna

Stegul - 19-2-2004 at 10:47

Quota:
Originariamente scritto da Andrea Zummo
se fosse la delegazione elitaria a crearsi quest'aura di esclusione e percezione deviata? Andrea Zummo


Ora è la provocazione per la provocazione... non seguo più
Dasvidania

Stegul - 19-2-2004 at 10:51

Quota:
Originariamente scritto da carlo
stefano m'ha scritto una lettera che sarebbe bello rilanciare anche nel forum (faccio spesso confusione tra privato e pubblico...politico)
ma non lo farò se stefano non lo concede
è bella xkè dice la verità


un po' di quiete
sta x nascere il figlio (/a?) di stefano e arianna


Lettera: concesso, se può esser utile
BimbA: sì, credo che quiete ne servirà in quantità industriale (ma non ho il tasto 'pause' per il cervello.. quindi come si dice "I'll be around"...)

Ciao

Tempo!

Andrea Zummo - 21-2-2004 at 11:26

Va bene, basta provocazioni, concediamoci una pausa di riflessione... ho cercato soltanto di smuovere la cenere... ma è tempo di pensare ad altro.
I miei più vivi auguri e le migliori felicitazioni per la nascitura.

A presto

Andrea

carlo - 21-2-2004 at 21:38

Quota:
Originariamente scritto da Andrea Zummo
Va bene, basta provocazioni, concediamoci una pausa di riflessione... ho cercato soltanto di smuovere la cenere... ma è tempo di pensare ad altro.
I miei più vivi auguri e le migliori felicitazioni per la nascitura.

A presto

Andrea


andrea

invito tutti a concentraci sugli appuntamenti su La creatività Digitale il 2.03
alla Biblioteca Pavese

si veda qui
http://www.teatron.org/forum/viewthread.php?tid=209

Stegul - 23-2-2004 at 15:27

Quota:
Originariamente scritto da Andrea Zummo
le migliori felicitazioni per la nascitura.

Andrea


Che nel frattempo non è più nascitura bensì "nata". Ciao a tutti anche da Morgana

wow!

carlo - 23-2-2004 at 15:36

Quota:
Originariamente scritto da Stegul
Quota:
Originariamente scritto da Andrea Zummo
le migliori felicitazioni per la nascitura.

Andrea


Che nel frattempo non è più nascitura bensì "nata". Ciao a tutti anche da Morgana


morgana
benvenuta su questo pianeta

buona fortuna

mc - 25-2-2004 at 12:31

auguri
auguri
auguri

benvenuta ...

link a videointerviste

carlo - 10-12-2004 at 12:41

intervista sulla Cecenia in guerra
http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Unique&id=1913

stanca di guerra. un clip bellissimo:durissimo

carlo - 10-12-2004 at 12:52

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