il FORUM di TEATRON.org

Arriva L'Inverno (di Fosse/Teatro di Dioniso)

carlo - 11-11-2003 at 14:47

"creare momenti in cui un angelo sta per passare in scena."
m'ha colpito quest'affermazione
inerente la drammaturgia di Jon Fosse, campione della nuova scena scandinava che il Teatro di Dioniso porta in scena ora al Gobetti di Torino

qui trovi informazioni dettagliate
http://teatrodidioniso.2you.it/it/spettacoli/inverno.php
e cliccando su "tour" anche le altre date

quella frase mi fa pensare...

in fondo credo che il teatro sia un'allucinazione consensuale
provocata dalla disponibilità che rivolgiamo a dei medium-performer...

e poi c'è questa immagine che allego
rende ancora + forte l'evocazione

e poi oggi
si sente l'inverno arrivare

inverno1.jpg - 21kB

Sabry - 11-11-2003 at 18:30

questa frase fa riflettere davvero... ma... la parola "momenti" è al plurale perchè spiega forse le diverse attese di ciascuno?

e questi angeli potrebbero passare sulla scena dei nostri sogni?

siamo spettatori consapevoli solo di poco quando guardiamo e osserviamo, molti di noi non conoscono ancora tutte le vie che inconsciamente attraversiamo durante la nostra osservazione e partecipazione.
Barthes in particolare parlava di "senso ottuso" come il terzo livello di significato che avvertiamo. Grazie ad esso alcuni elementi assumono un rilievo che rinvia oltre il nostro esserci immediato e letterale. Nel senso ottuso emerge qualcosa di non perfettamente posseduto nè dalla coscienza dell' autore nè da quella dello spettatore.

l'angelo, l'uomo perso e la puttana

carlo - 12-11-2003 at 01:08

cercavo l'angelo e ho trovato la puttana

e ho pensato che tra quelle esplicite calze a rete e le metafisiche alette bianche
intercorre l'evidenza dei fatti:
una vita salvata dall'inerzia

quella giovane donna (l'intensa Michela Cescon) apparsa in un primo momento
fragile e sbandata
a tal punto da sembrare sballata assai
con un vago andamento da tossicomane
in piena "botta"
salva la vita ad un uomo perso (Valter Malosti)
uno di quelli che non sa cosa farsene della vita
una vita consumata x inerzia

quando ritorna
solida e determinata,
altera nella sua professionalità di prostituta
ritrova quell'uomo emancipato
non balbetta più
esiste
aveva rtitrovato il desiderio
la linfa vitale
che l'ha tenuto in vita
nell'attesa della "sua" donna
apparsa come un angelo
catapultato nel letto

un plot semplice e crudo
reso ancora + netto dalla regia
di Malosti
stilizzata nella cornice di luce e di musiche
una linea rossa
sonorità atonali e un finale che suggella con David Bowie
la chiusura del cerchio
proprio come nel "Dogville" di lars Von Trier
... Valter confessa che è una coincidenza
se è tale
è fatale
bella

un angelo con le calze a rete

carlo - 12-11-2003 at 01:32

ho trovato questa immagine...
ho avuto un impulso e l'ho pescata su google/immagini

è un pò banale ma attiene ad alcune cose che stavo pensando in relazione alla piece di Jon Fosse

angelo.jpg - 5kB

l'angelo e la puttana

Federico1978 - 12-11-2003 at 09:03

l'angelo e la puttana in realtà non sono due facce distinte, due "persone" distinte all'interno della stessa "persona"... è significativa l'immagine che Carlo ha trovato, la puttana con le ali, quasi angelo decaduto, ma che alla fine sarà di nuovo capace, complice un amore vero (?), a riprendere il volo. Il peso della materialità che costringe l'angelo puttana a camminare a fatica, a muoversi con difficoltà, lascia lo spazio, nel finale, alla consapevolezza che semplicemente "tutto succede così", e che si uò finalmente tornare a volare...
e sono convinto che il timido e impacciato impiegatuccio, anche un po' sfigato se vogliamo, non smetta mai di vedere e di cercare l'angelo nella puttana, lui la puttana neanche la vede in quella donna, neppure quando lei glielo esplicita con le parole e con i fatti.

l'amore e la morte

luca - 12-11-2003 at 12:57

lo chiamano anche eros e thanatos

spesso l'amore passa attraverso la percezione della morte
non è una questione di giochini erotici buoni solo x chi ha tempo da perdere nel modo peggiore
ma del rapporto con una vita che vale la pena d'essere vissuta
fino in fondo

o no?

valen - 12-11-2003 at 14:17

La fragilita'

non ho visto l'angelo!ma la forza della fragilita' che scardina le barriere del silenzio e della solitudine!e l'amore che permette ad un uomo e ad una donna,come in un sogno che guarisce,di riappropiarsi di se stessi!Evviva al trionfo delle emozioni come forza liberatrice!
valen

non ho visto Thanatos

Federico1978 - 12-11-2003 at 14:43

Dei due mitici fratelli, personalmente, sul palco del Gobetti io ho visto solo Eros, non Thanatos. Più volte in passato ho visto Malosti affascinarsi - e affascinarci - con la presenza più o meno celata, più o meno allusa, della Morte. Orgia, ad esempio, per fermarci alle ultimissime produzioni.
Ma in Inverno l'amplesso tra Eros e Thanatos non si compie, Eros è l'unico protagonista, anche se non trionfante. Non ho visto Thanatos ieri sera sul palco del Gobetti. Piuttosto la volontà di due esseri umani di riprendersi una vita che non sono mai stati capaci di vivere.

sono angeli?

patborg - 12-11-2003 at 18:30

cerco di andare a teatro con ingenuità per farmi accalappiare da chi in scena mi offre le sue emozioni per provocarne in me. Emozioni confuse mi hanno accompagnato nella prima parte di Inferno anzi ho sbagliato il titolo è Inverno: non capivo le mosse sgangherate della giovane in bianco... sembrava schlerare per eccesso di qualcosa che non si capiva cosa fosse. Poi ho percepito il suo senso di impotenza nel cercare di rompere il rifiuto solipsistico dell'uomo in nero. Sono uscita con la sensazione che anche se si è profondamente soli si possa incontrare qualcuno che, profondamente disperato, ci possa capire.

Quella scintilla nello specchio

Tambouriner - 12-11-2003 at 19:47

L’altro è lo specchio del sé. La misura del proprio io è data dalle differenze. Non c’è da stupirsi allora se lo specchio dell’impiegato è una puttana. Dall’incontro del positivo col negativo si ottiene una differenza di potenziale. Quella scintilla d’energia… Che permette all’uomo di far indossare le ali alla prostituta. Per volare insieme verso il ritrovamento del sé. Quella scintilla d’energia… Che è la vita stessa…

"Nessuno canta così puro come coloro che sono nel più profondo dell'inferno; quello che crediamo il canto degli angioli è il loro canto."
(Franz Kafka)

lo sguardo remoto e fulgido

carlo - 12-11-2003 at 23:53

Quota:
Originariamente scritto da Tambouriner
L’altro è lo specchio del sé. La misura del proprio io è data dalle differenze. Non c’è da stupirsi allora se lo specchio dell’impiegato è una puttana.

(...)

<<< tamb
notevole iol tuo intervento
rilancia la mia idea di empatia x il web (condividere a distanza... in telecomunicazione...)

non hai visto lo spettacolo
sei in salento, no?

e non penso che il testo di Fosse ti sia capitato x le mani

eppure hai colto nel segno

grande esempio di sguardo remoto e fulgido

ottimo contributo al nostro forum!
<<<

"Nessuno canta così puro come coloro che sono nel più profondo dell'inferno; quello che crediamo il canto degli angioli è il loro canto." (Franz Kafka)


bellissima citazione
fa pensare

te ne linko un'altra
http://www.teatron.org/dioniso

è una di quelle che fa pensare

è anche animata in Flash

apre ad un ipertesto prodotto proprio
dal teatro di Dioniso x un progetto su Nietzsche

c'è anche un suono
di quelli che fanno pensare...
meglio...
girare la testa
un suono-trance
<<<

inverno

Aidi - 13-11-2003 at 11:55


Aidi - 13-11-2003 at 12:01

come si può notare la mia poca "capacità" virtuale mi ha fatto spedire una risposta senza messaggio...

Anime, due anime. Non corpi.. ho visto al Gobetti. Delicato, leggero, profondo. Bello.

chi sbaglia impara

carlo - 13-11-2003 at 13:14

Quota:
Originariamente scritto da Aidi
come si può notare la mia poca "capacità" virtuale mi ha fatto spedire una risposta senza messaggio...

Anime, due anime. Non corpi.. ho visto al Gobetti. Delicato, leggero, profondo. Bello.


<<< solo chi agisce può sbagliare
solo chi sbaglia impara


e poi

no
c'erano + corpi che anime
corpi che scoprono la loro dimensione desiderante e vitale
e scoprono l'anima
chiamamola così

scoprono che sbagliando strada
uscenbdo dai binari preordinati dell'ordinarietà
s'impara la vita
<<<

valen - 13-11-2003 at 19:56

Quella sottile luce rossa

e quell'fascio di luce rossa sara' la linea di confine tra i fragorosi silenzi e l'amore che muta il silenzio?

Inverno di Jon Fosse

Graziella - 13-11-2003 at 23:40

"e quell'fascio di luce rossa sara' la linea di confine tra i fragorosi silenzi e l'amore che muta il silenzio?"
oppure è la linea di confine tra sogno e realtà...

- forse l'Uomo e la Donna già si conoscono, forse quello che
vediamo è solo un gioco, è solo un rito, forse è solo un sogno,
o forse si vedono davvero per la prima volta...

c'è sempre un luogo nella scrittura di Fosse
è questo il luogo dove passa l'angelo sulla scena (come lo chiama Sinding, traduttore di Fosse in Francia)
è il luogo dove l'Uomo e la Donna possono incontrarsi
essere uno di fronte all'altro
vivere una porzione di infinito

dove non hanno nomi (i nomi sono affidati alla realtà - la moglie Marta...)
dove possono essere, al di là delle parole

Fosse ci tiene a dire che la parola più importante dei suoi testi è "Pausa";
perché solo nello spazio del silenzio si può dire l'indicibile
perché solo l'indicibile rivela quei segreti della vita che non possono
essere espressi con un discorso compiuto

ecco allora i frammenti, le battute troncate, i monosillabi
il testo di Fosse è uno spartito musicale più che un copione teatrale
è piena di "sì", "ma", "sì però", "senti ma", con un ritmo ben serrato
e una qualità sonora precisa, a creare un battute che sono
il "pre-testo"
cioè battute-suoni che anticipano il testo vero e proprio che è spostato altrove
in un luogo "al di là"

Alla prima sessione di lavoro sul testo
- era la mia prima traduzione di un dramma di Fosse - Valter Malosti mi ha chiesto
cosa pensassi di "Inverno"
mi è venuto in mente in quel momento il libro di John Cage
"Silence",
perché Fosse ha questa capacità di creare il vero testo nel silenzio
- e riesce a farlo proprio grazie alle sue battute

Leggere un suo testo in norvegese è sorprendente: sembra di una semplicità estrema
ma quando ti metti a ricrearlo in un'altra lingua
ti rendi conto che non riesci a scrivere una parola per ore
pensavo fosse un problema solo con l'italiano (o comunque con le lingue latine)
ma ho scoperto che non è così
Lars Norèn - che ha tradotto "Qualcuno verrà" in svedese, quindi in una lingua sorella del
norvegese - ha detto che non riusciva a tradurre più di una pagina al giorno
e che a un certo punto ha meditato di lasciar perdere e di far andare in scena
lo spettacolo in "nynorsk" (Fosse scrive in norvegese diciamo parlato - che è diverso da quello letterario)


Un'ultima cosa volevo dire: la critica ha definito i monologhi di Fosse (quello della Donna nel secondo quadro)
"scream of consciousness"
è una bella definizione

graziella
che ha avuto la grande fortuna di tradurre "Inverno" e "Canti della notte"

parole

angiolina - 15-11-2003 at 11:04

Ho visto ieri sera inverno. Che bello. Bello, si, bello!!! Potrei ripetere tante volte piccole parole come fanno l'uomo e la donna sul palcoscenico. Mi ha colpito questo strano modo di comunicare, che penso purtroppo è diventato anche il nostro. Non riescono mai a dire quello che conta veramente. Perchè non riusciamo più a esprimere i nostri sentimenti? Perchè non riusciamo più a parlare? Il linguaggio avrà ancora un valore?
Mi accorgo invece che anch'io non riesco spesso a dire quello che provo. Lo spettacolo mi ha dato la forza di decidere di impegnarmi a dire, a usare le parole. Già questa mattina ho detto a mia madre una cosa che tenevo dentro da tempo.
Le parole se usate in modo giusto servono!
Sono cresciuta!
Angiolina

dioniso - 15-11-2003 at 11:13

Quota:
Originariamente scritto da carlo
ho trovato questa immagine...
ho avuto un impulso e l'ho pescata su google/immagini

be' mica male!!!...il confine tra ciò che reputiamo basso e ciò che reputiamo alto è labile...non può che esserci una corda tesa che unisce un angelo con una puttana

è un pò banale ma attiene ad alcune cose che stavo pensando in relazione alla piece di Jon Fosse

danza

dioniso - 15-11-2003 at 11:19

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Originariamente scritto da luca
lo chiamano anche eros e thanatos

spesso l'amore passa attraverso la percezione della morte
non è una questione di giochini erotici buoni solo x chi ha tempo da perdere nel modo peggiore
ma del rapporto con una vita che vale la pena d'essere vissuta
fino in fondo

o no?


si!!! a me pare che tra i due avviene come una continua danza...che piano piano con il passare della piece rallenta, si acquieta. due persone che si incontrano e non può che essere una danza se si prova a viverla veramente: unioni, distacchi, attacchi, passi in comune, abbracci, controtempi...sudore...perchè come dici tu...si prova a viverla veramente, questa vita!

dioniso - 15-11-2003 at 11:24

Quota:
Originariamente scritto da valen
La fragilita'

non ho visto l'angelo!ma la forza della fragilita' che scardina le barriere del silenzio e della solitudine!e l'amore che permette ad un uomo e ad una donna,come in un sogno che guarisce,di riappropiarsi di se stessi!Evviva al trionfo delle emozioni come forza liberatrice!
valen


non hai visto l'angelo?
lei è un angelo caduto
le hanno tagliato le ali
per catapultarla sulla terra.
non sta in piedi per questo!!!!
pensa che violenza le hanno fatto
si trova improvvisamente senza ciò che la sosteneva, la teneva leggera
...nella scena della panchina non è capace di trovare il baricentro, non è abituata
...nella scena della camera è distrutta per la fatica, ma comincia a stare in piedi
....poi è definitivamente sulla terra

frammento

vm - 15-11-2003 at 15:23

Quota:
"Nessuno canta così puro come coloro che sono nel più profondo dell'inferno; quello che crediamo il canto degli angioli è il loro canto." (Franz Kafka)


ogni giorno inseriamo un frammento di testo prima dello spettacolo
ci piacerebbe inserire anche questo
da che testo di K. lo hai preso?


altri frammenti

vm - 15-11-2003 at 15:28

ecco gli altri frammenti fino a oggi

venerdì 14 novembre

da Doppio sogno
di Arthur Schnitzler


“Ma sicuramente c’erano anche dei sogni che si dimenticavano del tutto, dei quali non restava più traccia, tranne un certo strano stato d’animo, uno stordimento misterioso. Oppure si ricordavano solo più tardi, molto più tardi, e non si sapeva più se si era fatta un’esperienza reale o soltanto sognato. Soltanto… soltanto…!”. “Lei sorrise e rispose: «Ringraziare il destino, credo, di essere usciti incolumi da tutte le nostre avventure… da quelle vere e da quelle sognate». […] «E nessun sogno» disse egli con un leggero sospiro «è interamente sogno»”

mercoledì 12 novembre 2003
La stazione
di Wislawa Szymborska



Il mio non arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.

Eri stato avvertito
con una lettera non spedita.

Hai fatto in tempo a non venire
all’ora prevista.

Il treno è arrivato sul terzo binario.
E’ scesa molta gente.

L’assenza della mia persona
è avviata verso l’uscita tra la folla.

Alcune donne mi hanno sostituita
frettolosamente
in quella fretta.

A una è corso incontro
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.


Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.

La stazione della città di N.
ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.

L’insieme restava al suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.

E’ avvenuto perfino
l’incontro fissato.

Fuori della portata
della nostra presenza

Nel paradiso perduto
della probabilità.

Altrove.
Altrove.
Che sonorità queste piccole parole.


giovedì 13 novembre 2003

da I Giganti della montagna
Luigi Pirandello

COTRONE: “Non bisogna più ragionare. Qua si vive di questo. […] Concepiamo enormità, come potrei dire? mitologiche; naturalissime, dato il genere della nostra esistenza. Non si può campare di niente; e allora è una continua sborniatura celeste. Respiriamo aria favolosa. Gli angeli possono come niente calare in mezzo a noi. […] Le figure non sono inventate da noi; sono un desiderio dei nostri stessi occhi”.


martedì 11 novembre 2003

da Le notti bianche
Fedor M. Dostoevskij



“…domani non potrò non venire qui. Io sono un sognatore; ho vissuto così poco la vita reale che attimi come questi non posso non ripeterli nei sogni: vi sognerò per tutta la notte, per tutta la settimana, per tutto l’anno…”



15 nov 2003

vm - 15-11-2003 at 16:57

sabato 15 novembre 2003

da Big Science
Laurie Anderson



Walking & Falling
(Camminare & Cadere)

Volevo te. E ti cercavo.
Ma non riuscivo a trovarti
Volevo te. E ti cercavo tutto il giorno.
Ma non riuscivo a trovarti. Non riuscivo a trovarti.

Cammini. E non sempre te ne rendi conto,
ma continui a cadere.
A ogni passo cadi leggermente in avanti.
E poi ti trattieni e freni la caduta.
Sempre di nuovo, cadi.
E poi ti trattieni e freni la caduta.
E così riesci a camminare e cadere
Allo stesso tempo.

Kafka & l'Inverno a Lecce

Tambouriner - 15-11-2003 at 20:17

Quota:
Originariamente scritto da vm
ogni giorno inseriamo un frammento di testo prima dello spettacolo
ci piacerebbe inserire anche questo
da che testo di K. lo hai preso?


L’ho trovato in "Die gaist, die stet verneint" uno dei racconti di Filippo Schillaci che si occupa di Arti Visuali all’Università di Roma "Tor Vergata"
http://www.mat.uniroma2.it/~schillac/home.htm
(Home Page)

http://www.mat.uniroma2.it/~schillac/racconti/testi.htm#gaist
(racconto)

Quando “Arriva l’Inverno” a Lecce?

appunti

Federico1978 - 17-11-2003 at 09:38

non ho la pretesa di scrivere un nuovo intervento... solo alcuni appunti, accenni, provocazioni, pensieri che mi affollano la testa dopo aver visto lo spettacolo in ormai quattro o cinque occasioni diverse.
sull'angelo già si è detto molto, mi sembra.
Ho sentito invece molti commenti - sconcertati quando non negativi - sul testo e addirittura gente criticare la scelta del testo stesso. Qualcuno ha anche messo in dubbio l'importanza del testo a teatro; un dubbio ragionevole e condivisibile, ma mi stupisce che questo dubbio nasca dopo aver visto Inverno: più ripenso a Inverno più mi torna in mente Kantor (autore, certo, ma sui generis; in lui nasceva prima lo spettacolo e dopo il testo). E ancora, non dimentichiamo che il più "trasgressivo" dei nostri teatranti del secolo scorso, Carmelo Bene, era stato affascinato nientemeno che da un tal Manzoni!
Io vedo Fosse, Inverno, come un "pre-testo" nella mente di Malosti, un pre-testo che gli permette di lavorare su altri codici dello spettacolo; il corpo, su tutti.
secondo appunto-provocazione: "e quell'fascio di luce rossa sara' la linea di confine tra i fragorosi silenzi e l'amore che muta il silenzio?"... e se invece quel fascio di luce rossa fosse "semplicemente" un'intensa, bellissima immagine di vero teatro?
David Bowie, Inverno e Dogville... rispondo tardi a Carlo, perchè ho visto Dogville soltanto due giorni fa: Bowie non "chiude un cerchio", nè nel film nè nello spettacolo; piuttosto ne apre uno nuovo, una ripartenza, una "rinascita"; accompagna delle persone nel difficile atto di riprendersi (nel bene e nel male) le proprie vite.
ennesima provocazione (ancora più provocatoria se enunciata sul web) - L'impossibilità di comunicare: un problema dei nostri tempi... è un caso che questo tema sia "esploso" con tanto fragore in questo ultimo squarcio di secolo, in concomitanza con il boom di sistemi di comunicazione alternativi (sms, e-mail, forum, chat, etc.)? Una considerazione banale, ma capace di diventare significativa se discussa in questa specifica sede.

carlo - 18-11-2003 at 09:11

Quota:
Originariamente scritto da Graziella

(...)

c'è sempre un luogo nella scrittura di Fosse
è questo il luogo dove passa l'angelo sulla scena (come lo chiama Sinding, traduttore di Fosse in Francia)
è il luogo dove l'Uomo e la Donna possono incontrarsi
essere uno di fronte all'altro
vivere una porzione di infinito

<<<
vero
ho pensato proprio questo...
quel non-luogo stanza d'albergo
luogo di desolazione e di squallore può diventare all'improvviso un luogo di rinascita...
un miracolo...

<<<


(...)

ecco allora i frammenti, le battute troncate, i monosillabi
il testo di Fosse è uno spartito musicale più che un copione teatrale
è piena di "sì", "ma", "sì però", "senti ma", con un ritmo ben serrato
e una qualità sonora precisa, a creare un battute che sono
il "pre-testo"
cioè battute-suoni che anticipano il testo


<<<
in quell'afasia dell'uomo c' è il suo blocco di vita
un impedimento
un vuoto da cui scaturisce il dramma
è in quella frattura che incidentalmente
scaturisce la vita
caoticamente

no?
<<<

valen - 23-11-2003 at 21:36

Afasia

Dalla marea che lo ha travolto scaturisce
l'afasia.
Necessaria,poiche' costituisce il punto di
partenza della sua vita.

prima partecipazione...

lotte - 4-12-2003 at 14:11

E' la mia prima partecipazione ad un forum. Ho visto lo spettacolo da due settimane, ormai, ma non ho scritto fino ad oggi per una sorta di timore. Leggendo le vostre suggestioni e i frammenti riportati, ho desiderato fortemente non scrivere banalità ( e quindi pensa, pensa...), ma ora eccomi qui. A ben pensarci, l'occasione di scrivere ad un così vasto gruppo di persone che hanno condiviso ( benché non in contemporanea) un'ora della propria vita è imperdibile.
Ho visto lo spettacolo con altre dieci persone con cui condivido riflessioni e percorso, persone alle quali ho consegnato la mia fiducia nello stesso modo in cui Lei consegna la sua fiducia a Lui.
Dopo, mi è venuta voglia di ridire SI a questa scommessa.
Esco dagli spettacoli e li sintetizzo in me con singole parole; le condivido con voi:
Scommessa.
Desiderio.
Fiducia.
Fermezza.
Dolore.
Abbandono.
E l'ultima, la più forte... Sussurro.

LA PREDICA AGLI ANGELI

Nausicaa - 29-11-2004 at 16:41

A proposito di angeli, tra le pagine del libro di Charles Baudelaire "I fiori del male", nel quale ritrovo respiri ke mi appartengono strettamente, ho letto una poesia ke, oltre ad avermi comunicato sensazioni forti a livello emotivo, ha riportato alla mia mente dei versi molto simili recitati nello spettacolo del "Teatro Valdoca" "Predica ai pesci": si tratta di una sorta di invocazione di angeli...una specie di appello col quale vengono invitati a dare uno sguardo alle vicende di noi comuni mortali...
Riporto qui il testo


" REVERSIBILITA"

Angelo pieno di gaiezza,conosci l'angoscia?
Conosci la vergogna,i rimorsi,i singhiozzi e la noia?
Conosci i vaghi terrori di notti terribili che comprimono il cuore come carta spiegazzata?
Angelo pieno di gaiezza,conosci l'angoscia?

Angelo pieno di bontà,conosci l'odio?
Conosci i pugni stretti nell'ombra e le lacrime di fiele,
con la vendetta che batte l'infernale adunata
e si fa condottiera delle nostre facoltà?
Angelo pieno di bontà,conosci l'odio?

Angelo pieno di salute,conosci le febbri?
Se ne vanno, come esuli, cercando il raro sole
lungo gli alti muri dell'ospedale smorto,
con il piede trascinato e le labbra tremanti.
Angelo pieno di salute,conosci le febbri?

Angelo pieno di bellezza,conosci le rughe?
Conosci la paura di invecchiare e il tormento odioso
di leggere il segreto orrore della devozione
in occhi nei quali a lungo i nostri avidi bevvero?
Angelo pieno di bellezza,conosci le rughe?

Angelo pieno di felicità,gioia e splendore,
David morendo avrebbe certo chiesto forza alle emanazioni del tuo corpo d'incanto,
ma solo le preghiere io t'imploro,angelo mio,
angelo pieno di felicità, gioia e splendore!

Charles Baudelaire

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