Faber Et Ludens
| UNA 
          SOLITUDINE FELICEMENTE RUMOROSA Finalmente solo. Non è per niente facile sottrarsi alla moltitudine di quella società di massa di cui, bene o male, facciamo parte. E riuscire a stare soli delle volte è proprio una conquista. Ed essere invitati poi a stare soli dentro un "armadio sensibile" è proprio un gran bel fatto di cui essere grati al Teatro degli Alfieri. Ti ritrovi solo e pensi a come il teatro possa sorgere fuori dal teatro. Così , di colpo, in una solitudine che inizia a farsi rumorosa di pensieri e di stati d'animo, felicemente. Pensi a quanto teatro possa accadere non solo all'esterno, sulla scena ad esempio, ma dentro di te: all'interno di una sensorialità che viene stanata dalla sua condizione ordinaria. Esiste infatti un teatro nell'ascolto e nella visione e non solo nell'azione. Pensi tutto questo, ma è un "pensar vedendo" che non intende anteporre concetti bensì assecondare quello "stupore infantile" di cui parla Elémire Zolla secondo cui" "il gioco è l'apice dell'uomo". (Carlo I.) |  | 
| Antonio 
          Catalano | 
| I 
          TANTI MONDI DI ALICE Come in un giardino di sogno, microcosmi del sentimento, piccoli spazzi per stare un po' con se stessi e guardare e guardarsi. Ascoltare i nostri sensi e vedere cosa succede, se per una volta è una voce calda che ti guida, e non le urla di un pazzo, o il pianto di una madre, o la risata sarcastica di un Riccardo III; e vedere cosa succede se torniamo a ridere solo per una parlata un po' strana, per una faccia buffa, per un sorriso, per una storia breve. Veniamo presi per mano e ci confondiamo tra bambini reali o tra adulti bambini o tra adulti adulti, camminiamo entrando ed uscendo da ARMADI che come tanti mondi di Alice ci si aprono di fronte; e poi siamo noi a decidere il resto. Un percorso nella mente di altri, un ritorno alla spontaneità di gesti fatti per scoprire; ritrovare la curiosità dei noi bambini è forse la cosa più difficile. (Marianita P.) |  | 
| L'USO 
          DI TUTTI E CINQUE SENSI Faber et ludens, artigiano e giocatore, fabbricatore del proprio gioco, ascoltatore divertito. Sono tornato, dopo tanto tempo ad essere un bambino, a scoprire tanti mondi diversi, ognuno dei quali racchiuso in un armadio, luogo in cui io stesso, anni fa solevo chiudermi ed immaginare realtà fantastiche e mondi immaginari, ho riscoperto l'uso a teatro di tutti e cinque i sensi. Mi ha colpito la semplicità e la poca pretenziosità che hanno reso questo evento unico. (Patrick T.) |  | 
| UN 
          ARMADIO PER NUOTARE   Un Armadio 
          e piedi nudi, |  | 
| L'INFANZIA 
          PERENNE Uno straordinario affabulatore Catalano con un'ottima idea e capacità di relazione empatica con bambini veri e falsi, con l'Infanzia perenne, mancava proprio del senso dello Spazio, dell'alterità teatrale. Quegli Armadi erano molto interessanti e stimolanti ma non c'era la Casa, l'Ambiente in cui collocati divenissero Luoghi di Mistero, di vero Gioco, di Paure, di Risate, di Sorprese. Erano buttati lì, uno a due metri dall'altro, in un capannone solamente rabbuiato, senza fascino, senza ritmo, senza emozioni. Pensate agli Armadi sospesi del grande Kounellis: sculture, ambienti, legni, che selezionati, collocati "ad Arte" in cortili di palazzi, sotto arcate o atrii, divenivano fantasmi minacciosi. Pochi giorni fa, in un grande negozio di mobili per uffici, mi ha colpito un Armadio attrezzato per piccole aziende artigiane: in ferro grigio appariva un semplice ripostiglio di attrezzi. Ma poi si apriva e nasceva un miniufficio completo di scaffali, computer, piano a scomparsa, cassetti, sedia a rotelle. Straordinario e angosciante ad un tempo, una vera sorpresa, un teatrino da lavoro. Nel capannone per entrare in ogni Armadio degli Alfieri si doveva fare la fila: aspettare come per entrare in un Cesso, o in una cabina per fotoautomatiche. Aspettando mi scappava la pipì che ho potuto fare solamente appena fuori del capannone, in un armadio giallo di metallo senza sorprese, ma molto soddisfacente. Comunque viva gli Armadi e Forza Catalano. (Gianguido P.) |  | 
| "...viva 
          gli Armadi" | 
| LA 
          RICETTIVITA' DEI BAMBINI Le favole sono belle a qualsiasi età. Non finisce mai il tempo in cui non ci si perde nell'ascoltarle. Forse perchè il messaggio è così sottilmente nascosto fra le righe, e così semplice allo stesso tempo, che si ritorna, anche solo con il ricordo, allo stato di recettività che avevamo da bambini. Stato in cui la storia non è racconto ma vicenda, esperienza, monito. Bravissimo Antonio Catalano, andatelo a vedere. (Michele D.) |  | 
| UNA 
          SFIDA AI SENSI  Un 
          racconto apre l'esperienza degli armadi sensibili e un altro lo chiude. 
          Il primo è una interpretazione de "L'uomo 
          nell'armadio" di Thomas Mann. Il secondo è una messa 
          in scena un po' da ridere e un po' da pensarci su, nel suo riuscitissimo 
          tentativo di raccontare fiabe 
          agli adulti. (
) Notazione a margine è il fatto 
          che "Faber et ludens" si inserisce molto bene nell'ambito 
          della biennale teatro di quest'anno. Mi ha molto colpito, infatti, come 
          un po' tutti gli spettacoli avessero come comune denominatore una "sfida" 
          ai sensi. Tutto imperniato sulla prima impressione come veicolo di un 
          ulteriore messaggio più profondo. A mio parere però questo 
          linguaggio tipicamente televisivo ha raramente arricchito... (Rosa D.S.) | 
| L'ABBRACCIO 
          DI UN ARMADIO  Io 
          quando ero piccola ero piuttosto grande. O almeno lo sembravo e volevo 
          tantissimo esserlo. Perché quando sei piccolo non ti piace tanto 
          essere piccolo. Quello che succede dopo è una triste storia che 
          tutti conosciamo
 Mia sorella invece, quando le dicevamo "lo 
          potrai fare quando sarai grande" ci rispondeva "e invece voi 
          quando sarete piccoli
". E forse non aveva tutti i torti, cosa dite? Nel senso che a vederci a questa rappresentazione, noi "grandi", eravamo veramente contenti come bambini. O forse di più. Vi ho parlato di me perché c'ero anch'io in questo spettacolo, dentro nel vero senso della parola! Ed è stata un'idea dolcissima da parte degli organizzatori e anche efficace perché in questo modo c'era un reale contatto e una fusione in qualche modo con il pubblico. E' stato bellissimo ricevere l'abbraccio "esclusivo" di un armadio, anzi di tanti armadi diversi e perdersi nelle storie che contengono, coccolati e viziati ancora per una volta. Anche perché ricordo che un mio dubbio è sempre stato: -Ma quando sarò grande, come farò a divertirmi senza giochi?. (Irene T) | 
| UN 
          SURROGATO DELL'UTERO MATERNO  Dobbiamo 
          ammettere che tutti, da piccoli, abbiamo cercato un surrogato dell'utero 
          materno, un posto dove stare in pace, tranquilli ed isolati dal mondo. 
          E, ammettiamolo!, almeno una volta queste sensazioni siamo andati a 
          cercarle nell'armadio di casa, anche se i nostri genitori ci sgridavano 
          e ci ordinavano di non farlo più. Gli artisti di "Faber et Ludens" fanno questo (ci lasciano entrare negli armadi!!!!), realizzando una mostra-spettacolo dove le opere d'arte ed i palcoscenici sono degli armadi decorati, adattati ed equipaggiati per trasmettere al suo occupante le sensazioni che l'artista voleva dargli, rendendo la breve permanenza nell'armadio un'esperienza personale per ogni suo visitatore. Un momento di distensione da tutte queste emozioni, è dato dallo spettacolo comico di Catalano, il quale ci narra storie molto credibili su orchi, fornai, bimbe disobbedienti e bimbi pelosi. Tornando agli armadi, li ritengo opere d'arte "interattive", dinamiche ed efficaci, come gli armadi binari, e dimostrano che l'arte ha bisogno di una continua sperimentazione. Conclusione: uno spettacolo-mostra imperdibile che accontenta tutti, anche quelli che continuano la ricerca del surrogato. (Jacopo P.) | 
| TELETRASPORTATO 
          IN UNO SPAZIO ASTRATTO  Un'esperienza 
          che senz'altro ha lasciato, in senso positivo, un segno importante nella 
          mia giovane conoscenza teatrale è quella relativa allo spettacolo 
          del Faber et Ludens. A stimolare il mio interesse è stato principalmente 
          il fatto di essere parte attiva dello spettacolo, soggetto e non oggetto 
          passivo, e questo grazie alla novità di porre il teatro in stretto 
          contatto con lo spettatore, che diventa in questo modo attore e quindi 
          soggetto principale dell'opera. Ed è proprio l'esperienza degli Armadi Sensibili che, isolando lo spettatore da tutto ciò che lo circonda lo teletrasporta in uno spazio astratto caratterizzato da elementi comuni insiti, che stimolano una reazione suggerita ma non vincolata al soggetto che si trova in quel posto. Fase importante degli Armadi Sensibili è il passaggio che avviene da un'armadio all'altro, dalla fine di un'esperienza, che però ormai è divenuta bagaglio del nostro pensiero, e l'inizio di una nuova senz'altro diversa dalla precedente. Ovviamente non trascurabile è il momento dell'esperienza e cioè della convivenza con i suoni, i colori, gli oggetti, le voci, presenti negli armadi. A distanza di tempo mi accorgo sempre più dell'originalità dell'opera che per quanto concerne le mie esperienze non si rifà a nessun modello prestabilito, anche perché ognuno in questo teatro è scrittore-attore dell'opera che ha lo scopo di stimolare lati del nostro essere che non sempre ci accorgiamo di avere. A dir poco esilarante è stato invece lo spazio organizzato e mosso da Antonio Catalano con il suo Libricconi, una raccolta di storielle e giochi che hanno impresso un sorriso interiore difficile da dimenticare. (Eugenio D.) |