Alberta scrive "... prima di parlare ho imparato o sto cercando di imparare che bisogna pensare...".

Giusto, certo. Ma perché non concederci anche quella libertà per cui il pensiero possa nascere anche fuori di noi? Ovvero fuori dal pensiero organizzato, fuori nello scambio con gli altri, parlando e perché no, scrivendo, come in questo caso, nel web, dove la scrittura si può usare come la parola parlata per attivare una condivisione: una comunicazione reale. Quello che sostengo, alla fine di questa finestrella aperta su uno dei punti caldi di questa nostra esperienza in rete, è che va conquistata una libertà di linguaggio che ad esempio la mia generazione (quella degli ultraquarantenni) si era, a suo tempo presa con decisione. Dalla scrittura dei volantini all'invenzione di teatri che non esistevano. Non intendo minimamente stare qui a ripercorrere vecchie orme ma rilanciare il principio attivo di questo gioco di scrittura connettiva. Scrivete di colpo, come una sassata, veloci. Ma rileggetevi poi, on line, una volta pubblicati. E anche gli altri, leggete cosa scrivono gli altri. E parliamone quando c'incontreremo. E riscriviamo, su di noi e sugli altri. Credo che possa funzionare. Liberiamo il linguaggio dalle gabbie dei sistemi razionali! (carlo)