Letteratura e informazione dell’era del
my-media
Verso la personalizzazione dei sistemi
di comunicazione

"La civiltà non ha solo a che vedere con le cose materiali ma con gli invisibili legami che legano una cosa a un’altra"

Antoine de Saint-Exupery

Questa citazione dell’autore del "Piccolo Principe" è tratta da "Literary Machine" di Ted Nelson, l’inventore (pari merito con Douglas Engelbart) del concetto di "hypertext".

In quel testo del 1990 (edito nel ‘92 da Muzzio) Nelson descrive il suo leggendario progetto Xanadu per una "letteratura elettronica istantanea": un temerario sistema ipertestuale che di fatto anticipò lo sviluppo del World Wide Web che ha reso Internet il luogo privilegiato, nella sua diffusione e relativa semplicità d’uso, per lo scambio di conoscenza.

La recente riedizione di "L’ipertesto. Tecnologie digitali e critica letteraria" di George Landow (Edizioni Bruno Mondadori) approfondisce le peculiarità dela creazione ipertestuale invitandoci a "decentrare molti dei presupposti della nostra cultura a proposito della lettura, della scrittura, del ruolo dell’autore e della creatività".

Tra i tanti in circolazione altri due libri possono essere segnalati per la lucidità in cui viene rilevata invece l’ipertestualità in rete, ovvero lo sviluppo più dirompente dei sistemi informativi e letterari.

Uno è "Lo stile del web" di Franco Carlini (Einaudi), l’altro è "Internet. Memoria e oblio" di Lorenzo De Carli (Bollati Boringhieri) in cui si definisce la rete telematica come una "semiosfera" (citando Lotman) riconoscendogli addirittura una capacità autorganizzativa, se non "autopoietica" (ispirandosi alle teorie di Maturana), capace cioè di generare autonomi sistemi linguistici e di interrelazione. Altro che semplice archivio informatico!

Tornando a Nelson possiamo individuare un’emblematica analogia per quanto riguarda l’ipertestualità on line, e in particolare il rapporto di personalizzazione con i testi, è quella con l’acqua e al fatto che la sua distribuzione, aprendo e chiudendo i rubinetti, ha contribuito non poco allo sviluppo della società civile. Così "la letteratura che immaginiamo", afferma, "deve essere pensata come un servizio, un bene comune, un acquedotto per la mente".

Concepire la letteratura , se non l’intero sistema informativo nel suo complesso, un bene comune e di pubblico uso è senza dubbio uno dei compiti che nella Società dell’Informazione portano alla riconfigurazione dei servizi per la lettura in biblioteche e spazi attrezzati per l’utilizzo dei nuovi media.

In questo contesto anche alcuni editori stanno ridefinendo il proprio ruolo per qualificare una loro collocazione in un mercato difficile, con problemi legati alla distribuzione, alla promozione, al magazzino.

Le domande da porre riguardano cosi la mutazione dell’oggetto libro in una condizione più immateriale, come quella digitale veicolata dalle reti telematiche, arrivando a concepire nuovi servizi culturali che rilancino l’amore per la lettura, inventando soluzioni editoriali, ludiche ed educative al contempo, in grado di conquistare in particolare l’attenzione dei ragazzi.

News on line

La questione si fa più generale se affrontiamo il sistema informativo nel suo complesso, in uno scenario in cui si va ridefinendo anche il ruolo del giornalismo.

Nella società che si sta annunciando le tecnologie di comunicazione digitale offriranno soluzioni per un mondo complesso, saturo di immagini e informazioni da selezionare.

Il problema , al contrario di ciò che pensano gli angosciati dal rumore informativo, non è però quello di incamerare sempre più input , secondo quell’acquiescenza a cui i mass-media ci hanno abituati , ma ricondurre le informazioni ai valori d’uso. Estrarre insomma i dati che ci riguardano, orientandoli verso la domanda consapevole di conoscenza.

I nuovi media, attraverso l’interattività, permettono infatti la selezione personalizzata, in senso biunivoco, offrendo la possibilità di fare percorsi informativi a misura del target . E’ in questo senso che termini come my-media ( o personal media come indica Enrico Pedemonte nell’omonimo libro per Bollati Boringhieri, eccellente strumento d’analisi) acquistano un valore dirompente rispetto al concetto abituale di informazione. Ed è proprio qui che si registrerà una particolare metamorfosi del giornalismo e delle politiche editoriali.

Se i mass-media ci hanno fatto diventare consumisti, i my-media ci solleciteranno a diventare così prosumer : produttori e non più solo consumatori di informazioni. Eppure i processi non sono così lineari, la push technology permette oggi di "spingere" le notizie nelle reti, sin dentro il computer, con una procedura paragonabile a quella del broadcasting radiotelevisivo.

Si delinea così uno scenario complesso che trova una sua definizione nella convergenza dei media. Un processo di serrata interazione tecnologica ed editoriale tra i diversi mezzi di comunicazione che attraverso il "bouquet" digitale delle trasmissioni satellitari e delle reti telematiche vedrà i centri di elaborazione delle informazioni acquistare sempre più la connotazione di content provider, i "fornitori di contenuti".

Il mestiere del giornalista si trasformerà e i sistemi industriali della comunicazione e dell’editoria si ibrideranno in forme che solo in parte oggi è possibile presagire.

(Da "Letture", 1998)

Carlo Infante

^